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La credibilità dei banchieri centrali alla base della solidità della moneta

Riportiamo l’ultima parte dell’intervento di Luigi Federico Signorini, direttore generale della Banca d’Italia, al recente vconvegno su “Oro e argento: spunti su Dante e la moneta” (Ravenna, 14 Settembre 2023).

[…] Se la moneta è sempre un costrutto sociale, la moneta fiat è un costrutto particolarmente delicato. Vive solo della fiducia che le accorda il pubblico. Lo strumento necessario per renderla di fatto robusta, strumento affinato in teoria e in pratica dopo l’abbandono della parità aurea convenzionale del dollaro e gli episodi inflazionistici degli anni settanta del secolo scorso, è costituito dallacredibilità e dalla coerenza della politica monetaria delle banche centrali, cui l’emissione di valuta legale è riservata. L’indipendenza di queste istituzioni e il mandato statutario che esse hanno di perseguire la stabilità dei prezzi sono l’elemento di gran lunga più rilevante del ‘nomos’ da cui la ‘nomisma’ prende nome.

Per le banche centrali si tratta di una responsabilità gravosa, importantissima. Se gli esempi di iperinflazione che ho appena citato sono estremi, la mia generazione non può aver dimenticato l’esperienza, meno estrema, di un’inflazione persistentemente alta e variabile, dannosa per il funzionamento ordinato dell’economia, potenzialmente pericolosa per la stessa tenuta della compagine sociale, difficile da debellare una volta che abbia preso l’avvio.

Lasciatemi dunque concludere questa conversazione sottolineando l’importanza di avere presente, quando si discute di politica monetaria, questo quadro di fondo. Nel momento attuale, la percezione del pubblico è forse ancora influenzata da quel periodo abbastanza lungo in cui la politica monetaria, di fronte a eventi eccezionali, è stata eccezionalmente accomodante: tassi tanto bassi non si erano mai visti nella storia dell’euro; la liquidità non era mai stata così abbondante. Gli eventi sono mutati e quel periodo è finito. “Di fronte a una fortissima crisi energetica, l’impatto sui prezzi e la non possibilità di considerarli una tantum, il recupero su redditi e margini è tale che il rischio che [l’inflazione] scappi di mano c’è”, ha spiegato il Governatore Visco in un recente intervento. “I tassi erano molto bassi; li abbiamo portati a un livello di guardia, non direi straordinariamente alto, ma di attenzione”.

“Attenzione”, appunto: sui passi da compiere di volta in volta, vi possono essere, vi sono, legittime discussioni. Anche perché la politica monetaria è tutt’altro che una scienza esatta. Ha molteplici ramificazioni reali e finanziarie; e, se pur si avvale di esperienze consolidate, teorie avanzate e modelli scientificamente sofisticati, deve sempre tenere conto di una realtà in cui la tecnologia dei pagamenti, le preferenze dei detentori di attività finanziarie, il sentimento dei mercati e mille altre variabili si evolvono di continuo. Deve essere pronta ad agire e, se necessario, a correggersi tempestivamente.

Non si dovrebbe però semplificare o drammatizzare troppo il dibattito; tanto meno ricondurre tutto a contrapposizioni geografiche stereotipate. “Falchi” e “colombe”, ammesso che queste etichette abbiano un senso, restano largamente concordi sul fine ultimo: salvaguardare il ruolo intrinsecamente fragile, ma vitale, della moneta fiduciaria.

Rammentiamoci, insomma, che l’oro e l’argento dei nostri tempi sono costituiti dalla prudenza dei banchieri centrali, dalla loro indipendenza costituzionalmente riconosciuta, da quelle preziose materie prime che sono la competenza tecnica, il rigore e, quando occorre, l’umiltà.

 

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