Secondo un rapporto ucraino al G7 i droni Shahed iraniani hanno componenti europee

Roma, 27 set. (askanews) – I droni kamikaze iraniani utilizzati dalla Russia negli attacchi alle città ucraine sono pieni di componenti europei, secondo un documento segreto inviato da Kiev ai suoi alleati occidentali in cui si chiede che missili a lungo raggio attacchino i siti di produzione in Russia, Iran e Siria.

In un documento di 47 pagine presentato dal governo ucraino ai governi del G7 in agosto, si afferma che nei tre mesi precedenti ci sono stati più di 600 raid sulle città utilizzando velivoli senza pilota (UAV) contenenti tecnologia occidentale.

Secondo il rapporto ottenuto dal Guardian, 52 componenti elettrici prodotti da aziende occidentali sono stati rinvenuti nel drone Shahed-131 e altri 57 nel modello Shahed-136, che ha un’autonomia di volo di 2.000 km e una velocità di crociera di 180 km/h. Cinque società europee, tra cui una filiale polacca di una multinazionale britannica, vengono nominate come i produttori originali dei componenti identificati. “Tra i produttori ci sono aziende con sede nei paesi della coalizione delle sanzioni: Stati Uniti, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Canada, Giappone e Polonia”, si afferma inoltre. Secondo il rapporto, l`Iran avrebbe già diversificato la propria produzione utilizzando una fabbrica siriana nel porto di Novorossiysk ma la produzione di droni si starebbe spostando in Russia, nella regione centrale tartara di Alabuga, anche se Teheran continua a fornire i componenti.