Cos’è stata la Dc e quale traccia ha lasciato nel Paese?

Se ne discuterà domani 20 giugno, al teatro Quirino di Roma. Sarà un dibattito fra “esterni”, come si sarebbe detto ai tempi della Dc. Ortensio Zecchino illustrerà il programma triennale di studi.

Il “Corriere della Sera” di lunedì scorso, 17 giugno, ha dedicato due pagine alla Democrazia cristiana. Due intere pagine, con ricostruzioni, commenti e titoli lusinghieri. Un fatto inaspettato, da anni non accadeva una simile attenzione su un giornale, per di più il “Corriere”, e per questo tanto più gradito. Persuasivo in particolare il titolo di apertura: “Al centro della storia”.

L’occasione è stata la presentazione del convegno che avrà luogo a Roma domani, giovedì 20, al teatro Quirino, come inizio di un programma triennale rievocativo degli ottanta anni dalla nascita di questo partito nel tumultuoso passaggio del dopoguerra dal fascismo alla democrazia, e dalla monarchia alla repubblica.

Perché la cronaca diventi storia è necessario che il tempo scorra, liberando la ricostruzione dei fatti dalle passioni e dalle polemiche del momento che ne alterano la visione. Perciò a ottanta anni dalla nascita, e trenta dalla sua fine, può iniziare un’analisi più obiettiva sulla Dc, superando quella fortunata, ma altrettanto ingiusta battuta di Luigi Pintor, uno dei fondatori del “Manifesto”, che si augurava di “non morire democristiano”.

Nei mesi scorsi un saggio del Mulino, Storia della Democrazia Cristiana, di Guido Formigoni, Paolo Pombeni e Giorgio Vecchio, ha in qualche modo aperto questa nuova fase facendo seguito, e iniziando a sistematizzare, una grande massa di scritti, biografie, memoriali che in questi anni hanno rievocato spontaneamente – dando vita a un inedito e prezioso “scaffale bianco” – circostanze e protagonisti della Dc.

Il convegno del Quirino ha una particolarità: sarà un dibattito fra “esterni”, come si sarebbe detto ai tempi della Democrazia cristiana. A guidarlo sarà Paolo Mieli, e ad animarlo saranno Ernesto Galli della Loggia, Agostino Giovagnoli, Aldo Schiavone, Alberto Melloni e Francesco Bonini. La presentazione del programma triennale di studi sarà di Ortensio Zecchino, la personalità alla quale si deve l’ideazione del progetto e la sua concretizzazione grazie al sostegno delle istituzioni governative che ne hanno riconosciuto la validità.

Non sarà una commemorazione, un volgere lo sguardo al passato, quanto piuttosto un tentativo di comprendere come la Democrazia cristiana sia riuscita per più decenni a costituire il baricentro politico istituzionale del Paese, mantenendone senza incertezze il fondamento democratico. Una lezione tanto più valida per l’oggi.