Questo 2024, anno elettorale in gran parte del mondo, si sta chiudendo in modo contraddittorio. Il grado di interconnessione fra i popoli e le economie, e le tante sfide
globali che nessun Paese da solo può affrontare, consiglierebbero, come ha osservato il presidente Mattarella nel suo recente viaggio in Cina, “una concordia mondiale”, basata sulla conoscenza di popoli, culture e sistemi diversi. Ed invece sembra stia avvenendo il contrario in questo periodo in cui i conflitti in corso rischiano di andare verso una escalation. Tuttavia durante l’anno che va verso il termine, si è registrato anche un intenso lavoro della politica e della diplomazia per cercare e fare prevalere soluzioni ragionevoli. Mentre volge al termine il G7 a guida italiana e dopo i recenti vertici Brics di Kazan e G20 di Rio de Janeiro, ieri, 22 novembre, alla Sioi (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) si è svolta una interessante conferenza in collaborazione con l’Ambasciata s u d a f r i c a n a d i R o m a , c o n l a p a r t e c i p a z i o n e dell’ambasciatrice in Italia, Nosipho Jezile, sulle prospettive di rafforzamento del multilateralismo in vista della prossima presidenza di turno del G20 per il 2025, assegnata al Sudafrica.
Alvin Botes, Vice Ministro delle Relazioni Internazionali e della Cooperazione del Sudafrica, ha affrontato subito la questione di scottante attualità della decisione della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il Sudafrica era stato uno dei Paesi che avevano richiesto tale provvedimento. E lo ha fatto rivendicando un punto che sta molto a cuore ai Paesi del Sud del mondo: non vi devono essere doppi standard nel valutare i fatti, rivendicando che il suo governo aveva tenuto lo stesso atteggiamento, pur creando molto imbarazzo, con un alleato nei Brics, la Russia, in occasione del vertice dello scorso anno a Johannesburg per il quale, se avesse partecipato il presidente russo Vladimir Putin, sarebbe
scattato l’arresto obbligatorio da parte delle autorità sudafricane.
Il vice ministro degli esteri sudafricano ha avuto parole di apprezzamento del G7 a guida italiana, condotto nella consapevolezza che di fronte alle sfide globali nessuno può pensare fare da solo, né il G7 né i Brics, ma si devono trovare punti di incontro su temi come la lotta alla fame e alla povertà, il clima, lo sviluppo, sui quali dal G20 di Rio ha rilanciato l’impegno dei Paesi membri. L’ultimo G20 ha anche sancito l’entrata a pieno titolo dell’Unione Africana, fatto che la prossima presidenza di turno sudafricana del G20, la prima di un Paese africano, intende valorizzare anche in funzione dell’agenda Africa 2063, per il rinascimento africano. In questa prospettiva il Sudafrica mostra di apprezzare il metodo e gli obiettivi del piano italiano per l’Africa, il Piano Mattei, e Alvin Botes ha citato il Mozambico come esempio concreto di una strategia che non si limita al piano economico o all’approvvigionamento energetico ma che implica, pace, sicurezza, sviluppo sociale, reciprocità.
Il viceministro sudafricano ha colto l’occasione anche per ribadire che la linea dei Brics non è contro qualcosa, che sia l’Occidente piuttosto che il ruolo del dollaro e la de dollarizzazione, ma si tratta di un approccio cooperativo che si esprime in tre direzioni principali: la cooperazione politica e di sicurezza, cooperazione economica e finanziaria, la cooperazione fra popoli, includendo anche la richiesta di riforma degli organismi politici ed economici internazionali.
In questa prospettiva la presidenza sudafricana per l’anno prossimo del G20, l’unico organismo che dopo l’Onu, riunisce e fa dialogare le principali aree del mondo, può dare impulso alle istanze di riforma delle istituzioni globali,
non solo venendo incontro alle sollecitazioni del Paesi Brics, ma nel comune interesse di tutti gli stati, compresi quelli occidentali, a beneficiare di un modello di governance globale più adeguato a gestire le sfide del mondo attuale.