Il Centro Nexa del Politecnico di Torino ha diffuso due giorni fa una lettera aperta che raccoglie numerose firme di personalità italiane ed europee coinvolte, in sede scientifica e professionale, nelle tante problematiche legate all’uso delle tecnologie, anche a riguardo dei pericoli di violazione dei diritti individuali
Il cuore dell’appello rivolto ai decisori sta nel richiamare la necessità di rispettose procedure, al fine di ottenere l’accettazione da parte della popolazione della tecnologia impiegata. “Affinché quest’ultima condizione si realizzi è essenziale che tale tecnologia sia trasparente, sia sicura e rispetti i diritti e le libertà fondamentali delle persone: solo così si potrà conquistare la fiducia dei cittadini e suscitare il loro desiderio di contribuire al contrasto dell’epidemia utilizzando una “app” installata sul loro dispositivo personale”.
La lettera si chiude, tra l’altro, con una raccomandazione che porta ad escludere il ricorso alla centralizzazione dei dati forniti dal tracciamento delle persone (contact tracing), con il quale si mira, come ormai tutti sanno, a contrastare nella fase 2 la diffusione del contagio da coranavirus.
In realtà “Immuni”, l’app scelta dal governo nella logica comunque di un impiego volontario da parte dei cittadini, utilizza il software “centralizzatore” offerto in concessione gratuita dalla società Bending Spoons (ovvero del software messo a punto dal consorzio europeo PEPP-PT e prima ancora della Scuola politecnica federale di Losanna). Sulle indicazione più impegnativa, ovvero proprio sulla centralizzazione dei dati, i ricercatori di Losanna si sono infine ravveduti, prendendo esplicitamente posizione contro il consorzio PEPP-PT.
Il punto è delicato. Tra i firmatari della lettera del Nexa compare Francesca Bria, pur facente parte dei 74 esperti che hanno per così dire autorizzato, optando per “Immuni”, la procedura opposta a quella del Nexa. Smentisce se stessa?
In qualche modo sì, stando alla dichiarazione che oggi riporta l’Avvenire . Secondo l’autorevole tecnologa, professoressa onoraria all’Institute for Innovation and Public Porpose di Londra, l’app “dovrà anche essere sviluppata secondo principi e regole chiari su sicurezza dei dati e privacy, elencati […] dal Centro Nexa di Torino”. Forse un chiarimento è necessario.