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mercoledì, 12 Novembre, 2025
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Tra Meloni e Schlein, lo spazio politico del Centro si ridisegna

La storia politica italiana insegna che la “politica di centro” o guida il Paese o scompare ai margini del sistema. In sostanza, il Centro se non è protagonista è solo un accessorio.

Al di là del giudizio, delle valutazioni, delle riflessioni e delle opinioni che ognuno può avere sul profilo, sul progetto e sulla natura del Centro e della “politica di centro” nel nostro Paese, un fatto è indubbio. E cioè: nella storia democratica italiana il Centro o è protagonista o è un semplice accessorio. Destinato a svolgere un ruolo puramente ornamentale e periferico.

Lo dice la storia, lo dice l’esperienza concreta e lo dicono soprattutto le dinamiche politiche che si sono svolte in questi anni, cioè dal secondo dopoguerra in poi.

Il campo largo” e il ruolo marginale dei centristi

Ora, su questo versante, è abbastanza evidente registrare oggi dove una ricetta centrista può potenzialmente giocare un ruolo protagonistico. O meglio: non meramente aggiuntivo e, di conseguenza, del tutto pleonastico.

Nel cosiddetto “campo largo” chi, oggi, detta l’agenda politica e programmatica sono le quattro sinistre: la sinistra radicale e massimalista della Schlein, la sinistra populista e demagogica dei 5 Stelle di Conte, la sinistra estremista e ideologica del trio Fratoianni-Bonelli-Salis e la sinistra pan-sindacale della Cgil a guida Landini. Con l’aggiunta, non affatto secondaria, dell’ANM sui temi delicatissimi della giustizia e dell’immigrazione.

L’ANM è ormai una sorta di prolungamento della coalizione di sinistra e progressista. Per chi non si riconosce in quell’universo valoriale, come si suol dire, “c’è posto solo in piedi”. Da Renzi a Ruffini, dai “civici” di Onorato a Demos, dai sedicenti centristi del Pd ai numerosi gruppi e movimenti moderati, è tutto un mondo che può assistere alla partita ma che, di fatto, non entra mai nel gioco politico della coalizione.

Il centrodestra e la ricerca di equilibrio

Sul versante del centrodestra la situazione è un po’ diversa per due motivazioni di fondo.

Innanzitutto perché c’è un partito dichiaratamente centrista, Forza Italia. In secondo luogo perché c’è il tentativo della premier Meloni di allargarsi verso l’elettorato moderato, aprendo alla Cisl, alla Coldiretti, a Comunione e Liberazione e ad altre realtà associative riconducibili all’universo valoriale centrista e riformista.

Dopodiché c’è la Lega di Salvini – non quella di Zaia o Fedriga – che rappresenta una destra politicamente impresentabile e nociva per la stessa coalizione di governo.

Insomma, da queste parti il Centro non è respinto pregiudizialmente come capita, puntualmente e quotidianamente, a sinistra.

Un progetto politico autonomo

Infine, c’è chi persegue in modo solitario il progetto politico di un Centro democratico e riformista, con una vera e autentica cultura di governo. Come Carlo Calenda con il suo partito, Azione.

Una proposta che va rispettata e guardata con attenzione, perché – come è già capitato in altri momenti della storia della Seconda Repubblica – arriva un tempo in cui occorre avere anche il coraggio, nonché la coerenza, di marciare da soli per salvare un patrimonio politico, culturale e di governo che rischia di essere sacrificato sull’altare di un maldestro e nefasto bipolarismo.

Oggi, forse, siamo proprio in uno di quei tornanti storici decisivi per salvare il progetto del Centro e la sempre moderna e attuale “politica di centro”.