Alla fine si è alzato o e caduto il sipario, ma fa lo stesso. Il Ministro Sangiuliano ha avuto il coraggio di confessare pubblicamente un momento di debolezza ed una relazione sentimentale con Maria Rosaria Boccia di Pompei.
Il fuoco del Vesuvio ha quindi arso le speranze di poter gestire la situazione con discrezione ed ha messo tutto in piazza. L’eruzione di un tradimento ha portato allo scoperto una faccenda che il Ministro avrebbe preferito restasse nascosto sotto la cenere per millenni.
Il punto di interesse non è se la sua amante abbia approfittato delle casse pubbliche per le sue missioni di accompagno all’uomo caduto in tentazione. E’ un tema su cui si sta accanendo squallidamente l’opposizione, indaffarata a capire se la donna sia stata improvvidamente omaggiata di qualcosa.
In una storia tutta sbagliata la televisione nazionale ha quindi regalato, dopo il telegiornale della sera, una intervista a Sangiuliano, come si trattasse di spiegare agli italiani lo scoppio o meno di un conflitto di guerra. Il fatto in se stesso non merita l’enfasi che gli si è dato. D’estate in genere si è a corto di notizie succose ed allora tutto fa brodo.
Ne è venuto fuori un qualcosa tra le “Relazioni pericolose”, il romanzo di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, ed il film “Attrazione fatale”, dove il protagonista, uomo di successo, viene stalkerato dalla sua amante che smetterà la persecuzione solo quando verrà uccisa dalla moglie dell’uomo.
Da queste confessioni di un italiano di rilievo sembra di aver compreso che la Boccia si sia occupata solo di questioni marginali, come ad esempio ragionare sulla definizione di un menù da proporre ad eventi di carattere istituzionale e forse poco di altro.
Pare che il momento di passione, andato fuori margine di ogni convenienza, sia durato un paio di mesi o poco ancora. Tutto si è bruciato in poco tempo, al pari di un gustoso sugo lasciato eccessivamente a lungo sulla fiamma troppo impetuosa dei fornelli. Questo, a dirla per il vero, rattrista ancor più.
Non si è compromessa la propria vita affettiva per qualcosa di importante, che abbia semmai giustificato l’aver fatto saltare il tavolo dei propri consolidati assetti familiari. Al contrario, siamo di fronte ad una scappatella consumata con una persona avvezza a registrare e filmare ogni passaggio dei giorni in cui si è sentita investita di un ruolo.
“Se non puoi essere casto, sii almeno cauto” è un vecchio adagio che converrebbe sempre aver presente.
Sangiuliano ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente la propria debolezza e questo gli fa onore. Ha chiesto scusa alla moglie, cadendo in un momento di commozione di chi vuole pagare ogni prezzo pur di uscire da un incubo che lo perseguita.
In questo modo, forse, spera anche non ci sia più la possibilità di alimentare un conflitto, ribattendo colpo su colpo contro la Boccia, ora finalmente all’altare della cronaca.
La donna in questione ha attaccato in qualche modo le istituzioni con stile opposto ad Anonymus. L’impressione che se ne ricava è la preoccupazione di non cadere nel dimenticatoio di chi non conta nulla. Sappia che della Lewinsky nessuno più di fatto ormai se ne cura. Giusto o sbagliato che sia, le è rimasta addosso una fama non proprio onorabile. È supponibile che difficilmente da oggi in poi la Boccia troverà altro credito nel mondo pubblico.
Ci sarà forse da aspettarsi nuove pubblicazioni, piccanti sbandieramenti su ciò che accaduto nel tempo dell’amore. Qualche ghiotta anticipazione già c’è stata.
La donna a bocce ferme non sa stare; ha bocciato la dichiarazione di Sangiuliano ed ha tirato fuori la storia di possibili ricatti ai danni del suo Ministro per aver favorito chissà chi. Nulla di scandaloso. Fuori da ogni ipocrisia, la politica è piena di cortesie e di attenzioni verso il prossimo. Chi si scalda a tal proposito vive nel paese delle meraviglie che non ha aderenza con la realtà.
Ricatto è una strana parola, basta una consonante, una anonima “S” per cambiare il senso delle cose. Il riscatto suona di recupero, di una inversione di tendenza che speriamo trovi riscontro nello squallore della faccenda che si commenta.
Altro ancora è possibile verrà fuori ma da oggi, Sangiuliano potrà però difendersi senza più prudenze ed esitazioni, libero di agire come riterrà più opportuno contro un’amante, se ben si si comprende, con molte aspettative di primeggiare in prima fila ad ogni costo.
Per questo, Sangiuliano, piuttosto che ostinarsi a dimostrare se siano stati spesi soldi pubblici a sostegno delle trasferte della sua ammaliatrice, dovrebbe subito dimettersi, sua sponte, irrevocabilmente.
Talvolta occorre saper giocare d’anticipo e non di rimessa. Fino ad ora la sua scelta dei tempi non ha pagato. Sbatti il mostro in prima pagina è l’esercizio che Sangiuliano deve evitare. Smetta di fare il Ministro e torni, quando potrà, a fare il suo mestiere di giornalista che gli riesce senza dubbio meglio.
Non più da Ministro della Repubblica, ma da uomo privo di incarichi condizionanti, sarebbe libero di dedicarsi a recuperare un matrimonio messo evidentemente in crisi.
Sarebbe libero di cadere nel dimenticatoio dell’opinione pubblica, senza invece attendere che la Meloni gli chieda magari tra qualche giorno il passo indietro a cui lui immediatamente ha promesso di dare, in quel caso, certamente esito.
Nel corso della intervista ansiosamente ha sfogliato tra le mani i documenti che comprovano la sua versione dei fatti. Ne è emersa una ansia di prestazione, un desiderio di immediata riabilitazione che ci può essere solo se si togliesse di mezzo, se si affrancasse dalla zavorra del suo ruolo pubblico che continuerebbe a solleticare la voglia di notorietà della sua controparte.
Non è primaria una questione di morale, di un uomo pubblico da mettere all’indice per questioni di tradimento, per un decoro appannato. E’ rimproverabile certamente per mancanza di accortezza politica e per questo ha ammesso il suo errore e non va messo in croce.
Dimettersi corrisponderebbe piuttosto all’esigenza di poter avere il tempo a disposizione per smaltire la sbornia e ritrovare la lucidità che occorre per ciò che nella vita davvero conta.
A sua volta l’opposizione politica dovrebbe smettere di chiedere la sua testa dimenticando gli stessi trascorsi di simili assenze di avvedutezza.
Scriveva Choderlos de Laclos che “il tempo porta sempre la verità. Peccato che non la porti sempre in tempo”.
A Sangiuliano occorre tutto il tempo possibile per rimettere sui binari la sua vita. Così smetterà di essere sulla gogna pubblica per un prezzo che ha dimostrato già di aver saputo coraggiosamente pagare con l’ammissione della sua colpa.
A suo modo ha dolorosamente sgusciato la sua spada incagliata nella roccia o nella boccia. Ora potrà difendersi, non ultima, anche con l’arma finalmente del silenzio o dell’oblio.
Talvolta un consiglio può tornare utile.