Visti dalla Francia, i nostri anni di piombo non meritano la giustizia.

Bloccata a Parigi l’estradizione dei terroristi italiani, in ambito politico è mancata una giusta reazione. Eppure, quando si pensa al sangue degli innocenti non c’è acqua che possa passare.

“Era già tutto previsto”, cantava Cocciante che è, per parte di madre, di sangue francese e di certe cose ne intuiva in anticipo gli esiti.
In Francia si è deciso che i terroristi responsabili dei nostri anni di piombo non debbano conoscere le nostre patrie galere. Ormai si sono rifatti una vita e sarebbe un peccato sciupargliela.
In Italia ci sarebbe un sistema di giustizia da ultimo mondo, senza le necessarie garanzie per quelli riconosciuti responsabili di omicidi per lotta armata, niente insomma di speciale. Per questo non possono essere prese per buone le condanne a loro destinate.

Oltralpe ne hanno fatta, nuovamente, una di più di Carlo in Francia.
Appena un paio di giorni fa il Guardasigilli Dupond-Moretti ha dichiarato ormai passate le tensioni tra i due Stati cugini, rimarcando l’alleanza tra la grande democrazia italiana e quella francese; solo che, della prima, se ne è messa alla gogna invece, un attimo dopo, la giustizia.
Si apriranno a stento per qualche ora dibattiti su chi abbia storicamente ragione o torto, ma alla fine le parole non sposteranno di una virgola i fatti.
Forse, sul punto, l’Europa avrebbe dovere di dire qualcosa, chiamata alla sua responsabilità di disciplinare la vita dei suoi abitanti, oltre la sua attenzione in merito alla lunghezza accettabile delle zucchine da mettere sul mercato.

Se le dimensioni contano, dovrebbe suonar di scandalo anche il singolare disconoscimento di un sistema di giustizia vigente in uno Stato, messo alla berlina da parte di un altro che apparterrebbe, almeno in teoria, alla stessa comunità di persone.
Si potrebbe essere curiosi di leggere gli eventuali commenti della stampa estera, compresi quelli dei governi, riguardo allo schiaffo in faccia che abbiamo ricevuto. Più verosimilmente fuori dai nostri confini “non c’è emozione, non c’è tensione, nessun dolore”, quindi nessun grido di protesta si leverà né in alto né in basso.
Nel nostro recinto italico, almeno nelle prime ore, non è mancato, al contrario, il pronto grido di “Sinistra ecologista” che si è immediatamente compiaciuta dell’accaduto.
Per il resto, un silenzio assordante dei big della politica. Anche sui giornali il giorno dopo la notizia, tutto sembra messo già in archivio.
Appena un mese fa la Schlein ha dichiarato la necessità di lavorare insieme ai 5 Stelle ed a Sinistra Ecologista per organizzare una opposizione nel paese in Parlamento.

La stessa Sinistra Ecologista che invoca una giustizia sociale e la necessità di un cambiamento. Per la sensibilità, che quel partito di certo avrà per i fenomeni migratori, è possibile che i loro leaders diano il buon esempio e muovano verso la Francia, dove c’è vera aria di libertà e rispetto dei diritti. Ci rassegneremo alla circostanza.
La Schlein, loro compagna di cordata, non li lasci soli. Del resto, chi tace acconsente. Facciano insieme il viaggio verso terre nuove e accoglienti.

Quanto ai terroristi, sappiano che su di loro pende, ancor più di una sentenza, un destino incancellabile. Hanno sprecato proiettili e morti senza che siano riusciti a scalfire il sistema che odiavano.
Non sono soltanto degli sconfitti ma dei falliti, ora tutti rinchiusi in un’altra sopravvivenza, sperando solo di sfangarla per il giorno a seguire.
Si guardassero allo specchio, dovrebbero dirsi che sono i tristi protagonisti di una storia balorda ancor più che sbagliata e che il solo modo di ricominciare sarebbe stato quello di ammetterlo e pagarne le conseguenze.
Così la loro esistenza non è più vita ma solo un arrabattarsi, un andare avanti in uno spazio che gli si è ristretto addosso. Da pretesi eroi sono passati ad un anonimato, dove hanno scoperto peraltro di sguazzare assai bene, trovando finalmente ciò che erano. Ci riferiamo alla autentica dimensione del loro nulla, che ha prodotto però infinito dolore. Incapaci di darsi delle risposte perché incapaci di porsi delle domande, ciò che solo possono vantare è drammaticamente la loro assenza di senso, perduti nel grande secchio del vuoto di tutto, che abitano e compongono all’un tempo. Quando si ha a che fare con il sangue degli innocenti non c’è acqua che possa passare. E’ ferma a formare il ristagno indelebile delle loro coscienze.

Non hanno un’oncia della grandezza dei vinti, perché solo a quelli che hanno combattuto lealmente, spetta l’onore delle armi. A chi scappa va solo il dispregio che si deve ai vili. Al meglio, sono solo dei guappi di cartone.
Per la storia che si racconterà, le loro eventuali memorie del resto non interesserebbero a nessuno. Rintanati nel loro guscio, niente hanno da condividere con lo spirito del miserabile e magnifico Jean Valjean e del popolo buono, innocente e perseguitato di Victor Hugo.
La Schlein si faccia due conti: se avesse qualcosa da dire, parli adesso o taccia per sempre. Non si faccia scrupoli: in Francia c’è spazio anche per lei.