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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Tra chiodi e locomotive, l’inossidabile Salvini.

Il suo motto sembra essere “moleste ferre”, sopportare a malincuore chi lo addita a responsabile dell’accaduto e non cade nella rete in cui vorrebbero imprigionarlo con la richiesta di dimissioni. Lui sa come attaccare il cappello al chiodo di una poltrona che non intende mollare.

L‘opposizione i giorni addietro avrebbe volto inchiodare Savini alle sue responsabilità del Ministro dei Trasporti sperando che lui attaccasse i guantoni ad un chiodo.
Il blocco del traffico ferroviario ne è stata la causa scatenante. Ora il traffico ha ripreso il suo normale andamento, ma il chiodo messo maldestramente da un addetto ai lavori sui cavi elettrici di una centralina, che ha comportato la paralisi ferroviaria, ha lasciato le sue stimmate forse anche per il futuro.
I contestatori hanno commentato con un ”roba da chiodi” mentre gli amici di Salvini pensano che i suoi avversari abbiano contro di lui un chiodo fisso e che vogliono a tutti costi equiparare la incespicante locomotiva dei trasporti a quella economica del paese.
Salvini tira dritto forse perché ricorda che ne 1808 un certo Trevithick costruì un veicolo ferroviario chiamato provocatoriamente “ Catch me who can”, Mi acchiappi chi può; così, correndo in avanti, tenta sempre di lasciarsi alle spalle i suoi denigratori.
Salvini manovra impavido il suo ruolo di Ministro come alloggiato saldamente nel Caboose, il vagone ferroviario agganciato in coda al treno che serve da freno ma anche per carro attrezzi, officina di emergenza e per alloggiare l’equipaggio del mezzo con tanto di stufa per scaldarsi e di cucinino.
Locomotiva sta per un moto da e per un luogo. I contrari al Governo sbuffano per protesta come una locomotiva ma, stando agli effetti, sembrano restare sempre allo stesso punto.
La macchina di ferro per loro è ferma alla età del ferro e cercano in ogni modo di battere il ferro finché è caldo. Il Ministro tocca ferro e, di rimando, con mano di ferro continua incurante per la sua strada.
Il suo motto sembra essere “Moleste ferre”, sopportare a malincuore chi lo addita a responsabile dell’accaduto e non cade nella rete in cui vorrebbero imprigionarlo con la richiesta di dimissioni. La sua rete ferroviaria o di resistenza politica è più salda dei fischi al suo indirizzo.
I treni fino ad una certa velocità di andatura sono muniti di un fischio, superata la quale si ricorre ad una tromba. Pare che, con il progresso tecnologico e l’avvento della alta velocità, si ricorra appunto alla tromba con diverse modalità di suoni, arrivando persino al celebre beep – beep dell’inafferrabile uccello della famiglia dei cuculidi, protagonista del cartoon di Willy il Coyote della Warner Bros.
Salvini, con pari fortuna del cuculide, sembra sempre sul punto di cadere per mano del nemico perennemente in agguato, trovando però ogni volta la via della salvezza.
Di certo Salvini non vuole essere trombato e neppure finire crocefisso politicamente su una rete ferroviaria. Lui sa come attaccare il cappello al chiodo di una poltrona che non intende mollare per colpa di uno sprovveduto operaio pasticcione. Così chiude la porta in faccia a chi ne reclama la testa.
Il simpatico abusivo venditore di caffè sui treni del film “pane e cioccolata” raccontava, per dire delle traversie della sua vita, come “Fischiava il vento e urlava la bufera …”.
Per questi frangenti e per un giorno di tempesta è passato ancora una volta immune il buon Salvini fregandosene altamente di un triste passo della celebre canzone “J’attends siffler le train” dove, a proposito di addii, si dice come sia triste il fischio di un treno la sera, sentirò fischiare questo treno tutta la mia vita.
Gli fischiano le orecchie, ma neanche troppo. La testa è già dopo Pontida, una simpatica riunione di amici senza incidenti, dove non si tirano botte da Orban come avvenuto nel corteo pro Palestina a Roma.
Tanto meno presta attenzione a quel rivoluzionario di Guccini che narra di come corre, corre, corre la locomotiva e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria: “Fratello, non temere, che corro al mio dovere! Trionfi la giustizia proletaria!
Salvini non frena il passo, ispirandosi alla regola di Sant’Agostino per cui ogni questione si risolve camminando. Un’ ultima nota a piè di pagina: La ragione sociale della azienda che ha piantato l’insano chiodo si declina in Str92. Almeno le iniziali non inducono al meglio, comunque ne andrebbe almeno riaggiornata la data.