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giovedì, Marzo 13, 2025
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Roma, un tesoro nascosto: la mostra di Ferretti al Maxxi.

Il maestro della scenografia ci insegna a vedere la bellezza nascosta della Città Eterna. Ecco la Roma di Ferretti vs la Parigi olimpica: due visioni opposte della bellezza e della cultura.

Una straordinaria mostra al Maxxi di Roma vede materializzato un inatteso quanto maiuscolo contributo  “sottovoce” del grande maestro italiano della scenografia Dante Ferretti, malgrado le ridotte dimensioni dell’allestimento da lui firmato; e suscita paralleli e confronti impietosi con la scenografia magniloquente degli spazi vasti e affascinanti della Parigi olimpica. 

“Passeggiate romane” (questo il titolo della mostra, con chiara reminiscenza stendhaliana) appare anche un’istanza di metodo: nel poco spazio occupato nell’organismo espositivo di via Guido Reni potrebbe esserci per i prossimi anni una sorta di rubrica fissa affidata al maestro della visione contemporanea Dante Ferretti per educarci alla ricerca visiva e alla scoperta di dove si nasconde il bello nella nostra complessa civiltà contemporanea.

Per sua fortuna, l’Italia ha sempre un Dante che ne tira sù le sorti, anche agli effetti  dell’orgoglio nazionale. Dante Ferretti è il maestro italiano di scenografia e production design celebrato in tutto il mondo, insignito di tre premi Oscar e di decine di altri riconoscimenti importanti. Una parte sostanziosa della migliore storia del grande cinema italiano nelle sue memorabili immagini è legata alla mano del maestro Ferretti; che è stato il compagno di lavoro prediletto, praticamente fisso, di Federico Fellini, di Pier Paolo Pasolini, di Martin Scorsese, oltre che di tutti i migliori registi, italiani e non, in singoli capolavori. Uno dei massimi costruttori di immaginario viventi. Ora, egli ci offre un nuovo inedito impegno come inventore e allestitore di una mostra al Maxxi che il maestro dedica a Roma, alla capacità della Città Eterna di contenere, velare e nascondere inusitate bellezze trattate sempre come oggetti comuni, magari da trascurare, visto che Roma ne dispone in numero così considerevole. L’allestimento ferrettiano, ospitato coerentemente non in uno spazio principale del complesso progettato da Zara Hadid, quasi paracadutato casualmente e in punta di piedi, come di chi vuole non dare fastidio e non farsi notare, è in realtà un dono prezioso fatto a Roma, al suo ideale, e al pubblico dei visitatori, che si sorprende dell’incontro inaspettato: uno specchio – di quelli che una volta  si regalavano alle signore molto belle – nel quale si riflettono le bellezze particolari e la travolgente trasandataggine generale, il ritrovarsi, lì dove si trovano i tesori, di fronte a continue schermature lasciate a privarci della vista e della fruizione di capolavori artistici  senza uguali. Roma è l’anti-museo per eccellenza. Espone e nasconde. Se il Mosè o la Pietà di Michelangelo fossero esposti all’aperto, per strada, li troveremmo schermati da una folla di auto parcheggiate. E magari da cassonetti della nettezza urbana.

 

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