Piccoli appunti a seguito della relazione di Walter Tocci. Quanto vale la riproposizione, in questa cornice commemorativa, del progetto di smantellamento di Via dei Fori Imperiali?
Il ricordo di Luigi Petroselli a 40 anni dalla morte ha trovato ieri nella relazione di Walter Tocci una tessitura di grande pregio ed equilibrio. Il primo sindaco comunista – due anni prima Giulio Argan, insigne studioso, arrivava da indipendente alla guida del Campidoglio – rimane indubbiamente una figura centrale nel cuore della sinistra romana. Questo legame profondo merita rispetto e considerazione, anche se non autorizza, come sempre nelle ricostruzioni storiche, lo scivolamento nella retorica più o meno esplicita.
Si dice che Petroselli fosse un uomo del dialogo, ma in tempi ancora ruvidi, con il quadro della solidarietà nazionale in fase di rapido esaurimento dopo l’eliminazione di Moro, la sua politica non contemplava (a sufficienza) quell’afflato di civile apertura al mondo democristiano. Bisogna essere chiari su questo punto, per non inciampare in rappresentazioni schematiche. Quando infatti Giuseppe Pullara, proprio in apertura di cerimonia, rammentava come nell’Aula Giulio Cesare fosse riscontrabile all’epoca uno stile composto, mai corroso dalla esasperazione di toni e giudizi, ha dato la spiegazione più brillante e al tempo stesso più riduttiva: la stima che circondava Petroselli si traduceva in una certa gravitas nei lavori dell’Assemblea. Ora, questo è vero, ma Pullara non ha messo in luce l’impegno che qualificò, sia in termini di forma che di sostanza politica, il gruppo dirigente democristiano. Ci fu in quegli anni un’opposizione diversa, fuori dagli stereotipi della demagogia e – diremmo con linguaggio attuale – del populismo.
La storia andrebbe letta e proposta con più serenità, aggiungendo ricchezza di analisi, per vedere con occhio più attento la complessità di alcuni fenomeni. Tra questi, per giusta memoria, rientra la svolta della finanza locale che assicurò risorse abbondanti ai comuni nella seconda metà degli anni ‘70. Senza quell’operazione coraggiosa – e molto costosa per l’erario – Argan e Petroselli non avrebbero potuto attivare la politica di sviluppo dei servizi sociali (asili nido, centri anziani, assistenza) che cambiò il volto di Roma. Neanche la mitica Estate Romana avrebbe conosciuto quella straordinaria fioritura che le cronache attribuiscono sic et sempliciter al genio di Nicolini, l’assessore alla cultura di quel periodo.
Tocci, in ogni caso, ha colto la palla al balzo per andare oltre la pura commemorazione. Si è riallacciato a Petroselli per parlare dei Fori, ovvero per rilanciare l’ipotesi di smantellamento della grande via che li attraversa, si dice inutilmente. Sì, per Tocci è inutile ormai conservare un monumento del Novecento che non assolve più ad alcuna “funzione vitale” (con il completamento della metro c non servirà neppure alla circolazione dei mezzi pubblici). Il ritorno al progetto di unificazione dei Fori, insieme allo sviluppo del Parco dell’Appia Antica, appare dunque – oggi come ieri – un grande disegno per l’avvenire,
È chiaro che questo discorso, svolto per giunta alla presenza del candidato sindaco Roberto Gualtieri, è destinato a rianimare la disputa sul significato e il valore di Via dei Fori Imperiali, realizzata (questo si sa) dal fascismo ma ideata (questo invece non si sa) negli anni ‘50 dell’Ottocento, ancora sotto lo Stato Pontificio. Tocci invita a riconsiderare un progetto che non può e non deve essere incasellato, a suo dire, nello schema delle antiche dispute ideologiche tra destra e sinistra. Ha ragione, certamente, sebbene egli stesso un po’ accarezzi senza volerlo il formulario di quelle dispute quando sorvola con troppa disinvoltura sulle obiezioni che molti uomini di cultura hanno espresso, non per nostalgia del passato o auto seduzione di fronte a un’opera del Regime, bensì per la rigorosa verifica di ciò che rappresentava e ancora rappresenta il percorso stradale nel quadro della stessa fruibilità visiva di uno spettacolare paesaggio archeologico, unico al mondo.
In fondo, anche Petroselli nutrì qualche dubbio sulla opportunità di cancellare la strada, tant’è che finora è rimasta integra nell’attesa di possibili evoluzioni. È bene allora che di quei dubbi si faccia tesoro noi tutti – e in primo luogo spetta a Roberto Gualtieri, presente alla commemorazione, farlo con intelligenza – non per bloccare il confronto, bensì per renderlo ancora più autentico e incisivo. Nell’interesse di Roma.
Registrazione dibattito (Radio Radicale)
https://www.radioradicale.it/scheda/649354/petroselli-il-pci-e-roma