La resistenza antimicrobica (AMR) rappresenta una delle più gravi minacce per la salute globale. Un nuovo studio pubblicato lunedì scorso sulla rivista The Lancet prevede che entro il 2050 le infezioni da batteri multiresistenti potrebbero causare milioni di decessi all’anno, superando, secondo queste stime, il numero di morti causate da tumori.
La causa principale dell’AMR è l’uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici, sia in ambito umano che veterinario. Esposti a dosi massicce di questi farmaci, i batteri sviluppano meccanismi di difesa, rendendoli meno suscettibili all’azione degli antibiotici. Altri fattori che contribuiscono alla diffusione della resistenza sono la diffusione delle infezioni ospedaliere, l’uso degli antibiotici in agricoltura e l’aumento dei viaggi internazionali.
Le conseguenze dell’AMR sono devastanti. Oltre a mettere a rischio la vita di milioni di persone, la resistenza agli antibiotici compromette i progressi della medicina moderna, rendendo più difficili e rischiosi interventi chirurgici, trapianti e chemioterapia. L’impatto economico è altrettanto significativo, con un aumento dei costi sanitari e una riduzione della produttività a livello globale.
Secondo i dati dello studio, le regioni più colpite dalla resistenza antimicrobica e dai decessi attribuibili sono l’Asia meridionale, l’America Latina e i Caraibi, l’Africa subsahariana, realtà spesso caratterizzate da un accesso limitato a cure di qualità.
Per affrontare tale emergenza globale è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga governi, istituzioni sanitarie, industrie farmaceutiche e cittadini. Sono fondamentali investimenti nella ricerca per sviluppare nuovi antibiotici e alternative terapeutiche, come i batteriofagi. Parallelamente, è cruciale promuovere un uso responsabile degli antibiotici, sia da parte dei professionisti della salute che dei cittadini, e rafforzare i sistemi di sorveglianza per monitorare la diffusione della resistenza.
Ogni individuo può fare la propria parte adottando comportamenti corretti, come ad esempio seguire scrupolosamente le prescrizioni mediche, evitare l’automedicazione e promuovere l’igiene. Solo attraverso uno sforzo congiunto possiamo rallentare la diffusione della “resistenza” e garantire alle future generazioni il ricorso a trattamenti efficaci.