Tra utopia e cambiamento: la storia del sindacato. Intervista a Savino Pezzotta su “Fondazioni”

Sul numero di mag-giu 2021 del periodico delle Fondazioni di origine bancaria, l’ex Segretario Generale della Cisl rilancia il progetto di unità sindacale. Un modo, dice, per ringiovanire e sburocratizzare la realtà delle tre grandi e storiche organizzazioni italiane dei lavoratori (Cgil-Cisl-Uil).

Sul numero di mag-giu 2021 del periodico delle Fondazioni di origine bancaria, lex Segretario Generale della Cisl rilancia il progetto di unità sindacale. Un modo, dice, per ringiovanire e sburocratizzare la realtà delle tre grandi e storiche organizzazioni italiane dei lavoratori (Cgil-Cisl-Uil).

È difficile parlare di lavoro e di lavoratori in Italia e non pensare al sindacato e al ruolo che ha svolto e svolge nel nostro Paese. Abbiamo intervistato Savino Pezzotta, che è stato uno storico sindacalista del tessile lombardo e che ha guidato la Cisl nella prima metà degli anni Duemila.

Negli ultimi ventanni il mondo del lavoro si è radicalmente trasformato. Com’è cambiato e come può ancora cambiare il sindacato?

Il sindacato è obbligato a cambiare, perché se non muta è condannato ad accentuare il declino che sta registrando in questi tempi. Per farlo, deve affrontare due grandi problemi. Il primo è la necessità di rilanciare una forma democratica al suo interno, che oggi sembra essere attenuata, perché tutto accade per cooptazione e per scelta dei gruppi dirigenti. Ciò non aiuta certamente il necessario processo di rinnovamento. Il secondo aspetto riguarda la quanto più necessaria sburocratizzazionedel sindacato attraverso una riduzione consistente dellapparato, senza la quale si restringerebbe ancora di più la reale partecipazione dei lavoratori alla vita sindacale. Per fare tutto questo, a mio avviso, c’è una sola strada: lunità sindacale. Oggi, in Italia, non esistono più ragioni che legittimerebbero lesistenza di tre sindacati confederali. Dovremmo invece stimolare la creazione di una grande confederazione unitaria dei lavoratori italiani, sul modello del sindacalismo internazionale. Si tratta di un passaggio necessario per semplificare e ringiovanire il sindacato.

Il ringiovanimento del sindacato è una questio- ne non solo dellapparato, ma anche degli iscritti. Come la pensa su questaltro aspetto?

Sono convinto che il sindacato debba offrire unimmagine positiva e ideale di sé e delle sue battaglie, cosicché i giovani possano trovare ancora interessante iscriversi e impegnarsi nel mondo sindacale. In assenza di un reale cambiamento culturale, di mentalità e di visione, il sindacato rimarrà una struttura burocratica che offre servizi, ma non sarà più in grado di proporsi come una forza attiva nella società. Infatti, il declino del sindacato non è dovuto solamente al calo degli iscritti, ma al crollo del ruolo politico che il sindacalismo gioca nel Paese. Lo ha svolto nella fase di ricostruzione durante gli anni 50, o negli anni 60 e 70, quando ha giocato un ruolo di democratizzazione, che ha portato allo Statuto dei lavoratori. Oggi, nellepoca della società digitale, il sindacato deve, quindi, riacquisire la capacità di costruzione del suo ruolo e delle modalità operative, comprendendo e intercettando i nuovi bisogni della società digitale.

Lei ha scritto recentemente che il termine utopia viene utilizzato ultimamente con unaccezione negativa e, invece, è vitale per una società avere sogni e utopie.

Sono convinto che la società debba avere una visione, una tensione verso qualcosa che ancora non esiste. Al contrario, la nostra società ha smarrito il tema della possibilità. Ovvero, quella capacità di immaginare qualcosa di diverso: io non so cosa sarà, ma mantengo la tensione verso un mondo diverso e lotto affinché si realizzi. Questo è il ruolo del sindacato: mantenere viva lutopia e la tensione al cambiamento. Solo così, alimentando una visione autonoma, il sindacato può continuare a influenzare la politica.

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[Lintervista a Pezzotta è alle pp. 22-23]

https://www.acri.it/wp-content/uploads/2021/07/Fondazioni-mag-giu21.pdf