In una recente intervista la Ursula von der Leyen mostra i muscoli e fa la parte di Ursus dicendo che l’Ucraina deve diventare un porcospino d’acciaio. Per l’intanto il razzo europeo Spectrum, anche se previsto, precipita nel freddo mare norvegese dopo pochi secondi dal lancio.
Si torna all’antico in versione moderna. Annibale riuscì a far varcare le Alpi a 21 elefanti sbaragliando in guerra l’esercito romano che, prese le misure al nemico, in seguito si rifece con gli interessi. Forse i pachidermi sono astrattamente più semplici da abbattere rispetto ai porcospini, soprattutto se sono d’acciaio. Anche gli elefanti delle guerre puniche erano protetti da rivestimenti di metallo ma evidentemente, appesantiti oltretutto dalle bardature, non fu abbastanza per aver vinta la partita.
L’acciaio è una combinazione di ferro e carbonio e ce n’è di più di un tipo. Ursula avrebbe forse potuto essere più precisa ad esprimersi. Si va infatti dall’acciaio extra dolce a quello extra duro a seconda dell’uso che occorre.
Nervi e cuore saldi e d’acciaio è quello che deve avere il vecchio Continente per gestire la situazione in corso, magari strizzando inconsciamente l’occhiolino al Patto d’Acciaio che nel secolo scorso vide l’alleanza dell’Italia fascista e la Germania di Hitler, comunque una intesa tra due paesi europei.
Si legge che il porcospino è la versione più comune dell’istrice. Ha un conio che può servire in battaglia per confondere l’avversario. Al maschile e al femminile infatti non cambia nome e chi lo fronteggia non sa bene con chi ha a che fare. Nel mentre si interroga, se usare più o meno gentilezza, il rischio è di essere infilzato dai suoi aculei. Par che ci sia addirittura un Ordine cavalleresco che porta il suo emblema.
I Paesi europei, non solo l’Ucraina, potrebbero essere dunque dei porcospini, sperimentando sulla propria pelle il paradosso per cui, se troppi vicini, si pungono, se troppo lontani, soffrono per la distanza e sono più indifesi di fronte alla minaccia.
Per adesso, in presenza di pericolo, si limitano a sfregare i propri aculei emettendo un rumore simile al sonaglio di un serpente. I paesi dell’unione strepitano ogni tanto di parola ma è scarso il timore che ne avverte l’aggressore sulla sua pelle.
Ursula e compagni sono percepiti probabilmente da Trump e Putin con la più mite versione del riccio e ne considerano il letargo storico in cui sono caduti, dando l’agio di essere attaccati senza difese da opporre.
Nella “Eleganza del riccio” una protagonista si finge inerme e sprovvista di fronte al mondo mentre, sapendola assai più lunga, programma scientemente il suo suicidio. Si chiude a riccio per non dare nessuna confidenza all’esterno ma è lucida nel suo iniziale disegno di morte.
C’è da augurarsi che l’eleganza che da sempre distingue l’Europa da qualunque altro continente non la induca alla stessa strategia di fuga dal mondo. Ci vorrebbe un Kakuro Ozu, il personaggio che imprimerà una piega diversa alla storia, a dare una chiave più aderente alla realtà riscoprendo la bellezza della terra che la costituisce.
L’Europa dovrebbe tornare sui banchi di scuola e studiare il celebre verso di Archileo per cui “La volpe sa molte cose ma il riccio ne sa una grande”. La prima si muove su più fronti; è duttile, flessibile e coglie al volo tutti gli elementi dinamici della realtà che la circonda, cambiando piani ed obiettivi a seconda delle circostanze, affidandosi anche al capriccio della fortuna.
Il secondo invece agisce secondo un unico principio ispiratore che dà il senso del loro essere. È determinato e va alla meta con la forza della coerenza senza farsi influenzare dal quadro d’insieme del momento.
I 28 paesi che fanno parte della compagina europea dovrebbero smettere di arricciare il naso smettendo di giocare d’astuzia come se solo la volpe avesse sapienza superiore e vincente, rinunciando a prendere qualcosa di buono anche dal riccio. Devono evitare di cadere in confusione, immaginando di essere fin anche un cervo che “ha i piè d’acciaro a smalto” fuggendo dalle responsabilità delle scelte da farsi.
La sola cosa di cui vi è urgenza è avere convincimenti d’acciaio e trovare la formula che fonda ogni Stato in una lega di valori e di azioni. Kakuro Ozu si è già speso una volta e non tornerà in campo una seconda.
Chissà, forse Ursula avrebbe meglio potuto indicare la testuggine anziché il porcospino. A testuggine si schierava l’esercito romano per proteggersi dai colpi per poi averne la meglio.
Del resto, la nostra familiare tartaruga ha il vanto di una longevità superiore a chiunque altro animale, non ultimi l’orso e l’aquila. Da sempre simboleggia saggezza, esperienza, forza e tenacia. L’importante è non bamboleggiarsi in un fragile zoo di vetro con rischi perenni di possibili frantumazioni. L’Europa è lenta a farsi ma alla lunga potrebbe togliersi la soddisfazione di un ghiotto traguardo.