Proteste studentesche: qualcosa è cambiato.

Si è passati dall’esprit du matin allo spritz à tout à l'heure. Manzoni, al suo prete, assegnava per massima di condotta “quella d’andar adagio nel credere a simili proteste”. Restiamo alla finestra per scoprire se la ripresa di un moto dell’animo studentesco sia un fuoco fatuo o altro.

Giovanni Federico

Il fatto è noto. A quanto si legge, il 18 febbraio militanti di Azione studentesca si sono accapigliati contro studenti del collettivo SUM del liceo classico Michelangiolo di Firenze. Ne viene la presa di posizione della Dirigente Scolastica di un altro istituto, il “Leonardo da Vinci”, che richiama Gramsci ed il suo monito contro l’indifferenza verso la violenza di quel segno. Da qui, poi, la minaccia di sanzioni da parte del Ministro contro la Dirigente scolastica e tutta la deatriba che ne è scaturita.

Il 4 marzo, non solo a Firenze, gli studenti hanno manifestato contro l’aggressione subita e contro il Ministro Valditara. Per replica ha fatto seguito l’azione di altra organizzazione, come Blocco Studentesco, invece avversa a queste iniziative di mobilitazione. C’è anche del positivo. Può far piacere che finalmente i giovani, pur con tutto il loro bagaglio di faziose emozioni, di censurabili errori e di scomposti ragionamenti e parole, si siano svegliati da un torpore durato per decenni. Soltanto i primi di novembre dello scorso anno l’atteggiamento era stato opposto e disarmante. Allora si registravano scontri tra studenti e polizia alla Università Sapienza. Ne è scaturita l’occupazione degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche. Poteva essere la volta buona di vedere un po’ di gioventù darsi da fare per dire la propria. 

Giusto o sbagliato che sia, ci stavano provando. Dopo anni di letargo un sussulto di classe, anzi un sussulto generazionale. Hanno preso possesso di quegli spazi. Guardando al passato, alle gesta dei propri genitori, la bandiera da prendere in mano poteva durare un tempo superiore a quanto è stato. Invece i giovani sono stati incalzati da una forza superiore a quelle dei gendarmi. Infatti in quei giorni di risveglio, un maledetto bel tempo li ha stanati dal loro fortino. L’amore si può fare al chiuso ma viene meglio in pieno sole, una ghiotta occasione prima dei freddi invernali. Così un dibattito può scorrere agile tra le mura di un padiglione universitario, regalando pareti e voce ai protagonisti; ma al vivo dell’aria aperta prende una freschezza che sarebbe delittuoso trascurare.

I tempi cambiano. Si è passati dall’esprit du matin allo spritz à tout à l’heure, à plus tard. A tal proposito non sembra si siano dibattuti in dubbi. “Via dalla pazza folla” è il titolo di un film cattivo maestro. Si sa, c’è crisi di occupazione. Non si occupa né si protesta più come una volta. Ora i tempi della comunicazione non sono più quelli verbosi dei padri. Un collettivo può avere il tempo di un flash o poco più. I ragazzi, d’un tratto, con un tacito passa parola, sono passati ad occuparsi d’altro. Può darsi che poi potessero tornare più abbronzati a dire che le aule sono roba loro, facendo sbiancare le mura di sorpresa per la compagnia ritrovata o per l’impudenza del modo. Chi avrebbe voluto opporsi a tanta decisione non avrebbe dovuto scazzottare. Sarebbe bastato attendere qualche giorno di bel tempo, magari con un incastro di date per una vacanza mordi all’istante e fuggi subito e l’ordine costituito si sarebbe ripristinato.

Forse, a monte di tutto, una preoccupazione. Quella di fare sul serio e sottrarre del tempo al proprio quotidiano. Si lotta per la libertà, ma nessuno chieda in cambio il prezzo del mio tempo. Sarebbe scorretto. Il potere per quella volta poteva stare tranquillo. Aveva ragione Manzoni quando, al suo prete, assegnava per massima di condotta “quella d’andar adagio nel credere a simili proteste, e di stare in guardia contro le preoccupazioni”. A solo quattro mesi da quell’episodio sembra mutato lo scenario. “Qualcosa è cambiato” è il titolo di un magnifico film nel quale il protagonista, incancrenito nelle sue manie, riesce a darsi una via di superamento ed a trovare l’amore. Restiamo alla finestra, come vecchie curiose del mondo che non si occupa più di loro, per scoprire se la ripresa di un moto dell’animo studentesco, sia un fuoco fatuo o altro. Ai giovani, vien facile dire, l’ardua sentenza.