Salvini e i suoi nemici, ovvero come distrarre l’opinione pubblica.

La ricerca di visibilità crea la necessità di nemici. Salvini, depotenziato sul “versante migranti”, cerca di occupare un altro spazio politico tradizionalmente caro alla destra, quello dello scontro con il sindacato.

La decisione di intervenire con lo strumento della precettazione nella vicenda dello sciopero dichiarato da CGIL e UIL per venerdì apre degli scenari con possibili risvolti conflittuali sia sul piano sindacale che su quello politico.

Diciamo in premessa che non ha alcun senso aggettivare uno sciopero come “politico”, ovviamente in senso denigratorio; vi sono infatti poche cose che si possono definire “politiche” più di uno sciopero che mobilita i lavoratori e le loro organizzazioni intorno a questioni che attengono alle questioni economiche ed alle condizioni di lavoro.

Si aggiunga che questo sciopero in modo particolare è stato “politicizzato” proprio dalla decisione del ministro Salvini di intervenire con la precettazione, per motivi che vanno rintracciati nella competizione che è in corso all’interno alla maggioranza di governo e del clima pre-elettorale che la pervade.

La ricerca di visibilità crea la necessità di nemici e di avversari con i quali entrare in conflitto, meglio ancora se in modo permanente; e così il Salvini depotenziato sul “versante migranti” cerca di occupare un altro spazio politico tradizionalmente caro alla destra, quello dello scontro con il sindacato. Lo fa in un modo spericolato e maldestro creando probabilmente anche qualche imbarazzo tra i partner di maggioranza, che per il momento scelgono di tapparsi occhi e orecchi per allontanare lo spettro di una crisi politica.

C’è da rilevare che la legittima posizione della CISL di non aderire allo sciopero di venerdì 17 dovrebbe in questo momento – dopo la precettazione – essere accompagnata almeno da un flebile vagito in difesa del diritto di sciopero e di chi intende esercitarlo; si tratta infatti forse dell’unico diritto garantito dalla Costituzione (art. 40) che pesa in termini economici esclusivamente sulla tasca di chi decide di esercitarlo a differenza di altri (salute, sicurezza, istruzione) che gravano invece sulla fiscalità generale. E solo per questo motivo merita il rispetto anche di chi non ne condivide le motivazioni, posto che la valutazione di merito sulle ragioni di uno sciopero può competere solo a chi lo indice e a chi decide di aderirvi.

L’entrata a gamba tesa di Salvini prepara una stagione che sarà caratterizzata da una crescente conflittualità. In questo momento nel quale l’economia segna il passo con un PIL che si stacca a fatica dallo zero, con debito pubblico, tassi d’interesse e prezzi in aumento, con le risorse PNRR sempre più a rischio, con un governo che non riesce a mantenere gli impegni neanche con gli alluvionati dell’Emilia, questo clima non lascia sperare nulla di buono per il nostro futuro. Purtroppo questo clima viene e verrà percepito anche dagli operatori economici e dagli investitori, sia interni che esteri, con gli effetti che si possono facilmente immaginare.