Sanità cattolica, dalla cura dei più fragili alla sfida dell’equità.

Non è sufficiente offrire cure mediche di qualità. Serve   anche promuovere un ambiente che rifletta i valori cristiani di compassione, umanità e solidarietà. Per questo è giusto parlare di sfida.

La sanità cattolica in Italia è una realtà importante nel SSN del nostro Paese, basti pensare a strutture come il Policlinico Gemelli, la Casa Sollievo della Sofferenza, il Campus Biomedico o l’Istituto Auxologico: sono solo alcune delle eccellenze che ne testimoniano l’importanza assistenziale, scientifica e strategica.

L’evoluzione di questi ospedali ha seguito un percorso di trasformazione significativo. Nati con la missione di curare i poveri e gli emarginati, hanno adattato le proprie pratiche e strutture per rispondere alle mutate esigenze della società.

Negli ultimi decenni si è assistito a un’espansione delle attività e dei servizi offerti, abbracciando specializzazioni mediche sempre più complesse. Nondimeno, si è cercato di garantire una gestione efficiente delle risorse e una maggiore collaborazione con il SSN. Ciò ha permesso alla sanità cattolica di continuare a svolgere un ruolo fondamentale nella cura e nell’assistenza, mantenendo intatto l’impegno originario verso i più bisognosi.

Ora, benché l’accessibilità alle cure mediche sia un diritto fondamentale per ogni individuo, in Italia non sempre lo si rispetta. Invece bisogna garantire a tutti l’accesso alle cure, indipendentemente dalla condizione economica o sociale delle persone. Spesso, infatti, la cura è un privilegio per pochi e non un diritto universale. Ciò accade soprattutto nelle regioni del sud Italia, dove la povertà e la disoccupazione sono più diffuse. Quante volte assistiamo a famiglie meridionali con scarse risorse economiche, costrette a viaggi lunghissimi, soggiorni costosi per una visita o una prestazione sanitaria?

Dunque, in un mondo sempre più secolarizzato, i centri sanitari cattolici si trovano di fronte alla esigenza di riscoprire e ripensare il proprio ruolo ispirato alla fede. Non è sufficiente offrire la qualità, giaccché serve anche promuovere un ambiente che rifletta i valori cristiani di compassione, umanità e solidarietà. Da qui l’urgenza di una revisione delle pratiche e delle politiche interne, per garantire che i medici e tutti gli operatori sanitari e non, siano formati non solo in termini di conoscenze, e quindi competenze tecniche, ma anche di valori etici.

Un’ultima riflessione sicuramente la merita l’espressione “sfida dell’equità”. Si tratta della lotta per garantire che tutte le persone, indipendentemente da origine, genere, razza, classe sociale o altra identità abbiano pari opportunità e accesso alle risorse e servizi. Questo ovviamente, oltre all’istruzione, all’occupazione e ad altri fattori che influenzano la qualità della vita, comprende la salute. La sfida si basa sull’idea che ogni individuo merita di essere rispettato e trattato con dignità ed uguaglianza. Ecco, proprio quest’ultima riflessione non andrebbe mai disattesa dalla sanità cattolica che può contribuire, in una fase di “ricostruzione” anche politica del nostro Paese, a ridare vita al termine “solidarietà” che, nel Dizionario di Sociologia, indica la capacità dei membri di una collettività ad agire nei confronti di altri come un soggetto unitario.