Quando dal centro si definiscono le posizioni di avversari politici come “estremiste”, a mio avviso occorre anche esemplificare, altrimenti l’elettorato non ha gli elementi per capire e può pensare che sia solo un pregiudizio. Credo che la tragedia che si è verificata in Spagna offra molti spunti su cui riflettere da questo punto di vista.
All’interno del programma europeo Dam Removal Europe la Spagna è il Paese che più ha abbattuto dighe, circa il 40% di quelle abbattute in Europa negli ultimi 4 anni. I nobili fini di tale iniziativa si sono però trasformati in un pericolo quando gli abbattimenti di infrastrutture per la gestione e il controllo dei corsi d’acqua sono stati sistematici e guidati da cieco furore ideologico, quando si sono rimossi intenzionalmente tratti di argini dei fiumi per favorire la de-antropizzazione dei territori (l’opera dei Benedettini al contrario), quando il disalveo e la manutenzione dei gli alvei dei fiumi sono stati considerati più reati ambientali che interventi di protezione civile preventiva e quando alcuni “scienziati” hanno esultato sottolineando che prima della rimozione delle dighe i pesci d’acqua dolce c’erano solo a valle della diga, mentre ora, non incontrando più ostacoli sono liberi di sguazzare ovunque a monte, con accanto però montagne di vittime umane.
Se non si ristabilisce il buon senso, la giusta misura delle cose, il senso che la trota è la trota e la persona umana è la persona umana, che il troppo stroppia, che non si può perseguire un solo fine, senza badare al fatto che si possono provocare disastri immani nel realizzarlo, c’è da aspettarsi una ulteriore caduta di fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Una politica di centro a mio avviso deve avere questo compito, più che sparare a zero sulle follie delle estreme, indicare in positivo un percorso di composizione armonica tra le esigenze delle popolazioni e quelle della natura, coniugare nel concreto una ecologia integrale.