L’Unione Europea e l’Europa delle Nazioni

Girando il mappamondo tra le mani si comprende quanto il pianeta sia afflitto da una deriva più ricca di incognite che di certezze. Da queste elezioni, l’Europa esce più indebolita e smarrita.

Un fiume di parole ha fatto seguito ai risultati delle elezioni europee: c’è chi si sente rassicurato dalla possibile riedizione di una Commissione a guida Ursula Von Der Leyen e imperniata sul Ppe e le alleanze che saranno fattibili, chi è rimasto scioccato dai risultati in Francia e in Germania dove rispettivamente Macron è stato surclassato dal Rassemblement National e Scholz è rimasto annichilito dalla duplice avanzata della Cdu (e fin qui il dato ha un prevalente significato di politica interna) e da Alternative für Deutschland (Afd), partito di estrema destra e xenofobo, ora alla ricerca di intese con analoghi movimenti più o meno emergenti in altri Paesi. 

Due schiaffoni ai quali chi “le ha prese” ha reagito in modo diverso: Macron ha sciolto l’Assemblea Nazionale e indetto nuove elezioni a breve termine, pur ribadendo di non essere intenzionato a dimettersi da Capo dello Stato. Certamente non basteranno i voti di Mélenchon (che ha rotto con Putin) né quelli del movimento centrista emergente – quel Place publique di Raphael Glucksmann, anche perché il movimento gollista dei Républicains guidato da Eric Ciotti (che non è parente del nostro Don Luigi, fondatore di Libera) ha clamorosamente anticipato l’appoggio al Rassemblement della Le Pen (da cui sembra invece voler prendere le distanze Marion Maréchal,  che di Marine Le Pen è la nipote oltre che capolista del partito di Eric Zemmour, Reconquète). 

Inutile sottolineare che lo sconquasso provocato dai risultati elettorali citati – stavolta l’Italia ne è fuori perché il Governo è stato rinsaldato dal voto –  a cui vanno almeno aggiunti gli 8 punti percentuali persi da Orbán e l’avanzata galoppante delle destre in Austria, creano una situazione confusa e piena di contraddizioni. Ne sarà ben lieto il Cremlino che ha fatto tutto il possibile per condizionare il voto attraverso infiltrazioni di disinformazione e fake news giornalistiche e informatiche mirate a disorientare gli elettori, oltre al libro paga sempre aperto per chi vuole creare scompiglio e indebolimento rispetto alla lontana prospettiva di un’Europa unita per davvero. 

Vorrei brevemente soffermarmi su due punti: il primo riguarda l’astensionismo la cui percentuale ha superato quella dei votanti. Ci si interroga sulle motivazioni, questa volta il dato non è solo italiano, ma le risposte sono quelle di sempre: sfiducia nei partiti e nelle istituzioni, incapaci di gestire i problemi latenti, come economia, lavoro, immigrazione, casa, difesa. La disaffezione verso la politica è speculare alla gravità della situazione internazionale, con particolare riferimento ai conflitti bellici in atto, in particolare Ucraina e Palestina: il mondo è una polveriera e tutto sembra allargarsi a macchia d’olio, il contesto non coinvolge solo il futuro dell’Europa, sullo sfondo ci sono le presidenziali Usa di novembre, la Cina sorniona ma con i cannoni puntati su Taiwan, l’India che non aderisce alla transizione ecologica ed energetica, l’Africa che Putin sta colonizzando a partire dal Niger. 

Girando il mappamondo tra le mani si comprende quanto il pianeta sia afflitto da una deriva più ricca di incognite che di certezze. Tutte le forze politiche elette nel Parlamento Europeo hanno mire, obiettivi e strategie difficilmente ricomponibili in una prospettiva unitaria e convincente. L’impressione è che se la metà degli elettori è stata a casa, il futuro sarà incertissimo e il vecchio continente diventerà sempre più concretamente un boccone ghiotto per lupi mannari. In nome di pace, libertà e democrazia anche molti di coloro che sono andati al voto da protagonisti attivi, oltre che da semplici elettori, non abbiano la minima cognizione dell’esistente e dei suoi pericoli. Salvo aver fatto patti con il diavolo. Per questo temo che il nuovo Parlamento europeo si occuperà più di veti, divieti e obblighi burocratici, di canne fumarie, risanamenti edilizi, conformità degli autovelox, validità delle patenti e carne sintetica. 

Sullo sfondo resta dunque il secondo aspetto che colgo dal voto. Quello di una Europa dove si rafforzeranno i nazionalismi perché inevitabilmente per una Nazione l’esser parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (con diritto di veto) e ventilare l’ipotesi di scioglimento della Nato sono due temi che implicano scelte dirimenti. Le menti sono confuse e per chi voleva un rafforzamento della politica unitarie dell’Ue, si è persa l’occasione di salire sui mezzi in transito: il treno, l’autobus e pure il tramvai. Con la Francia e la Germania – i due pilastri storici dell’Europa – l’Ue e il suo parlamento conteranno meno di quello che in questi contesti nazionali verrà deciso. Insomma un’Europa debole e indebolita: disatteso il pericolo della via della seta, ora s’avanza il cirillico.