Adesso può accadere qualsiasi cosa. Ammoniva Donat Cattin a stare vigili al cospetto di certi personaggi: “Sono capaci di tutto”. Intanto lo spettacolo che propongono i due duellanti, Grillo e Conte, è tale da lasciare francamente interdetti.
Mai come oggi, parlando del caos 5 stelle, mi vengono in mente le parole pronunciate nello scorso secolo da un grande statista democratico cristiano, nonchè mio “maestro” politico, Carlo Donat-Cattin quando, parlando di questioni interne al suo partito e quindi del comportamento di alcuni esponenti di correnti avverse alla sinistra sociale di Forze Nuove, diceva con il solito sarcasmo intelligente, “attenzione a questi perchè sono capaci, capacissimi, capaci di tutto”. Certo, il vecchio Donat pronunciava queste parole in un contesto fatto da giganti della politica, da partiti politici che non erano una sorta di circo barnum e in un contesto dove l’elaborazione culturale e politica non contemplava i partiti personali o del guru, dove “uno non valeva uno” e, soprattutto, dove i comici facevano i comici e gli improvvisatori restavano improvvisatori. Ma non nella politica perchè, semplicemente, lì non potevano accedere per manifesta incapacità.
Ho fatto questa lunga premessa per dire che ciò che caratterizza oggi, e da sempre del resto, il pianeta 5 stelle non è decifrabile da nessuno, se non dal “guru”, cioè “dall’Elevato”, e dai pochi che praticano quelle dinamiche, che, come ovvio però, sono esterne ed estranee alle leggi della politica. Anche se in un particolare momento storico larga parte degli italiani ha intravisto in quella strana e singolare esperienza politica una speranza di riscossa che si è rivelata, com’era facilmente prevedibile, del tutto infondata e priva di qualsiasi credibilità e prospettiva come l’esperienza concreta di questi giorni ha persin platealmente confermato. Adesso, però, può capitare veramente di tutto. Nessuno sa prevedere l’epilogo di questo scontro di puro potere dove l’unico elemento che conta, almeno per quanto riguarda i parlamentari di quel partito, è chi liquida per primo il capitolo dell’obbligo del doppio mandato per i parlamentari medesimi. Questo è l’unico elemento – alla faccia del cambiamento, del rinnovamento, dell’onestà e di chi più ne ha più ne metta – che può far pendere la bilancia dei numeri tra Conte e il fondatore. Tutto il resto, come ovvio e come tutti sanno, è pura chiacchiera. Anche se, com’è altrettanto evidente, in un partito dominato da un guru, cioè “da un “Elevato”, il consenso popolare vero – o di quel che resta di quel consenso – continua ad essere riconducibile al suo verbo, ai suoi dogma e alla sua predicazione.
Ecco perchè diventa sempre più curioso, almeno per chi si appassiona di questa sceneggiata, capire quale sarà il futuro politico di Conte. Al di là delle comiche di Bettini e c. su Conte come “punto di riferimento politico più autorevole dei progressisti” italiani e amenità varie. Ovvero, quello di Conte sarà l’ennesimo partito personale fatto da transfughi dei 5 stelle in attesa che venga azzerata la regola del doppio mandato dei parlamentari o si ridurrà ad essere, l’ex Presidente del Consiglio, il capo di una ennesima corrente del Pd? Ossia, la corrente ex o post grillina del Partito democratico?
Attorno a questa alternativa osserveremo e valuteremo l’evoluzione dei fatti, ben sapendo che da quelle parti è necessario un monitoraggio quotidiano perchè, appunto, per dirla con Donat-Cattin, sono “capaci, capacissimi, capaci di tutto”.