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sabato, Febbraio 22, 2025
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L’Occidente tra il fondo del mare e il buio del cielo

Che sia sul fondo del mare o nell’antro buio del cielo, sul nostro pianeta le cose non girano affatto per un buon verso. C’è un Dio che ha fretta ma non sa ancora per cosa.

Quella attuale è una storia che va presa a favore di vento o con le pinze, ciascuno faccia come meglio crede. L’America ancora una volta anticipa i tempi e propone modelli con la arroganza o la determinazione di chi è abituato a dettare le regole del gioco. Quando poi si alza dal tavolo per andarsene, gli altri non sanno poi come tirare avanti. La tensione aumenta quando il sospetto è quello che si tratti di un angoscioso canto del cigno e che l’abbandono sia pressoché definitivo e non proprio per libera scelta.

La SS United States è un transatlantico che con i suoi 43 nodi di punta ha stracciato ogni record e con la sua struttura di alluminio ha illuminato la soddisfazione dell’esercito USA che ci ha messo sopra il 70% delle spese per mettere in piedi uno scafo che all’occorrenza, oltre a fare traffico civile, potesse essere utilizzato a scopi militari. L’intento è che potesse, in caso di necessità, trasportare velocemente una truppa di 14.000 uomini da un continente all’altro, solcando le onde dell’Atlantico e del Pacifico.  Ferma dal 1996, ora è in rotta per la Florida, per essere affondata nel mare di fronte la Contea di Okaloosa. L’idea è di creare con le sue lamiere una barriera corallina artificiale che possa essere una attrazione turistica. I cirripedi che nel tempo la rivestiranno faranno il resto.

È il colpo di coda di chi vede affondare il proprio prestigio nel mondo e urla di essere ancora saldo al timone di comando o è la conferma di una leadership ancora seducente e per molti insopportabile ma la cui assenza creerebbe un panico tutto da sperimentare. In tanti passeggiano per Via dei Malcontenti del mondo, la via percorsa un tempo dai condannati alla forca, e avvertono l’oppressione di una leadership che si fa a tratti soffocante ed anche di salvezza, non essendo del resto in grado di respirare senza ausilio della superpotenza USA.

Okallosa par che sia è un termine indiano che indica sia un “bel posto” che “acqua nera”. Di nuovo c’è una doppia valenza di piacevolezza o di tenebra. Si respira un’aria di mezzo gaudio e nuove vittorie e quella, al contrario, di fine impero, di un graffio da lasciare a memoria di un dominio che fu. Forse non casualmente i cirripedi sono dei molluschi o, si legge, più tecnicamente, sono una infraclasse di crostacei appartenenti alla sottoclasse dei Thecostraca. Insomma non roba da prima fila quanto piuttosto di rincalzo. Siamo in un’epoca di scarse preziosità. L’America dei record sembra declinare verso il basso, piegarsi verso un baratro, facendo dei suoi resti un tour per provetti subacquei per il commento divertito dei posteri, precipitando la sua reputazione nell’abisso dell’incomprensione e del ingiusto. 

“A poco a poco declina l’amore” scriveva Ovidio ne Le Metamorfosi, a poco a poco declina un modello di riferimento per lasciare spazio solo alla forza muscolare che con il prestigio non ha nulla a che fare. Intanto il resto dell’Occidente annaspa in attesa di un nocchiero che non c’è, lasciando i naviganti al capriccio del fato. Ha smarrito il bagliore della sua bianca galassia per camminare su sentieri sconosciuti e ricchi di insidie. 

Sembra peraltro che oggi il buco nero al centro della Via Lattea sia più che mai scatenato, ingurgitando tutto quanto gli capiti a tiro. Ha per nome Sagittarius A* e tende le sue frecce colpendo al cuore un miscuglio di Stati che, al pari della città di Babele, non sono in grado di mettere in piedi nulla in comune che li distingua. A meno che non si ravvedano per tempo, cadranno tutti in una gola oscura che ne farà polvere di scarto, nessun contributo alla via della luce di cui facevano parte.

Che sia sul fondo del mare o nell’antro buio del cielo, sul nostro pianeta le cose non girano affatto per un buon verso. Sullo sfondo c’è un Dio interdetto, indeciso se intervenire per misericordia su una terra senza amore o, pedagogicamente, lasciare che tutto vada alla malora perché solo in questo modo l’umanità si ravveda. È un Dio continuamente spiazzato. Ogni giorno le sue creature ne combinano una nuova ed imprevedibile. La via Lattea gronda sangue più della via Crucis e la speranza di resurrezione è tutta affidata all’abitudine al male ed alla noia che ne proveranno gli uomini. Solo per questo, non per altro, forse invertiranno la corsa. C’è un Dio che ha fretta ma non sa ancora per cosa.