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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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La terra stanca: invito alla responsabilità nelle parole di Mons. Delpini.

L’elogio alla terra non si ferma alla denuncia dello sfruttamento perpetrato ai suoi danni: piuttosto propone a ciascuno di noi, nel quadro della ricerca del bene comune, di ritrovare il senso dell’essenziale,

Non si può dire che lungo la traiettoria tracciata dalla “Settimana Sociale” di Trieste non s’incontrino testimonianze e suggestioni importanti, tali da rendere l’universo cattolico sempre più aperto alla comprensione delle attese e delle speranze del nostro tempo.

Nel suo recente discorso alla città, Mons. Mario Delpini offre l’invito a riflettere su un mondo che troppo spesso dimentica il proprio legame con la terra. “Lasciate riposare la terra” non è solo un monito ecologico, ma un appello spirituale a ritrovare il rispetto per i cicli naturali, il valore della sobrietà e il senso del limite.

Delpini intreccia osservazioni acute sulla crisi ambientale e sociale con riferimenti scritturali e teologici: il riposo della terra non è solo una pratica di sostenibilità, ma una scelta etica e spirituale. Non si può sempre pretendere dalla terra e dagli altri il massimo rendimento”, ammonisce, richiamando tutti a un senso di giustizia verso il creato e verso i più fragili.

Parlando a una Milano frenetica, simbolo di un modello economico che spesso consuma più di quanto rigenera, il vescovo non si limita a un richiamo generico, ma entra nel cuore delle contraddizioni politiche e sociali. “Che cosa risponderanno coloro che governano alle domande dei giovani, alle invocazioni dei poveri, al grido della terra?”, chiede senza mezzi termini, scuotendo le coscienze. È una provocazione scomoda, un vero pugno nello stomaco per chi gestisce il potere e per chi ne subisce passivamente le conseguenze.

Il suo intervento va ben oltre l’ambientalismo di maniera: è un appello alla responsabilità collettiva, una diretta sollecitazione a ripensare l’economia, oggi dominata dall’iperefficenza, per conciliare sviluppo e giustizia sociale. Non è retorica, ma un’esortazione a fare scelte coraggiose e a invertire la rotta di un sistema che calpesta i deboli. La terra stanca e sfruttata è un’immagine potente di una società che si è smarrita.

Il linguaggio di Delpini è delicato nella forma ma incisivo nella sostanza, capace di ispirare riflessioni approfondite. Il suo elogio alla terra, però, non si ferma alla denuncia dello sfruttamento perpetrato ai suoi danni: piuttosto propone a ciascuno di noi, nel quadro della ricerca del bene comune, di ritrovare il senso del limite e dell’essenziale, custodendo il creato come luogo di incontro e di armonia.

 

 

Per cogliere tutta la ricchezza di queste riflessioni, consiglio vivamente la lettura integrale del testo, disponibile sul sito della Diocesi di Milano (qui in allegato)

 

https://www.chiesadimilano.it/cms/documenti-del-vescovo/mario-delpini-documenti-del-vescovo/discorsi-alla-citta-mario-delpini-documenti-del-vescovo/lasciate-riposare-la-terra-2822543.html