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lunedì, 27 Ottobre, 2025
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Politica, giornalismo e non solo: perché tanta ipocrisia?

Nel tempo della radicalizzazione permanente, l’idea di terzietà è diventata pura finzione. Media e corpi intermedi si sono trasformati in attori politici che rivendicano neutralità ma praticano faziosità.

In un’epoca dominata da una persin violenta radicalizzazione del conflitto politico da un lato e da un’altrettanto inquietante polarizzazione ideologica dall’altro, stupisce che esista tanta ipocrisia in circolazione. Stupisce perché i cittadini normali capiscono prima e meglio di ogni altra categoria organizzata come stanno realmente le cose.

L’informazione che dice di essere neutrale…ma non lo è

Fuor di metafora, ci sono giornalisti, testate di quotidiani, talk televisivi, commentatori, opinionisti, associazioni di settore e di categoria che continuano a predicare e a spiegare che sono imparziali, super partes, oggettivi e distinti e distanti dalla politica mentre, come tutti sanno – ma proprio tutti – sono dichiaratamente e platealmente di parte. Oltre a essere pure faziosi, settari e moralisti.

Del resto, per fare solo alcuni esempi che sono sotto gli occhi di tutti e tutti i giorni dell’anno, ci sono conduttori di talk televisivi che hanno trasformato, del tutto legittimamente, le loro trasmissioni in megafoni di permanente e strutturale propaganda politica. Cancellando addirittura il principio del “contraddittorio” che resta uno dei pochi ed ultimi tasselli che giustificano un pallido pluralismo dell’informazione televisiva nel campo dell’approfondimento politico.

Altrochè programmi plurali, imparziali e legati esclusivamente alla notizia. È inutile stendere l’elenco dei nomi e cognomi perché li possiamo tranquillamente osservare ogni sera. Dopodiché ci sono conduttori di talk – penso a Del Debbio, Berlinguer, Porro, Vespa, Pancani e pochi altri – che mantengono rigorosamente un profilo plurale nelle loro trasmissioni.

Ma molti talk sono ormai persino divertenti perché riflettono quello che capita allo stadio nelle rispettive curve: tifo aperto per la propria squadra e delegittimazione totale e radicale per l’altra squadra. Cioè l’avversario/nemico.

L’impegno “di parte” che finge di non esserlo

È persin inutile citare alcuni programmi di approfondimento del servizio pubblico radiotelevisivo – che vengono denominati “giornalismo di inchiesta” – perché sono manifestamente di parte e confezionati contro il “nemico” politico.

Dopodiché ci sono associazioni di categoria che, quotidianamente, sostengono sempre e solo le tesi di una parte politica – nel caso specifico della sinistra – e contestano apertamente e scientificamente sempre e solo le tesi del campo politico avverso. Dall’Usigrai all’Anm, dall’Anpi al variegato mondo pacifista è un bombardamento quotidiano di appoggio a uno schieramento politico e sistematicamente contro il campo avverso. Sono imparziali, super partes ed oggettivi come ripetono ogni giorno? Mah…

Del sindacato è inutile parlarne perché ad esercitare realmente l’azione sindacale sono rimasti nel nostro paese la Cisl e la Uil – per citare solo le organizzazioni più diffuse e radicate – in quanto la Cgil è ormai da molto tempo la quarta gamba dell’alleanza di sinistra e progressista. Dopo il Pd, i 5 Stelle e Avs. È organicamente e scientificamente un partito in quanto partecipa tutti i giorni al dibattito politico. Ovviamente di parte. Insomma, l’esatto opposto di quello che dovrebbe caratterizzare la mission e la funzione di un sindacato.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, ci sono una miriade di associazioni culturali, para culturali, categoriali, sociali e politiche che sostengono, anche loro, di essere rigorosamente imparziali ma dove tutti sanno, anche qui, che sono saldamente ancorati ad un partito e ad uno schieramento politico.

Per non parlare delle testate giornalistiche – i vari quotidiani – ma dove il quadro è molto più semplice perché ci sono i giornali che appoggiano il Governo e quelli che lo contestano apertamente perché sono legati alla coalizione del “campo largo”. Qui, però, è tutto molto più trasparente perché non si recita la solita finzione.

Basta ipocrisie

Ora, e senza scivolare nel solito moralismo di maniera, forse è arrivato anche il momento per archiviare definitivamente ed irreversibilmente la categoria dell’ipocrisia. Si dica apertamente quello che ormai tutti sanno e si prenda atto che, proprio perché siamo in un contesto di atavica e profonda radicalizzazione politica, anche chi dice di essere super partes semplicemente non lo è. O non lo è più.

Basta ammetterlo senza enfasi e senza alcuna finzione, ma per onestà intellettuale. Anche perché, e lo ripeto ancora una volta, nel frattempo lo hanno già capito tutti ed è perfettamente inutile, nonché ingeneroso, continuare a negarlo.