Un articolo nato dopo una video chiamata con Alla. Una ragazza ucraina che al momento si trova a Chernivtsi.
“Mai più avrei creduto che avrei trascorso la notte del nostro anniversario spiegando alla mia fidanzata come trasformare una molotov in una mini-napalm. E lei, attenta, faceva domande, mi diceva che in TV stanno dando istruzioni simili ma soprattutto faceva coraggio a me.
Le lezioni di coraggio, da dentro un bunker, vanno a chi, come tutti noi, è ben protetto da quello scudo NATO che se in questo momento proteggesse l’Ucraina non avrebbe consentito neppure l’inizio di tutto questo delirio folle di un pazzo criminale, che ha portato il suo stesso popolo a scrivere “sono russo, perdonatemi”.
Questa notte un aereo russo carico di mezzi pesanti è stato abbattuto da un caccia ucraino, proprio sopra Kiev. Fino alle 15.00 di ieri, la Russia ha perso 2.800 soldati, 80 carri armati, 516 veicoli blindati, 10 aeroplani e 7 elicotteri nella sua invasione dell’Ucraina: numeri confermati dal viceministro della difesa. Nelle 12 ore successive, altri 800 soldati russi e 137 ucraini hanno perso la vita.
Stanno combattendo da eroi per la loro terra, per la sovranità dei propri confini, per la loro identità, libertà e forse anche la nostra.
Di sicuro stiamo ricevendo una lezione.
Questa è gente che in un’era di TikTokers e cogitanti sull’identità di genere sa ancora cosa sono l’onore e la forza.
Per quattro generazioni hanno accumulato. È nel DNA ucraino, ormai.
Non si cede un solo centimetro della propria terra.
Putin non ha giustificazioni, non può essere compreso in nessun modo, forse da un esorcista, essendo il demonio fatto persona. È completamente folle e il suo delirio sta mettendo il mondo intero in una situazione che non vedeva da 80 anni.
Putin in questo momento è la MINACCIA peggiore al nostro mondo libero ma la nostra risposta, di mondo libero, TARDA AD ARRIVARE.
Lasciando il popolo ucraino solo al proprio destino, contro uno degli eserciti meglio armati del mondo. L’esercito dell’Impero del Male, guidato da Satana in persona.
Il nome di ciascuno dei politici che siedono attorno al tavolo dei potenti, oggi, verrà ricordato su tutti i libri di Storia.
Forse, pochi ci pensano.
Ma sta ancora a loro scegliere come esser ricordati:
se inermi spettatori di un genocidio, timorosi di loro stessi, o se come protagonisti dello scontro tra il Bene e il Male.
È un carico di responsabilità enorme.
Ieri mi sono vergognato per aver letto italiani scrivere “non è la mia guerra”, “volto le spalle”, “me ne frego”, “guardo al mio”.
Mi vergogno profondamente e provo pena per la memoria persa.
Proprio noi italiani, che certe cicatrici i cui lembi non combaciano mai le portiamo ancora sulla pelle.
In Ucraina questa è forse la notte più difficile: mentre sono al telefono, a Kiev gli altoparlanti stanno suonando l’inno ucraino in piena notte.
L’ex presidente Poroshenko è in piazza lui stesso con un fucile. L’attuale presidente Zelensky imbraccia un mitragliatore ed è pronto a morire per le sue scelte.
Putin chiama nazista lui, che è ebreo e la sua famiglia lo ha patito davvero, il nazismo.
Vitali Klitscho, ex Campione del Mondo dei Pesi Massimi e ora sindaco di Kiev è in mimetica e combatte.
Magari i nostri politici avessero questo sentimento.
Invece indossavano l’altro ieri la felpa ancora sporca di sugo con la faccia di Putin e oggi urlano alla dittatura per una mascherina.
“Tieni in tasca dei fiori di girasole, così nel momento in cui morirai fioriranno fiori sulla mia terra”. Queste le parole di un’anziana ucraina, ieri, sfidando un soldato Russo davanti a casa sua a Kiev.
Io ho soltanto una penna in mano. Cerco di usarla come se fosse la mia arma migliore.
Lei, nel bunker, una molotov. E tanta paura.
Ma qualcun altro, accidenti, può e deve fare qualcosa.
Vis et honor usque ad mortem.
Dovremmo essere noi ad insegnarlo, siamo noi ad impararlo”.