La situazione è allarmante, il conflitto armato potrebbe esplodere da un momento all’altro. In Italia già vivono molti ucraini, dobbiamo tenerci pronti per gli aiuti umanitari. Intanto la comunità internazionale registra con favore lo sforzo di mediazione avviato da Macron e sostenuto da Johnson, Scholz e Draghi
Tutti i leader del mondo occidentale libero e civile hanno preso posizione a tutela dell’inviolabilità dei confini ucraini.
L’Ucraina più volte ha chiesto (e in futuro, si spera, otterrà) di entrare nella NATO. È un suo diritto, così come lo è stato per tutti quei Paesi dell’ex Patto di Varsavia che, non appena ottenuta l’indipendenza dall’URSS, hanno chiesto ed ottenuto di far parte della Coalizione Atlantica.
La storiella che la NATO, organismo di difesa, possa essere una minaccia per i confini russi non regge neanche lontanamente: solo il 6% del territorio russo confina con Paesi che aderiscono alla NATO.
La verità, detta dallo stesso Putin in conferenza con Orbán, è che il giorno che l’Ucraina aderirà alla NATO pretenderà (giustamente) di riappropriarsi della Crimea, sottrattale ingiustamente sette anni fa. Ancora oggi nessun Paese della Comunità Internazionale ha riconosciuto l’annessione della Crimea come legalmente valida.
Putin sa benissimo che l’Ucraina si riprenderebbe ciò che è suo.
La settimana scorsa hanno avvisato i nostri familiari in Ucraina di tenere pronta una valigia con beni di prima necessità, viveri e documenti e gli hanno dato istruzioni su come fuggire velocemente in uno dei 135 bunker che hanno allestito, usando anche quelli della 2ª guerra mondiale e del ‘91.
La situazione in Ucraina è estremamente allarmante.
Il mondo deve sapere e anche noi italiani abbiamo il dovere morale di essere informati e prendere posizione. In questo momento le diatribe politiche, il caro bollette e la ripresa dell’inflazione hanno il sopravvento ma non possiamo eludere questa vicenda internazionale.
Molti ucraini già vivono in Italia e potremmo essere chiamati a concorrere agli aiuti comunitari. La strada aperta da Macron va condivisa e sostenuta, dando ampio respiro ad iniziative mirate ad una mediazione sulla scia di quanto già concertato tra Draghi, Johnson, Schulz e lo stesso Macron.