Il racconto che di tanto in tanto riaffiora secondo cui Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, starebbe prendendo caratteri “democristiani” in virtù del suo primato numerico e governativo appare come una delle invenzioni più debosciate del nostro attuale discorso pubblico.
Non c’è nulla di democristiano né nella Meloni né nel suo partito. Cosa sulla quale peraltro si trovano d’accordo la gran parte di quanti hanno voluto bene alla Dc e la gran parte di quanti vogliono bene alla premier. Eppure quella ricerca di improbabili somiglianze di tanto in tanto riaffiora, quasi a voler dire che il nostro destino politico evolve sempre per imperscrutabili continuità e mai per innovazioni, buone o cattive che siano.
Sarebbe il caso allora di togliere di mezzo l’equivoco una volta per tutte, a beneficio degli uni e degli altri. Prendere atto che la storia democristiana è finita da quel dì e non sarà più ripresa. E che se mai la politica italiana troverà un altro architrave – numerico e politico – la cosa avverrà in nome di ideali e identità ben diversi da quelli che richiamano il vecchio scudo crociato.
In passato era toccato a Conte e al suo Movimento di vedersi cucita addosso una improbabile maschera democristiana. In futuro potrebbe capitare ad altri. È bene allora mettere tutti in guardia. Sono falsi storici e politici. Non meritati né dai cultori delle memorie né dai fautori delle novità. Lasciamo in pace la storia ed evitiamo di costringere la politica a praticare un’infinita serie di ripetizioni. Tanto più quando nulla, proprio nulla, si sta ripetendo.
Fonte: La Voce del Popolo – 14 settembre 2023.
[Articolo riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]