Uno degli elementi costitutivi e peculiari della presenza dei cattolici nella vita pubblica italiana è indubbiamente quella che viene garantita sul versante sociale. Una presenza che, storicamente nella dinamica politica italiana, è coincisa con la cosiddetta “sinistra sociale” di ispirazione cristiana. Prima Forze Sociali di Giulio Pastore, poi Rinnovamento e, infine, la storica Forze Nuove. Ovvero, la sinistra sociale cattolica di Carlo Donat-Cattin, Franco Marini, Guido Bodrato e Sandro Fontana, per citare solo alcuni leader.
Un’area politica, culturale e sociale decisiva e determinante non solo all’interno della Democrazia Cristina ma anche nel mondo cattolico, nell’universo sociale del nostro paese e nella società italiana. Nello specifico, nel mondo del lavoro, nelle realtà sindacali e tra i ceti popolari. Una storia ed una esperienza importanti che non possono essere banalmente storicizzati o, peggio ancora, qualunquisticamente archiviati.
E questo per la semplice ragione che la cultura politica, il pensiero e la stessa tradizione del cattolicesimo sociale italiano continuano ad avere una straordinaria attualità e modernità. Anche e soprattutto nella società contemporanea. E questo non solo perchè siamo nuovamente di fronte ad una grave ed inquietante ‘questione sociale’ ma anche per il motivo che continuano a mancare quelle politiche sociali che sono e restano decisive per non penalizzare ulteriormente la vita quotidiana dei ceti popolari. E dello stesso ceto medio, sempre più impoverito e ai margini della società. Insomma, si tratta, come diceva sempre Carlo Donat-Cattin di “far sì che l’istanza sociale diventi Stato”.
Ora, se il cattolicesimo sociale continua ad essere un faro che illumina la presenza pubblica dei cattolici nella società contemporanea – soprattutto a livello pre politico e nei luoghi dove il ruolo dei cattolici è sempre più decisivo ed indispensabile – è indubbio che questo patrimonio richiede anche di essere protagonista nella cittadella politica italiana. Non per riprendere o ripetere la gloriosa e nobile esperienza di Forze Nuove ma, semmai, per riproporre una cultura ed un pensiero utili alla politica italiana prima ancora che al cattolicesimo sociale. E, al riguardo, il nodo decisivo da sciogliere resta quello di come e di dove collocare politicamente, oggi, una sinistra sociale di ispirazione cristiana.
Mancando all’orizzonte un partito identitario ed espressione della sola cultura cattolica, è di tutta evidenza che una sempre più necessaria ed indispensabile sinistra sociale non è compatibile con una sinistra massimalista e radicale, con una destra sovranista, anti europeista e anche un po’ clericale. Per non parlare, com’è altrettanto ovvio e scontato, con un populismo anti politico, demagogico e qualunquista. L’unico spazio, checchè se ne dica, resta quello di un’area politica centrista, plurale, riformista, dinamica e di governo. Uno spazio dove una sinistra sociale cattolica può ancora giocare un ruolo determinante e decisivo.
Ma, al di là della possibile e potenziale collocazione politica, quello che oggi realmente interessa – e che resta anche al centro del dibattito nello stesso mondo cattolico – è quello di rilanciare e riattualizzare un pensiero e una cultura che restano attuali e moderni e di cui la stessa politica italiana ha tremendamente bisogno. Non per nostalgia ma per una fedeltà creativa e coerente con i ‘maestri’ del passato che hanno saputo interpretare e farsi carico di un pensiero che continua ad essere fortemente contemporaneo.