Una grande lista per l’Europa

Apriamoci a una sfida nuova e non avremo rimorsi, come invece potremmo averne se malinconicamente finiremo di occuparci della investitura dell'ultimo segretario di un partitino che convoca i gazebo mentre l'italia e l'Europa bruciano.

Articolo già apparso su www.huffingtonpost.it

Nel Vangelo si legge del chicco che per dare frutto deve morire. Il senso è chiaro. Ed è chiaro anche per noi, in questa fase politica, con i problemi legati ad una opposizione che non può fertilizzare il suo campo se non facendo come il chicco. Dobbiamo pensare che solo il sacrificio del Pd può essere il passaggio per una nuova opposizione, più forte e incisiva.

Alle elezioni europee dobbiamo presentare una lista che aggreghi le forze anti-sovraniste e anti-populiste. Ma sarebbe sbagliato affastellare confusamente spezzoni di classe politica, senza chiarezza di principi, senza un disegno programmatico. L’opinione pubblica deve cogliere, da qui alle elezioni, la novità di un progetto ricostruttivo, per l’Europa e con l’Europa. Molti elettori disertano le urne perché non si sentono più rappresentati.

A essi bisogna parlare il linguaggio della coerenza politica, dicendo apertamente che gli errori e i limiti dell’Unione europea richiedono maggiore impegno, non l’abbandono perciò del sogno europeista di De Gasperi e Spinelli.

Del resto, mentre conosciamo l’indirizzo politico di Salvini, di quello grillino non indoviniamo ancora i contorni. In questa ambiguità il M5S contribuisce direttamente o indirettamente a rafforzare la destra xenofoba e nazionalista. Per questo è decisivo il modo con il quale l’opposizione organizzerà la sua proposta. Quanto più avrà coraggio, andando oltre le colonne d’Ercole del social-progressismo di vecchie sigle e vecchie bandiere, tanto più renderà plausibile la scommessa di un nuovo movimento europeista di cultura liberal-popolare.

Un’Europa rinnovata può contribuire alla stabilità e alla sicurezza delle relazioni internazionali. Troppe tensioni, specie nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, suscitano allarme. La pace è un bene che impone sforzi costanti di manutenzione. Ed è un bene, ancora, minacciato da numerosi focolai di crisi. È una pace circondata da guerre, alcune alle porte di casa nostra. Far finta d’ignorarlo è segno di irresponsabilità, a maggior ragione se si pensa di diminuire o sminuire il ruolo dell’Europa. Nel nostro futuro c’è il fantasma di questo declino a due facce: un mondo senza pace, un mondo senza Europa. Due facce della stessa medaglia.

Di questo dovremo parlare in campagna elettorale. Se lo faremo attraverso una grande lista per l’Europa, potremo mettere in moto tante energie sopite e tante energie nuove. Altrimenti daremo l’immagine dei combattenti e reduci dei gazebo, tutti impegnati a votare per Zingaretti o mister x, rinunciando a un “oltre” possibile, ovvero alla speranza capace di dare senso alla battaglia, così da riscaldare il cuore e riaccendere la passione.

Dovremmo temere, in conclusione, di atteggiarci a quei tardivi imperatori dell’impero romano declinante, che non si accorsero dell’arrivo dei barbari e si trovarono governati dai barbari, fino al punto di diventare barbari essi stessi. Apriamoci dunque a una sfida nuova e non avremo rimorsi, come invece potremmo averne se malinconicamente finiremo di occuparci della investitura dell’ultimo segretario di un partitino che convoca i gazebo mentre l’italia e l’Europa bruciano.

La sinistra Pd deve superare l’ossessione del governo del partito anche perché così facendo non governerà più ne l’Italia e neppure l’Europa.

Il chicco, se muore, può dare grande frutto.