Dopo Paideia, il monumentale saggio sulla formazione dell’uomo greco, divenuto uno dei cardini della riflessione culturale della nostra epoca, Werner Jaeger ricerca, nella conferenza del 1943 che qui riproponiamo, le radici dell’Umanesimo europeo. E le trova aprendo una via diversa rispetto alla convinzione consolidata secondo cui l’Umanesimo nasce da una rottura rispetto al Medioevo ‘teologico’ e a favore di un ritorno alla classicità centrato su una nuova concezione della natura umana.
È vero, come ricorda qui lo stesso Jaeger, che gli umanisti rinascimentali ammiravano e desideravano far rivivere l’antica cultura della Grecia e di Roma e ritenevano il Medioevo un periodo barbaro che aveva interrotto il progresso della civiltà classica, ma il loro rifiuto era indirizzato principalmente alla forma degenerata della tradizione scolastica, con il risultato di offuscare la grande portata ‘umanistica’ di autori medievali – primo fra tutti san Tommaso, ma anche Dante – che seppero arricchire di universalità il pensiero di Aristotele e di Platone.
Il cristianesimo, fondato sull’Incarnazione, trae da essa la ragione profonda della dignitas hominis, riprendendo il lascito greco della virtù come ‘conversione’ dal mondo dell’illusione sensibile al mondo dell’essere vero e unico che è il bene assoluto e desiderabile.
Lungi dal rappresentare una rottura, il Medioevo emerge dunque come il compimento dell’anelito a quell’«Umanesimo integrale» che, pochi anni prima della conferenza di Jaeger, Maritain aveva così formulato: «L’uomo è chiamato a un destino migliore che a una vita puramente umana». Una lezione di grande respiro, questa di Jaeger, che giunge «come una freccia acuminata» (per usare le parole di Carlo Ossola nella Presentazione) a illuminare i ‘secoli bui’ e far risplendere ancora oggi la loro eredità.
[Qui riproposta è la presentazione curata dall’editore. Per approfondire clicca qui https://www.vitaepensiero.it/scheda-libro/werner-jaeger/umanesimo-e-teologia-9788834351659-394773.html]
Biografia dell’autore
Werner Jaeger (1888-1961), filologo e storico del pensiero antico, è stato una delle voci culturali più alte del XX secolo. Professore in università prestigiose, come Berlino e poi Harvard, ove ha diretto anche l’Institute for Classical Studies, nelle sue ricerche ha sempre sottolineato il valore dello studio dell’antichità per la comprensione del presente. Così accade nella sua opera più nota, Paideia (3 voll., 1933-1945, tradotta in italiano nel 1936-1954), in cui, animato dall’ideale di un umanesimo moderno, delinea la storia del modello greco di cultura e di educazione. Tra i suoi altri innumerevoli lavori, ricordiamo Aristotele (1923, tradotto in italiano nel 1935) e La posizione di Platone nella costruzione della cultura greca (1928, tradotto in italiano nel 1942).