PERCHĖ SECONDO I SONDAGGI GLI ITALIANI APPREZZANO L’IDEA DELL’UOMO FORTE AL COMANDO?

Sono 6 su 10 gli Italiani che si esprimono a favore dell’uomo forte. Bisognerebbe stare ‘dentro’ le difficoltà della gente e non solo parlarne con dati e commenti sociologici. Mattarella, a fine anno, ha messo il dito nella piaga della disaffezione alla politica.

Un’occhiata ai soliti sondaggi ci segnala che 6 Italiani su 10 apprezzano un uomo forte. Perché? Il dato e la domanda dovrebbero inquietare. Ci sono cause evidenti che si possono elencare anche con una certa superficialità, di cui mi scuso. Mi chiedo se i politici sperimentano cosa significhi stare ore ad un call o conctat center per avere risposte in merito a diritti esigibili o a necessarie informazioni per accedervi. Le persone più sprovvedute e incapaci sono abbandonate. Nei giorni prefestivi, festivi, la notte i cittadini non possono contare sul proprio medico e la guardia medica li indirizza al pronto soccorso, con i guai seguenti (per costo e inappropriatezza), ecc. Bisognerebbe stare ‘dentro’ le difficoltà della gente e non solo parlarne con dati e commenti sociologici. 

È ora di rivedere il rapporto con i cittadini che è ascolto e poi soluzione. La democrazia che non decide causa il desiderio dell’uomo o della donna forte. I partiti possono evitare tale ‘nostalgia’ se fanno il loro lavoro e riconquistano la fiducia e sconfiggono sfiducia e assenteismo (quando non rancore). Alla ricerca di un lavoro degno e ben rimunerato abbiamo ridotto i posti di lavoro: tolti i bigliettai sui mezzi di trasporto pubblico (minor sicurezza e più evasori del biglietto); affidati a call center incarichi per cui sarebbe ben più efficace e gradito un operatore interno all’entecheloconosceesisentepartedellaimpresa; cooperative che sostituiscono servizi essenziali, cucina, assistenza, pulizia, ecc. invece di contare su personale professionalizzato, affezionato al ‘brand’ della istituzione; gli esempi sarebbero moltissimi e chi legge potrebbe elencarli. Purtroppo l’esempio viene dall’alto. Basti ricordare i ritardi e le difficoltà frapposte da farraginose procedure burocratiche in ogni ambito della vita comunitaria. 

I ritardi dei decreti applicativi di leggi importanti nuocciono ai cittadini: si facciano leggi immediatamente autoattuative! I concerti fra ministeri per approvare una norma abbiano un tempo di scadenza, senza possibili proroghe, per cui scaduti i giorni, si proceda per silenzio assenzio. Si misurerebbe la efficienza degli uffici. Il governo emani decreti rigorosamente aderenti al dettato costituzionale. Soprattutto a condizioni cambiate si abbia il coraggio di abrogare leggi che risultano inefficaci, perché tocca alla politica rispondere ai cittadini delle scelte. La legge Bassanini impedisce la riconoscibilità delle responsabilità e rallenta le decisioni insinuando il tarlo che la burocrazia è la sola responsabile di ritardi, rinvii e procedure, per far lavorare i diversi “azzecca garbugli“. È accelerata la vita quotidiana di tutti, anche delle persone disagiate, per cui la classe dirigente politica non può esimersi dal ‘correre’ per risolvere i problemi; apprezzerebbero anche quelli che hanno meno bisogno.

La realtà ancora una volta è stata delineata in controluce dalle parole di Mattarella nel discorso di fine anno. Non abbiamo bisogno di uno Stato assistenziale – che distribuisce bonus, condoni, detrazioni, anticipi di imposte – ma che controlli con rigore, che applichi la giustizia sociale, in una parola che attui scrupolosamente la Costituzione. Si costruisce il futuro facendo forse anche sognare i cittadini, se viene proposta una visione di cittadinanza per cui la Repubblica siamo noi, ciascuno. “La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune“, affermazione impegnativa del Presidente. La lotta senza quartiere alla evasione è dovere dello Stato. Da qui potrebbe ripartire la reputazione della democrazia decidente e equa.