Sempre colpa della Burocrazia

Questa burocrazia italica si può e si deve incominciare a cambiare.

Basta! Ci rendiamo conto o no che tutto quello che è il male del Paese viene oggi trasferito sulle spalle della “burocrazia” e della “politica” e con ciò il singolo si libera da ogni rimorso e da ogni trave nei suoi miopi occhi.

Ascoltando i tg che commentavano la seconda ricorrenza  del terremoto di Amatrice e del centro Italia hanno scaricato tutti i ritardi della ricostruzione, ancora da avviare, sulla burocrazia. Dopo due anni, metà della gente sfollata è ancora negli alberghi; dal governo Matteo Renzi non hanno avuto neppure i prefabbricati.

E dire che il suo governo irrideva all’Abruzzo dove Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi avevano ricoverato tutti i senza tetto nelle case costruite ed arredate a tempo di record. Sarà vero che  queste hanno manifestato poi anche i difetti normali dei   prefabbricati, per definizione  provvisori, ma non perché fossero taroccati ma semplicemente perché i governi locali, non hanno fatto le dovute manutenzioni e sono stati incapaci di far partire alla svelta la ricostruzione definitiva. Comunque, meglio un prefabbricato anche se trascurato che il nulla del ricovero alberghiero.

Tutti così si sono liberati la coscienza scaricando la colpa sulla  “burocrazia”.

Ma se fossimo intellettualmente onesti ammetteremmo che quella   burocrazia siamo noi. Siamo noi che ad ogni pie’ sospinto ci indigniamo per il comportamento altrui e magari pretendiamo sempre nuove regole, regole sempre meno applicate e neppure applicabili tante esse sono e tanto confusamente sono state volute e scritte. Burocrazia sono anche le banche che investono i nostri risparmi nel modo in cui abbiamo visto e conosciuto.

Burocrazia sono le grandi imprese che prosperano nella fumosità di un sistema fiscale da trogloditi. Siamo noi che abbiamo uno spirito di rivalsa se non di invidia verso gli altri, che riteniamo ricchi e potenti e quindi esecrabili, ma non facciamo nulla per dare il buon esempio a cominciare dal nostro piccolo o meglio dal nostro compito più grande che è quello di far studiare ed educare i propri figli al sacrificio, all’onore, alla solidarietà, al rispetto delle regole, alla consapevolezza dei doveri prima ancora e al di là dei diritti da conquistare in età adulta e non già da pretendere in epoca adolescenziale. Siamo noi che abbiamo tollerato la distruzione della scuola che insieme alla famiglia, pure essa  considerata spesso un club con le porte aperte, sono i cardini di una società civile; che abbiamo abbattuto l’autorità degli insegnanti pagandoli vergognosamente poco e dando ragione ai pargoli viziati.

Siamo noi che ancora tolleriamo una magistratura che anziché essere il baluardo del diritto e della uguaglianza  è sempre di più autoreferenziale e governata da un organo articolato in correnti politiche che ne tutela gli interessi corporativi. Un  potere incapace di fare i processi civili e le inchieste penali in tempi accettabili insieme ad una magistratura amministrativa che si occupa di troppe cose e che così allunga all’infinito i tempi delle procedure e ad una magistratura contabile inutile nella sua incapacità di analizzare i fenomeni finanziari in essere e così proporne la correzione, e ad un tempo magari severissima per fare timore ai governanti, ai sindaci e agli  impiegati onesti, rallentandone la meritoria e difficile azione.

La burocrazia siamo noi che tolleriamo una massa di pensioni di invalidità fasulle,  queste si da denunciare all’autorità, e non lo facciamo; siamo noi che tolleriamo ancora quella parte dei dipendenti pubblici che considerano il proprio posto e la propria funzione come un potere da esercitare. La burocrazia siamo noi che abbiamo per converso perduto il rispetto verso gli impiegati pubblici, verso quella  maggioranza di essi che operano con scrupolo, dal postino che non esiste quasi più (ulteriore segno del degrado pubblico).

Questa burocrazia italica si può e si deve incominciare a cambiare. Dipende soprattutto da noi, dai comportamenti di ogni giorno. Per questo siamo tanto diversi dai nostri vicini e confinanti, nei cui stati burocrazia significa ordinato svolgimento della vita pubblica e quando devono fare i bulli spesso vengono da noi.