Un Alto Adige sempre meno diverso

Anche l’ultima roccaforte del centrosinistra si è arresa

rifugio sulle dolomiti

Articolo già apparso sulle pagine della rivista Il Mulino a firma di Toni Visentini

Anche l’ultima roccaforte del centrosinistra si è arresa. Così pure il Trentino – Alto Adige si ritrova ad essere eguale al resto d’Italia: leghista e pentastellato. Non più una felice anomalia, isola rossa dentro un mare nero come veniva presentato in tv dopo ogni elezione. Nonostante buona amministrazione, autonomia vastissima, indicatori economici invidiabili e benessere palpabile ovunque, Salvini e la sua paura dell’uomo nero hanno vinto anche tra le Dolomiti. Se in Trentino il successo di Salvini è stata schiacciante, pure in Alto Adige – Südtirol la sua vittoria è stata netta, anche se con le dovute correzioni dovute alla presenza della forte e maggioritaria minoranza nazionale di lingua tedesca.

La Svp – il partito popolare che rappresenta e guida ininterrottamente dal dopoguerra la popolazione di lingua tedesca con maggioranze che sino a un paio di legislature fa erano assolute in nome dei sudtirolesi da tenere uniti per far valere i propri diritti nei confronti di Roma – ha infatti perso passando da 17 a 15 consiglieri provinciali su 35. Ma le elezioni del 21 ottobre non l’hanno certo affondata, come era accaduto pochi giorni prima al partito fratello della Csu bavarese. Passare come la Südtiroler Volkspartei dal 45,7% al 41,9% dei consensi è così quasi solo una ammaccatura: sono cifre e proporzioni che altrove si sognano.

È però tutto il mondo intorno alla Volkspartei ad essere cambiato perché il potere evidentemente logora anche chi ce l’ha. Innanzitutto è cambiato il mondo italiano – partner statutariamente indispensabile per formare con propri rappresentanti qualsiasi governo in Alto Adige – Südtirol – dove il primo partito è ora la Lega con l’11,1% dei consensi su tutto il territorio provinciale e ben 27,8% nella città di Bolzano, centro italiano per eccellenza. Ma Salvini ha raccolto voti anche in tantissimi paesi di periferia abitati quasi solo da popolazione tedesca. Quando pochi giorni prima del voto il ministro si era presentato, boccale di birra in mano e con addosso il tipico grembiule blu da contadino, alla festa dei popolarissimi cantanti folk dei “Passerotti di Castelrotto”, i Kastelruther Spatzen, era stato accolto come una star. E ora anche in quei paesi ha ottenuto consensi: la sua logica della paura ha fatto presa un po’ ovunque.

Mentre il Pd – tradizionale alleato Svp – ha dimezzato i consiglieri passando da due a uno pagando così lo scotto di una frattura interna, pure i Verdi hanno lasciato sul terreno qualche punto percentuale pur mantenendo tre seggi. Così è ora proprio alla Lega che la Svp sta guardando per formare la nuova giunta. Il partito sudtirolese ha da sempre bisogno di buoni rapporti con chi governa: è abituato a chiedere e soprattutto ad ottenere sempre nuove competenze e potere per poter arrivare alla mitica “autonomia integrale”, qualsiasi cosa voglia dire questa ambigua formula rispetto alla quale la richiesta di doppia cittadinanza, e dunque passaporto austriaco per la minoranza nazionale, è un tappa intermedia.

L’altro trionfatore delle elezioni in Alto Adige è stato il pentastellato alla tirolese Paul Köllensperger, diventato il secondo partito con il suo omonimo Team: 15,23% dei voti e ben sei consiglieri. Nella passata legislatura Köllensperger – faccia da brava ragazzo alla soglia dei 50 anni e figlio di un noto medico – era stato eletto come unico consigliere dei 5 Stelle. Lui, sudtirolese doc, era stato votato da un movimento tutto italiano che però voleva dimostrare di essere ben incardinato nel Südtirol. Pochi mesi fa Köllensperger ha però deciso di mettersi in proprio creando un partito tedesco perché solo così – diceva- era possibile essere credibili e accettati nel mondo sudtirolese. Le urne gli hanno dato ragione: il suo Team ha ben 6 consiglieri, tutti regolarmente di lingua tedesca anche se alle elezioni l’ambizioso Köllensperger ha messo in lista qualche italiano per apparire più trasversale. Il nuovo partito – 15,2% e secondo solo alla Svp – ha preso voti un po’ ovunque, dalla Volkpartei ai Verdi. Sinora, del resto, a partire dai media tutti lo avevano coccolato e trattato con i guanti, enfant prodige molto piacione con una buona parola per tutti, compresi i “no vax” e quelli del doppio passaporto. Ma è piaciuto soprattutto agli elettori ultra nazional-patriottici del mondo tedesco che hanno subito un vero crollo. Mentre un seggio lo ha perso il movimento dell’irredentista Eva klotz, vistosa è stata la sconfitta dei Freiheitlichen, il partito nazionalsovranista gemello di quello austriaco del vicecancelliere Strache, il grande amico di Salvini. Nel complesso la destra sudtirolese nazionalista è così passata da 10 a 4 consiglieri. Ne ha persi sei, esattamente il numero di quelli eletti con Köllensperger.

È così questo il nuovo mondo in cui si deve muovere la politica altoatesina con una costellazione partitica in gran parte inedita e per molti versi ancora imprevedibile. Il delicato equilibrio della autonomia speciale e della pace etnica in questa terra di confine si regge infatti sulla logica e sulla pratica del dialogo, della trattative , del compromesso costruttivo e nel rispetto dei patti. E ha bisogno come l’aria di un’Europa unita e libera, dalle frontiere aperte. Negli ultimi tempi la Svp – come il popolari d’Austria con Sebastian Kurz che ha portato al governo Strache – si è spostata a destra per tentare di non perdere voti su quel fronte. Lo ha fatto con parole d’ordine ambigue sul terreno scivoloso del patriottismo tirolese. La richiesta divisiva di passaporto per i sudtirolesi di lingua tedesca è arrivata con quella – sempre insieme ai partiti di destra ora bocciati dalle urne – di inserire nel futuro Statuto di autonomia il diritto alla Selbstbestimmung. Si tratta dell’autodeterminazione tramite referendum. È quello che hanno tentato di fare i separatisti catalani ai quali i capi Volkspartei avevano subito espresso solidarietà prendendosela con la Spagna. Il tutto confondendo l’autonomia con la secessione . È una ambiguità di cui l’Alto Adige – Südtirol non ha certo bisogno,soprattutto in tempi in cui a Roma e Vienna governano i nazionalsovranisti. Insomma, l’autonomia speciale va presa sul serio e difesa. Sarebbe così tempo che finalmente almeno una scuola o una qualche piazza di un qualsiasi paese altoatesino venissero intitolate ad Alcide De Gasperi e Karl Gruber, i padri della autonomia.