Per garantire rappresentatività e democrazia l’unico sistema che esiste è quello proporzionale puro. Si può accettare una soglia di sbarramento, di per sé non finalizzata a stimolare la formazione di coalizioni, ma a facilitare l’aggregazione di tutti coloro che hanno affinità politiche, sociali ed economiche.
Senza volere assumere una particolare posizione nei confronti di una formazione politica o di un’altra e rispettando il risultato elettorale ottenuto sulla base di una legge dello Stato, mi sia consentito di affermare che detta legge non garantisce un risultato rispondente ad una aspettativa di pura democrazia.
Premetto anche che sono convinto, e non penso di essere il solo, che, a livello politico e filosofico un sistema elettorale non debba primariamente garantire la governabilità, che comunque è sempre affidata al buon senso degli eletti a prescindere da qualsiasi legge venga adottata, ma assicurare un voto democratico che rappresenti gli elettori, ossia la composizione numerica dei cittadini che votano scegliendo il partito che reputano degno del loro voto.
Per garantire rappresentatività e democrazia l’unico sistema che esiste è quello proporzionale puro. Si può accettare una soglia di sbarramento, di per sé non finalizzata a stimolare la formazione di coalizioni, ma a facilitare l’aggregazione di tutti coloro che hanno affinità politiche, sociali ed economiche.
Ora la prima domanda che mi pongo è questa: “Chi rappresenta un partito, e come si misura la sua rappresentatività?”. La risposta è semplice: “Con il numero dei voti ottenuti”. Tuttavia non è così, e se si analizza la tabella allegata si può vedere che un partito, come il PD, a cui si attribuisce una quota del 19,41% in base ai voti sul totale dei votanti, non corrisponde al vero perché la sua quota effettiva sul totale degli aventi diritto sarebbe del 11,15%, ossia su 100 Italiani solo 11 cittadini hanno votato questo partito. Tale analisi vale per tutti i partiti specie quando l’astensionismo è elevato. Quindi non è lecito e tanto meno etico che un partito si possa attribuire una rappresentatività più ampia.
Oggi, rispetto al passato, in base alle analisi sociologiche condotte, possiamo affermare che tra gli assenteisti ci sono circa un 5% di persone a cui non importa nulla di votare, ossia di esercitare questo importante e vitale diritto, mentre il restante 95% fa una scelta ben precisa, ossia vuole dire che non ha fiducia in nessuno e non si sente rappresentato da questa classe politica (e non a torto).
La coalizione vincente alle ultime elezioni conta un 43%, in realtà rappresenta il 25% dei cittadini aventi diritto di voto. Un’altra evidente anomalia, molto grave per il rispetto della democrazia e di chi è andato a votare, è che un partito può ottenere un numero di voti di gran lunga superiore ad un altro, ma ottenere meno eletti in Parlamento per effetto dell’elezione di un terzo del Parlamento con il sistema maggioritario.
Ne deriva che il PD che con i suoi 5.660.845 ottiene 65 deputati e 36 senatori, la Lega con 2.747.125 ottiene 65 deputati e 29 senatori, ovvero una cifra quasi identica pur avendo ottenuto circa la metà dei voti. Questo effetto vanifica l’impegno di quegli elettori che avrebbero voluto premiare il proprio partito e finisce per avvantaggiare altre formazioni minori. Ciò in virtù della legge attuale che non rispetta il volere dei cittadini nonostante le affermazioni di coloro che dicono di rappresentarci.
Se osserviamo i dati di questa tabella allegata si può notare come un sistema elettorale completamente proporzionale garantirebbe una più equa e democratica ripartizione dei seggi.
Se analizzassimo il risultato sulla base dei voti ottenuti avremmo, al Senato, questa situazione: Centro destra 12.424.259 voti, ossia il 43,37% e 88 senatori; Centro sinistra (compreso M5S e Calenda) 14.039.856 e 98 senatori.
Vorrei tornare ancora sugli assenteisti che hanno raggiunto percentuali rilevanti e sono il primo partito in Italia e in tanti altri Paesi. Se una parte significativa della popolazione non partecipa al voto, non si può affermare che il sistema sia democratico. Occorre trovare un modo per coinvolgerli e un modo potrebbe essere quello di eleggere tra di loro, a sorteggio, i parlamentari corrispondenti alla percentuale di astenuti.
Mario Turco Liveri
Presidente di Aspit, associazione no profit di dirigenti, professionisti e imprenditori. Dal 2020 è Presidente e Amministratore di SEIRE Srl, società che opera nel settore dei servizi in rete e che possiede una web radio.