Donald Trump sta trasformando la sua campagna elettorale per le primarie Usa in una vetrina accusatoria contro la magistratura americana. Nessun altro candidato presidenziale ha trascorso i giorni precedenti all’elezione per la prima nomina nelle aule di tribunale come imputato in due processi separati. I suoi avvocati cercheranno, in ogni modo, di inculcare nei magistrati l’idea che le sue azioni dopo le elezioni del 2020 erano tutte coperte da un mantello costituzionale di immunità presidenziale e che per questa ragione non può essere perseguito per aver cercato di ribaltare le elezioni.
Idea che, se dovesse passare, aprirebbe le porte ad un approccio decisamente anti-americano.
Ma rovesciare la realtà, provando a utilizzare le accuse penali e il processo per frode civile a New York come piattaforma per rendersi una vittima innocente della giustizia, non è un’idea innovativa. Tant’è vero che sia Ron DeSantis che Nikki Haley – i due candidati alternativi alle primarie repubblicane – hanno accusato Trump di correre spaventato. Haley con una nuova pubblicità in Iowa dice: “Immagina un presidente con grinta e grazia, uno stile diverso, non un nome del passato”. DeSantis, nel frattempo, ha escogitato un altro colpo indiretto a Trump cercando anche di sfatare la falsa convinzione di molti elettori repubblicani che le elezioni del 2020 fossero state rubate.
Certo, una critica ad armi spuntate; infatti i due non si possono inimicare la base repubblicana vicina a Trump, cosa che invece non interessa a Biden, che ha usato le ardite buffonate di Trump per dar credito ad avvertimenti in difesa della democrazia. Per tutta risposta, Trump ha accusato Biden della stessa trasgressione di cui è accusato in due dei suoi atti penali, riscrivendo così la verità e la storia per il suo tornaconto personale.
Ora, la questione politica chiave per Biden è se il suo appello agli americani, affinché salvino l’anima della loro nazione, supererà la freddezza di una parte della pubblica opinione verso un Presidente ottuagenario. Perché, a dispetto di tutto, vale il monito di Biden: “Sappiamo tutti chi è Donald Trump. La domanda a cui dobbiamo rispondere è: chi siamo? Questa è la posta in gioco. Chi siamo noi?”.