Ardore ed intelligenza siano alla base di una politica nuova

I rancori e le vendette, le rivalità personali e le stesse contrapposizioni caratteriali devono cedere definitivamente ed irreversibilmente il passo alla politica, ai suoi contenuti, ai suoi progetti e alle sue ambizioni.

Le questioni personali nella politica sono sempre esistite. Anzi, come in tutti i settori della vita, sono e restano una componente essenziale del consorzio civile. Ma nella politica la componente personalistica ha sempre avuto un ruolo più importante e, a volte, anche decisivo per la stessa costruzione degli equilibri politici. Certo, nei grandi partiti popolari e di massa del passato le fisiologiche rivalità personali erano quasi sempre subalterne rispetto al progetto politico che lo stesso partito perseguiva. Basti pensare agli scontri a volte duri e ruvidi tra le singole correnti della Dc e i rispettivi leader e statisti. Un nome per tutti, il leader e lo statista piemontese Carlo Donat-Cattin. Ma la specificità dei veri partiti, cioè dove la protagonista era la politica e non la sola contrapposizione tra i vari capi, è sempre stata quella di attenuare, se non addirittura azzerare la rivalità tra i leader di fronte al progetto politico da perseguire.

Com’è pensabile, oggi, mettere in crisi un progetto politico e una prospettiva politica per la sola contrapposizione caratteriale tra i vari leader in campo? L’idea corre immediatamente al futuro del Centro e della stessa ‘politica di centro’. L’idea, giusta, lanciata da Matteo Renzi di presentare una lista di Centro alle prossime elezioni europee non può e non deve cadere nel vuoto. Perché attorno a quel progetto, e a quella scommessa elettorale, può decollare una proposta in grado di mettere definitivamente in discussione quel bipolarismo maldestro e selvaggio che ha caratterizzato la politica italiana in questi ultimi anni. E, accanto al bipolarismo, la stessa e sempre più insopportabile radicalizzazione del conflitto politico e culturale. Ma tutto ciò è possibile, almeno a mio parere, ad una sola condizione. E cioè, le beghe personali, i rancori e le vendette, le rivalità personali e le stesse contrapposizioni caratteriali devono cedere definitivamente ed irreversibilmente il passo alla politica, ai suoi contenuti, ai suoi progetti e alle sue ambizioni.

Del resto, è la proposta avanzata recentemente da Beppe Fioroni su queste colonne. Ovvero, il progetto politico, culturale e programmatico del Centro realisticamente può decollare in questa fase politica del nostro paese dopo il ritorno della destra conservatrice e di governo, della sinistra radicale e massimalista e del consolidamento del populismo demagogico e anti politico dei 5 stelle. E il Centro, proprio in questo frangente, può rialzare la testa. Ma per poterlo fare è necessaria avere una classe dirigente che lo interpreta e che sia all’altezza. E l’unica strada resta quella di azzerare i fatidici contrasti personali. Sarebbe quantomai singolare, nonchè grave ed incomprensibile, prendere atto che si indebolisce un progetto politico e di governo causa l’incomunicabilità tra alcuni leader. Non ce lo possiamo permettere e, soprattutto, non se lo può permettere la cultura riformista e democratica del nostro paese.