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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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L’ombra della mafia sul Comune di Bari: Decaro reagisce male.

“È un atto gravissimo, scrive il sindaco su Fb, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni”.

Con l’accesso ispettivo disposto dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si attiva la procedura che può concludersi a breve con lo scioglimento del Comune di Bari. 

È un fatto gravissimo? Certo, e lo è per tanti motivi, in primis perché mette sotto la lente d’ingrandimento per ipotizzate infiltrazioni della criminalità organizzata l’attività amministrativa di una città importante, capoluogo di regione e simbolo del “buongoverno” della sinistra nel Mezzogiorno. 

Decaro ha reagito con durezza, ma nella foga della risposta ha “politicizzato” una vicenda che deve restare, per quanto possibile, fuori dalla dialettica tra maggioranza e opposizioni. Se il Ministro dell’Interno s’è determinato ad agire con un provvedimento mai prima assunto a ridosso delle elezioni – a giugno si voterà per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio comunale – si dovrebbe dedurre che le informazioni o meglio le denunce raccolte finora non siano proprio insignificanti. 

Per questo il Sindaco, usando parole grosse, tanto grosse da lasciar trasparire una certa mancanza di autocontrollo, ha spalancato le porte a un pericoloso conflitto che mette in dubbio la neutralità di un’amministrazione solitamente attenta e scrupolosa come quella del Ministero dell’Interno. C’è da augurarsi pertanto che cessi l’ardore della polemica e subentri il rispetto di operazioni certamente dolorose, ma pur sempre dettate da norme e criteri al di sopra o al di fuori della lotta politica contingente.

 

Di seguito il post di Decaro pubblicato su Fb

Oggi (ieri per chi legge, ndr) è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. 

Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune. 

L’atto – come un meccanismo a orologeria – segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra. 

Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: “l’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale. 

È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita. 

È giusto che si sappia che negli scorsi giorni mi è stato richiesto di raccogliere tutte le attività svolte dal Comune di Bari contro la criminalità organizzata. 

Bene, è stato consegnato al Prefetto alle 12.00 di ieri, un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni. 

È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. 

A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città. 

Fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. 

Non starò zitto. 

Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città. 

P.S.: se gli uffici del Ministero non hanno ritenuto di leggere le carte che ho consegnato, le farò leggere ai cittadini. E come ho sempre fatto, lascerò che siano loro a giudicare.