Vabbè, parliamo de Ghismunda…Una novella di Boccaccio proposta in romanesco.

“Quando racconto il Decameron in classe…spesso utilizzo il romanesco”. Così l’autrice presenta il suo delizioso “Cabaret Decameron”. Per gentile concessione proponiamo una delle dodici novelle che compongono la raccolta.

Prima novella della quarta giornata

Reggenza: Filostrato

Tema: Amori dall’esito tragico

Narratrice: Fiammetta (e io)

 

Dunque, Ghismunda è figlia del principe de Salerno, Tancredi, ed è una che cià tutto al posto giusto: il cash, la laurea alla Luiss, le Hogan nell’armadio, la Smart parcheggiata sulle strisce blu col ticket pagato, le amiche che dicono “c’è, tesò, top, pazzesco”, le foto co’ la bocca a culo de gallina su Instagram etc etc etc.

Insomma, ‘na perfetta pariolina a denominazione d’origine controllata.

Cià solo un problema: Ghismy, buon’anima, resta vedova troppo presto, e invece de annà in giro pe Spa, fasse l’iscrizione alla Virgin Active e unisse alla schiera de Milf che coabitano là dentro in cerca de ca… de calorie da smaltire, eh, lei se innamora dell’omo sbagliato.

Ghismy è una che su Tinder avrebbe fatto match col tipo che cià la prima foto col Rolex, la seconda col cavallo da Polo impomatato e la terza a petto nudo in qualche posto esotico a minimo ventitré ore de volo da Roma. D’accordo? Ce siete?

Tutte garanzie indiscutibili de censo, benessere e pensione assicurata. Un po’ come quando ti chiedono la RAL ai Navigli di Milano: «E tu quant’è che guadagni?», ma sotto forma iconografica.

Comunque, Ghismy, invece de mette i like strategici a cadenza diaria, o meglio, settimanale, ai tipi giusti, pensa bene de fidanzasse, così, proprio de punto in bianco, co lo scudiero del padre: Guiscardo (che io me lo immagino tipo il runner de Deliveroo che piotta in bici ansimante e senza luci sulla Prenestina de notte dietro a un autobus, e tu te fai il segno della croce passandogli accanto. Uguale uguale).

Ecco, a lei je piace lui. Anzi, darebbe la vita per lui. Il quale è descritto, del resto, come un gran fregno e anche tanto gentile e tanto onesto, pare.

Il principe Tancredi, noto pe non fasse mai li cazzi sua, pur-troppo, li scopre e non la prende pe niente bene ‘sta cosa dell’amore proletario.

Resta un po’ tipo Andreotti dalla Perego e, dopo averci pensato su, agisce. Un bel giorno chiama Ghismy (che chiaramente non risponde perché è occupata a fasse il gel alle unghie col french e i brillantini), quindi le scrive un WhatsApp: «Viè cqua che non te faccio niente» e poi je fa trovà il cuore del bel Guiscardo su un vassoio, tipo flut col prosecco ai matrimoni.

Del resto, l’onta dell’inferiorità sociale sarebbe stata insanabile.

Ghismy, allora, pur di non trascorrere una vita infelice appresso al padre che le ha tolto l’unica gioia vera sua, decide de annà a guardà le margherite dalla parte del gambo e si spara un par de shot de veleno…tipo io quando mi facevo il rum e pera a Campo de Fiori da ragazzina, ma decisamente più greve.

Il principe Tancredi, solo allora, finalmente si pente amaramente (sto stronzo), e la fa seppellì accanto a Guiscardo.

Poi esordisce: «Ma io l’avevo fatto per il suo bene».

Ecco, a me, mentre spiegavo ‘sta novella in classe l’altro giorno, a questo punto, mi è venuta in mente la scena di The fighter, un bel film su due fratelli pugili, nella quale, a seguito di una lite, uno dice all’altro: «Senti, fratellì, fa ‘na bella cosa, non fare più un cazzo per me».

Ghismunda, non ti scordiamo.

 

 

Scheda

  1. Lavatore, Cabaret Decameron. Una rivisitazione in romanesco di dodici novelle dal capolavoro di Giovanni Boccaccio, Edda Edizioni, 2023.

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