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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Valdobbiadene, politica e prosecco: un binomio di gioia.

Un esempio di come la politica possa essere un ponte tra istituzioni e persone. Un sindaco a dieta e la sua comunità al seguito: una storia di impegno e vicinanza.

Se davvero Vico avesse ragione, insegnando che la storia tende fatalmente a ripetersi, per una volta ce ne sarebbe di esserne contenti. C’è una località che ha tutto da insegnare a questa Italia dove nei tg nazionali, e non solo, i politici addetti ai media hanno sempre un insopportabile lessico da campagna elettorale. 

Sfruttano con ampio squallore i pochi secondi a disposizione davanti ad una telecamera, per ripetere, ossessivamente. messaggi, mandati a memoria, di plauso al proprio partito. 

“Senza spregio del ridicolo” sono patetici scolaretti pronti per la recita, con il tono ostentato di chi è convinto di prendere, come minimo, oltre la sufficienza.

Vale la pena ripetere, ai loro maestri di comunicazione, il suggerimento di cambiare ogni tanto registro prima che il popolo rassegnato li anticipi ogni volta declamando il loro triste ritornello.

A Valdobbiadene è nato Venanzio Fortunato, un santo errabondo e pregiato poeta che aveva tra i carismi quello di curare soprattutto la guida spirituale dei fedeli.

Se fosse giusto ciò che si è letto, nell’antichità il nome del centro era Duplavilis, una biforcazione del Piave, appunto Plavis. Quindi un posto dove occorre saper scegliere che strada imboccare e poi procedere decisi verso la strada intrapresa. Lì si sa bene come fare per affrontare le situazioni senza starci a girare troppo attorno. 

Si tratta di un Comune che evidentemente può vantare geneticamente anche una capacità e una cultura di assorbimento. Lo dice l’aver inglobato senza traumi, un secolo addietro, il Comune di San Pietro di Barbozza, in barba a quelli che non erano d’accordo.

 A Valdobbiadene, che è anche la patria del Prosecco, è accaduto qualcosa di singolare e di esemplare, che andrebbe portato a conoscenza dei troppi che non sanno. Il Sindaco, tal Luciano Fregonese, dopo anni di mandato politico, ha preso atto di essere ingrassato e che è giunto il tempo di perdere la carne di troppo. 

Stare seduto tante ore su una sedia a curare gli affari del suo paese lo ha appesantito e quindi, a difesa della sua salute, si è convinto ad invertire la rotta. Fin qui nulla da portare all’onore delle cronache.  Qualcuno maliziosamente penserà che nella patria del prosecco non si può eccedere in adipe, sarebbe una contraddizione in termini ed una caduta di immagine, ma le cose non stanno così.

Quindi, il Sindaco, una volta alla settimana, oltre alla dieta, si è determinato a dimagrire le forme camminando per un po’ di chilometri lungo le strade e, nel contempo, dare udienza alla sua gente, così continuando il suo mestiere di capo. 

Dall’ufficio alla strada il passo è stato breve e i cittadini non solo hanno accettato di buon grado la proposta del Sindaco ma hanno deciso di sostenere l’iniziativa. 

Sono ora decine di cittadini a scortarlo lungo il percorso, accompagnandolo nel cimento per smaltire centimetri in esubero. Nel mentre, gli si parla e ci si parla. C’è una comunità che si riconosce nella sua istituzione e viceversa. Sparsa la voce, sembra che ora vengano anche da altri territori d’Italia, felicemente compartecipi del cammino settimanale. 

La strada è come un bar all’interno di ogni posto di lavoro. Tra un caffè ed una barzelletta, liberi dal formalismo, si risolvono pratiche e problemi che per solo forma scritta si incaglierebbero all’infinito. “Chi se ne frega” della burocrazia”, si potrebbe mettere in bocca come commento a Fregonese, che è amato dal suo popolo che lo incoraggia appunto alla dieta.

Il Sindaco, del resto, non fa altro che richiamarsi alla esperienza di San Venanzio che patì una grave infermità alla vista. Facendo preghiera di intercessione al suo amato San Martino di Tours, trovò poi la via della guarigione. Pertanto, Venanzio, recuperata la salute degli occhi e volendo rendere grazie, andò fino in Gallia a pregare sulla tomba del suo prodigo Santo di riferimento.

Anche quella del nostro bravo Sindaco è una storia di movimenti, di cammini, di responsabilità di conduzione del suo popolo e di recupero di una sana forma fisica. 

Non a caso i suoi sostenitori avevano preventivamente stretto con lui un singolare patto che consisteva, ad elezione avvenuta, nel suo alleggerimento dei chili in esubero. Una sorta di affettuoso tacito contratto che lo obbligasse a curare il suo sovrappeso. Ti votiamo solo se tu, dopo la tornata elettorale, ci garantisci di bruciare le troppe calorie accumulate.

Si tratta di un gesto che fa, di un luogo, una società di uomini e donne che marciano tutti insieme in bellezza, ciascuno mantenendo il suo ruolo ma senza ostacoli a vivere come una vera comunità. E’ la dimostrazione che sanno brindare con gioia al bene di tutti, mettendo in prima fila quella del loro primo cittadino.

Quella di Valdobbiane è una strada dove non c’è, secondo Fellini, il cattivo Zampanò a farla da padrone ed una Gelsomina a prestarsi come vittima, c’è solo il buon Matto a dare lezioni di un tutti insieme appassionatamente.

Da Valdobbiane nascono in continuazione spumeggianti bollicine per dire, a chi oggi non sa invece drammaticamente mettere in fila un passo, che c’è sempre una strada su cui sperimentare la resurrezione della politica.