Ricerca Censis, il soggettivismo indifferente è il male di cui occuparsi.

La ricerca è stata discussa ieri a Roma (San Carlo al Corso) da Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, e Laura Lega, Capo Dipartimento Libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno.

Di seguito i comunicato stampa del Censis

 

Ripartire da «I mali di Roma» cinquant’anni dopo. Ci troviamo oggi di fronte a un paradosso: siamo una società fortemente soggettivista, ma con soggetti deboli; molto individualista, ma con una scarsa forza di affermazione individuale; parecchio egoista, ma fatta di ego fragili. In un mondo in cui alla sovrabbondanza dei mezzi corrisponde un deficit di fini, è diffusa una forte dose di indifferenza, per cui vince l’attitudine al tralasciare: una sorta di peccato di omissione. A cinquant’anni dal convegno diocesano su «I mali di Roma» del febbraio ’74, è il soggettivismo indifferente il male di cui occuparsi oggi.

L’assenza di comunità. Secondo una ricerca del Censis realizzata a cinquant’anni dal convegno su «I mali di Roma» del febbraio ’74, al 66% degli italiani non piace la società in cui vivono (e la percentuale sale drammaticamente al 72% tra i giovani). Solo il 15% degli italiani sente di appartenere pienamente a una comunità (al di là della propria famiglia).

Più della metà dei giovani non si sente parte di una comunità e di questi 3 su 4 non ne sentono neanche la mancanza. La percentuale di chi si riconosce pienamente in una comunità sale solo al 37% anche tra i cattolici praticanti. Lo scarso senso di appartenenza a una comunità si sposa con la sensazione di contare poco nell’ambiente in cui si vive: vale per il 48% degli italiani (il 60% dei giovani).

Alla ricerca di un senso profondo della vita: la dimensione spirituale. Complessivamente, però, per il 72% degli italiani la sfera spirituale è «molto» o «abbastanza» importante. Il 56% si sente parte del cammino dell’umanità, il 55% si interroga sul senso profondo della vita, il 54% avverte la mancanza di qualcosa che i beni materiali non possono dare. Tuttavia, il 53% ritiene che il cammino interiore sia una esperienza soggettiva, da vivere individualmente, non in modo condiviso. E solo per il 19% una vita degna di essere vissuta è quella in cui si fa del bene agli altri. Resta però un 28% di persone che coltivano la loro spiritualità partecipando ai riti religiosi secondo la propria confessione.

Poco altruismo, molti rammarichi. Solo il 18% degli italiani ritiene di non avere nulla da rimproverarsi. Il 64% pensa invece di non avere messo a frutto adeguatamente i propri talenti (percentuale che sale al 70% nell’età di mezzo, tra i 45 e i 65 anni). Appena il 18% si rammarica di non avere fatto di più per gli altri. La parabola dei talenti fa riflettere più della parabola del buon samaritano. Poi però il 64% prova sensi di colpa, soprattutto a causa del proprio egoismo.
«Dietro ogni momento di indifferenza tralasciante c’è una dinamica psichica che rinvia agli atteggiamenti soggettivi qui richiamati. Riprendere oggi il filo del ’74 significa approfondire non più i mali di Roma, ma il cruciale male del soggettivismo indifferente», ha detto Giuseppe De Rita, presidente del Censis, commentando i dati della ricerca.

 

 

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