La storia della Democrazia cristiana è costellata anche, e soprattutto, dalla presenza di riviste, agenzie d’informazione, giornali e strumenti di comunicazione politica e culturale. O meglio, e per essere più precisi, accanto alla Democrazia cristiana è l’intera area cattolica italiana che storicamente si è caratterizzata per la presenza e la diffusione di riviste di elaborazione politica, culturale, sociale e religiosa. Riviste che hanno avuto il grande merito di segnare e di caratterizzare la stessa evoluzione del pensiero politico nel nostro paese.
Le riviste come anima del cattolicesimo democratico
Tra queste riviste, e per partire solo dagli anni ’80, non possiamo non citare una delle esperienze più prestigiose e più raffinate dell’universo democratico cristiano. Terzafase di Carlo Donat-Cattin, un mensile nato nel 1983 e durato un decennio, ha rappresentato per molto tempo un punto di riferimento importante e autorevole non solo per il cattolicesimo sociale italiano ma per l’intera esperienza del cattolicesimo politico nel nostro paese.
Una palestra di confronto e di approfondimento politico e culturale, accompagnata da firme prestigiose e, soprattutto, dotata della capacità e dell’intelligenza di saper condizionare il dibattito politico italiano.
Identità, correnti e dibattito pubblico
Certo, non possiamo negare che le riviste erano quasi una carta di identità delle sinistre democristiane. E questo perché sia la sinistra politica sia la sinistra sociale della Dc individuavano nelle riviste – regionali o nazionali – lo strumento indispensabile e necessario che doveva accompagnare la presenza politica nel partito e nella società.
Riviste, però, che rappresentavano anche un naturale prolungamento del dibattito che avveniva già nel partito, nell’area cattolica e nell’intera società civile.
Dopo la fine del partito, il vuoto e la polarizzazione
Una prassi, questa, che tuttavia non è del tutto scomparsa dall’orizzonte del cattolicesimo sociale e popolare del nostro paese. Certo, da tempo ormai manca un partito di riferimento di quest’area culturale e mancano addirittura le correnti, le componenti o le aree di riferimento all’interno di partiti che anche solo lontanamente o vagamente si rifanno a questo pensiero e a questa tradizione ideale. Tanto a destra quanto a sinistra.
Anzi, con l’avvento della radicalizzazione del conflitto politico e della conseguente polarizzazione ideologica, proprio questa corrente di pensiero è stata definitivamente sacrificata sull’altare degli “opposti estremismi”.
Una tradizione che resiste
Eppure, come dicevamo, la tradizione delle riviste di elaborazione politica e culturale resiste. Seppur in mezzo a difficoltà oggettive e quasi insuperabili.
E oggi si può tranquillamente sostenere, e senza alcuna piaggeria o forzatura, che Il Domani d’Italia è la quasi naturale prosecuzione di Terzafase e, forse, l’unica e ultima tribuna editoriale del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese.
Il Domani d’Italia, una Terzafase del nostro tempo
Una palestra di confronto e di approfondimento quotidiana e online – non più solo mensile: cambiano i tempi e, di conseguenza, cambia l’offerta – che oggi continua una tradizione e una prassi, questa sì secolare, che continua a ritenere necessaria ed indispensabile una permanente capacità di elaborazione culturale per arricchire e qualificare la politica.
E il mondo cattolico democratico, popolare e sociale non può rinunciare a questa specificità e originalità storica. Il Domani d’Italia, appunto, ne rappresenta una degna e nobile prosecuzione.

