Bari, triste lo spettacolo di una politica prigioniera del trasformismo

C’è chi protesta perché il Governo vuole espiantare di forza la volontà espressa dai baresi e chi invece lancia allarmi per forme di compromissione di voti di scambio con ambienti malavitosi.

Prima di formare un Governo forse si dovrebbe anche guardare al nome dei suoi componenti. Il Ministro Piantedosi sta passando come un piantagrane in quel del Comune di Bari. Dosi di sospetti e di proteste animano la politica nazionale. 

La vicenda è nota. C’è attenzione per infiltrazioni di criminalità organizzata in una municipalizzata del Comune pugliese e quindi si ventila l’ipotesi che quella città possa essere commissariata. C’è chi protesta perché scorrettamente in qualche modo il Governo vuole espiantare di forza la volontà espressa dai baresi e chi invece lancia allarmi per forme di compromissione di voti di scambio con ambienti malavitosi in occasione dell’ultima elezione amministrativa del capoluogo delle Puglie.

Si andrà avanti nelle polemiche per un tempo infinito senza arrivare al nodo del problema. Per adesso ci si può intanto soffermare sui nomi e sul clamore che sta assumendo la vicenda. Sotto l’occhio del ciclone è finita la consigliera comunale Mari Carmen Lorusso. Suo padre, Vito Lorusso, che nella vita fa il primario, fu arrestato perché chiedeva le tangenti ai malati di cancro per anticiparne le cure. 

Per quanto è dato comprendere, nel quadro delle misure cautelari si conta anche il marito della Lorusso, Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, che ha alle spalle la militanza in quasi tutti gli attuali partiti dell’arco parlamentare, forse per simpatia dell’arbitro internazionale di giochi senza Frontiere, Gennaro Olivieri, per cui si deve essere imparzialmente di tutti e di nessuno.

Carmen è un gran bel nome. D’istinto ci richiama alla nostra brava Carmen Russo, donna che per mestiere balla e recita, insomma fa spettacolo. Forse ha mosso invidia alla Lorusso che non vuole sentirsi seconda sulla scena del mondo. La Carmen politica non ha infatti mancato di fare mostra di sé. Dalle cronache si legge della sua passione per la mondanità e lo stile da influencer, spesso ritratta accinta al tennis, all’equitazione, al mare, alle feste e quant’altro ancora nelle località frequentate dai Vip.

Tutto questo, va detto, non è peccato ma stride con l’esemplare compostezza di un Aldo Moro, se si pensa alla sua foto in doppiopetto sulla spiaggia con i figli, malgrado il tempo estivo.

C’è per qualche verso qualcosa a che vedere con l’impudenza e l’ambizione della bella zingara della Carmen di Bizet, che da semplice sigaraia, pian piano, trova una sua affermazione nella società che conta, intrecciando una storia d’amore con il famoso torero Escamillo. Prima ancora Carmen, priva di scrupoli e forte della sua avvenenza, tenta di corrompere il brigadiere Don Josè, mandandolo poi in rovina. Poco a che fare, comunque, con il nome Carmen, la cui origine etimologica è di “giardino di Dio”. Qui ci si muove tra gli ulivi pugliesi che sembrano attaccati da qualche parassita non proprio da sottovalutare.

La Lorusso è stata eletta inizialmente nella lista di centro destra “Di Rella Sindaco” per poi passare, secondo buon costume, tra le forze di maggioranza. Del resto, il trasformismo è esercizio quotidiano in politica e non solo in ambito parlamentare. Trasformare indica saper andare oltre la propria forma, sapersi evolvere cavalcando le convenienze del momento. 

Suona un po’ di trasgressione ma ormai più nessuno ci fa attenzione. Si tratta di trasferire la propria esperienza in altri campi e…tutto va bene Madama la Marchesa. Al giorno d’oggi occorre essere movimentisti: ”Movimento, movimento, Movil” urlava Gino Bramieri in una vecchia pubblicità.

Invece di subito dolerci rumorosamente sulla questione, scandalizzandoci per i 130 arresti disposti dalla Magistratura, non un numero del tutto insignificante, sarebbe utile arginare il fenomeno dei cambi di casacca con una valutazione, se non a monte, almeno a valle di queste peregrinazioni.

Non si può negare ad ogni eletto il diritto di indirizzarsi nel tempo per come crede, in omaggio ad una autonoma decisione suggerita dalla opportunità politica del momento.  I partiti, dopo l’intervento dei giudici, piuttosto che sbraitare a favore o contro il Governo, avrebbero in mano uno strumento risolutivo per evitare atteggiamenti di eccessiva disinvoltura di un personale politico non sempre all’altezza della situazione e non sempre motivato da battaglie ideali.

Soprattutto in ambito locale, quel che resta dei Partiti, prima di comporre le liste, dovrebbe banalmente vagliare la storia di ogni candidato del quale non è difficile conoscerne modi, costumi e frequentazioni. Il raccatto dei voti non giustifica una certa bonarietà nel valutare i requisiti di questo o quell’aspirante a ruoli di rappresentanza politica. Ancor dopo, al consigliere comunale o regionale che chieda di cambiare formazione politica, il nuovo partito di eventuale “accoglienza” potrebbe negare la propria disponibilità a rimpinguarsi di ulteriori partecipanti.

Osservando banalmente una accortezza di questo tipo si porrebbe fine a spettacoli indecorosi che fanno diventare rossi dalla vergogna i partiti oggi starnazzanti per le imprese della Lorusso, ma tutti invece puntualmente immersi nella ipocrisia dei piccoli vantaggi elettorali al tempo di ogni competizione elettorale. Appare questo il fuoco vero della vicenda su cui riflettere mentre, distintamente, la giustizia farà il suo corso.

E il Procuratore di Bari fa per cognome Rossi. Rosso di sera…