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sabato, 24 Maggio, 2025
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San Giovanni, madre di tutte le Chiese, abbraccia domani il suo pastore

Il significato del rito della presa di possesso della cattedra. San Giovanni - prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica d’Occidente - è anche al centro di storie e tradizioni popolari.

Domenica 25 maggio, Papa Leone XIV celebrerà la Messa solenne di presa di possesso dell’Arcibasilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Vescovo di Roma e, al termine della liturgia, si affaccerà dalla Loggia centrale della Basilica per la benedizione alla città di Roma.

Questo rito, ricco di significato ecclesiale, rappresenta l’insediamento del Papa sulla sua Cattedra, segno del servizio pastorale alla diocesi di Roma e, attraverso essa, all’intera Chiesa universale.

È un gesto che ha radici profonde e spirituali: non si tratta solo di un atto formale, ma della manifestazione concreta della missione del Papa come pastore tra il suo popolo, guida che insegna, ascolta, custodisce. Per i romani, quel momento rappresenta la vera presa di possesso della città da parte del Pontefice. San Giovanni, in questo, è più di un luogo, è una madre che accoglie il suo figlio.

Nel cuore di Roma sorge la Basilica di San Giovanni in Laterano, prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica d’Occidente. Conosciuta come “Madre e Capo di tutte le Chiese”, questa imponente struttura non è solo un luogo di culto, ma un simbolo di continuità, identità e comunione per la città e per la cristianità intera.

La sua storia risale al IV secolo, quando l’imperatore Costantino, dopo la vittoria a Ponte Milvio, donò i terreni del Laterano al Vescovo di Roma. Consacrata nel 324 da Papa Silvestro I, fu la prima basilica costruita per radunare l’intera comunità attorno al proprio pastore. In essa è custodito il senso più autentico della Chiesa come popolo riunito attorno alla Parola e alla Cattedra.

Quella cattedra, ancora oggi presente, non è un trono, ma una sede del servizio e della testimonianza. A differenza delle cattedre accademiche, essa indica il compito del Papa di annunciare il Vangelo e confermare i fratelli nella fede.

Per i romani, San Giovanni non è solo culto. È storia viva, è geografia dell’anima. “Andare a San Giovanni” significa entrare in un luogo dove la fede si intreccia con la vita quotidiana. La piazza e la basilica sono teatro di una spiritualità popolare che sa farsi festa, memoria e impegno.

Particolare è la tradizione della Notte di San Giovanni, il 23 giugno. Una leggenda racconta di sabba di streghe organizzati nei prati del Laterano, scacciati dai romani con feste e luminarie. Le lumache, consumate in quella notte, simboleggiavano le discordie da dimenticare. Era, ed è ancora per alcuni, una notte per riconciliarsi e ricominciare.

Dal 1990, San Giovanni è anche il palcoscenico del Concerto del Primo Maggio, diventando un luogo dove la Chiesa si apre anche ai linguaggi della musica, della giustizia sociale, della dignità del lavoro.

Eppure, in mezzo a tutte queste dimensioni – storiche, culturali, popolari – San Giovanni in Laterano resta anzitutto una casa spirituale, dove la Chiesa di Roma accoglie il suo Vescovo.

In un tempo segnato da disorientamento e cambiamento, l’immagine di Leone XIV che prende posto sulla cattedra lateranense assume una forza particolare. È un richiamo alla stabilità della fede, alla responsabilità dell’annuncio, alla prossimità tra il pastore e il suo gregge.

La presa di possesso della cattedra è, per la comunità romana e per l’intera Chiesa, un’occasione per riscoprire San Giovanni in Laterano come segno visibile dell’unità dei fedeli con il loro Vescovo, e attraverso lui, con Cristo stesso, unico vero Pastore.