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Vertice a Roma, tra Stati Uniti e Cina, mentre Kiev e Mosca continuano a negoziare. Prime evacuazioni di civili da Mariupol. L’analisi dell’ISPI.
Paolo Magri
Proseguono senza sosta i bombardamenti russi in Ucraina, entrata nel 19esimo giorno di guerra. Da Leopoli a Kharkiv e da Kiev a Mariupol, ormai più nessuna città è risparmiata dal fuoco dell’artiglieria e dai raid dell’aviazione russa che colpiscono indiscriminatamente obiettivi militari e civili. Nel fine settimana colpi di obice hanno centrato un treno carico di civili in fuga a Lymar, nell’est del paese, mentre i bombardamenti hanno raggiunto diversi condomini a Chernihiv, nel nord, e a Kiev. Il conflitto è arrivato a pochi chilometri dai confini della Nato, dove le bombe di Mosca hanno colpito un centro di addestramento a Yavoriv, non lontano dalla frontiera con la Polonia.
Il bilancio è di 35 morti tra cui diversi stranieri arrivati per arruolarsi e combattere con la resistenza ucraina. Ucciso nel corso di uno scontro a fuoco, la cui dinamica è ancora da chiarire, Brent Renaud giornalista e documentarista americano, che si trovava in Ucraina per raccontare il
conflitto. Deceduta anche la giovane donna incinta colpita giorni fa nel bombardamento di un ospedale pediatrico a Mariupol. Neanche il bimbo che portava in grembo è sopravvissuto.
Nonostante la retorica trionfalista, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha messo in guardia la Nato: “Senza una no-fly zone è solo questione di tempo prima che un missile russo cada sul territorio dell’Alleanza atlantica”. La diplomazia intanto è al lavoro nel tentativo di raggiungere un cessate il fuoco. Oltre ai colloqui in video conferenza fra Ucraina e Russia, gli occhi del mondo sono puntati su Roma, dove è in corso il vertice Usa-Cina fra il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan e il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi.
Diplomazia di guerra?
Alla vigilia di un incontro ritenuto cruciale per gli equilibri del conflitto, il Financial Times ha riferito che Mosca avrebbe chiesto alla Cina equipaggiamento militare per portare avanti l’invasione dell’Ucraina. Funzionari americani hanno chiarito che l’amministrazione americana “osserverà con attenzione” la risposta di Pechino e lo stesso Jake Sullivan ha avvertito che “ci saranno conseguenze” se Pechino sosterrà Mosca. “Ci assicureremo che né la Cina, né nessun altro, possa compensare la Russia per le perdite” dovute alle sanzioni, ha aggiunto Sullivan.
Secca la smentita della Cina che, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, ha bollato la notizia come parte della propaganda di “disinformazione” dagli Stati Uniti. Zhao ha ribadito l’opposizione di Pechino alle “sanzioni unilaterali”, aggiungendo che la Cina salvaguarderà risolutamente i diritti delle sue imprese.
Finora Pechino si è presentata come un attore neutrale nella crisi ucraina, anche se si è rifiutata di condannare formalmente la Russia per aver invaso il paese e il presidente Xi Jinping non ha finora mostrato alcun segno di voler esercitare pressioni sull’omologo russo Vladimir Putin. I due leader si erano incontrati a Pechino in occasione dell’apertura delle Olimpiadi invernali a febbraio quando avevano definito la loro amicizia “senza limiti”.
Via da Mariupol?
Per la prima volta dall’inizio dell’assedio, diverse auto private sono state in grado di lasciare Mariupol. Lo ha reso noto il consiglio comunale in un post su Telegram secondo cui sono 160 i veicoli che hanno lasciato la città lungo il corridoio umanitario che si dirige verso Berdyansk, occupata dai russi. Finora tutti i tentativi di evacuare i civili bloccati a Mariupol – che prima dell’assedio contava circa 400.000 abitanti – erano falliti a causa dei continui bombardamenti russi. In città mancano luce ed acqua da oltre dieci giorni e per sopravvivere e curarsi gli abitanti hanno iniziato a saccheggiare negozi e farmacie. Fonti del governo ucraino ritengono che dall’inizio dell’invasione russa sarebbero almeno 2500 le vittime dei bombardamenti sulla città, il cui controllo è ritenuto fondamentale perché collega la penisola di Crimea ai territori separatisti del Donbass. Nel resto del paese non va molto meglio e circa un milione di persone è senza elettricità, secondo la società pubblica ucraina per l’energia atomica, Energoatom. Inoltre, stando ai dati diffusi dal ministro della Sanità ucraino, Viktor Lyashko, sono finora 63 gli ospedali danneggiati, 5 i medici uccisi e più di 10 quelli gravemente feriti. Quanto ai profughi, la conta aggiornata dell’Alto commissariato Onu è di 2,8 milioni di anziani, donne e bambini in fuga dal paese.
Paolo Magri è il Vice Presidente dell’ISPI
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