Forse ai giorni nostri, come e più che nel 1989, si avverte la sersazione di una accelerazione della storia di portata epocale. Allora veniva meno la divisione bipolare del mondo con la fine del centro del “socialismo reale”, l’Unione Sovietica. Un processo avvenuto prevalentemente in maniera incruenta, sebbene accompagnato dalle tremende guerre balcaniche e caucasiche.
Questa volta i cambiamenti di equilibri investono il mondo intero, l’Occidente collettivo col suo “miliardo d’oro”, i Brics che rappresentano oltre il 40 per cento della popolazione mondiale, e il resto del pianeta. In gioco vi è il sistema di governo del mondo con due visioni che sembrano inconciliabili, quella unipolare e quella multipolare. Il sistema unipolare, che ha cercato di imporsi dopo la fine del sistema bipolare Usa-Urss, più per opera di potenti circoli privati che per volontà del popolo americano, dopo aver prodotto un trentennio di guerre nell’area MENA, tra Medio Oriente e Nord Africa, sembra esser giunto al capolinea.
In questo secolo non pare più in grado di raccogliere il consenso degli altri blocchi economici e geopolitici. La tentazione di difenderlo con la guerra potrebbe avere un prezzo ben superiore a quello che stiamo già pagando per l’invasione russa dell’Ucraina. Non si può sapere che piega prenderanno gli avvenimenti, sperando che, parafrasando Churchill, la Storia non insista a provare tutte le vie sbagliate prima di imboccare quella giusta. Una cosa però sembra almeno da doversi metter in conto per il futuro: nei prossimi anni, al massimo entro un paio di decenni, per via politica o, Dio non voglia, con altri mezzi, si assisterà all’esaurimento di un ciclo storico apertosi con la fine della seconda guerra mondiale e all’inizio di un nuovo ciclo storico caratterizzato dalla presenza di molteplici soggetti sulla scena mondiale.
In questa prospettiva appare straordinariamente lungimirante l’invito di Guido Bodrato, che l’altro ieri ha compiuto 90 anni e a cui rinnoviamo i nostri affettuosi auguri, di ripartire dalla cultura per affrontare questo nuovo ciclo storico nel quale, egli ci avverte, rinascerà la politica. Credo che più di altri i Popolari debbano riconoscersi in questo invito. L’Italia dove ormai la maggioranza dei cittadini diserta le urne, la Francia in clima prerivoluzionario, la Germania in forte declino economico, gli Stati Uniti e Israele scossi da profondissime divisioni interne, tutto l’Occidente anela alla rinascita della politica e del pluralismo al posto dell’attuale oligarchia degli ambienti di Davos, dei tecnocrati, di alcuni fra i giganti tecnologici, del pensiero unico imposto da una ristrettissima minoranza di potenti.
In Italia la sinistra con la Schlein sembra invece aver scelto di legare il proprio destino in tutto e per tutto a un universo destinato a scomparire negli anni a venire. Visti gli attuali trend internazionali, tra qualche decennio, o forse anche prima, potrebbe rimanere ben poco di tutta la costruzione radicale, transumanista, gender, politically correct, unipolarista che spadroneggia in Occidente in modo sempre meno compatibile con il pluralismo, con la ragione e financo con il semplice buonsenso. Per i cattolici democratici e popolari in tali delicate fasi di cambio d’epoca la preoccupazione di stare dalla parte “giusta” della storia (come seppero fare negli anni venti e trenta del Novecento e poi con De Gasperi) non potrà che precedere e fare da cornice alle grandi scelte politiche e programmatiche.