In Polonia, dunque, seppur con poco scarto, hanno eletto Presidente della Repubblica Karol Nawroki, esponente della destra nazionalista, noto per le sue posizioni filo russe e anti europee, nemico acerrimo del Primo Ministro Tusk, uno degli uomini di punta del Partito Popolare Europeo.
Questo fatto – oltre che sulla sempre più fragile situazione dell’Unione Europea nel disordine mondiale – dovrebbe farci riflettere anche su un altro aspetto, che ci interpella da vicino.
La distonia italiana nel PPE
In quasi tutta Europa i Partiti aderenti al PPE, pur con sfumature diverse, stanno cercando (talvolta vincendo come in Germania, talvolta perdendo come nelle presidenziali in Polonia) di contrastare con forza l’avanzata della Destra.
E in Italia, Paese Fondatore dell’Unione?
In Italia, invece, tutti i Partiti aderenti (fatta eccezione – se non sbaglio – di Base Popolare, recentemente ammessa come membro del PPE) fanno parte organica di una alleanza politica che comprende, in maniera integrale e sostanziale, le formazioni della Destra, ivi comprese quelle dichiaratamente anti europee, nazionaliste e filo russe.
Dubito che esista in natura lo spazio politico per un “centro” alleato con la Destra. Men che meno in Italia e men che meno oggi.
Aveva ragione Gabriel Valdes, grande leader della Democrazia Cristiana cilena: “se vinci con la Destra, è la Destra che vince”.
Ma se qualcuno invece ci crede, deve spiegare questa assoluta distonia tra le scelte politiche dei partiti aderenti al PPE nel resto dell’Europa e la situazione italiana.
E non può bastare la rivendicazione di una funzione “moderatrice”. Questa Destra non si può “moderare”, come si dimostra ogni giorno: si può solo avversare.
Una diaspora da ricomporre
Penso che la situazione italiana – derivante da una abiura che il popolarismo italiano ha compiuto da molti anni rispetto ai suoi doveri di pensiero e di presenza politicamente organizzata – richieda urgentemente una iniziativa coraggiosa, per corrispondere ad una domanda politica che da tempo in Italia non trova rappresentanza.
Cosa vogliamo ancora aspettare per decidere che le tante iniziative locali e nazionali nate, anche con sensibilità nuove, nel vasto mondo del vero popolarismo (quello che non ha dimenticato i valori costituzionali ed il monito degasperiano del confine invalicabile a destra) ricerchino una piattaforma politica comune, oltre ogni pretesa nostalgica o di piccolo orticello, aperta alla cooperazione con altri soggetti politici che hanno posizioni vicine alle loro?
Non c’è più tempo da perdere
Pensiamo forse che nel tempo dei tamburi di guerra che purtroppo stanno di nuovo rullando; di fronte a questa crisi profonda della Democrazia e dell’Europa; davanti alla avanzata in tutto il Mondo di una Destra che propugna valori esattamente opposti a quelli dell’intera nostra tradizione culturale e politica, possiamo salvarci la coscienza solo con qualche pur importante iniziativa “pre politica”; con banali e già visti tatticismi di posizionamento; oppure perdendo tempo nella morsa del dilemma se fare una battaglia dentro il PD o lavorare per un soggetto politico che oggi manca e senza del quale (Pd o non PD; Campo largo o non Campo largo) la Destra non si fermerà?
“Questo è il tempo che ci è dato di vivere, con tutte le sue difficoltà ” ci ricorderebbe oggi, di nuovo, Aldo Moro, esortandoci a fare coscienza che non possiamo pensare “saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani”.
Non lo possono pensare i tanti popolari di base oggi partiticamente “apolidi”.
Non lo può pensare chi ha l’ambizione, il dovere e la possibilità di far parte di una leadership condivisa e non personalistica, che assuma la responsabilità di indicare da subito un orizzonte politico ed organizzativo e le tappe di un possibile percorso.
Il tempo è adesso.