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martedì, 3 Giugno, 2025
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Professori in cattedra, odio in rete: il caso Addeo

Addeo parla per impulso, poi chiede scusa. Ma il problema non è solo morale, è anche professionale. Il compito di chi educa è formare con distacco, non sfogarsi con veemenza.

L’apostolo San Giuda Taddeo un po’ di tempo fa scrisse una lettera prendendosela con i fomentatori di discordie definendoli “nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d’autunno, senza frutto, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini; astri erranti, ai quali sono serbate in eterno le tenebre più profonde”.

Giocandosi una “T” che fa la differenza, avendo perso a quanto sembra le traveggole, Addeo, un professore che insegna in una scuola di Cicciano, ha puntato il dito contro la figlia della Meloni augurandole la medesima fine di Martina Carbonara la ragazzina uccisa a sassate giorni fa ad Afragola dal suo fidanzato. Auspicio di sorte identica a quella dei Palestinesi a Gaza pare sia stata invocata per i rampolli di Tajani e Salvini.

I post di indirizzo di tanta felicità hanno suscitato clamore. L’insegnante ha chiesto scusa dicendo di aver agito di impulso ma, per come si capisce, ha chiarito che in ogni caso resta fermo nel suo convincimento di opposizione alla linea politica del governo e che al riguardo non cambierà idea.

Il professore è colui che è pagato per dichiarare pubblicamente un suo portato culturale e trasmetterlo alle nuove generazioni, da lui dovrebbero apprendere un pensiero senza che ne abbiano però apprensione.

Addeo ha profetato sciagure e disgrazie perché alcune emozioni gli hanno preso la mano prima che organizzasse un modo gentile di esposizione.

Ha sentito probabilmente una forza indomabile dentro di sé che lo ha spinto a impetuose enunciazioni. Eppure non è questo il fatto che suscita sconcio, sconforto o sgomento. Questo docente di Tedesco sarà stato influenzato dai suoi studi circa il romanticismo di quella terra per dire la sua come la sentiva in corpo.

Ritornato il giorno dopo alla freddezza del pensiero, par che abbia commentato “Madonna mia, cosa ho scritto”. Si è rivolto alla Madre Celeste evitando di esclamare “Oddio…” forse temendo che potesse ritornare sul tema dell’odio delle ore precedenti.

Ciò per cui andrebbe più censurato non è tanto per il contenuto della sua invettiva quanto per la sua giustificazione. Sentendosi inadeguato per la circostanza, ha ritenuto di affidarsi al soccorso della intelligenza artificiale per esprimere con esattezza assoluta i suoi sentimenti benedicenti.

Siamo in presenza di un Professore che non si è sentito abbastanza ferrato nella comunicazione e acutamente si è affidato al potere della tecnologia. Sembra questo il punto debole della vicenda che lascia a dir poco perplessi. L’attitudine all’insegnamento segna anche la capacità di saper fronteggiare gli eventi con una certa autonomia senza affidarsi alla Provvidenza e neanche a chatGPT e similari.

Eppure il messaggio da trasmettere al mondo non era così complesso e neppure richiedeva competenze di livello particolarmente elevato.

E’ possibile che lo licenzino per essersi preso la licenza di chiamare all’appello la morte di altri piuttosto che per aver dimostrato di essere debole su un punto per cui era pagata la sua maestria. Sarebbe un errore. E’ la sua incertezza nel procedere in autonomia che lascia perplessi.

Forse per i Docenti, come per i Giudici, si dovrebbe sperare in test psico attitudinali che sgombrino il campo circa l’emotività personale per dare spazio al distacco necessario per il loro agire, eliminando l’aggancio ai loro convincimenti personali.

Dallo scrittore tedesco Thomas Mann, Addeo avrebbe dovuto imparare a non essere un arruffa popolo, guardandosi dal rischio di essere “spaghettanti dello spirito”, addestrandosi all’esercizio della saggezza e prudenza di espressioni.

Tutto alla stregua e ad imitazione del Professor Franzò di Sciascia che nel suo ultimo lavoro, Una storia semplice, gli faceva dire che se le cose vanno ormai in un certo modo “non è la speranza l’ultima a morire, ma è il morire l’ultima speranza”.