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sabato, 7 Giugno, 2025
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Comune di Roma, presentato il “Pane del Giubileo”

Roma, 21 feb. – Presentato a Roma il “Pane del Giubileo”, nato dalla collaborazione tra Citt Metropolitana, Comune di Roma, Associazione Panificatori di Roma, che da 80 anni rappresenta le eccellenze dell’artigianato della panificazione romana di prossimit, e Grande Impero, azienda leader nel settore della panificazione artigianale.

Il Giubileo 2025 sar un momento di rinascita e speranza per un’umanit che guarda al futuro con ottimismo. Un’occasione per riscoprire valori universali come la pace, la solidariet e la fratellanza, che trovano espressione anche nelle tradizioni italiane legate all’ospitalit e alla condivisione del cibo. Il pane, elemento centrale della cultura eno-gastronomica italiana, assume durante il Giubileo un valore ancora pi simbolico, rappresentando il nutrimento non solo del corpo, ma anche dello spirito.

Il Pane del Giubileo – che sar distribuito sul territorio della Citt Metropolitana e del Comune di Roma, a partire dal 1 marzo – nasce proprio per essere un simbolo tangibile di condivisione, semplicit e qualit, un ambasciatore del patrimonio culturale e religioso italiano.

Il Pane del Giubileo non solo un alimento, ma un ambasciatore di valori, tradizioni e fede, capace di raccontare attraverso il suo gusto autentico l’anima del Giubileo 2025 e l’eccellenza della panificazione italiana.

Alla conferenza di presentazione, tenutasi a Palazzo Valentini, hanno preso parte Paolo Caracciolo (Segretario Generale Citt Metropolitana Roma Capitale), Sabrina Alfonsi (Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Comune di Roma), Luigi Melchionda (Presidente Associazione Panificatori di Roma), Antonella Rizzato (CEO Glamour Food Grande Impero), David Granieri (Presidente Agro Camera), Maria Fermanelli (Presidente CNA Roma).

Affatato: una nuova iniziativa politica di ispirazione cattolica

Roma, 21 Feb. – ” tempo di dare vita a una nuova formazione politica, centrata sulla Dottrina Sociale della Chiesa.” Queste sono le parole di Giancarlo Affatato, architetto di fama internazionale e imprenditore di successo, che ha deciso di dedicarsi attivamente al sociale. La sua iniziativa nasce dall’incontro con Monsignor Gianni Fusco, docente all’Universit LUMSA e figura di spicco nel panorama ecclesiastico italiano. Insieme, hanno creato un laboratorio denominato “Forum”, che a marzo si trasformer in un vero e proprio partito politico, con l’intento di riavvicinare gli elettori alle urne.

Il nome del nuovo movimento ancora riservato, ma l’obiettivo chiaro: costruire un’aggregazione popolare che si prenda cura delle reali esigenze dei cittadini, con particolare attenzione alle fasce pi vulnerabili della societ. “La mia esperienza con l’Associazione Futuro Italia – spiega Affatato – mi ha spinto a unire le forze migliori del Paese. Abbiamo organizzato e stiamo organizzando eventi in diverse citt italiane -sottolinea- e abbiamo ottenuto riscontri decisamente positivi. Le persone avvertono il bisogno di credere nuovamente nella politica. Avverte, cio, il bisogno di ottenere risposte a problemi reali che quotidianamente colpiscono migliaia e migliaia di famiglie. Penso alla gestione degli anziani lungodegenti o dei soggetti diversamente abili, ma penso anche ai giovani e alla precariet del lavoro che impedisce, spesso e volentieri, di progettare un futuro stabile’ alla gestione delle carceri. Ecco, uno dei nostri obiettivi di limitare le incertezze con cui molti, troppi nostri connazionali sono costretti a convivere.”

Affatato ribadisce che non interesse del nuovo movimento attirare voti da partiti esistenti come Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia o il PD. “Vogliamo parlare direttamente ai giovani, agli anziani e alle donne, tutti coloro che si sentono lontani dalla politica. fondamentale capire perch tanti cittadini non si recano a votare per scegliere i propri rappresentanti.”

Sebbene l’ispirazione possa derivare da esperienze politiche passate, Affatato chiaro: “Non vogliamo ricostruire la Democrazia Cristiana. Quella era un’esperienza superata. La Democrazia Cristiana ha rimesso in piedi l’Italia dopo la guerra, ma oggi le cose sono cambiate. Siamo in un’era completamente diversa, dove persino il modo di comunicare ha subito un’evoluzione importante. Siamo favorevoli a rispettare e applicare il pensiero di quella forza politica.”

Al centro della proposta politica ci sono i valori eterni della Dottrina Sociale della Chiesa, che rimangono un faro per affrontare le sfide attuali in sanit, sociale e istruzione. “Questi sono temi che toccano la vita quotidiana delle persone e ai quali vogliamo dare una risposta concreta,” conclude Affatato.

Cinema, si gira nuovo film di Riccardo Milani con Virginia Raffaele

Roma, 21 feb. (askanews) – Dopo il successo di pubblico e critica di “Un Mondo a Parte”, Riccardo Milani torna dietro la macchina da presa con “La vita va così”, le cui riprese sono iniziate in questi giorni in Sardegna.

Protagonisti del film saranno Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio e Ignazio Mulas. Scritto da Riccardo Milani e Michele Astori, il film è prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Mieli per Our Films, società del gruppo Mediawan, e da Sonia Rovai per Wildside, società del Gruppo Fremantle, in associazione con PiperFilm e Medusa Film, che lo co-distribuiranno. PiperFilm ne curerà la distribuzione internazionale.

Un team cinese ha trovato un nuovo coronavirus dei pipistrelli che potrebbe infettare l’uomo

Roma, 21 feb. (askanews) – Un’équipe cinese ha scoperto un nuovo coronavirus dei pipistrelli che comporta il rischio di trasmissione da animale a uomo, poiché utilizza lo stesso recettore umano del virus che causa il Covid-19.

Lo riferisce il quotidiano cinese di Hong Kong South China Morning Post, spiegando che lo studio è stato condotto da Shi Zhengli – un’importante virologa conosciuta come “batwoman”, la “donna pipistrello”, per le sue ampie ricerche sui coronavirus dei pipistrelli – presso il Guangzhou Laboratory insieme a ricercatori dell’Accademia delle Scienze di Guangzhou, dell’Università di Wuhan e dell’Istituto di Virologia di Wuhan.

Shi, ricorda il quotidiano, è nota soprattutto per il suo lavoro presso l’istituto di Wuhan, che è stato al centro di una controversia sulle origini del Covid, con una teoria che suggerisce che provenga da una perdita di laboratorio nella città.

Champions, a Nyon sarà Feyenoord-Inter

Roma, 21 feb. (askanews) – A Nyon determinati gli abbinamenti tra le 16 squadre qualificate agli ottavi di finale di Champions e il tabellone fino alla finalissima. L’Inter pesca il Feyenoord e, se passa. Sfiderà una fra Leverkusen e Bayern. I nerazzurri non potranno incrociare Real Madrid e Liverpool fino all’eventuale finale di Monaco.

Gli ottavi di finale di Champions Psg – Liverpool Bruges – Aston Villa

Real Madrid – Atletico Madrid Psv – Arsenal

Benfica – Barcellona Borussia Dortmund – Lille

Bayern Monaco – Bayern Leverkusen Feyenoord – INTER

Cinema, "La vita da grandi" di Greta Scarano chiude il Bifest

Roma, 21 feb. (askanews) – Film di chiusura della XVI edizione del Bifest – Bari International Film and Tv Festival, diretto da Oscar Iarussi, sarà “La Vita da Grandi”, esordio alla regia di Greta Scarano, ispirato alla storia vera dei fratelli Margherita e Damiano Tercon. Il film sarà presentato in anteprima a Bari sabato 29 marzo al Teatro Petruzzelli, all’interno della sezione “Rosso di Sera”, alla presenza della regista e dei protagonisti Matilda De Angelis e Yuri Tuci, per poi arrivare nelle sale italiane il 3 aprile distribuito da 01 Distribution.

Racconta di Irene che vive la sua vita a Roma; un giorno sua madre le chiede di tornare per qualche giorno a Rimini, la città dove è nata e dalla quale è fuggita, per prendersi cura del fratello maggiore autistico, Omar.

Una volta insieme, Irene scopre che Omar ha le idee chiarissime sul suo futuro: non ha nessuna intenzione di vivere con lei quando i loro genitori non ci saranno più ed è pronto a tutto per realizzare i sogni della sua vita: vuole sposarsi, vuole fare tre figli perché 3 è il numero perfetto e vuole diventare un cantante rap famoso. Ma perché tutte queste cose accadano, Omar deve prima di tutto diventare autonomo. Con Irene inizia così un tenero e toccante corso intensivo per diventare “adulto”. Nella loro casa piena di ricordi, Irene e Omar affrontano insieme paure e speranze e scoprono che per crescere, a volte, bisogna essere in due.

Prodotto da Matteo Rovere, “La Vita da Grandi” è una produzione Groenlandia, Halong, con Rai Cinema in collaborazione con Netflix con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission e il supporto del Comune di Rimini.

Poste: nel 2024 ricavi e utili record, il dividendo sale del 35%

Roma, 21 feb. (askanews) – Poste Italiane ha chiuso il 2024 con ricavi a livelli record pari a 12,6 miliardi, in crescita del 5%, e con l’utile netto più alto mai registrato, a 2,01 miliardi (+4,1%), raggiunto con due anni di anticipo rispetto al piano e in linea con la guidance aggiornata.

Il risultato operativo adjusted è pari a 2,96 miliardi nel 2024, in anticipo rispetto al piano, ampiamente al di sopra dell’ultima guidance e pari a circa tre volte il livello del 2017. Il gruppo ha proposto un dividendo per azione per l’esercizio 2024 di 1,08 euro, in crescita del 35% rispetto al 2023, per una distribuzione totale di 1,4 miliardi sugli utili del 2024, in linea con la politica dei dividendi rivista al rialzo e basata su un pay-out ratio del 70%. Inoltre Poste, che oggi ha aggiornato gli obiettivi del Piano strategico, ha rivisto ulteriormente al rialzo la politica dei dividendi, grazie alla solida visibilita sui flussi di cassa e all’ottimizzazione del capitale di gruppo: il pay-out ratio è strutturalmente incrementato al 70% dal precedente target ‘maggiore o uguale al 65%’, con dividendi cumulati nel periodo 2024-2028 pari a circa 7,5 miliardi.

La traiettoria di crescita è confermata per il 2025, con una guidance del risultato operativo (ebit) adjusted pari a 3,1 miliardi, dell’utile netto a 2,1 miliardi e dei ricavi a 12,8 miliardi.

“A distanza di un anno dall’avvio del nostro Piano Strategico, abbiamo superato gli obiettivi finanziari, registrando una solida performance su tutta la nostra piattaforma e realizzando con successo le nostre priorità strategiche”, ha commentato l’amministreatore delegato Matteo Del Fante.

“Nell’era digitale, Poste Italiane rimane una delle istituzioni più affidabili in Italia, con una presenza fisica capillare in ogni comunità e la più grande piattaforma digitale del Paese”, ha sottolineato l’ad evidenziando come “Tutte le iniziative chiave del piano industriale ‘The Connecting Platform’ risultano perfettamente avviate. Poste Italiane continua a rappresentare un pilastro strategico per l’Italia e a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo economico e sociale del Paese. La nostra trasformazione sta producendo risultati tangibili”. Particolarmente positivo il business della consegna pacchi e quelli finanziari. I ricavi del settore Corrispondenza, Pacchi e Distribuzione sono aumentati del 2,6% su base annua, raggiungendo 3,8 miliardi (1 miliardi nel quarto trimestre del 2024, +5,5% su base annua).

I ricavi dei servizi finanziari sono stati in crescita del 5,6% su base annua, a 5,5 miliardi, trainati da solidi ricavi dal portafoglio investimenti e da commissioni record nella distribuzione di prodotti di finanziamento.

Hamas: resti Shiri Bibas con altri nelle macerie raid Idf. C’è la lista dei prossimi ostaggi liberi

Roma, 21 feb. (askanews) – Dopo che ieri Israele ha dichiarato che un corpo restituito da Gaza non era quello di Shiri Bibas, Hamas sostiene che i resti dell’ostaggio israeliano sono stati mescolati con altri resti umani provenienti dalle macerie dopo che un raid aereo israeliano ha colpito il luogo in cui era tenuta prigioniera. Il funzionario del movimento integralista islamico, Ismail al Thawabteh, sostiene che il corpo di Shiri “è stato fatto a pezzi dopo essere stato apparentemente mescolato con altri corpi sotto le macerie”, ribadendo la sua affermazione che dietro la sua morte c’è Israele. Da un anno Hamas sostiene che Shiri e i suoi due figli piccoli, Ariel e Kfir, sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano. Le autorità israeliane hanno dichiarato nella notte che i resti di Ariel e Kfir sono stati identificati e che sono stati uccisi da terroristi. Hanno aggiunto che i resti collocati in una bara con il volto di Shiri sono in realtà quelli di una donna di Gaza non identificata. I funzionari israeliani affermano che il corpo consegnato era in condizioni tali che le autorità dell’istituto forense di Abu Kabir sono state in grado di determinare definitivamente che non apparteneva a Shiri. Il corpo era anche vestito ed è stato esaminato più volte dall’istituto. Il dna estrapolato è stato confrontato con quello di Shiri e di tutti gli altri ostaggi femminili ancora detenuti da Hamas: nessuno di loro corrispondeva.

Mentre infuriano polemiche e critiche per come è stata gestita la consegna ieri dei corpi degli ostaggi senza vita, l’ala militare di Hamas ha pubblicato la lista degli ostaggi israeliani che saranno liberati domani. “Come parte dell’accordo di scambio, le Brigate Al-Qassam hanno deciso di rilasciare i seguenti… ostaggi sabato: Eliya Cohen, Omer Shem-Tov, Omer Wenkert, Tal Shoam, Avera Mengistu, Hisham al-Said”, ha dichiarato il movimento in un comunicato.

L’Ia di Trump e la scommessa di Masayoshi Son sullo Stargate

Roma, 21 feb. (askanews) – Se per Elon Musk la frontiera ultima è Marte, per Masayoshi Son si chiama ASI, cioè Superintellingenza artificiale generale. Il magnate giapponese, quasi un intruso nell’affare di Stargate, il progetto di sviluppo dell’Ia generativa da 500 miliardi di dollari, benedetto dal presidente americano Donald Trump (e, contestualmente, scomunicato da Musk), si è inserito con la sua SoftBank in una posizione chiave, promettendo 100 miliardi di dollari da aggiungere a quello che metteranno sul tavolo gli altri partner, a partire da OpenAI. Per lui è una scommessa, anche con margini di rischio, ma del tutto nello stile e nella strategia del personaggio.

Da questo affare, per come la vede ‘Masa’, c’è molto da guadagnare in termini economici, certo, ma nella scelta di spingere con forza sull’acceleratore ci sono anche altre motivazioni, più filosofiche. D’altronde, Son è un investitore di frontiera, non uno che ami le scommesse facili e la storia di SoftBank è fatta di diverse scelte azzeccate, ma anche di qualche sonora batosta. Masa nell’ASI pare crederci davvero e lo ripete da tempo; per lui non è un matrimonio solo opportunistico, quello che l’ha portato a sedersi al tavolo dei cavalieri dell’apocalisse tecnologica. Così, questo mese, è salito su un palco a Tokyo e ha detto che Stargate ‘influirà sul corso futuro dell’umanità’. Un’affermazione in cui c’è un che di fideistico. D’altronde, a giugno scorso, nell’esporre all’Assemblea degli azionisti di SoftBank la filosofia che avrebbe orientato il gruppo tecnologico e finanziario nipponico, era stato chiaro che l’obiettivo è quello di sviluppare l’ASI. ‘Ho deciso di realizzare l’ASI un anno fa e mi sono concentrato ogni giorno solo su questo punto, chiedendomi se fosse veramente possibile e se noi fossimo in grado di farlo”, ha detto Son. “Voglio contribuire – ha continuato – alla straordinaria evoluzione futura dell’umanità, realizzando l’ASI”.

Nella teoria, a cui ha dato un importante contributo il filosofo Nick Bostrom, sono individuate tre tipologie di Intelligenza artificiale: l’ANI (Intelligenza artificiale stretta), che è quella a cui siamo fermi ora e che comprende il parlato ed elabora il linguaggio naturale al fine di compiere attività in interazione con l’uomo senza andare oltre i compiti assegnati; l’AGI (Intelligenza artificiale generale), che è la nuova frontiera e che si pone l’obiettivo di replicare l’intelligenza umana, in modo da avere una coscienza e di imparare dalle proprie azioni evolvendosi; l’ASI (la Superintelligenza artificiale), un’intelligenza che superi l’uomo, in grado di risolvere qualsiasi problema in maniera rapidissima. Quest’ultima è quella che, nelle visioni distopiche, preoccupa di più. Lo stesso Musk ha espresso forte preoccupazione per un ‘futuro da Terminator’, che potrebbe essere conseguenza dello sviluppo dell’ASI e che lui ha previsto addirittura già per la fine di quest’anno.

Questa visione distopica, invece, non appartiene a Son il quale, nella stessa assemblea degli azionisti, spiegò che ‘il core-business (di SoftBank) è rendere le persone felici attraverso la rivoluzione dell’informazione, facendo evolvere i mezzi per raggiungere questo obiettivo”.

Ma chi è questo imprenditore visionario (e non a caso il fondo d’investimento da lui creato si chiama Vision Fund)? Son è nato nel 1957 in un piccolo centro del Giappone meridionale rurale da una famiglia di retaggio coreano. Il suo nome coreano è Son Jeong-hui e ha preso la cittadinanza giapponese solo nel 1990. Non si tratta d’un fatto secondario nella sua formazione e la sua esperienza ricorda quelli di altri protagonisti della rivoluzione Ia, come per esempio Jensen Huang, il fondatore sino-statunitense di Nvidia, che ha inventato le GPU, cuore della macchina hardware che fa girare l’Ia.

La famiglia di Masa fece di tutto per farlo studiare, nonostante situazione economica e giuridica difficile e con tutti gli ostacoli che uno zainichi (il modo in cui sono definiti i nippo-coreani) si trova ad affrontare in Giappone. Il giovane trovò un mentore nel manager Den Fujita, capo della McDonald’s in Giappone e poté studiare inglese e informatica, per poi trasferirsi negli Usa a 16 anni, a San Francisco. A Berkeley studiò economia, ma con un forte addentellato informatico e, ancora da studente, creò un traduttore elettronico che poi vendette alla giapponese Sharp: qualunque studente straniero che abbia praticato la lingua giapponese negli anni ’90, appena sbarcato nel Sol levante si è precipitato a comprare quella macchinetta dei sogni. Sempre da studente, fece soldi con la compravendita di videogiochi.

Dopo la laurea nel 1980, fondò un’azienda di videogioco (Unison) a Oakland, che poi andò a finire al gigante elettronico giapponese Kyocera. Nel 1981 fondò la SoftBank, compagnia tecnologica, con cui si lanciò nel business dei telefoni cellulari. Poi, a metà anni ’90, investì in Yahoo! Japan e nel 1999 scommise in Jack Ma e la sua Alibaba, investendo 20 miliardi di dollari. Due anni fa, però, ha venduto quasi tutte le quote del gigante dell’e-commerce cinese (che, per inciso, ha investito molto nell’Ia negli ultimi anni).

Nel 2017, poi, Son mise molti soldi in Vision Fund, il fondo da lui creato, con una strategia di investimenti sempre al rilancio e con diversi inciampi. La crisi delle azioni tecnologiche della fase Covid, per esempio, portò perdite che superarono i 20 miliardi di dollari al tasso attuale.

Ora la scommessa di Son è però decisamente sull’Ia. ‘Pensate ai prossimi 10 anni. Sarà una Superintelligenza artificiale incredibile, che le persone non riescono a immaginare perché tendono a pensare in modo lineare, ma quando arriva la crescita esponenziale, va oltre ogni immaginazione’, ha dichiarato Son, secondo Nikkei Asia. ‘Questo mi ricorda l’inizio di Internet… la gente diceva: ‘Perché abbiamo bisogno di tanta capacità e banda?’… Ora tutte quelle critiche sembrano prive di senso’.

Però, accanto alla parte visionaria, c’è anche un calcolo economico. Masa sta stringendo rapporti sempre più forti con OpenAI di Sam Altman. Secondo quanto riportato da Nikkei a gennaio, SoftBank sta valutando un investimento fino a 25 miliardi di dollari nella società americana, il che la renderebbe probabilmente il più grande investitore in termini di valore, anche se Microsoft – investitore precedente di OpenAI – manterrebbe una quota maggiore nella società.

OpenAI potrebbe fornire a SoftBank ChatGPT, il chatbot più utilizzato al mondo, oltre a preziose informazioni sul settore e sulle tecnologie emergenti. SoftBank dal canto suo ha in pancia un’importante presenza nel settore dei chip. Infatti, dapprima ha comprato il produttore Arm Holdings. Poi, nel 2020, ha venduto un braccio, Arm Limited, al gigante Nvidia per 66 miliardi di dollari, ma l’affare è sfumato per il no dei regolatori Usa e Ue. Quindi SoftBank è ancora proprietario del produttore britannico di chip, che potrebbe fare concorrenza in futuro a Nvidia, anche se per il momento le CPU prodotte da Arm non sono all’altezza delle performance delle GPU di Nvidia. Il capo della compagnia britannica, Jason Child, non ha escluso recentemente che Arm inizi a produrre GPU.

Ma ci sono anche altri asset nel portafoglio di SoftBank che potrebbero essere preziosi per Stargate. Ad esempio, SB Intuitions, che sviluppa modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), tecnologia alla base dei chatbot, basati sulla lingua giapponese. I chatbot popolari, come ChatGPT, sono solitamente basati sull’inglese, il che li rende spesso fallaci per gli utenti giapponesi.

Soprattutto, SoftBank – spiega Nikkei Asia – prevede inoltre di costruire due grandi data center per l’Ia in Giappone, che potranno beneficiare del programma Stargate trasferendo il know-how operativo accumulato insieme a partner come Oracle. Inoltre, SB Energy dovrebbe fornire elettricità rinnovabile per il progetto Stargate. Fondata nel 2019, SB Energy gestisce centrali solari negli Stati americani del Texas e della California, secondo il sito ufficiale. I data center, necessari per l’Ia, sono enormemente energivori. Il chip per l’Ia di Nvidia richiede grandi quantità di energia e sistemi di raffreddamento complessi, comportando un enorme consumo energetico per l’addestramento dei modelli di IA.

Banconote euro false risalite nel 2024, ma restano poche sul totale

Roma, 21 feb. (askanews) – Pur restando bassa, la quota di falsi tra le banconote in euro in circolazione è tornata ad aumentare lo scorso anno, dopo i cali che si erano verificati negli anni di restrizioni ad attività e commercio, imposte dai governi a motivo della Covid. I tagli presi maggiormente di mira dai falsificatori restano quelli da 50 e 20 euro: messi assieme rappresentano quasi 8 banconote false su 10 sequestrate. E’ quanto emerge dall’ultimo monitoraggio effettuato dalla Banca centrale europea.

Secondo l’istituzione di Francoforte, lo scorso anno circa 554.000 banconote in euro false sono state ritirate dalla circolazione. La probabilità di ricevere un esemplare falso è bassa, rileva un comunicato, poiché il loro numero è molto contenuto rispetto ai biglietti autentici in circolazione. Nel 2024 sono stati individuati 18 falsi per ogni milione di banconote in circolazione.

Nonostante l’aumento del 2024, il numero di falsi resta inferiore rispetto agli anni antecedenti alla “pandemia”. La banconota da 50 euro resta quella più presa di mira dai falsari, con un 46,3% del totale. Quella da 20 rappresenta un ulteriore 36% e poi a seguire, molto distanziate, la banconota da 100 (7,9%), quella da 10 euro (6,8%), quella più rara da 200 euro (3,8%) e, fanalino di coda, la banconota da 5 euro con l’1,3% di casi. C’è poi il taglio da 500 euro, che è stato eliminato dalla nuova serie ma che resta valido e su questo i falsi sono appena lo 0,6% del totale, secondo le tabelle della Bce.

Il 97,8% delle banconote falsificate è stato rinvenuto in paesi dell’area dell’euro, mentre l’1,3% proviene da Stati membri dell’Ue non appartenenti all’area e lo 0,9% da altre regioni del mondo.

I cittadini non devono temere la falsificazione, ma devono restare vigili, dice la banca centrale. I falsi sono in gran parte facilmente individuabili, poiché non contengono le caratteristiche di sicurezza o ne recano solo pessime imitazioni. L’autenticità dei biglietti può essere verificata con il semplice metodo basato sulle tre parole chiave “toccare, guardare, muovere”, descritto su una pagina internet dedicata alle caratteristiche di sicurezza oppure nei siti delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro.

L’Eurosistema sostiene inoltre le categorie professionali che operano con il contante assicurando che le apparecchiature verificate positivamente per la selezione, verifica e accettazione delle banconote siano in grado di individuare e trattenere i falsi in maniera affidabile. Se una banconota appare sospetta, può essere confrontata accostandola a un’altra di autenticità comprovata. Se la presunta falsificazione trova quindi conferma, occorre contattare le forze dell’ordine o, a seconda della prassi vigente nel paese, la banca centrale nazionale oppure una banca commerciale o al dettaglio.

Ancora piccoli miglioramenti per il Papa: si è alzato dal letto e ha fatto colazione

Città del Vaticano, 21 feb. (askanews) – “La notte è trascorsa bene, questa mattina Papa Francesco si è alzato ed ha fatto colazione”. Così una nota della Sala stampa della Santa Sede sulle condizioni di salute di Papa Francesco da una settimana ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale. Ancora – ha poi precisato il portavoce della Santa Sede, Matteo Bruni, non è stata presa una decisione sulle modalità dell’Angelus di domenica, visto il ricovero del Papa.

Fonti vaticane hanno, inoltre, spiegato che tra oggi e domani si potrebbe conoscere, grazie ai risultati delle analisi cliniche, la reazione di Papa Francesco alle cure alle quali si sta sottoponendo da una settimana al Policlinico Gemelli. Il pontefice, intanto, sembra proseguire nei suoi piccoli miglioramenti con le terapie che, in questi giorni, sono state modificate almeno due volte.

Delmastro, l’Associazione nazionale magistrati: sconcerta l’attacco del governo, posizione Nordio grave

Roma, 21 feb. (askanews) – “Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra, come l’Anm sostiene da sempre, che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm”. Ad affermarlo è la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.

“Siamo, invece, sconcertati – prosegue la Giunta – nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza. Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”.

“Siamo, tuttavia, confortati dalla consapevolezza che i magistrati del Tribunale di Roma hanno semplicemente applicato la legge con onore e responsabilità, come fanno ogni giorno i magistrati italiani”, conclude la nota Anm.

Ucraina, Zelensky: necessarie garanzie di sicurezza, con gli Usa servono accordi solidi

Roma, 21 feb. (askanews) – L’Ucraina ha bisogno di “un sistema affidabile e ben definito di garanzie di sicurezza” per arrivare a un accordo di pace. L’ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo quanto riporta la BBC, in seguito all’incontro ieri con l’inviato speciale della Casa Bianca Keith Kellogg.

“Abbiamo bisogno di accordi solidi con l’America, accordi che funzionino veramente” ha dichiarato Zelensky, che nei giorni precedenti è stato attaccato duramente dal presidente Usa Donald Trump, che l’ha definito un dittatore.

Zelensky ha ribadito che “gli interessi economici e quelli della sicurezza dovrebbero sempre andare di pari passo”, facendo riferimento all’accordo sulle terre rare con gli Usa, molto voluto da Trump. “I dettagli dell’accordo sono importanti. Più sono ben definiti, migliore sarà il risultato”, ha aggiunto Zelensky. Washington avrebbe presentato a Kiev una nuova proposta di accordo, “migliorativa” rispetto alla prima versione respinta da Zelensky.

Ma per il presidente ucraino, il punto cruciale per un accordo di pace è un “sistema affidabile e ben definito di garanzie di sicurezza affinché la guerra non ritorni e i russi non siano più in grado di compromettere la vita. Tutti abbiamo bisogno di pace – Ucraina, Europa, America – tutti nel mondo”.

La Coscienza di Zeta: quando i giovani ridisegnano il futuro del Paese

Parma, 21 feb. (askanews) – Dare voce alla Generazione Z, trasformando le loro idee in progetti concreti per la comunit. All’Istituto Bodoni di Parma, i giovani non sono pi solo spettatori ma protagonisti del cambiamento sociale. Un progetto ambizioso che vede un’importante realt industriale come Lactalis mettersi in gioco per costruire ponti tra generazioni, partendo proprio dall’ascolto dei pi giovani.

“Il nostro obiettivo – spiega Vittorio Fiore, responsabile delle relazioni esterne di Lactalis – quello di offrire ai giovani la possibilit di esprimere il loro punto di vista su tematiche che ogni anno cambiamo. Quest’anno abbiamo scelto il dialogo, il dialogo generazionale, il confronto tra generazioni perch esiste tutto un mondo ricco di fragilit che appartengono al mondo degli adolescenti sui quali vogliamo offrire un contributo, un contributo al dialogo perch oggi ce n’ veramente tanto bisogno”.

Il progetto giunto al suo quarto anno, ha coinvolto 15 scuole e circa 400 studenti da Udine a Catania. La Coscienza di Zeta si inserisce in una visione pi ampia di Lactalis, volta ad affrontare le fragilit del mondo adolescenziale. “Temi come l’inclusivit, come il dialogo tra generazioni ma anche altri temi ancora pi scottanti come i disturbi alimentari, la capacit di accettare culture e origini diverse da quella italiana – spiega Fiore -, sono temi sui quali noi veramente vogliamo attivare un dialogo per un confronto, per una migliore conoscenza della societ che contraddistingue il nostro paese”.

Tra i protagonisti di questo percorso, Mohamed Maalel, autore del libro “Baba”. “Ho scoperto poi pian piano nelle varie presentazioni nelle scuole che i ragazzi hanno tanta voglia di ascoltare perch hanno un vissuto, hanno un racconto da dare che spesso difficile da raccontare ed esprimere perch non ci sono gli strumenti. Credo che loro – racconta l’autore – abbiano sempre pi bisogno di rappresentazione, sempre pi bisogno di rappresentanza: pu essere uno scrittore, pu essere un un disegnatore, qualsiasi persona che da fuori arriva nelle nelle classi e nelle scuole per raccontare un’esperienza, per raccontare come le cose poi nella vita possono evolversi, possono modificarsi, possono cambiarsi”.

Un progetto che continua a crescere e a lasciare il segno: dall’Istituto Bodoni di Parma, che ha realizzato un murales sulla diversit e vinto il progetto per la riqualificazione del parco Delle Magnolie, al Polo Fermi-Giorgi di Lucca, premiato per il rinnovamento del chiostro dell’istituto. Testimonianze concrete di come il dialogo tra generazioni possa tradursi in azioni positive per tutta la comunit.

Israele, il corpo riconsegnato da Hamas non è della madre dei fratellini Bibas

Roma, 21 feb. (askanews) – Dopo che i loro resti erano stati riconsegnati da Hamas a Israele ieri, l’esercito israeliano ha informato la famiglia Bibas che i corpi dei piccoli Ariel e Kfir Bibas sono stati identificati. Tuttavia, il terzo corpo giunto all’Abu Kabir Forensic Institute non è risultato essere quello di Shiri Bibas, madre dei piccoli. Lo rendono noto le Forze di difesa israeliane.

Gli specialisti di Abu Kabir – scrive il Times of Israel – non sono stati in grado di identificare il corpo. Le autorità, utilizzando prove forensi e intelligence, hanno stabilito che i due bambini sono stati “brutalmente assassinati” dai terroristi nel novembre 2023. Ariel aveva 4 anni e Kfir 10 mesi quando sono stati uccisi. “Questa è una violazione molto grave da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas, che è tenuta dall’accordo a restituire i quattro ostaggi morti – ha affermato l’Israeli Defence Force -. Pretendiamo che Hamas restituisca a casa Shiri insieme a tutti i nostri ostaggi”.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha denunciato l'”indicibile cinismo” di Hamas dopo che le autorità forensi israeliane hanno stabilito che il corpo consegnato ieri, che secondo il movimento integralista islamico palestinese apparteneva a Shiri Bibas, non è il suo. “La crudeltà dei mostri di Hamas non conosce limiti”, ha dichiarato Netanyahu in una dichiarazione video. “Non solo hanno rapito il padre, Yarden Bibas, la giovane madre, Shiri, e i loro due piccoli bambini. Ma in modo indicibilmente cinico, non hanno restituito Shiri insieme ai suoi figli piccoli, gli angioletti, e hanno messo il corpo di una donna di Gaza nella bara”. Yarden Bibas è stato liberato all’inizio del mese.

Netanyahu ha giurato che Israele “agirà con determinazione per riportare Shiri a casa insieme a tutti i nostri ostaggi – sia vivi sia morti – e assicurarsi che Hamas paghi il prezzo pieno per questa crudele e malvagia violazione dell’accordo”. Il quarto corpo riconsegnato ieri da Hamas è del giornalista e attivista per la pace Oded Lifshits.

Eurozona, attività delle imprese marginalmente positiva a febbraio

Roma, 21 feb. (askanews) – A febbraio il crollo dell’attività nel settore dei servizi della Francia – il più acuto dall’ottobre del 2023 – ha controbilanciato in negativo i tentativi di miglioramento del manifatturiero della Germania – che pur restando in contrazione ha mostrato i dati migliori da 2 anni a questa parte – e in questo modo, complessivamente, il livello di attività delle imprese nella zona euro è rimasto invariato a valori marginalmente positivi. A 50,2 punti, l’indice Pmi sull’area euro si è attestato appena al di sopra della soglia di neutralità, pari a 50 punti.

Secondo S&P Global il Purchasing Managers Index relativo al terziario dell’area euro è calato a 50,7 punti, da 51,3 gennaio. L’indice Pmi sul manifatturiero è invece risalito a 47,3 punti; dai 46,6 gennaio.

Come accade mensilmente dallo scorso ottobre, il tasso di inflazione dei prezzi d’acquisto è accelerato, il rialzo continua ad essere guidato dal terziario, prosegue S&P con un comunicato. Anche l’inflazione dei prezzi di vendita di febbraio è a sua volta accelerata segnando il valore più alto in dieci mesi.

“Mancano solo due settimane alla riunione della Bce ma arrivano già brutte notizie sul fronte dei prezzi”, rileva Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank. Al tempo stesso, però “il settore dei servizi sta mostrando nuovi segnali di debolezza. Questo si accompagna ad un calo dei nuovi ordini e alla riduzione più rapida del lavoro inevaso. La produzione economica nella zona euro si sta muovendo a malapena. La recessione un po’ più mite nel settore manifatturiero è appena compensata dalla crescita quasi impercettibile del settore dei servizi”.

Germania, a febbario manifatturiero prova a "rialzare la testa"

Roma, 21 feb. (askanews) – Segnali di miglioramento a febbraio per le imprese in Germania, in particolare sul manifatturiero che dopo anni di difficoltà sembra “rialzare la testa”. L’indice generale Pmi sull’attività nel settore privato è risalito a 51 punti, massimo da nove mesi, a fronte di 50,5 punti di gennaio. Secondo Standard & Poor’s Global, l’indice sul manifatturiero ha mostrato un miglioramento relativo alla produzione a 48,5 punti, dai 46,3 gennaio. L’indice generale sul manifatturiero è risalito a 46,1 punti, da 45 gennaio segnando il valore migliore da oltre due anni.

Questi indicatori permangono su livelli di contrazione, dato che sono inferiori alla soglia di neutralità dei 50 punti, ma sono decisamente migliori rispetto a quelli dei mesi scorsi. Invece si è verificata una limatura del Purchasing managers index relativo ai servizi, a 52,2 punti a febbraio dai 52,5 gennaio.

Secondo il capo economista della Hamburg commercial bank, Cyrus de la Rubia, il manifatturiero tedesco sta ancora in affanno “ma ha rialzato la testa”. Tuttavia “e’ troppo presto per esultare perché è molto probabile che subisca sfide dei dazi Usa nei prossimi mesi”. Complessivamente comunque l’economia tedesca sembra orientarsi di nuovo verso una dinamica di possibile crescita.

Notre Dame | Finito il tempo della cristianità, la cattedrale torna a risplendere.

Notre Dame, la cattedrale di Parigi, nuovamente piena di luce, riapre le sue porte e accoglie una folla straordinaria, tra cui 40 capi Stato. È il 7 dicembre 2024. Tutta Parigi la sta guardando. E con Parigi anche l’Europa e il mondo intero.  Notre Dame torna centrale. E non solo come uno degli edifici più significativi d’Europa. Quella cattedrale è anche un pressante invito al cristianesimo europeo (istituzioni, comunità, clero, laici) perché riscopra la sua responsabilità verso l’Europa. E non solo.

Notre Dame – tempio di straordinaria importanza storica e artistica – per secoli è stato punto di riferimento spirituale tra i più alti del cristianesimo in Europa, testimone di una storia secolare religiosa, civile e politica. Ripristinata e resa ancor più attraente, rappresenta non solo un atto di opposizione alla perdita di rilevanza del cristianesimo nella modernità, ma anche una spinta per la rinascita di un ruolo primario del cristianesimo nell’ecumene civile. Con Notre Dame restaurata si riconsegna alle nuove generazioni un’eredità spirituale, culturale e simbolica: resta un luogo in cui l’eterno incrocia la storia. 

Andrea Riccardi, dopo l’incendio di Notre Dame, narrando la difficile condizione della Chiesa nel mondo contemporaneo, ha usato le fiamme della cattedrale come metafora del cristianesimo contemporaneo: “La Chiesa brucia?”. In quelle fiamme si manifestava simbolicamente la crisi del cattolicesimo di questo inizio di millennio: che non appare più rilevante nella vita dei popoli europei (e nemmeno fuori dell’Europa).

Eccola restaurata! La concordia planetaria per la ricostruzione di Notre Dame non è forse un indice dell’interesse – del bisogno? – che la comunità globale avverte di un “luogo sacro”? L’arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, nel riaprire le porte della cattedrale, significativamente, affermava: «Notre-Dame riapre le sue porte per riunirci. Ci iscriviamo in una lunga catena umana che non cessa di trovare rifugio in questo luogo. I fedeli, i pellegrini e i visitatori che convergono qui annunciano la realizzazione del disegno di Dio che vuole l’unità dei suoi figli sparpagliati». E in effetti le porte le ha riaperte per tutti, subito, quel giorno stesso. E il giorno dopo i pellegrini hanno ripreso la visita. E sono già milioni che si recano per ammirare il nuovo splendore di quell’antico “luogo santo”. La cuspide piantata nel cielo sembra portare in alto la storia della città indicandone la destinazione: che, per tutti, è la “città santa” di cui parla l’Apocalisse (cfr Ap 21, 1-2). Il presidente Emmanuel Macron, in quella stessa giornata, aggiungeva: “La cattedrale è la metafora di quello che è una nazione e che potrebbe essere il mondo: fratellanza e collaborazione. La cattedrale insegna che c’è un modo per realizzare insieme l’impossibile”.

Eccola restaurata e viva! Ed anche più splendente e lucente. I grandi della terra, avvolti dalla solenne liturgia, sono stati come rapiti in un “oltre” che li supera. Tutta Parigi ne è coinvolta. Certo, la città è cambiata molto, e da decenni. È finito il tempo della cristianità. Ma la cattedrale è ancora lì. Il modo intero che aveva tremato per l’incendio distruttore, ora la contempla, rapito, per la sua carica simbolica. È vero, non è più il riferimento di una Chiesa che vantava egemonie. Ma non per questo ha perso di attrattiva. Il “sacro” ancora presente nella vita della gente trova congeniale Notre Dame restaurata. Che, seppure la Chiesa non regola più la vita della società, resta un riferimento alto.

Siamo dentro un altro tempo che chiamiamo “post-secolare”. E Notre Dame che apre a tutti le sue porte, raduna gli uomini in una singolare e inattesa “communitas”, mentre fuori la società sembra smarrita, sicché la communitas riesce tanto più gradita. Notre Dame è lì, “seducente” e “divina”, forse non più per imporre la fede e la sua autorità, ma per offrire comunque ad una umanità spaesata un rifugio, un presidio. Quella folla di uomini e di donne, di storie, di culture e di fedi diverse, raccolta sotto le volte della cattedrale, sembra invocare aiuto e speranza. L’Europa manifesta il bisogno della cattedrale, del cristianesimo, della promozione di un umanesimo nuovo che salvi la società da un triste e pericoloso nichilismo. 

 

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Dal sogno atlantico alla resa dell’Occidente? L’Europa davanti al bivio.

La democrazia e il paradosso dell’uno vale uno

Il vulnus più castrante di ogni democrazia è la regola ineliminabile dell’uno vale uno. Se da un lato rappresenta il fondamento del principio di uguaglianza, dall’altro può generare rallentamenti, inciampi e complicazioni applicative: il voto di un mentecatto vale quello di un genio. Tuttavia, questo limite è ben poca cosa rispetto alla dittatura di uno solo al comando, dove gli oppositori vengono semplicemente eliminati.

Eppure, la più grande democrazia del mondo ha saputo reggere a questa apparente debolezza e superarla. Dalla Costituzione approvata a Filadelfia nel 1787 ed entrata in vigore nel 1789 – lo stesso anno della Rivoluzione Francese – ai primi dieci emendamenti (gli United States Bill of Rights), gli Stati Uniti hanno costruito un sistema fondato sulle libertà civili e individuali.

Situata all’ingresso del porto sul fiume Hudson, al centro della baia di Manhattan, la Statua della Libertà – dono della Francia nel 1885 – è diventata un mito per l’America e un simbolo per il mondo libero. La speranza è che possa restare tale anche oggi e in futuro, per l’Europa, per i popoli oppressi e per tutti coloro che credono nella libertà e nell’amicizia con gli Stati Uniti.

Il legame tra Europa e America è in pericolo?

L’alleanza tra i due continenti non è solo militare o economica, ma espressione di una visione condivisa della Storia e del mondo. Tuttavia, ci si chiede se questi solidi legami sopravvivranno ai conflitti che infiammano il pianeta, in particolare alla guerra in Ucraina, invasa e martoriata da tre anni.

Le recenti dichiarazioni di Donald Trump segnano una frattura netta rispetto al sostegno sempre garantito dal suo predecessore Joe Biden. Ma al di là delle divisioni politiche interne agli USA, ciò che emerge è una possibile inversione di tendenza, che potrebbe portare a un nuovo ordine mondiale basato sulla marginalizzazione dell’Europa e sulla resa dell’Ucraina.

La propaganda filoputiniana sembra aver influenzato questo cambio di rotta. Non riguarda solo Trump, ma anche il suo entourage, da Elon Musk a Marco Rubio e J.D. Vance. Troppi segnali indicano una direzione inaspettata e preoccupante.

Trump e il nuovo linguaggio della Casa Bianca

Dalla Conferenza di Monaco alle interviste rilasciate alla stampa, le dichiarazioni di Trump e del suo vice segnalano una svolta drammatica: Zelensky viene insultato e delegittimato, la guerra in Ucraina viene ribaltata nei suoi presupposti, e si prospetta persino una possibile futura annessione del paese alla Russia.

Non una parola sul massacro dei civili, sulla deportazione dei bambini, sull’invasione russa iniziata unilateralmente il 24 febbraio 2022. Nemmeno sul fatto che, mentre Putin parla di pace, continua a bombardare l’Ucraina senza sosta e senza pietà.

Improvvisamente e drammaticamente, l’Ucraina si ritrova senza il sostegno degli Stati Uniti, mentre l’Europa appare stordita e confusa, incapace di trovare una linea comune.

Trump, Putin e la deriva dell’Occidente.

Le uscite di Trump non sono solo il frutto di una personalità aggressiva e dirompente. Come ha sottolineato Federico Fubini in un recente intervento televisivo, molte analisi politiche dovrebbero essere valutate anche da uno psicanalista. Ma al di là delle interpretazioni caratteriali, il dato di fatto è che la visione di Trump oggi coincide in modo inquietante con quella di Putin.

L’Ucraina è diventata un fardello da scaricare per stabilire un nuovo ordine mondiale bipolare. Un errore storico di cui gli USA pagheranno il prezzo, insieme all’intero Occidente. Il protezionismo, l’isolazionismo e i dazi commerciali sono solo il preludio a un riequilibrio geopolitico che potrebbe compromettere la stabilità del pianeta.

L’Europa davanti a una scelta cruciale

L’Ucraina e l’Europa sono state tradite dalla Casa Bianca e messe all’angolo. L’idea stessa di democrazia è stata tradita. Quella di Trump non è più la nostra: i valori che dal dopoguerra ci hanno resi amici e alleati sono stati unilateralmente calpestati.

Lui e Putin parlano la stessa lingua, e questa fase critica non porterà a una pace giusta. Ora tocca all’Europa dimostrare consapevolezza dei rischi che corre, se l’Ucraina dovesse ritrovarsi con gli Stati Uniti come nemici anziché alleati.

Anche in Italia, dove il filoputinismo ha trovato terreno fertile, siamo attesi da scelte decisive. Riguardano l’Unione Europea, ma anche le alleanze interne e il posizionamento politico. La domanda è semplice ma ineludibile: chi vogliamo essere, cosa vogliamo dire, e da che parte vogliamo stare in questa fase buia della Storia?

Draghi e la sfida globale: l’Europa può salvare l’Occidente?

Mario Draghi, da tempo figura chiave per la costruzione di una nuova Europa, è oggi il leader più accreditato per salvarla dall’autolesionismo giustificazionista di chi si sente orfano del grande Occidente democratico. La fine dell’egemonia occidentale è segnata dalla svolta strategica degli Stati Uniti, che – almeno allo stato attuale – sembrano meno impegnati a garantire la stabilità globale.

Eppure, nel secolo scorso, gli Usa hanno giocato un ruolo determinante nel liberare l’Europa da tre dittature con aspirazioni mondiali: nazismo, fascismo e comunismo. Pensare che il declino dell’Occidente sia ormai inevitabile è prematuro: una struttura democratica così consolidata non può dissolversi per una semplice amnesia collettiva.

Un nuovo ordine mondiale senza una visione?

I quattro anni di presidenza Trump non rappresentano un’eternità, ma intanto segnano una frattura. Oggi, di fronte a colossi come la Cina, pronta a imporsi “costi quel che costi”, non si può costruire un nuovo ordine mondiale senza un’idea di fondo: la libertà dei popoli non può basarsi sulla concentrazione imperiale, ma su grandi e piccole sfere di autonomie – ancora le nazioni e domani, più compiutamente, le realtà sovranazionali.

In questo scenario, l’Europa non può permettersi di smarrire la propria identità democratica, né di cedere al fatalismo.

Draghi, interlocutore ideale di un’America federale

Oggi più che mai serve un’autorità morale e politica come quella riconoscibile nella persona di Mario Draghi. Lontano anni luce da figure come Elon Musk, il plutocrate per eccellenza dell’era Trump, l’ex presidente della Bce può rappresentare l’interlocutore ideale di un’America ancora viva: quella federale e democratica, che per decenni è stata un modello per tutti.

Invertire la rotta dell’autarchia trumpiana non è impossibile. Le elezioni di midterm, previste nella Costituzione americana proprio per verificare la sintonia tra governo e paese, offrono un’occasione concreta per correggere la deriva.

Una mobilitazione necessaria

La classe dirigente europea – soprattutto quella culturale, scientifica ed economica – deve mobilitarsi. Se pluralista e liberale, può contribuire al “miracolo” di un ravvedimento politico, a breve termine, del popolo americano. L’Occidente non è ancora sconfitto, ma ha bisogno di una leadership capace di restituire senso e direzione a un progetto che ha garantito libertà e prosperità. Draghi è l’uomo giusto per questa sfida.

La Cina segue con preoccupazione il dialogo tra Putin e Trump

“La posizione della Cina sulla crisi ucraina è chiara e coerente”. La risposta del portavoce Guo Jiakun alla domanda su che cosa pensi Pechino dello scontro tra Trump e Zelensky – dopo le aperture di Washington a Mosca nel vertice di Riyadh – è stata secca e formulata secondo i canoni consueti della “liturgia” delle conferenze stampa quotidiane del ministero degli Esteri cinese. Ma non è l’unico segnale dello scarso entusiasmo di Pechino per la piega che sta prendendo l’iniziativa diplomatica della Casa Bianca con Mosca. E ad addolcire la pillola non è bastato l’ottimismo che Trump – secondo il New York Times – avrebbe fatto filtrare sulla “possibilità” di un accordo con la Cina non limitato alle questioni commerciali, ma esteso anche agli investimenti.

Cosa dice il Ministro degli Esteri

Se appena due giorni fa il ministro degli Esteri Wang Yi, intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, era sembrato possibilista sul vertice in Arabia Saudita – dichiarando che “la Cina sostiene tutti gli sforzi che favoriscono i colloqui di pace” – ora a prevalere a Pechino sembra il timore di essere lasciati ai margini e veder intaccato il vantaggio strategico acquisito con il rafforzamento delle relazioni con Mosca, soprattutto in questi tre anni di “isolamento” della Russia da parte dell’Occidente.

Il timore di essere esclusi dalla partita ucraina

Molto significative sugli umori rispetto alla partita ucraina sono alcune dichiarazioni pubblicate oggi dal Global Times, il quotidiano di lingua inglese legato al Giornale del popolo, l’organo del Partito comunista cinese. A commentare gli ultimi sviluppi è Li Haidong, professore dell’Università degli Affari Esteri della Cina, che ricorda come Pechino abbia “già pubblicato un documento in cui dichiara la propria posizione sulla soluzione politica della crisi ucraina nel 2023 e che è sempre stata una convinta promotrice dei colloqui di pace e della soluzione politica della crisi ucraina”.

Quanto poi ai commenti di Trump su Zelensky e le elezioni ucraine, il prof. Li strizza l’occhio a Kiev ritenendo che “rappresentino un tipico caso di intervento degli Stati Uniti negli affari interni di altri Paesi”. “L’Ucraina – continua –  è stata usata come pedina dagli Stati Uniti durante la crisi, con la differenza che l’amministrazione Biden ha usato Kiev per esautorare Mosca, mentre l’amministrazione Trump cerca di sacrificare l’Ucraina per estrarre gli Stati Uniti dal pantano”. Ma questa gestione “appare affrettata e rischia di far crescere le tensioni, complicando ulteriormente le dinamiche geopolitiche che circondano la crisi ucraina, rendendola più complessa, volatile e sempre più difficile da risolvere”.

Un Nixon al contrario?

Tra gli analisti, intanto, c’è chi arriva addirittura a parlare di una sindrome di “Nixon al contrario”, evocando il precedente degli anni Settanta che con l’apertura al dialogo con Pechino spostò in favore di Washington l’ago della bilancia della guerra fredda con Mosca. “Si trattasse anche solo del 30% di un ‘Nixon al contrario’ – commentava in queste ore alla Cnn Yun Sun, direttrice dello Stimson Center, un think thank di Washington – basterebbe a seminare il dubbio che l’allineamento strategico con la Russia su cui Xi Jinping ha tanto investito forse non è così solido”.

 

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https://www.asianews.it/notizie-it/I-malumori-di-Pechino-sulla-svolta-russa-di-Trump-62539.html

Calcio, Roma-Porto 3-2: doppio Dybala e Pisilli. Ranieri agli ottavi

Roma, 20 feb. (askanews) – È Paulo Dybala a decidere la partita col Porto all’Olimpico, con la Roma che vince 3-2 e passa agli ottavi di Euroleague. Passano in vantaggio i portoghesi con la rovesciata di Samu Omorodion, poi l’argentino firma la propria doppietta personale nel giro di quattro minuti, tutto nel primo tempo. Il Porto chiude in dieci dopo il rosso di inizio ripresa a Eustaquio. Nel finale il tris di Pisilli e l’autogol di Rensch (a tempo scaduto).

Agli ottavi (sorteggio venerdì alle 13) per i giallorossi ci sarà l’Athletic Bilbao o… l’euroderby con la Lazio!

Meloni (che quest’anno non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per pace

Roma, 20 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a differenza degli ultimi due anni, non sarà lunedì a Kiev per l’anniversario dell’invasione russa a causa di un altro impegno istituzionale a Roma. Né al momento, secondo quanto si apprende, è in programma una missione in Ucraina in tempi brevi.

Nella capitale ucraina, nel terzo anniversario dell’inizio del conflitto, si recheranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Presente anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, “per riaffermare il sostegno della Spagna alla democrazia ucraina e al presidente ucraino Zelensky”. Non Meloni per altri impegni istituzionali: lunedì a Roma si terrà il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, presente il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Un appuntamento che le farà saltare anche la riunione in videoconferenza del G7, a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Di Ucraina Meloni ha parlato oggi in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese, e presidente del G7, Justin Trudeau, ribadendo la necessità di dialogare con Donald Trump: “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali – ha assicurato – lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Per l’Italia, dunque, “la priorità è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”, ricordando come “siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.

Certo è che le dichiarazioni di Trump (Zelensky è un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”) creano imbarazzo e mostrano un’ampia divisione nella maggioranza. Anche di questo – ma fonti ufficiali smentiscono – si è probabilmente parlato nel vertice di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier e i due vice Tajani e Matteo Salvini. Il leader della Lega dà pieno appoggio al presidente Usa (per il quale auspica il Nobel) e accusa: “Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace. In poche settimane sta facendo quello che né la Von der Leyen né Biden hanno fatto”. Al contrario, Tajani stigmatizza “un linguaggio che non ci appartiene” e sottolinea che Zelensky “è stato eletto” ed “è sempre stato sostenuto dagli americani, anche dall’amministrazione Trump”. Meloni al momento non ha commentato le parole del presidente americano, ma fonti di Palazzo Chigi ricordano che la politica estera “la decidono il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”.

Sfumata intanto la possibilità di essere la prima leader europea ricevuta alla Casa Bianca (Emmanuel Macron sarà a Washington la prossima settimana), la premier sabato interverrà in videocollegamento al Cpac, la convention dei Conservatori in corso nella capitale Usa. Meloni parlerà intorno alle 19.15 ora italiana mentre a concludere i lavori sarà Trump. Previsti anche gli interventi, tra gli altri, di Elon Musk, Javier Milei, J.D. Vance.

Sul fronte interno, oggi per il governo è arrivata la ‘tegola’ della condanna in primo grado per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Lui, subito dopo la sentenza, ha assicurato che non ha intenzione di dimettersi e in serata (quando a Palazzo Chigi è arrivato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio) ha incassato la ‘copertura’ della premier. “Sono sconcertata – afferma Meloni in una dichiarazione – per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”.

(Foto archivio, Roma 10 gennaio 2025. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky durante la visita a Roma incontra la premier Giorgia Meloni)

Ancora un "lieve miglioramento" per il Papa. Non ha la febbre

Città del Vaticano, 20 feb. (askanews) – Le condizioni cliniche di Papa Francesco “sono in lieve miglioramento. È apiretico ed i parametri emodinamici continuano ad essere stabili”. Lo riferisce il bollettino della Sala stampa vaticana. “Questa mattina ha ricevuto l’Eucaristia e successivamente si è dedicato alle attività lavorative”, aggiunge la nota.

Inoltre, a quanto si apprende da fonti vaticane il cuore di Papa Francesco “regge bene” alle
terapie che gli stanno somministrando i medici all’ospedale Gemelli. Bergoglio – che presenta “focolai di polmonite” – continuerà a seguire la terapia portata avanti in questi giorni e “non ci sono
ancora ipotesi” su quando potrà rientrare in Vaticano: “Non c’è un cambio di terapia” rispetto a quella che si sta portando avanti e, precisano le fonti vaticane, “bisognerà aspettare qualche giorno per capire bene” come evolve la situazione. Oltre al personale sanitario e ai suoi due segretari
particolari, oggi il Papa “non ha ricevuto altre visite”.

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di Delmastro (tutte le tappe della vicenda)

Roma, 20 feb. (askanews) – “Non mi dimetto perché aderisco alla tesi della Procura della Repubblica”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro risponde ai cronisti dopo la sentenza di condanna ad 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Dopo il verdetto letto dai giudici dell’VIII sezione del tribunale di Roma, Delmastro, protetto dalla scorta, lascia il tribunale della Capitale servendosi di una uscita laterale con accesso diretto al parcheggio ed alle auto di servizio. La ressa di fotografi e telecamere accompagna la conclusione di una giornata per Delmastro passata a piazzale Clodio. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, risponde poi quasi alzando la voce.

Si respira tensione nel corridoio al piano terra della palazzina A della cittadella giudiziaria. L’ora abbondante di camera di consiglio è passata per il sottosegretario un po’ in auto e il resto su una panchina fuori dall’aula. La concessione delle attenuanti generiche, la sospensione della pena, come i benefici di legge, non possono bastare adesso. Anche l’abbraccio poco prima di entrare in aula con un agente di polizia non riesce a distendere gli animi. “E’ stata una lunga e difficile giornata”, dice al poliziotto con un sorriso.

La non esecutività della interdizione di un anno dai pubblici uffici e il rigetto delle richieste di risarcimento avanzate dalla parte civile, non fanno spuntare il sereno. Contro questa sentenza di oggi pomeriggio sarà proposto appello, dicono i difensori. Il “pandemonio” sollevato da questa vicenda – aveva spiegato in aula il difensore di Delmastro, Giuseppe Valentino – è inspiegabile. “Ai miei tempi – aveva detto ricordando la sua esperienza di parlamentare e di sottosegretario alla Giusttizia – parlavo apertamente con esimi rappresentanti della opposizione rispetto alle questioni. In modo aperto”.

L’imputazione fa riferimento a quanto affermato alla Camera, alla fine di gennaio del 2023, dall’amico e collega di partito in Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Erano i giorni della richiesta di far uscire dal 41bis Alfredo Cospito. C’era lo sciopero della fame del leader anarchico e le manifestazioni del movimento in diverse parti d’Italia. Allora, in Parlamento, Donzelli riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e detenuti di camorra e ‘Ndrangheta, anche loro al ‘carcere duro’.

La visita nel penitenziario dei Sassari della delegazione di parlamentari Pd aveva alzato il tono della polemica. Dopo un dibattito parlamentare infuocato si era arrivati all’esposto di Angelo Bonelli all’autorità giudiziaria. “Donzelli ha citato documenti che non potevano essere nella sua disponibilità”. In breve gli inquirenti accertarono che sulle note dell’amministrazione penitenziaria, citate da Donzelli, era riportata la dicitura “A limitata divulgazione”. E’ il gancio nel quale resta impigliato Delmastro.

Per i pubblici ministeri, in riferimento a quanto riportato da Delamstro a Donzelli, non c’era dubbio. Così come ripetuto oggi “manca l’elemento soggettivo” ossia il dolo. Delmastro quindi poteva non sapere che quelle informazioni passate a Donzelli fossero “segrete per legge”. Ma questa ricostruzione, sul filo del rasoio di quanto previsto dal codice penale, non è stata ritenuta corretta dai giudici oggi, così come del resto era stato fatto nel luglio 2023 dalla gip Emanuela Attura che dispose l’imputazione coatta per Delmastro e respinse la richiesta d’archiviazione.

Ecco allora il rinvio a giudizio nel novembre ’23 per Delmastro e la revoca della scorta per la giudice Attura, che pure era stata minacciata da alcuni rappresentanti di clan malavitosi capitolini. La testimonianza in aula dell’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora sostituto procuratore a Roma, ha messo in chiaro ai giudici su cosa dovevano decidere. “Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione”, ha spiegato davanti al collegio. “La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico ‘Calliope’ del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa”. Quel “limitata divulgazione” era rivolto al personale interno. “L’obiettivo era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto”.

Delmastro con un post su facebook ha commentato la condanna in modo netto: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla! Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”.

Poi ha sottolineato: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno! Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.

Meloni (che non va a Kiev) ribadisce: Ue e Usa collaborino per pace

Roma, 20 feb. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a differenza degli ultimi due anni, non sarà lunedì a Kiev per l’anniversario dell’invasione russa a causa di un altro impegno istituzionale a Roma. Né al momento, secondo quanto si apprende, è in programma una missione in Ucraina in tempi brevi.

Nella capitale ucraina, nel terzo anniversario dell’inizio del conflitto, si recheranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Presente anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, “per riaffermare il sostegno della Spagna alla democrazia ucraina e al presidente ucraino Zelensky”. Non Meloni per altri impegni istituzionali: lunedì a Roma si terrà il Forum imprenditoriale Italia-Emirati Arabi Uniti, presente il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Un appuntamento che le farà saltare anche la riunione in videoconferenza del G7, a cui parteciperà il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Di Ucraina Meloni ha parlato oggi in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese, e presidente del G7, Justin Trudeau, ribadendo la necessità di dialogare con Donald Trump: “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali – ha assicurato – lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Per l’Italia, dunque, “la priorità è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace”, ricordando come “siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.

Certo è che le dichiarazioni di Trump (Zelensky è un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”) creano imbarazzo e mostrano un’ampia divisione nella maggioranza. Anche di questo – ma fonti ufficiali smentiscono – si è probabilmente parlato nel vertice di questa mattina a Palazzo Chigi tra la premier e i due vice Tajani e Matteo Salvini. Il leader della Lega dà pieno appoggio al presidente Usa (per il quale auspica il Nobel) e accusa: “Chi attacca Trump evidentemente non fa un buon servizio alla pace. In poche settimane sta facendo quello che né la Von der Leyen né Biden hanno fatto”. Al contrario, Tajani stigmatizza “un linguaggio che non ci appartiene” e sottolinea che Zelensky “è stato eletto” ed “è sempre stato sostenuto dagli americani, anche dall’amministrazione Trump”. Meloni al momento non ha commentato le parole del presidente americano, ma fonti di Palazzo Chigi ricordano che la politica estera “la decidono il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri”.

Sfumata intanto la possibilità di essere la prima leader europea ricevuta alla Casa Bianca (Emmanuel Macron sarà a Washington la prossima settimana), la premier sabato interverrà in videocollegamento al Cpac, la convention dei Conservatori in corso nella capitale Usa. Meloni parlerà intorno alle 19.15 ora italiana mentre a concludere i lavori sarà Trump. Previsti anche gli interventi, tra gli altri, di Elon Musk, Javier Milei, J.D. Vance.

Sul fronte interno, oggi per il governo è arrivata la ‘tegola’ della condanna in primo grado per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Lui, subito dopo la sentenza, ha assicurato che non ha intenzione di dimettersi e in serata (quando a Palazzo Chigi è arrivato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio) ha incassato la ‘copertura’ della premier. “Sono sconcertata – afferma Meloni in una dichiarazione – per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”.

Meloni a Trudeau: l’Italia lavora con Usa e Ue a pace duratura. Servono garanzie di sicurezza per l’Ucraina

Roma, 20 feb. (askanews) – “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali, lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Lo ha detto, secondo quanto riporta Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese e presidente di turno del G7 Justin Trudeau.

La telefonata ha consentito, si legge in una nota, uno scambio di vedute sui principali temi dell’attualità internazionale e sugli ultimi sviluppi del dossier ucraino. In tale ambito, Meloni “ha ribadito che la priorità per l’Italia è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace. Il Presidente Meloni ha anche ricordato come siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto oggi una conversazione telefonica con il primo ministro canadese e presidente di turno del G7 Justin Trudeau, e il colloquio, si legge in una nota, “ha costituito l’occasione per formulare nuovamente gli auguri di buon lavoro alla Presidenza di turno canadese del G7 e reiterare l’auspicio che possa essere assicurata piena continuità ai risultati ottenuti dalla Presidenza italiana con particolare riferimento ai temi dell’Africa, del Mediterraneo e delle migrazioni irregolari”.

Durante la conversazione Meloni ha informato Trudeau che, “essendo l’orario della videoconferenza dei Leader del G7 del prossimo 24 febbraio perfettamente coincidente con la colazione da lei offerta allo Sceicco Mohammed bin Zayed e con il suo successivo intervento al Business Forum italo-emiratino, nell’ambito della visita di Stato in Italia del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, da lungo tempo programmata, non le sarà possibile prendervi parte personalmente. Il Governo italiano sarà rappresentato dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani”.

(Foto archivio, bilaterale tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro del Canada Justin Trudeau a Toronto il 3 febbraio 2024)

Ucraina, Zelensky: pronti ad accordo di investimento e sicurezza con il presidente Usa

Roma, 20 feb. (askanews) – “L’Ucraina è pronta per un accordo forte ed efficace di investimento e sicurezza con il Presidente degli Stati Uniti”: lo ha scritto su X il presidente Volodymyr Zelensky, riferendo di un “incontro proficuo” avuto oggi a Kiev con l’inviato speciale Usa per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg.

“Abbiamo proposto il modo più rapido e costruttivo per ottenere risultati. Il nostro team è pronto a lavorare 24 ore su 24, sette giorni su sette – ha aggiunto – relazioni forti tra Ucraina e Stati Uniti vanno a beneficio di tutto il mondo”.

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di Delmastro

Roma, 20 feb. (askanews) – “Non mi dimetto perché aderisco alla tesi della Procura della Repubblica”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro risponde ai cronisti dopo la sentenza di condanna ad 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Dopo il verdetto letto dai giudici dell’VIII sezione del tribunale di Roma, Delmastro, protetto dalla scorta, lascia il tribunale della Capitale servendosi di una uscita laterale con accesso diretto al parcheggio ed alle auto di servizio. La ressa di fotografi e telecamere accompagna la conclusione di una giornata per Delmastro passata a piazzale Clodio. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, risponde poi quasi alzando la voce.

Si respira tensione nel corridoio al piano terra della palazzina A della cittadella giudiziaria. L’ora abbondante di camera di consiglio è passata per il sottosegretario un po’ in auto e il resto su una panchina fuori dall’aula. La concessione delle attenuanti generiche, la sospensione della pena, come i benefici di legge, non possono bastare adesso. Anche l’abbraccio poco prima di entrare in aula con un agente di polizia non riesce a distendere gli animi. “E’ stata una lunga e difficile giornata”, dice al poliziotto con un sorriso.

La non esecutività della interdizione di un anno dai pubblici uffici e il rigetto delle richieste di risarcimento avanzate dalla parte civile, non fanno spuntare il sereno. Contro questa sentenza di oggi pomeriggio sarà proposto appello, dicono i difensori. Il “pandemonio” sollevato da questa vicenda – aveva spiegato in aula il difensore di Delmastro, Giuseppe Valentino – è inspiegabile. “Ai miei tempi – aveva detto ricordando la sua esperienza di parlamentare e di sottosegretario alla Giusttizia – parlavo apertamente con esimi rappresentanti della opposizione rispetto alle questioni. In modo aperto”.

L’imputazione fa riferimento a quanto affermato alla Camera, alla fine di gennaio del 2023, dall’amico e collega di partito in Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Erano i giorni della richiesta di far uscire dal 41bis Alfredo Cospito. C’era lo sciopero della fame del leader anarchico e le manifestazioni del movimento in diverse parti d’Italia. Allora, in Parlamento, Donzelli riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e detenuti di camorra e ‘Ndrangheta, anche loro al ‘carcere duro’.

La visita nel penitenziario dei Sassari della delegazione di parlamentari Pd aveva alzato il tono della polemica. Dopo un dibattito parlamentare infuocato si era arrivati all’esposto di Angelo Bonelli all’autorità giudiziaria. “Donzelli ha citato documenti che non potevano essere nella sua disponibilità”. In breve gli inquirenti accertarono che sulle note dell’amministrazione penitenziaria, citate da Donzelli, era riportata la dicitura “A limitata divulgazione”. E’ il gancio nel quale resta impigliato Delmastro.

Per i pubblici ministeri, in riferimento a quanto riportato da Delamstro a Donzelli, non c’era dubbio. Così come ripetuto oggi “manca l’elemento soggettivo” ossia il dolo. Delmastro quindi poteva non sapere che quelle informazioni passate a Donzelli fossero “segrete per legge”. Ma questa ricostruzione, sul filo del rasoio di quanto previsto dal codice penale, non è stata ritenuta corretta dai giudici oggi, così come del resto era stato fatto nel luglio 2023 dalla gip Emanuela Attura che dispose l’imputazione coatta per Delmastro e respinse la richiesta d’archiviazione.

Ecco allora il rinvio a giudizio nel novembre ’23 per Delmastro e la revoca della scorta per la giudice Attura, che pure era stata minacciata da alcuni rappresentanti di clan malavitosi capitolini. La testimonianza in aula dell’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora sostituto procuratore a Roma, ha messo in chiaro ai giudici su cosa dovevano decidere. “Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione”, ha spiegato davanti al collegio. “La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico ‘Calliope’ del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa”. Quel “limitata divulgazione” era rivolto al personale interno. “L’obiettivo era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto”.

Delmastro con un post su facebook ha commentato la condanna in modo netto: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla! Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”.

Poi ha sottolineato: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno! Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.

Ucraina, Meloni a Trudeau: Italia lavora con Usa e Ue a pace duratura

Roma, 20 feb. (askanews) – “L’Italia, insieme agli Stati Uniti e ai suoi partner europei e occidentali, lavora per una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina”. Lo ha detto, secondo quanto riporta Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una conversazione telefonica con il primo ministro canadese e presidente di turno del G7 Justin Trudeau.

La telefonata ha consentito, si legge in una nota, uno scambio di vedute sui principali temi dell’attualità internazionale e sugli ultimi sviluppi del dossier ucraino. In tale ambito, Meloni “ha ribadito che la priorità per l’Italia è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere la pace. Il Presidente Meloni ha anche ricordato come siano stati il sostegno occidentale insieme al coraggio e alla fermezza ucraina a precostituire le condizioni che rendono possibile parlare oggi di un’ipotesi di accordo”.

Il Parma presenta Chivu: "Un progetto importante"

Roma, 20 feb. (askanews) – A Parma è stato il giorno della presentazione di Cristian Chivu. L’ex difensore di Inter e Roma è il nuovo allenatore dei ducali e subentra a Fabio Pecchia, esonerato dopo la sconfitta di domenica scorsa contro la Roma, la quarta consecutiva per la squadra ducale. Chivu, che fino a oggi ha allenato solo a livello giovanile, ha voluto ringraziare per la scelta il Parma sottolineandone il coraggio nel puntare su di lui: “Sono stato sorpreso dalla chiamata di una società che ha avuto il coraggio di chiamarmi per un colloquio. Conosco bene la realtà di una società con un progetto importante a lungo termine, mi fa piacere esser stato contattato e scelto. I primi giorni sono impegnativi, sei in un frullatore continuo. Mille persone da conoscere e qualcosa che succede ogni minuto ma la priorità è la squadra, conoscere i giocatori anche a livello caratteriale e impostare la prossima partita”. Partita d’esordio per lui che sarà il derby molto sentito contro il Bologna: “Il modello di gioco non lo anticipo, non posso anticipare troppe cose a Vincenzo Italiano. Il Bologna è una grande squadra, abituata a fare un certo tipo di calcio, non credo sia preoccupato. Ovvio che ogni partita poi è complicata in Serie A, nessuno regala nulla”.

Il terz’ultimo posto in classifica impone subito un cambio di marcia nei risultati: “Mi fa piacere ritrovarmi in una società di grandi ambizioni. C’è un progetto importante. La squadra è ricca di giovani di qualità su cui la società ci punta, il nostro compito è ottenere risultati e dargli la possibilità di crescere. Manca qualcosa come autostima in questo momento a causa dei risultati, mi sono focalizzato sul ridare fiducia e coraggio. Bisogna esser propositivi, conta tanto la fiducia”. E proprio sul clima dentro lo spogliatoio Chivu è dovuto subito intervenire: “Quando si cambia allenatore ogni singolo deve dimostrare qualcosa e quindi dà qualcosa in più. L’approccio è stato più che positivo come intensità, c’è voglia di cambiare rotta. Quello che conta poi è il risultato al sabato. Ho visto segnali importanti dal gruppo. Per la fase difensiva, si difende in undici non a tre o quattro. Sono tutti responsabili, si vive di attacco e difesa. Tutti devono essere partecipi nelle due fasi. Non solo attenzione, bisogna lavorare tutti insieme senza pause”.

Inter, Sommer: frattura al pollice della mano destra

Roma, 20 feb. (askanews) – Problemi per Yann Sommer in casa Inter. La società nerazzurra ha comunicato quali sono le condizioni del portiere, infortunatosi in allenamento, con una nota ufficiale: “Yann Sommer si è sottoposto questa mattina a esami clinici e strumentali. Gli accertamenti presso l’Istituto Humanitas di Rozzano hanno evidenziato una frattura della testa della falange prossimale del pollice della mano destra. Nei prossimi giorni sarà deciso il tipo di terapia da seguire”. Il portiere dell’Inter rischia di stare fuori circa un mese anche se l’obiettivo è farlo tornare a disposizione il prima possibile.

Caso Cospito, Conte (M5S): Delmastro non lascia? Si sentono intoccabili. Schlein: Meloni lo faccia dimettere

Roma, 20 feb. (askanews) – Il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove è stato condannato a 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio, in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito e le opposizioni chiedono le sue dimissioni.

“Il sottosegretario Delmastro, quello che giocava con i documenti riservati col coinquilino Donzelli, è stato condannato in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio. Ha già annunciato che non si dimetterà. Non avevamo dubbi. Purtroppo. Da Delmastro a Santanché si sentono ormai tutti intoccabili”, ha scritto sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. “La principale colpevole di questo grave andazzo – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – è Meloni che chiedeva le dimissioni di tutti dall’opposizione e ha perso la coerenza da qualche parte a Colle Oppio. Poltrone piene di colla per i suoi amichetti, anche se l’amichetto è un condannato in primo grado al Ministero della giustizia per violazione dei doveri d’ufficio”, ha concluso Conte.

“Delmastro condannato per aver usato segreti di Stato contro le opposizioni dimostra quanto questa classe dirigente sia inadeguata. Giorgia Meloni adesso lo faccia dimettere anziché continuare a mentire sui fondi alla sanità pubblica e a non far nulla sulle bollette più care d’Europa”: afferma in una nota la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein.

I parlamentari Pd Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e l’ex ministro dem Andrea Orlando parte civile nel procedimento, sottolineano: “La condanna del sottosegretario Delmastro conferma in sede penale, dove siamo stati ammessi come parte civile, le valutazioni politiche già espresse nei confronti di un esponente di spicco del partito di Giorgia Meloni che, evidentemente, si è reso parte attiva di comportamenti gravi e lesivi dell’onorabilità del ruolo ricoperto, utilizzando informazioni riservate per colpire gli avversari politici. Si tratta di un duro colpo per l’ex avvocato di fiducia della Premier Meloni e responsabile giustizia del suo partito, prima di andare a ricoprire l’attuale incarico a via Arenula che sta svolgendo in maniera poco onorevole e poco disciplinata”. “È evidente – proseguono i parlamentari – che tra le conseguenze del lesivo comportamento di Delmastro ci sia stato anche un grave danno per i sottoscritti, accostati in maniera impropria e calunniosa ai mafiosi da parte di chi, il coordinatore del partito della Meloni, Donzelli, ha ricevuto informazioni riservate per poterle usare come una clava contro esponenti dell’opposizione. E le conseguenze politiche di quanto è avvenuto non possono che consigliare un passo indietro al sottosegretario Delmastro per allontanare qualsiasi ombra dal suo operato al ministero della giustizia alla luce di questa gravissima condanna”.

“Delmastro ha già detto che non intende dimettersi dopo la condanna in primo grado. Per noi si sarebbe dovuto dimettere da tempo per il suo operato e per le responsabilità politiche nella disastrosa condizione delle sue deleghe”, afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi. “Auguro a Delmastro di dimostrare la sua innocenza nei successivi gradi ma gli auguro anche di riflettere sulle sadiche parole pronunciate da lui più volte nei confronti delle persone condannate e verso la popolazione carceraria”, conclude Magi.

Su X il leader di Iv Matteo Renzi scrive: “Per un garantista come me, la condanna in primo grado del sottosegretario alla giustizia Delmastro Delle Vedove non cambia nulla. Assolutamente nulla. Per me Delmastro era incapace di fare il sottosegretario alla giustizia anche prima della (nuova) condanna. Pistole a capodanno, documenti a Donzelli, frasi vergognose sui detenuti, condanna nascosta alla stampa, per non parlare di Biella. Uno come Delmastro non merita di stare al governo per quello che dice, non per le condanne che prende. Uno con la sua storia è un perfetto sottosegretario alla giustizia solo nella Repubblica delle Banane”.

Ucraina, Rutte: garanzie sicurezza europee necessitano supporto Usa

Vienna, 20 feb. (askanews) – Le garanzie di sicurezza europee avranno bisogno del “supporto” americano. Lo ha detto il segretario generale della nato Mark Rutte parlando (trasmesso in streaming) di Ucraina presso l’Università Comenius di Bratislava, Slovacchia.

Sempre nel suo discorso, Rutte con gli studenti, ha detto: “Io stesso sono ottimista riguardo all’iniziativa del Presidente Trump. Certo, è ancora in una fase iniziale, ma penso che sia importante che abbia avviato la sua iniziativa di pace ora con i russi, ma siamo tutti d’accordo anche sul fatto che dobbiamo assicurarci che per qualsiasi accordo di pace in futuro, ci siano forti garanzie di sicurezza.

Ha anche concordato forti garanzie di sicurezza, se fornite dai paesi europei” ma con “un supporto da parte degli Stati Uniti, non con gli stivali sul campo, ma abbiamo ancora bisogno, in generale, di un supporto dagli Stati Uniti per assicurarci che la deterrenza ci sia, ma anche perché gli Stati Uniti forniscono determinate capacità (…) necessarie per rendere possibile ai paesi europei di aiutare lì, quindi quel processo di aiuto ora sta avendo luogo, e sono molto contento che abbia luogo, perché la scorsa settimana a Monaco, durante la conferenza sulla sicurezza, molti europei si lamentavano per non essere coinvolti e per dove siamo arrivati al tavolo, ma fortunatamente, ora hanno iniziato a coordinarsi tra loro. Questo è importante, ed essere coinvolti positivamente in questa iniziativa di pace americana.”.

Caso Cospito, Conte: Delmastro non lascia? Si sentono intoccabili

Roma, 20 feb. (askanews) – “Il sottosegretario Delmastro, quello che giocava con i documenti riservati col coinquilino Donzelli, è stato condannato in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio. Ha già annunciato che non si dimetterà. Non avevamo dubbi. Purtroppo. Da Delmastro a Santanché si sentono ormai tutti intoccabili”. Lo ha scritto sui suoi canali social il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.

“La principale colpevole di questo grave andazzo – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – è Meloni che chiedeva le dimissioni di tutti dall’opposizione e ha perso la coerenza da qualche parte a Colle Oppio. Poltrone piene di colla per i suoi amichetti, anche se l’amichetto è un condannato in primo grado al Ministero della giustizia per violazione dei doveri d’ufficio”, ha concluso Conte.

Stravato (Sogesid): con Infratel per sviluppo soluzioni avanzate

Roma, 20 feb. – “Sogesid conferma, con questo accordo, il proprio impegno nella digitalizzazione del monitoraggio ambientale”. Lo ha dichiarato l’Ad e Dg di Sogesid Errico Stravato, a margine della firma del protocollo d’intesa Infratel-Sogesid che mira a digitalizzare il monitoraggio e il controllo ambientale, con un’attenzione particolare alle risorse idriche, alla mitigazione del dissesto idrogeologico e alla bonifica dei siti inquinati.

“La collaborazione con Infratel ci permetter di sviluppare soluzioni avanzate, per migliorare il controllo delle risorse idriche, del dissesto idrogeologico e dei siti inquinati, offrendo alle Autorit con cui lavoriamo, strumenti pi efficaci e affidabili per la protezione del territorio”.

Salute, idee sbagliate e pregiudizi impattano su gestione diabete

Roma, 20 feb. (askanews) – Un labirinto del pregiudizio per far capire cosa vivono le persone affette da diabete, ogni volta che si avvicinano ad un dolce o devono controllare il proprio peso. Oggi Abbott inaugura una installazione immersiva in piazza San Silvestro, a Roma, e fino al 23 febbraio sar possibile provare a comprendere.

Angelo Avogaro, coordinatore European Diabetes Forum, dice: “Oggi una giornata molto importante perch vuol fare il punto su uno dei problemi maggiori del paziente con diabete ed il fatto che molto spesso il paziente con diabete ha uno stigma negativo su se stesso. Purtroppo questo comporta che il paziente si vergogni, rinuncia agli esami, trascura la sua patologia e quindi questa situazione deve indurre tutti noi a una educazione del personale socio sanitario e ad una educazione dei cittadini di cosa il diabete e soprattutto fare in modo di dedicare pi tempo alla narrazione che il paziente d della sua patologia”.

I risultati di un sondaggio internazionale, condotto in 8 paesi tra cui l’Italia, sono chiari: l’85 per cento intervistate delle persone ha spiegato di aver visto informazioni sbagliate sul diabete nei mass media, al cinema o sui social. Ed il 40 per cento dichiara di aver sentito battute o barzellette sul diabete.

Massimiliano Bindi, amministratore delegato Abbott Italia, sottolinea: “Noi in Italia abbiamo 4 milioni di persone affette da diabete che vivono quotidianamente moltissime difficolt nella gestione della loro patologia. Di recente abbiamo condotto una indagine in 8 paesi, tra cui l’Italia, ed emerso che in aggiunta alle loro problematiche cliniche o patologiche c’ la diffusione di molti luoghi comuni e pregiudizi che creano un vero stigma da parte dell’ambiente su di loro e che quindi rende ancora pi complessa la gestione della loro condizione. Proprio per questo abbiamo lanciato oggi questa campagna in Italia, ‘Above the Bias – Oltre il pregiudizio’ che si pone l’obiettivo di spostare un po’ l’attenzione, l’angolo di osservazione delle persone nei confronti del diabete creando una diversa consapevolezza, una diversa empatia, perch siamo convinti che non solo la tecnologia ma anche questo tipo di situazione ambientale e di empatia verso il diabete possa rendere la vita a queste persone pi facile ed anche pi facile la gestione della loro patologia”.

I risultati della ricerca stanno l a spiegare tutto: la vergogna provoca silenzio. Quasi il 25% evita di parlare della propria patologia con familiari e amici per imbarazzo.

Il professor Avogaro spiega: “Quello che importante sapere che l’iperalimentazione nel paziente diabetico solo uno dei tanti elementi che favoriscono la comparsa della patologia. Perch il diabete viene favorito da problemi genetici, dal contesto socio sanitario, dallo stress ambientale. Finch non si sanno queste cose, purtroppo, ci sar sempre lo stigma, ovvero il fatto che la colpa di essere diabetico solo ed esclusivamente del cittadino e questo non assolutamente vero”.

Caso Cospito, il sottosegretario Delmastro condannato a 8 mesi per rivelazione del segreto d’ufficio

Roma, 20 feb. (askanews) – Il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove è stato condannato a 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio, in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. La sentenza è stata emessa dai giudici dell’VIII sezione del Tribunale penale di Roma. “Non mi dimetto, speriamo ci sia un giudice a Berlino”, ha detto il sottosegretario Andrea Delmastro dopo la condanna ad 8 mesi di reclusione. Con la condanna ad 8 mesi di reclusione per il sottosegretario Andrea Delmastro i giudici dell’VIII sezione del tribunale della Capitale hanno concesso le attenuanti generiche, interdizione dei pubblici uffici per la
durata di un anno, beneficio della sospensione e non menzione nel casellario giudiziario. Respinta la richiesta di risarcimento. Nel procedimento sono parte civile i parlamentari del Pd Andrea
Orlando, Silvio Lai, Debora Serracchiani e Walter Verini.

Valentini (Mimit): IA opportunit per i giovani professionisti

Roma, 20 feb. (a – “L’intelligenza artificiale rappresenta uno degli elementi chiave dell’innovazione tecnologica che non si limita alla tecnologia, ma permea profondamente la nostra vita quotidiana. I professionisti che operano tra le imprese e le esigenze del pubblico devono necessariamente essere all’avanguardia. Al contempo, possono sfruttare queste nuove tecnologie per incrementare la loro produttivit e, in parallelo, garantire la sicurezza dei dati. Il dato che viene raccolto e processato si trasforma in informazione, creando cos un valore aggiunto significativo. Il mio messaggio ai giovani professionisti chiaro: fondamentale aggiornarsi, adattarsi e accogliere le nuove tecnologie, con particolare attenzione all’intelligenza artificiale, per sfruttarne appieno il potenziale e migliorare le proprie attivit”. Lo ha affermato oggi Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo al 1 forum Consulta Giovani Confprofessioni “Nuovi scenari professionali” che si svolto oggi al The Hub di Roma. “L’intelligenza artificiale non sostituir l’uomo, n la capacit di ciascuno di essere s stesso. Si tratta di un progresso che va compreso e con il quale necessario confrontarsi”, ha evidenziato Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia.

“La necessit di focalizzarsi sulla formazione continua, sull’orientamento dei giovani, anche verso le discipline STEM, e sullo sviluppo delle competenze digitali”, ha sostenuto Marta Schifone (Commissione Lavoro della Camera dei Deputati). “I nuovi scenari tecnologici stanno avendo un impatto significativo e offrono opportunit per i liberi professionisti. L’obiettivo – ha sottolineato Daniele Noce, coordinatore della Consulta Giovani Confprofessioni – esplorare le tecnologie che possono supportarli, affrontando il passaggio generazionale e sviluppando soluzioni per migliorare la loro attivit sia qualitativamente che quantitativamente. Gli sbocchi lavorativi, soprattutto nella cybersecurity, sono fondamentali. L’etica professionale, basata su un codice deontologico, essenziale, cos come la formazione continua per migliorare le competenze e affrontare le sfide burocratiche”.

Secondo Raffaele Loprete, delegato della giunta Confprofessioni alle Politiche Giovanili, “l’intelligenza generativa e predittiva diventeranno alleati cruciali nei prossimi trent’anni. I giovani liberi professionisti sono chiamati a guidare la crescita del Paese, adottando nuovi modi di lavorare pi efficienti e creativi. Inoltre, emergono nuove figure professionali e modelli di business innovativi. Confprofessioni, con il presidente Marco Natali, in prima linea nel promuovere queste opportunit, sostenendo i giovani e l’adozione delle tecnologie”.

De Cosmo (Irccs CasaSollievo): cura diabete paradigma innnovazione

Cernobbio(Co), 20 feb. (askanews) – “Il diabete rappresenta forse un paradigma nell’ambito dell’innovazione sia da un punto di vista terapeutico sia diagnstico”. Lo ha detto il diabetologo Salvatore De Cosmo, responsabile dell’unit di medicina interna di Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo (Fg), a margine della seconda edizione della Cernobbio School di Motore Sanit. “Innovazione nei farmaci ma non solo proprio grazie a questi sistemi molto evoluti di integrazione tra il sensore e l’infusore di insulina, oggi sappiamo che ci sono dei sistemi che permettono di fermare la secrezione di insulina laddove il sensore legge una glicemia molto bassa o di modificare la somministrazione di insulina anche quando la glicemia tende a salire” ha aggiunto. “Io credo che questi sistemi determinino assolutamente, sia parlando dei farmaci sia di questi presdi tecnologici, una cura migliore del diabete che si traduce in un minor ricorso ai ricoveri in ospedale, penso ad esempio alla riduzione degli episodi di ipoglicemia, che nelle forme pi gravi portano purtroppo il paziente anche a ricoverarsi in ospedale con tutto quello che ne consegue anche in termini di costi, ma portano anche, ottimizzando i livelli della glicemia, a una riduzione della comparsa di complicanze. Oggi ci sono delle evidenze scientifiche in questo senso e tutto questo si tramuta appunto in una riduzione dei costi e quindi in una maggiore sostenibilit in termini di riduzione di spesa per la cura del diabete e delle sue complicanze” ha concluso.

Covid, Ciccozzi: virus ci ha insegnato a rafforzare sistema sorveglianza

Roma, 20 feb. (askanews) – “Il 20 febbraio viene diagnosticato il primo caso di Covid-19 in Italia. Da quel giorno abbiamo subito una pandemia importante che ha provocato 27.191.249 casi e 197563 decessi. Il 29 gennaio, arriva a Roma una coppia di turisti cinesi che risulta positiva al tampone per il Covid-19. Il nostro gruppo, pubblica alla fine di gennaio due lavori su questo virus dimostrando che, probabilmente, avevamo già in casa fin dalla fine di settembre 2019, senza mai essercene accorti. In 4 anni pubblichiamo ben 140 lavori scientifici sul virus, analizzando tutte le varianti. Cosa abbiamo imparato ad oggi? Sicuramente la necessità di rinforzare un sistema di sorveglianza epidemiologica che al tempo ha funzionato poco; un sistema sanitario territoriale di enorme importanza, essendo la prima linea di difesa in caso di epidemia, trattandosi di una organizzazione sanitaria ospedaliera adeguata ad affrontare i rischi di una pandemia”. E’ questa l’analisi del prof. Massimo Ciccozzi, Ordinario di epidemiologia dell’Università Campus Biomedico di Roma.

“Dobbiamo quindi monitorare in termini di salute globale ciò che accade nel mondo per essere sempre pronti ad affrontare pericoli simili( es: influenza aviaria). Alla fine – conclude – siamo stati bravi e ne siamo usciti, ma non dobbiamo abbassare la guardia in vista di possibili altre pandemie che la storia ci ha abituati a subire”.

Sanremo celebra il Made in Italy con il "Premio eccellenze d’Italia"

Roma, 20 feb. (askanews) – Si è tenuta nella prestigiosa cornice dell’Hotel Des Anglais a Sanremo la dodicesima edizione del “Premio Eccellenze d’Italia”, uno degli eventi collaterali più attesi della settimana sanremese, patrocinato dalla Federazione Assomoda – Confcommercio. La serata ha celebrato imprenditori, innovatori e personaggi dello spettacolo che, con talento e determinazione, tengono alta la bandiera del Made in Italy nel mondo.

Uno dei momenti più attesi della serata – condotta da Fabrizia Santarelli – è stato il riconoscimento a Ylli Ujka per la Residenza Philipp Plein, un ambizioso progetto di lusso che sta prendendo vita a Tirana, in Albania, frutto di una collaborazione tra il Gruppo Ida, di cui Ujka è presidente, e il celebre stilista Philipp Plein. Un’operazione che segna un nuovo capitolo per l’architettura e il design di alto livello, in un connubio tra moda, lifestyle e innovazione immobiliare.

Un premio speciale è stato conferito a “Linea Azzurri”, il programma televisivo ideato da Angelo Maietta, che racconta le storie dei campioni dello sport italiano. La trasmissione, seguitissima in Italia e all’estero, riprenderà con la seconda stagione il 22 febbraio su Rai Italia, confermando il suo ruolo nel valorizzare gli atleti e le eccellenze sportive del nostro Paese.

Tra i riconoscimenti più prestigiosi della serata, quello assegnato a Davide Verderame, amministratore e proprietario di MPP (società di produzione e post-produzione) e Archimedia (software factory). Il suo innato talento e la sua straordinaria caparbietà gli hanno permesso di raggiungere traguardi sempre più importanti, affermandosi come una figura di spicco nel settore audiovisivo e digitale.

A ricevere il “Premio Eccellenze d’Italia” anche Patrizia Barsotti, professionista del mondo della comunicazione e dello spettacolo, che con il progetto StudioNews, ospitato a Casa Sanremo e in collaborazione con AskaNews, è diventata un punto di riferimento per il pubblico e gli addetti ai lavori durante la settimana del Festival.

La serata ha visto sfilare numerose altre personalità di spicco nel panorama imprenditoriale e artistico italiano. Tra i premiati: Santo Gentilcore & Marilena Pizzuto, per il loro impegno nella viticoltura con il Castello della Mugazzena; Giuseppe Scolaro, giovane imprenditore siciliano e fondatore del Caffè dei Mori, riconosciuto tra i migliori in Italia; Andrea Montovoli, attore e scrittore, premiato per il suo nuovo progetto Samsara; Piero Addis, fondatore di Euforia Sneakers, il brand di calzature che ha conquistato anche Elon Musk; Federico Bigazzi, alla guida della storica azienda toscana Toscanità, che ha lanciato la Istant Pasta nel mercato globale.

Riconoscimenti anche per Fabrizio Crimi, premiato per il Progetto Augusto, innovativo nel settore audiovisivo; Simone Ruggeri, direttore generale di Gruppo Caremoli & Ruggeri, leader nel campo della pubblicità; Roberto Sesana, fondatore di Italiano Franchising, un format innovativo che porta il meglio del food italiano su scala internazionale; Dott. Luciano Perrone, conosciuto come Dr. Peron, che con il metodo argentino si distingue per le sue tecniche innovative nel settore della bellezza e della medicina estetica; e infine Tommaso Tarantolo, premiato per il suo format Notti D’Estate, per la Storica Pasticceria Genco, icona della tradizione dolciaria siciliana e per i vini Nadore Baglio delle Sinfonie.

Un evento che, ancora una volta, ha celebrato la capacità italiana di eccellere in ogni ambito, confermando il Premio Eccellenze d’Italia come uno degli appuntamenti più importanti della settimana sanremese.

Olly annuncia "La grande festa" una data evento a Milano il 4 settembre

Milano, 20 feb. (askanews) – Reduce dalla vittoria alla 75ª edizione del Festival di Sanremo con il brano Balorda nostalgia, il cantautore Olly annuncia La grande festa una data evento prevista il 4 settembre 2025 per celebrare “con tutta la mia gente” questo anno d’oro, che lo vedrà esibirsi per la prima volta all’Ippodromo Snai di San Siro. I biglietti per l’evento – prodotto e organizzato da Magellano Concerti – saranno in vendita a partire dalle ore 18 di oggi.

Il brano Balorda nostalgia ha debuttato al #1 in classifica FIMI/Gfk. Il brano è stabilmente al #1 posto in chart su Spotify Italia, Amazon music italia, nella sezione musica di Youtube, Apple music Italia e nella top100 della chart global di Spotify. Inoltre Tutta vita, il secondo album del cantautore con oltre 400 milioni di stream audio e video, è l’album più ascoltato su Spotify e Amazon music questa settimana.

Il brano – scritto da Olly, composto dal cantautore insieme a Pierfrancesco Pasini e JVLI, che ne ha curato anche la produzione – racconta la nostalgia, un sentimento forte, vivo e vero che arriva all’improvviso e che fa sempre anche un po’ male, per questo motivo è balorda.

Il Tutta vita tour 2025 – 2026, che vede già completamente sold out tutti i live previsti nel 2025, ha conquistato diversi sold out: hanno raggiunto il tutto esaurito anche le date di Jesolo – VE, Firenze, Bologna, Torino, Milano, Roma e Bari previste nel 2026. Il tour, che vedrà Olly per la prima volta nei palazzetti italiani tra l’autunno 2025 e la primavera del 2026, si concluderà con la data di Eboli (SA) il 28 marzo 2026 per cui restano gli ultimi biglietti disponibili.

Il Tutta vita tour 2025 – 2026 è prodotto e organizzato da Magellano Concerti, i biglietti per la data di Eboli nei palazzetti e per la data prevista il 4 settembre sono disponibili nei circuiti di vendita e prevendita abituali, qui le info sui biglietti.

Dopo il successo delle prime 14 date invernali tutte sold out del Lo rifarò, lo rifaremo tour 2024 – 2025, Olly tornerà live nei club italiani questa primavera con dodici appuntamenti previsti a Venaria Reale (TO), Bologna, Roma, Molfetta (BA) e Firenze e terminerà ufficialmente a Padova. Il tour, per un totale di 26 date completamente sold out, ha registrato un totale di oltre 150 mila biglietti venduti.

Gli Usa rifiutano di sostenere la risoluzione Onu a sostegno Kiev

Roma, 20 feb. (askanews) – Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti si sono rifiutati di sostenere una bozza di risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a sostegno di Kiev, in vista del terzo anniversario dell’inizio del conflitto. Lo ha detto una fonte informata all’agenzia di stampa Interfax-Ucraina. Non solo, gli Stati Uniti si oppongono a definire la Russia aggressore in una dichiarazione del G7 che verrà rilasciata in occasione del terzo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. E’ quanto riporta oggi il Financial Times citando cinque funzionari occidentali, secondo cui gli inviati americani hanno sollevato obiezioni rispetto all’espressione “aggressione russa” e a descrizioni simili usate dai leader del G7 per descrivere il conflitto scoppiato il 24 febbraio 2022.

Altre due fonti hanno evidenziato che la richiesta dell’amministrazione Trump rispecchia la nuova politica Usa di descrivere la guerra come “conflitto ucraino”, come emerso nelle recenti dichiarazioni del dipartimento di Stato, tra cui quella diffusa dopo l’incontro a Riad tra il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in cui si cita in due occasioni “il conflitto in Ucraina”.

Appello docenti atenei italiani sulla grave situazione carceraria

Roma, 20 feb. (askanews) – Una lettera aperta di studiose/i e docenti di scienze sociali, sociologia del diritto e sociologia della devianza per porre l’attenzione sulla grave situazione carceraria. E’ stata diffusa oggi, per invocare un provvedimento di clemenza, amnistia o indulto, che riconduca le carceri italiane almeno alla capienza prevista.

Nella lettera viene ricordato come il 30 dicembre 2024 Papa Francesco abbia aperto la porta Santa del Giubileo nel carcere romano di Rebibbia in segno di speranza, mentre la Conferenza episcopale italiana e autorevoli giuristi – tra cui l’Associazione italiana dei professori di diritto penale e del processo penale – invocano un ato di clemenza: “Sono segnali – si legge – che denunciano la gravità della situazione. ‘Non respirano le persone detenute’ afferma Antigone, ormai oltre 62.000 per 47.000 posti disponibili, con un tasso complessivo di sovraffollamento del 130%, che in alcune carceri supera o sfiora il 200%; mai numeri così alti dal 2013, anno della condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti”.

Il 31 dicembre 2024, il Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha ribadito che “le condizioni delle carceri italiane offendono la Costituzione, la quale indica norme imprescindibili sull’esecuzione della pena detentiva. Il sovraffollamento, certo, ma ancora di più e maggiormente pervasiva – prosegue la lettera-appello – ‘l’aria che si respira’, mefitica in senso letterale e metaforico: il riferimento inevitabile è all’infelice e deplorevole uscita del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, di ‘non lasciare respirare chi sta dietro quel vetro oscurato’. Un’affermazione che attesta chiaramente una visione vendicativa e discreditante della pena”.

Intanto nel 2024, 90 persone si sono tolte la vita all’interno degli Istituti italiani. Una ogni quattro giorni, un livello che non ha precedenti nelle carceri italiane; il tasso è più alto per le donne e per gli stranieri. Vanno aggiunti i 7 suicidi di agenti di polizia penitenziaria. Le risorse del trattamento sono davvero misere. Il lavoro, sempre definito dai vertici del DAP il “perno del trattamento”, coinvolge meno di un terzo delle persone detenute (al 31 dicembre 2023 il 28%; ma si tratta di lavoro di “casermaggio” , dequalificato e a turni brevi, mentre solo il 5% – 3.029 persone sui più di 62.000 presenti – sono alle dipendenze di cooperative o imprese esterne). Nel primo semestre del 2024 i corsi professionali registrano 3.716 iscritti, pari al 6% della popolazione detenuta; i percorsi di istruzione, dal canto loro, coinvolgono solo un terzo della popolazione detenuta. Quanto al titolo di studio, per la metà della popolazione detenuta non è rilevato, né rilevabile. Della restante metà 18.085 persone (meno del 30% del totale) possiedono un diploma di scuola media inferiore.

“Ciò conferma lo stato di marginalità sociale della stragrande maggioranza dei reclusi – prosegue la missiva – cui fa riscontro l’assoluta carenza di risorse trattamentali, quasi totalmente delegate ad enti esterni: enti di volontariato o cooperative, docenti o ministri di culto. Si tratta di una presenza caratterizzata da pesanti squilibri territoriali (concentrazione al centro-nord) e limitata dalla circuitazione penitenziaria di sicurezza, per cui in molte aree le attività trattamentali si riducono allo zero. Eppure, i presupposti per far fronte a questa situazione, a partire dalla decongestione del sovraffollamento, ci sarebbero. Quasi un terzo della popolazione detenuta potrebbe giovare facilmente di un provvedimento di clemenza limitato ai reati minori e a residui pena non superiori ai due anni. Le persone anziane o malate dovrebbero poter accedere alla detenzione domiciliare. Ben la metà della popolazione detenuta, e addirittura più del 60% dei condannati definitivi, risulta scontare pene brevi o un attuale residuo pena inferiore ai quattro anni, potendo quindi fruire di misure alternative: quelle stesse che si sono da tempo dimostrate utili a ridurre drasticamente la recidiva, così anche in conformità alle istanze di sicurezza e di difesa sociale. Inoltre, è risaputo che la stragrande maggioranza dei detenuti per reati connessi al consumo e al piccolo spaccio di sostanze stupefacenti sono in realtà tossicodipendenti che andrebbero affidati a centri sociosanitari di recupero e reinserimento sociale. Lo stesso dicasi per gli affetti da disagio psichico. Ma, dice il Ministro Nordio, l’indulto ‘sarebbe un segno di debolezza’ e difficilmente l’attuale governo lo percorrerà. La congiuntura reazionaria, oltre che una malintesa e trasversalmente condivisa accezione di ‘certezza della pena’, promettono solo il peggio”.

“Di fronte a questa situazione e a tutte le buone ragioni per denunciare e protestare contro un regime illegale – ribadiscono i docenti universitari di tutta Italia – il Governo, in senso contrario, introduce nuove fattispecie di reato e aggravi di pena, oltre ad emanare un provvedimento (DM 14 maggio 2024) che istituisce il Gruppo di intervento operativo del Corpo di Polizia penitenziaria (GIO), finalizzato al controllo delle proteste e dei conflitti interni. A ciò si aggiunge il recente progetto di ‘scudo penale’ per le forze dell’ordine, orientato quantomeno a neutralizzare il reato di tortura. In coerenza con queste prospettive fa la sua apparizione il Calendario 2025 della Polizia penitenziaria: una raccolta di immagini fuorvianti e pericolose che invocano la militarizzazione del Corpo di polizia, oggi a ordinamento civile, promuovendo un addestramento finalizzato all’utilizzo delle armi e delle tecniche di contenimento violento. A ciò si aggiunge il rifiuto della richiesta, da lungo tempo anche estesamente condivisa, di rendere identificabili gli agenti nel loro operato. Anche il Capo dello Stato ha fatto riferimento alle deplorevoli condizioni di lavoro in cui opera la polizia penitenziaria, dovute a sovraffollamento e carenze di organico, certo; ma forse anche all’essere chiamata alla gestione della quotidianità detentiva attraverso un’estenuante mediazione dei conflitti alla quale non è minimamente formata e che evidentemente non interessa a nessuno. Il video ‘pubblicitario’ che presenta il calendario è gravemente fuorviante soprattutto per le nuove reclute, che così si vorrebbero motivate e selezionate come per andare alla guerra, per poi ritrovarsi a dover gestire sofferenza e miseria nelle sezioni sovraffollate, navigando a vista secondo un operare che, in caso di fallimento, si affida ai rapporti disciplinari”.

“Alla luce di questa complessiva situazione, in quanto studiosi e docenti di scienze sociali, di sociologia del diritto e della devianza, sollecitiamo adeguati provvedimenti per ricondurre il settore penitenziario ai principi costituzionali, invertendo le imperanti tendenze sicuritarie verso sostanziose politiche di sicurezza sociale. In particolare, chiediamo al Governo e al Parlamento un intervento rivolto alla riduzione immediata del numero dei reclusi e al finanziamento di progetti di sostegno e integrazione sociale”, conclude la lettera.

La Cina di Olivo Barbieri, una fotografia oltre la realt

Torino, 20 feb. (askanews) – Uno sguardo d’artista sul periodo in cui la Cina diventata la potenza che oggi conosciamo, ma anche una mostra-ragionamento sulle possibilit della fotografia contemporanea e sull’evoluzione del medium. Alle Gallerie d’Italia di Torino aperta l’esposizione “Spazi Altri” di Olivo Barbieri, fotografo a suo modo “decisivo” sulla scena del presente.

“La sua modalit di racconto, le sue intuizioni, la capacit di ricorrere a tecniche estremamente attuali oggi con largo anticipo – ha detto ad askanews Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo – dimostra come sia stato realmente in grado di aggiungere e di offrire un’opportunit di lettura e anche di gradevolezza e piacevolezza in un mondo della fotografia che avvertiva l’esigenza di una rottura”.

Le immagini sono potenti ed evocative, ‘strane’ come solo la buona arte riesce a essere. “Olivo – ha aggiunto Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Torino – il pi importante sperimentatore di cui disponiamo in Italia oggi e probabilmente il fotografo che pi di tutti gli altri ha portato la fotografia italiana fuori dai confini nazionali”.

Il progetto sulla Cina anche un modo per ragionare sull’idea stessa di realt fotografica, evidente dal lavoro di Barbieri, ma, in fondo, sempre irraggiungibile. “La realt – ha detto ancora Carloni – un flusso di informazioni che parte dall’osservazione di quello che la macchina davanti e poi in realt diventa quello che il fotografo ha in testa. E Olivo non fa altro che diventare in un certo senso un autore che, riprendo le sue parole, ‘capitalizza l’eredit che c’ stata in 10.000 anni di storia’, cio dalle grotte a 1989 quando andato in Cina”.

L’esposizione un nuovo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana” a cura di Roberto Koch, con cui la Intesa Sanpaolo vuole celebrare i grandi maestri della fotografia del Novecento del nostro Paese. Con un’idea precisa del ruolo del museo torinese: “Uno spazio di indagine, di incontro, di riflessione – ha concluso Michele Coppola – sul valore che ancora oggi mantiene la fotografia e il suo ruolo nella contemporaneit”.

Un ruolo che, sulla scena pi ampia dell’arte, sempre pi centrale.

La Cina di Olivo Barbieri, una fotografia oltre la realtà

Torino, 20 feb. (askanews) – Uno sguardo d’artista sul periodo in cui la Cina è diventata la potenza che oggi conosciamo, ma anche una mostra-ragionamento sulle possibilità della fotografia contemporanea e sull’evoluzione del medium. Alle Gallerie d’Italia di Torino è aperta l’esposizione “Spazi Altri” di Olivo Barbieri, fotografo a suo modo “decisivo” sulla scena del presente.

“La sua modalità di racconto, le sue intuizioni, la capacità di ricorrere a tecniche estremamente attuali oggi con largo anticipo – ha detto ad askanews Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo – dimostra come sia stato realmente in grado di aggiungere e di offrire un’opportunità di lettura e anche di gradevolezza e piacevolezza in un mondo della fotografia che avvertiva l’esigenza di una rottura”.

Le immagini sono potenti ed evocative, ‘strane’ come solo la buona arte riesce a essere. “Olivo – ha aggiunto Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia di Torino – è il più importante sperimentatore di cui disponiamo in Italia oggi e probabilmente il fotografo che più di tutti gli altri ha portato la fotografia italiana fuori dai confini nazionali”.

Il progetto sulla Cina è anche un modo per ragionare sull’idea stessa di realtà fotografica, evidente dal lavoro di Barbieri, ma, in fondo, sempre irraggiungibile. “La realtà – ha detto ancora Carloni – è un flusso di informazioni che parte dall’osservazione di quello che la macchina davanti e poi in realtà diventa quello che il fotografo ha in testa. E Olivo non fa altro che diventare in un certo senso un autore che, riprendo le sue parole, ‘capitalizza l’eredità che c’è stata in 10.000 anni di storia’, cioè dalle grotte a 1989 quando è andato in Cina”.

L’esposizione è un nuovo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana” a cura di Roberto Koch, con cui la Intesa Sanpaolo vuole celebrare i grandi maestri della fotografia del Novecento del nostro Paese. Con un’idea precisa del ruolo del museo torinese: “Uno spazio di indagine, di incontro, di riflessione – ha concluso Michele Coppola – sul valore che ancora oggi mantiene la fotografia e il suo ruolo nella contemporaneità”.

Un ruolo che, sulla scena più ampia dell’arte, è sempre più centrale.

Il Cremlino: "Inaccettabile" il piano di Francia e GB, 30mila soldati in Ucraina è "minaccia diretta"

Roma, 20 feb. (askanews) – Il presunto piano anglo-francese di schierare fino a 30.000 soldati nell’ambito di una forza di mantenimento della pace, allo scopo di rafforzare la sicurezza dell’Ucraina dopo un accordo di cessate il fuoco con la Russia, è stato etichettato dal Cremlino come una “minaccia diretta inaccettabile”.

Secondo quanto riferito questa mattina dal Telegraph, Starmer sarebbe pronto a illustrare il piano al presidente Donald Trump durante la sua visita negli Stati Uniti della prossima settimana. In particolare, le forze armate ucraine pattuglierebbero una zona demilitarizzata che si estenderebbe per tutta la lunghezza della linea del fronte, mentre le truppe di una “forza di rassicurazione” anglo-francese sarebbero di stanza in siti infrastrutturali chiave in tutto il paese.

Il dispiegamento prevederebbe inoltre la presenza di aerei da combattimento e missili statunitensi nell’Europa orientale, che servirebbero a scoraggiare eventuali nuovi attacchi russi. Le risorse aeree e navali della Nato svolgerebbero anche missioni di ricognizione sull’Ucraina e nel Mar Nero.

Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov questa mattina ha respinto la proposta come “inaccettabile” dopo che il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che Mosca considera l’idea di avere truppe Nato sul campo in Ucraina come una “minaccia diretta” alla sicurezza russa.

Cinema, arriva nelle sale italiane "Paddington in Perù"

Roma, 20 feb. (askanews) – È arrivato al cinema “Paddington in Perù”, il terzo film dedicato al simpatico orso pasticcione, goloso di marmellata, che questa volta si perde nella giungla in avventura ad alto rischio, ricca di arguzia, simpatia e umorismo.

Quando Paddington scopre che l’adorata zia Lucy è scomparsa, lui e la famiglia Brown si spingono verso le terre selvagge del Perù per cercarla con un unico indizio: un punto segnato su un’enigmatica mappa. Deciso a risolvere il mistero, Paddington si imbarca in un viaggio attraverso le foreste pluviali dell’Amazzonia ritrovandosi anche sulle tracce di uno dei tesori più leggendari del mondo.

Il film, diretto da Dougal Wilson nella versione originale è interpretato da Hugh Bonneville, Emily Mortimer, Julie Walters, Jim Broadbent, Imelda Staunton, Carla Tous, Madeleine Harris, Samuel Joslin, Olivia Colman, Antonio Banderas e Ben Whishaw che torna a dare la voce a Paddington.

Auto, Salvini: Green Deal Ue enorme danno masochistico, ripensiamoci

Roma, 20 feb. (askanews) – Soprattutto sull’auto i Paesi dell’Unione europea devono ripensare quella che è stata “la sbornia del Green Deal e del ‘tutto solo elettrico’”, perché è stato “un danno, un danno enorme, economico, sociale, industriale, commerciale, culturale e ambientale”. Lo ha affermato il ministro di Infrastrutture e Trasporti, il vicepremier Matteo Salvini, che, nel suo intervento in video collegamento con la conferenza stampa di presentazione del Salone dell’auto di Torino, ha espresso l’auspicio che al prossimo Consiglio informale dei ministri europei dei Trasporti, a marzo “quantomeno si ripensi a questo suicidio annunciato, che i dati stanno confermando”.

Il vero problema per l’auto europea “non sono i dazi, che forse ci saranno, che arriveranno forse dagli Stati Uniti o dalla Cina, il problema è europeo: è tutto esclusivamente europeo e figlio o di ignoranza o di malafede”. Il problema è nel termine perentorio (deadline) per “mettere fuori mercato motori e combustione e passare solo all’elettrico” che è stato “imposto dai i geni” del Green Deal.

“Prima di intervenire da voi mi stavo studiando alcuni dati incrociati sul mercato dell’auto, italiano ed europeo – ha proseguito il ministro -. Ed è chiaro che, ad esempio i dati sull’elettrico, che risalgono al 2023, è chiaro che – io spero che il Salone dell’auto di Torino ci sia ancora nel 26, nel 27, 28, 29 e nel 30 – nel 2003 l’Unione europea ha importato 443.000 auto elettriche dalla Cina, per oltre 10 di miliardi di euro di valore. E noi abbiamo esportato sempre in termini di auto elettriche 11.500 unità”.

“Quindi un Continente che ha inventato il settore dell’auto, al meglio dei marchi, del design, del passato, del presente e spero del futuro, ora masochisticamente ci obbliga da qui a 10 anni, e 10 anni passano in un quarto d’ora, a mettere fuori mercato tutto quello su cui ha lavorato per decenni. E importa per 10 miliardi” le elettriche di cui esporta solo marginalmente.

“Vi rendete conto della totale assurdità di questo processo, oltretutto uno dice ‘avremo migliorato la qualità dell’aria’. No – ha proseguito Salvini – perché l’anno scorso è stato l’anno record mondiale per le emissioni di CO2. Perché mentre l’Europa tra mille sacrifici, imposizioni, vincoli e tasse ha ridotto le emissioni di CO2, la Cina le ha più che raddoppiate rispetto al taglio europeo. Quindi c’è più inquinamento, c’è meno lavoro, c’è meno business”.

“Per fortuna che c’è il Salone dell’auto di Torino. E lo dico da liberale. Ci saranno marchi cinesi, ci saranno marchi giapponesi, e marchi italiani”. E “per fortuna, ora la riflessione non è solo del ministro Salvini, che è un proibizionista che ce l’ha col Green Deal”.

“Occorrere buon senso e io sarò a Varsavia per il Consiglio informale a marzo, con i colleghi dei Trasporti europei. Spero che quantomeno si ripensi a questo suicidio annunciato, che i dati stanno confermando. Perché se io impongo al mio mercato di comprare un prodotto che arriva dall’estremo Oriente, che non esporto, io evidentemente non faccio un favore né al Salone dell’auto di Torino, né agli operai, né ai tecnici. Questi sono ragionamenti che ci devono far pensare e far cambiare”.