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domenica, 8 Giugno, 2025
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Alla Camera il meeting Assemblea Parlamentare del Mediterraneo

Roma, 18 feb. (askanews) – Il 20 e 21 febbraio 2025 la Camera dei deputati accoglierà il 19° Meeting dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM), piattaforma di dialogo e cooperazione parlamentare che ha come obiettivo quello di promuovere la stabilità, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile nell’area del Mediterraneo. La PAM, che riunisce rappresentanti di Parlamenti dei Paesi mediterranei, si configura come un foro privilegiato per affrontare le principali sfide politiche, economiche e sociali della regione. Sono circa 250 i delegati complessivamente attesi, da oltre 30 Paesi.

Il presidente della delegazione italiana nonché Vicepresidente dell’organizzazione e Presidente della 2ª Commissione Permanente della PAM è il deputato Giulio Centemero. L’Assemblea alla Camera si concluderà con l’elezione del nuovo Presidente della PAM, che manterrà l’incarico per i prossimi due anni.

La sessione inaugurale si terrà giovedì 20 febbraio, alle 10, nell’Aula dei Gruppi, con trasmissione in diretta sulla WebTv della Camera e accesso aperto alla stampa. La giornata si aprirà con gli indirizzi di saluto del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e della Vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone. Sono previsti messaggi del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e di Paul Gallagher, Segretario Vaticano per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Saluti del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.

In apertura anche gli interventi di: Enaam Mayara, Presidente della PAM, con osservazioni introduttive, Dubravka Šuica, Commissaria europea per il Mediterraneo, Maurizio Martina, Vicedirettore generale della Fao.

A seguire dichiarazioni di Dejan Durovic, in rappresentanza del Parlamento del Montenegro, Mishaal Al-Salmi, Vicepresidente dell’Assemblea Consultiva dell’Arabia Saudita, Mohamed Abou El Enein, Vicepresidente della Camera dei Rappresentanti dell’Egitto, Hamda Hassan Al-Sulaiti, Vicepresidente del Consiglio della Shura del Qatar, Jehad Abdulla Al Fadhel, secondo Vicepresidente del Consiglio consultivo del Bahrain. Al termine della due giorni alla Camera si procederà con l’elezione del nuovo Presidente della PAM per il biennio 2025/2026 con proclamazione del risultato alle 12.25 di venerdì 21 febbraio. Per questo momento è prevista la diretta web e la sala sarà aperta alla stampa.

Flash mob M5S davanti a Palazzo Chigi contro il caro bollette

Roma, 18 feb. (askanews) – “L’Italia un bolletta, e il governo cosa fa? Meloni cosa fai?”. Lo ha detto il leader M5s Giuseppe Conte durante un ‘flash-mob’ davanti a palazzo Chigi.

La risposta del governo, ha aggiunto, “vediamo, valuteremo, faremo, diremo… Intanto ci sono gli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese e devono pagare bollette altissime, tutte le nostre imprese soffrono il caro-energia”.

Ha concluso Conte: “Cosa avete dato ai pensionati con la minima? Un euro e ottanta per pagare bollette che sono raddoppiate o triplicate! Vergognatevi, vi incalzeremo fino a quando non risolverete queste questioni”.

Zelensky: nessun compromesso sull’integrità territoriale del Paese

Roma, 18 feb. (askanews) – L’Ucraina sostiene l’instaurazione della pace con la Russia basata sulla fornitura di garanzie di sicurezza a Kiev. Lo ha affermato oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad Ankara, secondo quanto riportato dall’Ap.

“Come Paese, vogliamo la pace, vogliamo che la guerra finisca. Ma, naturalmente, vogliamo che la fine di questa guerra si basi sulla fornitura di certe garanzie di sicurezza. Vogliamo che queste garanzie di sicurezza siano fornite dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e da tutta l’Europa, inclusa la Turchia”, ha detto Zelensky prima del suo incontro con l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato quindi che l’Ucraina non scenderà mai a compromessi sull’integrità territoriale del Paese. A questo proposito, secondo quanto riportato dall’Ap, il capo dello Stato ha detto che “non può agire in contrasto con la Costituzione dell’Ucraina”. “Non riconosceremo mai, mai i nostri territori, temporaneamente occupati dalla Russia, come parte della Russia. Sono parte dell’Ucraina”, ha precisato.

Allo stesso tempo, Zelensky ha osservato che Kiev “preferirebbe restituire i territori ucraini occupati dalla Russia attraverso i canali diplomatici”. “Perché non vogliamo perdere la nostra gente, le persone sono la nostra risorsa più grande”, ha spiegato il presidente.

Rivolgendosi “a tutte le parti mediatrici, russe, americane ed europee”, Zelensky ha infine sottolineato che l’Ucraina “vuole risolvere il conflitto diplomaticamente, senza spargimento di sangue, ma non rinuncerà mai alla sua integrità territoriale e alla sua sovranità”.

“L’incontro tra Russia e Stati Uniti” a Riad “è stata una sorpresa per noi. L’abbiamo saputo dai media” ha detto oggi il presidente ucraino nel corso della conferenza stampa tenuta ad Ankara dopo l’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa turca Anadolu, nel corso della conferenza stampa Zelensky ha ricordato che la “Turchia ha adottato una posizione di principio sull’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina” e che Ankara “ha facilitato il rilascio dei nostri soldati e civili”. “Abbiamo discusso in dettaglio di tutti i processi globali che potrebbero portare alla fine di questa guerra della Russia contro l’Ucraina”, ha detto Zelensky dopo l’incontro con Erdogan, aggiungendo: “Sono convinto che per l’Ucraina, per la nostra regione, per l’Europa, sia essenziale che qualsiasi negoziato per porre fine alla guerra non avvenga alle spalle dei principali soggetti colpiti dalle conseguenze dell’aggressione russa”.

“L’Ucraina, l’Europa in senso più ampio, ossia l’Unione Europea, la Turchia e il Regno Unito, devono essere coinvolte nelle discussioni e nello sviluppo delle necessarie garanzie di sicurezza insieme all’America, che riguardano il destino della nostra parte del mondo”, ha rimarcato.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha poi annunciato il rinvio al 10 marzo della sua visita in Arabia Saudita, inizialmente prevista per domani. “Non andrò in Arabia Saudita – ha detto nella conferenza stampa tenuta ad Ankara dopo l’incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan – ho un buon rapporto con il principe ereditario Mohammed. Ci siamo appena sentiti e abbiamo concordato che andrò in visita ufficiale il 10 marzo”.

Paragon, Mantovano a Fontana: il governo non risponderà al question time

Roma, 18 feb. (askanews) – Il governo non risponderà alle interrogazioni presentate dalle opposizioni su Paragon, l’azienda produttrice di spyware finita sotto i riflettori per essere stata utilizzata per spiare giornalisti e attivisti. Lo dice il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, in una lettera inviata ai gruppi in cui spiega che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il 18 febbraio gli ha inviato una missiva in cui comunica che “deve intendersi classificato” “ogni altro aspetto” della vicenda che non sia stato già trattato nelle audizioni presso il Copasir e nel question time del 12 febbraio scorso. In quell’occasione il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, spiega Mantovano, “ha fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili”.

“Ogni altro aspetto delle vicende deve intendersi classificato” e “non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir”, spiega Mantovano.

Italia-Cina, amb. Ambrosetti: comunità italiana radicata e dinamica

Roma, 18 feb. (askanews) – Una realtà ‘ben radicata, dinamica e composita’; una presenza ‘qualificata e diversificata’ quella della collettività italiana in Cina, con oltre 8mila residenti stabili. Relazioni ‘con le Istituzioni cinesi eccellenti’ con il 2025 che segna un anno di ‘particolare rilevanza per le relazioni tra Italia e Cina’, poiché ‘si celebra il 55esimo anniversario dei rapporti diplomatici tra i due Paesi’. ‘Questo importante traguardo testimonia la solidità dei legami tra i due Paesi e la profondità del continuo dialogo tra i nostri popoli che sono eredi di due antiche civiltà’. Lo ha detto ad askanews l’ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, S.E. Massimo Ambrosetti.

Ambasciatore, che realtà vive la comunità italiana nella Repubblica popolare cinese?

La collettività italiana in Cina conta più di 8.000 residenti stabili, per lo più distribuiti nelle aree meridionali della Cina, tra Hong Kong, la municipalità di Shanghai e le province circostanti. Si tratta di una comunità di dimensioni relativamente contenute, ma ben radicata, estremamente dinamica e composita. La presenza stabile di italiani in Cina è costantemente aumentata nel decennio precedente la pandemia, raggiungendo alla fine del 2019 i 10.800 iscritti AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Le limitazioni del periodo pandemico e l’aumento del costo della vita hanno portato a una contrazione dei connazionali residenti. La riapertura del Paese e l’esenzione del visto per i viaggi di breve periodo a favore dei cittadini italiani decisa dalle Autorità cinesi stanno facendo registrare una ripresa sia delle iscrizioni AIRE, sia delle presenze temporanee da parte di uomini di affari, studenti e turisti. Sebbene i numeri non siano tornati ai livelli pre-pandemia, oggi la presenza italiana in Cina è decisamente qualificata e diversificata. La comunità, infatti, è composta prevalentemente da rappresentanti di società, imprenditori e operatori commerciali con i relativi familiari, ma non mancano studenti, ricercatori, esponenti del mondo accademico e della società civile. Va poi sottolineato che è presente in Cina l’ONG italiana Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale (OVCI) con sede a Pechino e operativa su tutto il territorio cinese dal 1996. L’ONG – una delle poche autorizzate da parte cinese – si occupa in particolare di minori con disabilità attraverso attività di formazione, riabilitazione e integrazione sociale, in stretto raccordo con la China Disabled Persons’ Federation.

Che tipo di rapporti ha instaurato con le Istituzioni locali?

Le relazioni con le Istituzioni cinesi sono eccellenti, come è emerso anche in occasione delle numerose visite politico-istituzionali che hanno avuto luogo in Cina lo scorso anno – tra cui in particolare quelle del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio – che si sono svolte con la piena e fattiva collaborazione delle diverse Autorità locali coinvolte, sia nella capitale Pechino che a Shanghai, Canton e in tutti gli altri luoghi visitati. La proiezione del nostro Sistema Paese è sostenuta non solo dall’Ambasciata, ma anche dai Consolati Generali dipendenti e dalle istituzioni ed enti associativi, in particolare ICE Agenzia, SACE e la Camera di Commercio italiana, presente nel Paese. L’attenzione per le realtà locali di questo vastissimo Paese-Continente costituisce del resto uno dei principali obiettivi che mi sono dato tornando in Cina come Ambasciatore, dopo essere stato in servizio a Pechino come giovane funzionario diplomatico nei primi anni della mia carriera. Dal mio arrivo nel maggio 2023, ho svolto numerose missioni fuori Pechino: sia in città, dove è più forte la presenza italiana (da Shanghai a Suzhou, da Canton a Shenzhen, da Chongqing a Chengdu, senza dimenticare peraltro Hong Kong e Macao), sia in altre realtà ricche di opportunità di collaborazione in diversi ambiti (dallo Shandong allo Jianxi, dal Sichuan al Qinghai, dal Jiangsu allo Zhejiang).

Può annunciarci se ci sono eventi e incontri nel 2025 su cui sta lavorando?

Il 2025 segna un anno di particolare rilevanza per le relazioni tra Italia e Cina, poiché si celebra il 55° anniversario dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. Questo importante traguardo testimonia la solidità dei legami tra i due Paesi e la profondità del continuo dialogo tra i nostri popoli che sono eredi di due antiche civiltà. Oltre agli scambi a livello politico ed economico, con riunioni dei principali meccanismi di collaborazione bilaterale che si riuniranno in Italia e in Cina, fra le molte iniziative sul piano culturale vorrei ricordare che, per celebrare questo importante anniversario, stiamo organizzando per la seconda metà del 2025 – in collaborazione con prestigiose istituzioni italiane (Fondazione Treccani, Politecnico di Torino e Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio) e la Tsinghua University di Pechino – la prima mostra in Cina su Andrea Palladio, il più grande genio dell’architettura occidentale la cui lezione vogliamo valorizzare presso il pubblico cinese. È un progetto che permetterà di far conoscere un territorio di straordinario interesse: il Triveneto, ed in particolare Vicenza, che – assieme ad altri siti regionali – è inclusa nella lista dei beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

Il nostro è un notiziario rivolto agli italiani all’estero. A che temi possono essere interessati gli italiani nel Paese?

Proprio perché la collettività italiana è dinamica e composita, sono molteplici e variegati i temi e gli ambiti di potenziale interesse per i nostri connazionali nel Paese. Oltre a voler mantenere i contatti con l’attualità italiana politica ed economica, gli italiani presenti in Cina – sia stabilmente che temporaneamente – sono senza dubbio interessati alle iniziative culturali proposte sul nostro territorio. Sono infatti occasioni per celebrare e riconoscersi, anche a migliaia di chilometri da casa, nella tradizione culturale italiana, per il tramite di mostre, concerti, e rassegne cinematografiche. Penso per esempio al grande successo riscontrato dalla mostra ‘Viaggio di Conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità tra Oriente ed Occidente’, allestita dal designer italiano Aldo Cibic, presso il World Art Museum di Pechino, inaugurata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione della sua recente visita, insieme al Ministro cinese della Cultura e del Turismo Sun Yeli. Gli italiani in Cina sono sicuramente attenti a intercettare e conoscere iniziative di questo tipo. Riscontriamo poi un crescente interesse per le opportunità di collaborazione in ambito accademico, che contribuiscono a rafforzare i legami culturali e scientifici tra il nostro Paese e la Cina. È forte il desiderio di intensificare i partenariati tra le università italiane e cinesi, anche attraverso programmi di scambio, ricerca congiunta e corsi di lingua e cultura. L’attenzione crescente per questo tipo di collaborazione rappresenta un’importante opportunità per consolidare e ampliare la presenza italiana in Cina, non solo sul piano culturale, ma anche nel campo della ricerca e dell’istruzione.

La comunità italiana è una risorsa preziosa anche a livello economico per la Cina. Quanto sono importanti le relazioni con le imprese italiane?

La nostra comunità imprenditoriale in Cina, con oltre 1600 aziende direttamente o indirettamente partecipate da imprese italiane, costituisce senz’altro una risorsa preziosa per questo Paese, sia in virtù del notevole contributo che le nostre aziende hanno apportato in questi decenni in tutti i settori economici, dal manufatturiero ai servizi, in termini di qualità del prodotto, innovazione tecnologica e produttività, che anche sul piano occupazionale e del trasferimento di conoscenze e buone pratiche. Allo stesso tempo, la Cina, seconda economia del mondo con una classe medio-alta in espansione ed ecosistemi industriali e innovativi altamente sviluppati, continua ad offrire opportunità per il mondo economico italiano, pur a fronte di un quadro attualmente caratterizzato da livelli di crescita economica, domanda e indici di fiducia in calo a fronte di una crescente competitività delle aziende cinesi e di un contesto di crescenti incertezza e complessità geopolitiche su scala mondiale. A livello istituzionale, continuiamo a lavorare per un ribilanciamento dei rapporti economici e dei flussi d’investimento attraverso un maggiore accesso al mercato cinese, una genuina parità di condizioni e trattamento per le nostre imprese, una miglior tutela della proprietà intellettuale per i nostri prodotti e investimenti. Tengo a sottolineare che dai recenti incontri politici bilaterali di alto livello, inclusi quelli avvenuti in occasione delle visite in Cina dei Presidenti della Repubblica e del Consiglio, così come in occasione della Commissione Economica Mista tenuta a Verona nell’aprile scorso alla presenza del Vice Presidente e Ministro Tajani e del Ministro del Commercio cinese Wang Wentao, è emersa la comune volontà di favorire il rilancio di una collaborazione rafforzata tra Italia e Cina, anche nella fondamentale dimensione economico-commerciale. Si tratta di un comune sforzo che proseguiremo anche quest’anno, 55esimo anniversario delle relazioni bilaterali, attraverso ulteriori importati appuntamenti istituzionali in Italia e in Cina. In parallelo, a fronte delle opportunità e complessità del contesto cinese rimane fondamentale per le imprese adottare un approccio strategico, dotandosi di risorse e competenze adeguate per continuare a posizionarsi su questo mercato in aree di vantaggio comparato. (Serena Sartini)

Erdogan: pronti a ospitare i colloqui tra Ucraina, Russia e Usa

Roma, 18 feb. (askanews) – La Turchia è “il luogo ideale per ospitare i prossimi incontri tra Russia, Ucraina e Stati Uniti”. Lo ha detto oggi il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, nella conferenza stampa tenuta al termine dell’incontro ad Ankara con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Anadolu, Erdogan ha rimarcato che Ankara “fornirà tutto il supporto necessario per garantire che il processo negoziale porti a una pace duratura”.

Da Al Di Meola a Marc Ribot a "New Conversations – Vicenza Jazz 2025″

Roma, 18 feb. (askanews) – Si svolgerà dal 15 al 25 maggio la XXIX edizione di New Conversations – Vicenza Jazz, con la direzione artistica di Riccardo Brazzale: 10 intensissime giornate di programmazione di un festival diffuso, con concerti ed eventi speciali fra il Teatro Olimpico – il teatro coperto più antico al mondo, capolavoro di Andrea Palladio – il Teatro Comunale, la Basilica Palladiana, Palazzo Chiericati (sede del Museo Civico), la Chiesa di Santa Corona e il Cimitero Maggiore, oltre a una serie di luoghi come cinema, librerie, caffè e negozi che ospiteranno le performance degli artisti più giovani.

‘New Conversations – Vicenza Jazz 2025’ è anticipato da un grande prologo: oggi 18 febbraio al Teatro Comunale di Vicenza si esibirà in prima nazionale Stefano Bollani, data di apertura del suo tour nazionale in Piano Solo.

L’apertura vera e propria del festival è invece affidata il 15 maggio a una della più importanti e prestigiose realtà della musica contemporanea mondiale, il celeberrimo Kronos Quartet che, in prima nazionale, si esibirà nell’incantevole scenario del Teatro Olimpico per l’unica data italiana del tour internazionale che dal 2023 celebra i 50 anni di attività. Di assoluto rilievo anche la serata di chiusura, il 24 maggio al Teatro Comunale, con il live in prima nazionale (e apertura del tour europeo) di First Meeting, formazione che riunisce una serie di musicisti di altissimo profilo: il pianista, percussionista e compositore cubano Gonzalo Rubalcaba, più volte premiato ai Grammy e osannato dalla critica mondiale, oltre ad essere stato definito da Dizzy Gillespie come ‘il miglior pianista che ho ascoltato negli ultimi 10 anni’; il sassofonista statunitense Chris Potter, fra i musicisti più influenti della sua generazione; il contrabbassista di San Francisco Larry Grenadier e il batterista texano Eric Garland. Una serata che verrà seguita dal suggestivo concerto alle prime luci dell’alba del 25 maggio della violoncellista e polistrumentista irlandese Naomi Berrill che incanterà il pubblico del festival al Parco di Villa Guiccioli a Monte Berico, da cui si può ammirare l’intera città.

Fra produzioni originali, prime assolute o europee e nazionali, performance in sedi museali, progetti speciali e appuntamenti più piccoli diffusi nel tessuto urbano, anche quest’anno, il festival si muoverà secondo una linea consolidata che mette insieme tradizione e innovazione, grandi artisti e della scena internazionale e giovani musicisti emergenti, in un dialogo continuo fra la storia del jazz e i nuovi linguaggi. Un festival che per questa XXIX edizione ha scelto come titolo: ‘Elogio dell’errore’.

“II jazz, più di ogni altra musica è un linguaggio, un modo di comunicare fortemente basato sulla pratica dell’improvvisazione. In questo è una musica a suo modo imperfetta e in ciò molto simile alla quotidianità umana. Tuttavia, se anche la storia del jazz ha insegnato che l’improvvisazione è frutto di tecniche anche complesse e sofisticate, dietro l’angolo si cela sempre l’insidia dell’errore e, quasi una conseguenza, l’abilità dell’artista nel gestire l’errore, trasformandolo in occasione di creatività. Questo succederà a maggio, a Vicenza, dove musiciste e musicisti, di ogni estrazione culturale e provenienza geografica saranno invitati a cimentarsi nell’arte del trasformare l’errore in bellezza’, ha commentato il direttore artistico Riccardo Brazzale.

Il leggendario Al Di Meola, universalmente considerato come uno dei più importanti chitarristi degli ultimi cinquant’anni, a Vicenza Jazz in versione ‘acoustic trio’. Gli altrettanto leggendari Yellowjackets, una band che, con oltre 40 anni di carriera alle spalle, costellata da innumerevoli riconoscimenti, ha scritto la storia della fusion e del jazz elettroacustico. Quindi, la serata-evento realizzata in collaborazione con ‘Le settimane musicali al Teatro Olimpico di Vicenza’: il concerto in trio del pluripremiato pianista armeno Tigran Hamasyan in grado di trovare il perfetto equilibrio fra jazz e musiche della tradizione d’origine. Intrisa di spiritualismo cosmico sarà invece la proposta di un altro trio, quello del pianista sudafricano Nduduzu Makhathini, che lega magnificamente trascendenza e cura per le proprie radici e la storia del suo popolo.

Il trombettista americano Ralph Alessi, entusiasticamente celebrato da testate come il New York Times o il Guardian, al festival per la sua unica data in Italia in formazione trio, cui si aggiungono due esponenti di spicco della scena avant-gard, il chitarrista francese Marc Ducret e il batterista americano Jim Black. Un’intera serata dedicata al piano solo con l’esibizione del talentuosissimo Shai Maestro, seguita da quella del virtuoso Sullivan Fortner fresco di Grammy. Ma anche un’intera giornata di performance in sedi museali in occasione della Notte dei Musei.

E poi ancora: l’estrema versatilità del chitarrista americano Marc Ribot – che nell’arco della sua carriera ha suonato con artisti del calibro di Tom Waits, Elvis Costello, Robert Plant, Caetano Veloso, Marianne Faithfull e Norah Jones, per citarne soltanto alcuni – a Vicenza Jazz in una doppia versione, in solo e poi insieme alla chitarrista di origini boliviane ma pienamente inserita nella scena di Brooklyn, Ava Mendoza, protagonista al festival anche per la sua partecipazione al grande progetto speciale di questa edizione: il concerto In The Name of Rosa Parks.

A celebrare l’icona dei diritti civili, Rosa Louise Parks, a 20 anni dalla sua scomparsa e a 70 anni dal gesto che la rese famosa in tutto il mondo – il rifiuto di cedere il posto sul bus a un maschio bianco in un’America ancora segnata dalla segregazione razziale, dando di fatto il via alle lotte per i diritti civili degli afro-americani – saranno il bassista, polistrumentista, compositore e poeta americano William Parker con la formazione Circular Pyramid, che oltre alla Mendoza prevede un suo compagno di viaggio di lunga data, Hamid Drake, considerato uno dei più grandi batteristi jazz degli ultimi decenni. In questo orizzonte ideale si inserisce inoltre il rinnovo della collaborazione del festival con il Cinema Odeon che negli stessi giorni programmerà il film Soundtrack to a Coup d’Etat, pellicola attualmente in lizza per gli Oscar 2025, la cui storia è ambientata nel Congo di Patrice Lumumba, assassinato con la complicità della Cia: tutta la colonna sonora (ma anche la storia stessa) è intrisa di jazz e jazzisti, in primis il batterista Max Roach e sua moglie, la cantante Abbey Lincoln. Un vero e proprio focus dunque che ci ricorda che il jazz, storicamente, è il linguaggio prediletto dei musicisti impegnati in prima linea sul fronte dei diritti civili.

C’è poi la nutrita pattuglia di musicisti italiani di altissimo profilo e di generazioni diverse. A partire dalla Lydian New Call guidata dallo stesso Riccardo Brazzale, un’evoluzione della storica Lydian Sound Orchestra che quest’anno presenta una line up di ultima generazione: Gaia Mattiuzzi, Manuel Caliumi, Giovanni Fochesato, Giulia Barba, Michele Tedesco, Glauco Benedetti, Marcello Abate, Nazareno Caputo, Salvatore Maiore, Federica Michisanti e Bernardo Guerra. Sempre sul fronte della scena nazionale, spiccano: un grande maestro come il pianista Franco D’Andrea in trio con il contrabbassista Gabriele Evangelista e il batterista Roberto Gatto; i due ex enfant prodige, oggi artisti maturi e dal forte credito internazionale, il pianista Alessandro Lanzoni in quartetto con il sassofonista Francesco Cafiso; e, inoltre, il duo composto dalla cantautrice e attrice Flo e dal pianista Enrico Zanisi con il loro viaggio di contaminazione pura fra il jazz e le musiche e le storie del mondo, non solo mediterraneo.

A tutto questo, che costituisce la densa e articolata programmazione di New Conversations – Vicenza Jazz 2025, si aggiungono una serie di altri appuntamenti speciali come la finale dell’Olimpico Jazz Contest – quest’anno dedicato ai batteristi, in ricordo di uno dei più grandi percussionisti di sempre, Roy Haynes, scomparso da pochi mesi – e le ormai immancabili e imperdibili esibizioni al Cimitero Maggiore che da anni contraddistinguono il festival.

Il direttore artistico dice di aspettare ‘idealmente l’edizione 2026, quella del trentennale, con cui Vicenza Jazz celebrerà il centenario della nascita di Miles Davis: Dalle trombe di Gerico al divino Miles’.

Prodotto dal Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, il festival è realizzato in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, ha come sponsor Sonus faber e come sponsor tecnici Brutal Agency e Acqua Recoaro.

Il visual di quest’anno, inoltre, nasce dalla collaborazione con Illustri Festival ed è firmato dall’artista e illustratore di fama internazionale Joey Guidone, i cui lavori sono spesso pubblicati da testate come il New York Times e Nature.

Cnpr forum, investiti nei trasporti 124 miliardi di euro

Roma, 18 feb. – “Il sistema dei trasporti in Italia in fase di crescita grazie a un piano di investimenti senza precedenti. Il ministero sta colmando i ritardi nelle grandi opere con 124 miliardi di euro stanziati nel contratto di programma 2022-2027 tra MIT e RFI. Attualmente, sono operativi 1.200 cantieri per nuove infrastrutture e manutenzione. Il numero di treni in circolazione aumenter da 8.874 nel 2022 a 10.152 nel 2025, con nuove linee strategiche come la Napoli-Bari e la Salerno-Reggio Calabria, lavori finanziati in quota parte anche dal PNRR. L’obiettivo creare una rete ferroviaria moderna, efficiente e inclusiva, connettendo anche le aree interne per una crescita equilibrata del Paese”. Lo ha dichiarato Tullio Ferrante, sottosegretario di Stato al ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel corso del Cnpr forum “Trasporti in crisi: quale futuro per la competitivit del Paese?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. Critico Filiberto Zaratti (Avs), segretario di presidenza della Camera: Il sistema dei trasporti in Italia affronta gravi criticit, aggravate dalla sovrapposizione dei cantieri del PNRR, che causano disservizi ai viaggiatori. La responsabilit ricade sul ministero e su chi incaricato di coordinare i lavori. fondamentale investire nel trasporto pubblico, soprattutto ferroviario, garantendo una gestione efficiente e risorse adeguate, in particolare per le reti utilizzate dai pendolari. Tuttavia, mentre 15 miliardi di euro vengono destinati a un ‘ponte’ ritenuto inutile, mancano fondi per la manutenzione e per ridurre il divario infrastrutturale tra Nord e Sud. Inoltre, urgente favorire il trasporto merci su treni e navi, un cambiamento strategico che porterebbe benefici economici e ambientali”. A difesa del governo intervenuto Fabio Raimondo, deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Trasporti: “Nel 2024 si registrata una media di uno sciopero e mezzo al giorno, segnale di un utilizzo dello strumento a fini politici pi che per la tutela dei lavoratori. L’ipotesi di un attentato al sistema trasporti un fatto grave, e si confida in un rapido intervento della magistratura. Nel frattempo, il governo prosegue nel potenziamento della rete ferroviaria, al centro dell’agenda politica, con investimenti significativi e numerosi cantieri attivi grazie al PNRR. Oltre alle grandi opere, si punta a completare interventi incompiuti, migliorare il trasporto pubblico locale e rafforzare la logistica attraverso la nuova legge quadro sugli interporti”. Per Agostino Santillo, deputato M5s e componente della commissione Ambiente:” Il sistema delle infrastrutture e della rete ferroviaria italiana in una situazione critica, e gran parte della responsabilit attribuita all’inadeguatezza del ministro. Incolpare scioperi, incidenti sospetti o manutentori solo un modo per nascondere le reali responsabilit. necessario aumentare le risorse per RFI al fine di garantire una manutenzione adeguata, smettere di investire in opere non prioritarie come il Ponte sullo Stretto e accelerare il completamento dell’alta velocit tra Salerno e Reggio Calabria e tra Napoli e Bari. Inoltre, fondamentale potenziare le reti ferroviarie in Sicilia e Sardegna, migliorare i collegamenti con gli aeroporti e ridurre il trasporto merci su gomma a favore del ferro e dell’elettrico. Infine, l’Italia deve rinnovare il proprio parco auto, tra i pi obsoleti d’Europa, per migliorare la qualit ambientale”. Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti stato espresso da Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Teramo: “In attesa di fare chiarezza sui disservizi accaduti nelle scorse settimane, e spetta agli inquirenti questo compito, bisogna pensare a lavorare ad una rete ferroviaria e dei trasporti in generale che sia all’altezza del valore e della competitivit che l’Italia deve non solo mantenere ma anche rilanciare in Europa e nel mondo. E ci riguarda sia la garanzia di un trasporto efficiente per i pendolari che un sistema complessivo di trasporti che sostenga gli sforzi del nostro tessuto imprenditoriale. Bisogna puntare sulla intermodalit tra ferrovie, porti e aeroporti, riducendo progressivamente il trasporto su gomma, costoso, inquinante e poco competitivo”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “In un Paese complesso come l’Italia, il sistema dei trasporti ha un forte impatto sull’economia e necessita di ingenti investimenti. Per anni, il Patto di stabilit ha bloccato gli investimenti pubblici, penalizzando il settore. La chiave l’intermodalit, con interporti efficienti che facilitino lo smistamento tra diversi mezzi di trasporto. Nei Paesi pi avanzati, il trasporto su gomma limitato all'”ultimo miglio”, riducendo tempi e impatto ambientale. Per migliorare il sistema, essenziale pianificare e investire in una logistica moderna ed efficace”.

Lavrov: forze Nato in Ucraina sarebbero inacettabili

Roma, 18 feb. (askanews) – Qualunque dispiegamento delle forze dell Nato in Ucraina sarebbe “completamente inaccettabile” per la Russia: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, al termine dei colloqui bilaterali svoltisi a Riyadh. Il processo per i negoziati tra Russia e Stati Uniti sulla crisi ucraina inizieranno “il prima possibile”, con la conferma dei rappresentanti delle rispettive delegazioni: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, al termine dei colloqui bilaterali svoltisi a Riyadh.

Le parti creeranno le condizioni per una più ampia cooperazione tra Stati Uniti e Russia, anche per quanto riguarda “la ripresa delle consultazioni su questioni geopolitiche” e “la rimozione delle barriere artificiali sulla strada di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa” ha concluso Lavrov sottolineando come sia già stato praticamente raggiunto un accordo sula riapertura delle rispettive ambasciate.

Cultura, "Il Libro Possibile" sbarca a Londra dall’11 al 13 marzo

Roma, 18 feb. (askanews) – La XXIV edizione del festival letterario made in Puglia, “Il Libro Possibile”, varca i confini nazionali e debutta a Londra per la sua prima tappa internazionale. Dall’11 al 13 marzo, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Londra, porterà nella capitale britannica un programma con grandi autori italiani e inglesi, voci di spicco della letteratura, dell’economia e della divulgazione scientifica europea.

Dopo 24 anni di successi a Polignano a Mare e a Vieste, il festival diretto da Rosella Santoro si proietta sulla scena editoriale globale, scegliendo la capitale britannica come terza piazza di dialogo e scambio culturale, dove accogliere on stage i protagonisti della nuova tappa Oltremanica: Simonetta Agnello Hornby, Philip Ball, Jonathan Coe, Carlo Cottarelli, Maurizio De Giovanni, Diego De Silva, Tommaso Ebhardt, Barbara Gallavotti, Olivia Laing, Michele Masneri. Il Libro Possibile a Londra avrà un doppio palcoscenico: alla London Book Fair (Olympia Exhibition Centre), al centro dell’editoria mondiale, il Padiglione Italia accoglierà #iLP25 Media Corner, un hub dinamico e aperto al pubblico per assistere a interviste esclusive con autori, editori e protagonisti del mondo culturale. Ci saranno collegamenti in diretta con l’Italia grazie agli storici media partner radio-televisivi #iLP25. E all’Istituto Italiano di Cultura (Belgrave Square): ogni sera, dalle ore 18 alle 21:30, nelle sale della sede istituzionale si svolgono gli incontri pubblici con gli autori best seller annunciati in cartellone, riproponendo il format che ha reso celebri le serate estive di Polignano a mare e Vieste.

Con la tappa londinese, Il Libro Possibile si conferma un modello culturale senza confini capace di unire letteratura, territori e visioni globali, dal Mediterraneo fin Oltremanica.

L’apertura l’11 marzo è con lo scrittore e sceneggiatore napoletano Diego De Silva, creatore dell’iconico avvocato Vincenzo Malinconico che torna con “I titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi), un racconto sulla fine dell’amore che dosa con sapienza sarcasmo e struggimento; Tommaso Ebhardt, direttore di Bloomberg per il Sud Europa, che presenta “Prada, una storia di famiglia” (Sperling & Kupfer), un viaggio nella storia e nelle strategie che hanno trasformato un negozio di pelletteria in un impero globale del lusso; Olivia Laing, scrittrice e critica letteraria inglese, firma per The Guardian, New Statesman e Frieze che presenta “Il giardino contro il tempo” (Il Saggiatore), un libro che intreccia natura, letteratura e rinascita personale.

Il 12 marzo tra gli altri ci saranno Simonetta Agnello Hornby che con “Era un bravo ragazzo” (Mondadori), racconta una mafia silenziosa che non spara ma governa l’economia, in una storia di ambizioni, compromessi e desiderio di riscatto nella Sicilia degli anni Ottanta; e Carlo Cottarelli che con “Chimere” (Feltrinelli), analizza sette grandi visioni riformiste—dalle criptovalute alla globalizzazione—mostrando come il confine tra sogno e utopia possa portare a risultati inaspettati o fallimenti. E il 13 tra gli appuntamenti più attesi, quelli con lo scienziato Philip Ballche con “L’istinto musicale” (Dedalo), svela i meccanismi nascosti dietro la nostra percezione della musica e con Jonathan Coe che con “La prova della mia innocenza” (Feltrinelli), firma un giallo che mescola vicende personali e attualità, intrecciando le ambizioni letterarie della protagonista con un’indagine su un misterioso think tank che vuole spostare la politica britannica sempre più a destra. Un romanzo che fonde realtà e finzione con lo stile brillante e arguto che lo ha reso celebre in tutto il mondo.

“In questi anni il Libro Possibile ha saputo coinvolgere un pubblico ampissimo, ha avvicinato i più giovani alla lettura, è stato un fattore di attrattività turistica e soprattutto ci ha dato la possibilità di riflettere, attraverso i libri e i suoi autori, sui grandi temi del presente. Quella di oggi segna una nuova, importante tappa di questa storia bellissima che dalla Puglia si apre al mondo” ha commentato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia.

Francesco Bongarrà, direttore Istituto di Cultura Italiana a Londra ha aggiunto: “Questa partnership consente all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, avamposto della cultura italiana in Inghilterra, di farsi ponte tra Londra e uno dei festival letterari più vibranti del nostro Paese. Un ponte che si apre in contemporanea con la fiera del libro più importante d’Europa dopo la Buchmesse di Francoforte, e che apre al festival Il Libro Possibile le porte di un panorama culturale estremamente innovativo quanto mai curioso e sfidante”.

Rosella Santoro, direttrice artistica il Libro Possibile ha detto: “Non è solo una nuova, strepitosa tappa internazionale, ma la conferma che Il Libro Possibile è un modello culturale vivo, capace di adattarsi e crescere ovunque ci sia desiderio di confronto e scoperta”.

Fisco, Agenzia Entrate: da lotta evasione 33,4 mld allo Stato nel 2024

Roma, 18 feb. (askanews) – “Nel 2024 sono affluite nelle casse dello Stato maggiori risorse per 33,4 miliardi di euro, due miliardi in più rispetto all’anno precedente”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, presentando i risultati 2024, precisando che l’80% di queste risorse proviene dall’evasione fiscale, il resto da altri tipi di irregolarità.

In particolare, del totale di 33,4 miliardi recuperati, 26,3 miliardi di euro sono le somme confluite nelle casse dello Stato grazie all’attività di recupero dell’evasione fiscale svolta dall’Agenzia delle Entrate e della Riscossione, il risultato più alto di sempre. A questi vanno aggiunti altri 7,1 miliardi di recuperi non erariali conseguiti da Agenzia delle entrate Riscossione per conto di altri Enti.

I 26,3 miliardi di recupero dell’evasione fiscale, spiegano le Entrate, provengono principalmente (per l’87%) da attività ordinarie, che hanno consentito di incassare 22,8 miliardi di euro.

Di questi, 12,6 miliardi sono stati versati dai contribuenti dopo aver ricevuto un atto dell’Agenzia delle Entrate; 5,7 miliardi a seguito di una cartella e 4,5 miliardi sono frutto delle attività di promozione della compliance.

Ucraina, Rubio: oggi il primo passo di un lungo e difficile viaggio

Roma, 18 feb. (askanews) – L’incontro di oggi a Riad è stato “il primo passo di un lungo e difficile viaggio”, nel quale tutte le parti dovranno “fare delle concessioni”. Ma l’obiettivo finale è porre fine alla guera “in modo equo, duraturo, sostenibile e accettabile per tutte le parti coinvolte”. L’ha affermato il segretario di Stati Usa Marco Rubio alla fine dell’incontro di Riad, secondo il Guardian.

“E’ importante capire due cose. La prima è che l’unico leader al mondo in grado di far succedere questo, di riunire le persone per iniziare a parlare seriamente della questione, è il presidente Trump”, ha detto Rubio. “La seconda cosa da notare è che, perché un conflitto possa giungere a una conclusione, tutte le parti coinvolte devono essere d’accordo e la soluzione deve essere accettabile per tutti loro”, ha proseguito.

“Per porre fine a qualsiasi conflitto, tutte le parti devono fare concessioni”, ma sarebbe sbagliato “prestabilirle”, ha detto ancora Rubio.

Tennis, Sinner, la Wada spiega: "Caso unico, anno di stop eccessivo"

Roma, 18 feb. (askanews) – Il caso Sinner è diverso dagli altri gestito in modo aperto e trasparente. Lo sostiene la Wada in una nota in cui spiega come si è arrivati alla decisione dei tre mesi di sospensione al tennista altoatesino in virtù di un accordo con l’agenzia mondiale antidoping per la questione clostebol. In un report, pubblicato dalla pagina internet di Sky, la Wada ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla decisione di non proseguire con il ricorso al Tas.

“La disposizione sull’accordo di risoluzione dei casi nel Codice Mondiale Antidoping (Articolo 10.8.2) è stata introdotta nel 2021. Una delle sue funzioni principali è garantire che casi unici, che non rientrano pienamente nel quadro delle sanzioni, possano essere giudicati in modo appropriato ed equo, a condizione che tutte le parti e la Wada siano d’accordo. Oltre alle disposizioni sulle sanzioni previste dal Codice (dagli articoli 10.1 a 10.7), l’art. 10.8.2 del Codice consente esplicitamente un’ulteriore riduzione del periodo di ineleggibilità, basandosi sul livello di gravità della specifica violazione, nonché sul riconoscimento dell’infrazione da parte dell’atleta e sulla sua accettazione delle conseguenze appropriate. Sebbene gli accordi di risoluzione dei casi ai sensi dell’art. 10.8.2 siano stipulati in casi eccezionali, la disposizione è stata comunque utilizzata decine di volte tra le migliaia di casi giudicati da quando il Codice 2021 è entrato in vigore. Come detto, tali accordi richiedono che tutte le parti coinvolte, inclusa l’Autorità di Gestione dei Risultati (nel caso di Jannik Sinner si trattava della Federazione Internazionale di Tennis/Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis), l’atleta e la WADA, concordino sulle conseguenze appropriate”.

Ue: "Pronti a reagire a dazi Trump, ci prepariamo da un anno"

Roma, 18 feb. (askanews) – Alla Commissione europea, sui nuovi dazi commerciali annunciati dall’amministrazione Trump “siamo pronti a reagire. Ci stiamo preparando da più di un anno. Ma al momento non sappiamo esattamente in cosa consistano questi dazi”, in particolare quelli che Washington ha definito “dazi reciproci”, che metterebbero nel mirino l’Iva praticata nei paesi Ue, che però riguarda le vendite di tutte le tipologie di beni di consumo, non solo quelli importati dagli Stati Uniti. Lo ha riferito il portavoce della Commissione europea per le questioni attinenti al commercio internazionale, Olof Gill, durante il briefing di metà giornata con la Stampa.

Domani il commissario europeo responsabile, Maroš Šefcovic sarà a Washington per un incontro con la sua controparte Usa. “Cercherà di trovare una soluzione favorevole a entrambi, ma siamo anche pronti a difendere i nostri interessi”, ha detto il portavoce.

“L’Iva non è un dazio, non è qualcosa che sia mai stato usato per questioni commerciali”, ha ribadito. Ad ogni modo, al momento, non sapendo esattamente quali saranno i dazi Usa sulle merci Ue “non possiamo dare maggiori dettagli” su quelle che saranno le reazioni comunitarie. Precedentemente la Commissione ha più volte precisato che la sua risposta, a quelli che considera dazi privi di giustificazione, sarebbe stata “proporzionale”.

Sempre oggi Bruxelles ha pubblicato un documento (Q&A) che mette in rilievo come gli scambi tra Stati Uniti e Unione europea non siano così squilibrati come sembrerebbe pensare l’amministrazione Trump.

E’ infatti vero che la Ue ha un avanzo commerciale con gli Usa, pari a 157 miliardi di euro in base ai dati del 2023, quando ha esportato beni per 503 miliardi di euro nel mercato statunitense e importato merci per 347 miliardi.

Ma se si guarda agli scambi di servizi allora sono gli Stati Uniti ad avere un consistente surplus, pari a 109 miliardi di euro: avendo loro esportato servizi per 427 miliardi nell’Ue e importato servizi per 319 miliardi. Gli scambi complessivi mostrano quindi che il surplus totale della Ue sugli Stati Uniti è di 48 miliardi di euro, sempre in base ai dati 2023, ovvero solo il 3% del valore degli scambi totali, pari a 1.600 miliardi di euro.

Le due economie sono profondamente collegate: in base ai dati del 2022 la Commissione riporta che tra imprese dell’Ue e le imprese statunitensi ci sono investimenti nei mercati reciproci per 5.300 miliardi di euro. Il messaggio implicito è che una guerra commerciale a colpi di dazi farebbe danni a entrambi.

In questo quadro va ad inserirsi questa idea manifestata dall’amministrazione Trump considerare l’Iva nella Ue come una misura che danneggerebbe le merci Usa. Tuttavia l’Iva non è una tassa che venga praticata solo sui beni statunitensi in maniera mirata, con finalità di barriera commerciale. Riguarda infatti tutte le tipologie di beni venduti nei paesi dell’Unione, indipendentemente dalla loro provenienza .

“Il sistema dell’Iva della Ue è non discriminatorio e si applica in maniera paritetica su qualunque bene prodotto, internamente o importato. Qualunque impresa venda beni di consumo nella Ue, che sia interna o estera, deve pagare l’Iva”, sottolinea la Commissione. Bruxelles aggiunge che anche gli Stati Uniti hanno una loro forma di tassazione analoga.

Per quanto riguarda i livelli dei dazi esistenti attualmente negli scambi tra le due aree economiche, non è facile fornire una cifra unica, dato che ci sono una molteplicità di meccanismi tecnici con cui si potrebbero calcolare queste poste. Ad ogni modo il dazio medio attuale approssimativo può essere quantificato all’1% da parte di entrambi. Secondo Bruxelles nel 2023 gli Usa hanno incassato circa 7 miliardi di euro sui dazi imposti sui beni importati dalla Ue, mentre la UE ha raccolto 3 miliardi sui dazi sui beni Usa. (fonte immagine: European Unione 2025).

Oltre 33 miliardi allo Stato dalla lotta all’evasione nel 2024. Meloni: somma mai raggiunta prima

Roma, 18 feb. (askanews) – “Nel 2024 sono affluite nelle casse dello Stato maggiori risorse per 33,4 miliardi di euro due miliardi in più rispetto all’anno precedente”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, presentando i risultati 2024 precisando che l’80% di queste risorse proviene dall’evasione fiscale, il resto da altri tipi di irregolarità.

In particolare, del totale di 33,4 miliardi repuperati, 26,3 miliardi di euro sono le somme confluite nelle casse dello Stato grazie all’attività di recupero dell’evasione fiscale svolta da Agenzia delle Entrate e della Agenzia delle entrate Riscossione (il risultato più alto di sempre) cui vanno aggiunti altri 7,1 miliardi di recuperi non erariali conseguiti da Agenzia delle entrate Riscossione per conto di altri Enti.

I 26,3 miliardi di recupero dell’evasione fiscale, spiegano le Entrate, provengono principalmente (per l’87%) da attività ordinarie, che hanno consentito di incassare 22,8 miliardi di euro. Di questi, 12,6 miliardi sono stati versati dai contribuenti dopo aver ricevuto un atto dell’Agenzia delle Entrate; 5,7 miliardi a seguito di una cartella e 4,5 miliardi sono frutto delle attività di promozione della compliance. Invece, gli incassi dell’Agenzia delle Entrate da misure straordinarie come la rottamazione delle cartelle, i pagamenti residui derivanti dalla definizione delle liti pendenti e la vecchia pace fiscale, ammontano nel 2024 a 3,5 miliardi, con una flessione di oltre il 30% rispetto al 2023. Il gettito spontaneo relativo ai principali tributi gestiti dall’Agenzia delle Entrate ha raggiunto i 587 miliardi di euro nel 2024, in crescita di 43 miliardi rispetto al 2023 (+8%).

“Condivido con voi una buona notizia sul lavoro del Governo nel contrasto all’evasione fiscale. Il ministro Giorgetti e il viceministro Leo hanno presentato oggi gli ultimi dati. Da questi dati emerge che la somma recuperata nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro, ben 8,2 miliardi in più rispetto al 2022 quando questo Governo non si era ancora insediato. Una somma mai raggiunta prima nella storia della nostra nazione e sono risultati ottenuti grazie certamente all’ottimo lavoro dell’Agenzia delle Entrate, ma anche grazie a specifiche norme che sono state introdotte da questo Governo, come quelle contro l’odioso fenomeno delle attività apri e chiudi, ovvero quelle attività che eludono il fisco aprendo e chiudendo in breve tempo, non pagando tasse e contributi e poi riaprendo con un altro nome”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video su X. “Era un fenomeno – aggiunge la premier – che riguardava soprattutto gli extracomunitari. Nel 2024 sono state chiuse d’ufficio quasi 6.000 attività, un risultato importante per lo Stato ma ancora più importante per gli imprenditori onesti che subiscono la concorrenza sleale di queste attività”. “Ci accusano di aiutare gli evasori, di allentare le maglie del fisco, persino di nascondere dei condoni immaginari. Sono tutte bugie. La nostra visione è chiara, non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto e magari si trova in difficoltà merita di essere messo nelle condizioni di pagare ciò che deve, merita di essere aiutato dallo Stato”, sottolinea Meloni. “L’hanno capito bene le famiglie e le imprese, come dimostra l’andamento dei versamenti spontanei che sono aumentati di circa 70 miliardi in solo due anni. Con questo stesso approccio – prosegue – abbiamo approvato la riforma del fisco che l’Italia aspettava da oltre mezzo secolo, una riforma la quale stiamo dando velocemente attuazione, siamo già al 14° decreto legislativo quindi decreto di attuazione e che intende costruire un sistema tributario più eco e più moderno”.

“Insomma – conclude la premier – vogliamo uno Stato che non opprima più famiglie e imprese ma che aiuti la società a crescere e a prosperare, che chieda il giusto per i servizi, che eroga, che utilizzi i soldi dei cittadini con lo stesso criterio che utilizzerebbe un buon padre di famiglia senza buttare i soldi in cose inutili, senza sprecare quelle risorse così preziose”.

Fisco, Meloni: vogliamo Stato che non opprima famiglie e imprese

Roma, 18 feb. (askanews) – “Ci accusano di aiutare gli evasori, di allentare le maglie del fisco, persino di nascondere dei condoni immaginari. Sono tutte bugie. La nostra visione è chiara, non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto e magari si trova in difficoltà merita di essere messo nelle condizioni di pagare ciò che deve, merita di essere aiutato dallo Stato”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video postato su X a commento dei dati 2024 diffusi stamane dall’agenzia delle Entrate.

“L’hanno capito bene le famiglie e le imprese, come dimostra l’andamento dei versamenti spontanei che sono aumentati di circa 70 miliardi in solo due anni. Con questo stesso approccio – prosegue – abbiamo approvato la riforma del fisco che l’Italia aspettava da oltre mezzo secolo, una riforma la quale stiamo dando velocemente attuazione, siamo già al 14° decreto legislativo quindi decreto di attuazione e che intende costruire un sistema tributario più eco e più moderno”.

“Insomma – conclude la premier – vogliamo uno Stato che non opprima più famiglie e imprese ma che aiuti la società a crescere e a prosperare, che chieda il giusto per i servizi, che eroga, che utilizzi i soldi dei cittadini con lo stesso criterio che utilizzerebbe un buon padre di famiglia senza buttare i soldi in cose inutili, senza sprecare quelle risorse così preziose”.

Noseda torna alla Scala, strepitoso successo con la Filarmonica

Milano, 18 feb. (askanews) – Un nuovo successo a Milano per quella che ormai a pieno titolo è un’accoppiata vincente: il maestro e star internazionale della musica classica Gianandrea Noseda e la Filarmonica della Scala. Un concerto memorabile quello di ieri al Piermarini, in quella Milano che alla fine del 2024 ha celebrato i due pilastri della musica cittadina, italiana e internazionale, riconoscendo tra l’altro al Maestro l’attestato di Civica Benemerenza nell’ambito delle ultime premiazioni per l’Ambrogino d’Oro del Comune. “Sono onorato per questo riconoscimento della Città di Milano – aveva detto in quell’occasione Noseda – e ancora di più perché a riceverlo quest’anno c’è anche la Filarmonica della Scala: un segno inequivocabile dell’importanza della cultura musicale più alta per la vita di Milano: un valore da sempre iscritto nel suo DNA”.

Noseda ha aperto il programma con i Due pezzi per orchestra di Luigi Dallapiccola, preludio novecentesco al Concerto n. 2 in la maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, interpretato da Francesco Piemontesi che debutta al Teatro alla Scala. Nella seconda parte del programma Noseda ha proposto una propria selezione di brani orchestrali dalla sinfonia drammatica op. 17 da Roméo et Juliette di Hector Berlioz.

Originario di Milano, Noseda è Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, a testimonianza del suo contributo alla vita artistica dell’Italia con la quale ha mantenuto un legame fortissimo, nonostante la vita costellata da trionfi internazionali. È stato insignito del premio Musical America’s Conductor of the Year (2015) e dell’International Opera Awards Conductor of the Year (2016). Nel 2023 ha ricevuto il Puccini Award, i cui vincitori passati includono le leggendarie star dell’opera Maria Callas, Birgit Nilsson e Luciano Pavarotti.

Noseda è uno dei direttori d’orchestra più ricercati al mondo, riconosciuto per la sua arte sia in sala concerti che nel teatro dell’opera. La stagione 2024-2025 segna l’ottava come direttore musicale della National Symphony Orchestra, che ha sede al Kennedy Center a Washington DC e che ha ispirato e rinvigorito.

Il rinnovato riconoscimento artistico e il plauso della critica hanno portato a inviti alla Carnegie Hall e alle sale concerti internazionali, nonché allo streaming digitale e a un’etichetta discografica distribuita da LSO Live, per la quale Noseda registra anche come direttore ospite principale della London Symphony Orchestra. La discografia di Noseda comprende oltre 80 registrazioni, tra cui decine di album acclamati dalla critica con un’ampia gamma di orchestre e repertorio per varie etichette, tra cui Deutsche Grammophon e Chandos.

Noseda è diventato Direttore musicale generale dell’Opera di Zurigo nel settembre 2021 e ha raggiunto un importante traguardo nel maggio 2024, dirigendo due cicli completi dell’Anello molto apprezzati in una nuova produzione di Andreas Homoki. È stato riconosciuto come “Miglior direttore” dalla giuria degli OPER! AWARDS tedeschi, in particolare per le sue interpretazioni di Wagner.

Dal 2007 al 2018, il Maestro è stato Direttore musicale del Teatro Regio di Torino, dove la sua leadership ha segnato l’epoca d’oro del teatro dell’opera. Ha diretto le più importanti orchestre, teatri d’opera e festival internazionali e ha avuto ruoli significativi presso la BBC Philharmonic (direttore principale), l’Israel Philharmonic Orchestra (direttore ospite principale), il Mariinsky Theatre (direttore ospite principale), l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI (direttore ospite principale), la Pittsburgh Symphony Orchestra (cattedra Victor de Sabata), la Rotterdam Philharmonic (direttore ospite principale) e lo Stresa Festival (direttore artistico).

Lavorare con la prossima generazione di musicisti è importante per Noseda e nell’estate del 2024 ha guidato un tour internazionale di festival con l’European Union Youth Orchestra che li ha portati all’Edinburgh Festival e al Lucerne Festival, segnando un debutto per Noseda. Nel 2019 è stato nominato direttore musicale fondatore del Tsinandali Festival e della Pan-Caucasian Youth Orchestra nel villaggio di Tsinandali, in Georgia.

Fisco, Meloni: da lotta ad evasione somma mai raggiunta prima

Roma, 18 feb. (askanews) – “Condivido con voi una buona notizia sul lavoro del Governo nel contrasto all’evasione fiscale. Il ministro Giorgetti e il viceministro Leo hanno presentato oggi gli ultimi dati. Da questi dati emerge che la somma recuperata nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro, ben 8,2 miliardi in più rispetto al 2022 quando questo Governo non si era ancora insediato. Una somma mai raggiunta prima nella storia della nostra nazione e sono risultati ottenuti grazie certamente all’ottimo lavoro dell’Agenzia delle Entrate, ma anche grazie a specifiche norme che sono state introdotte da questo Governo, come quelle contro l’odioso fenomeno delle attività apri e chiudi, ovvero quelle attività che eludono il fisco aprendo e chiudendo in breve tempo, non pagando tasse e contributi e poi riaprendo con un altro nome”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video su X.

“Era un fenomeno – aggiunge la premier – che riguardava soprattutto gli extracomunitari. Nel 2024 sono state chiuse d’ufficio quasi 6.000 attività, un risultato importante per lo Stato ma ancora più importante per gli imprenditori onesti che subiscono la concorrenza sleale di queste attività”.

Ucraina, incontro Usa-Russia a Riad: colloqui andati "bene" (ma non c’è ancora data summit Trump-Putin)

Roma, 18 feb. (askanews) – E’ finito l’incontro a Riad tra le delegazioni Usa e Russia per discutere di Ucraina e sicurezza in Europa. Lo scrivono i media russi.

I colloqui di pace di Riad tra delegazioni di Usa e Russia, che si sono tenuti oggi, sono andati “bene”, ma non si è concordata una data per un summit tra il presidente Usa Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin. L’ha detto ai media russi il consigliere del Cremlino Yury Ushakov, che ha preso parte all’incontro.

Oxfam lancia l’allarme: Gaza non ha più acqua

Roma, 18 feb. (askanews) – La situazione umanitaria nel governatorato di Gaza Nord e a Rafah resta disperata, nonostante in altre zone della Striscia la ripresa dell’ingresso degli aiuti – come il carburante necessario a far funzionare le pochissime infrastrutture idriche e igienico-sanitarie rimaste in piedi – stia migliorando gradualmente l’accesso all’acqua pulita per una parte della popolazione.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, di fronte ad una situazione che rischia di precipitare nuovamente da un momento all’altro. Il bilancio della distruzione causata da 15 mesi di conflitto alle infrastrutture essenziali è infatti drammatico: complessivamente sono stati resi inservibili 1.675 chilometri di reti idriche e igienico-sanitarie. A Gaza Nord e Rafah, ormai quasi completamente rase al suolo, la diponibilità di acqua per la popolazione si è ridotta del 93%, rispetto a prima del 7 ottobre 2023. “Mentre il fragile cessate il fuoco in vigore resta in bilico, le parti in conflitto e la comunità internazionale devono avere ben chiaro che qualsiasi nuova escalation del conflitto potrebbe generare una catastrofe sanitaria su vasta scala. – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Nelle aree di Gaza Nord e Rafah le persone devono sopravvivere con appena 5,7 litri di acqua a testa, ossia quanto noi ne consumiamo in meno di un minuto facendo la doccia o tirando una sola volta lo scarico del bagno. In tale condizione il rischio di epidemie è altissimo. Le storie che ascoltiamo ogni giorno soccorrendo la popolazione sono strazianti: bambini che devono camminare per chilometri per raccogliere una tanica d’acqua, genitori che non bevono per dissetare i figli”. A Gaza Nord interi quartieri sono stati spazzati via, in 700 mila sono senz’acqua

Nel governatorato di Gaza Nord, dall’inizio del conflitto, quasi tutti i pozzi d’acqua sono stati distrutti dall’esercito israeliano. Le oltre 700 mila persone che sono tornate qui con il cessate il fuoco, si sono ritrovate in quartieri letteralmente spazzati via e nelle poche case rimaste in piedi non c’è acqua. Anche a Rafah, nel sud della Striscia, oltre il 90% dei pozzi e dei serbatoi d’acqua installati sui tetti delle abitazioni sono distrutti e la disponibilità idrica si è ridotta del 95%, rispetto a prima del conflitto. Qui al momento sono in funzione appena 2 pozzi sui 35 che servivano l’area. Nonostante gli sforzi per riparare al più presto le reti idriche, al momento la distruzione delle condutture in tutta Gaza causa la dispersione nel terreno del 60% dell’acqua disponibile per la popolazione. Oltre l’80% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono state distrutte Nel dettaglio, la prima valutazione effettuata da Oxfam e dai suoi partner al lavoro a Gaza, dopo il cessate il fuoco, ha rilevato che: ” oltre l’80% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie in tutta la Striscia sono state parzialmente o interamente distrutte, inclusi i 6 principali impianti di trattamento delle acque reflue; ” l’85% delle stazioni di pompaggio delle acque reflue (73 su 84) e delle reti sono state distrutte. Alcune sono state riparate, ma necessitano al più presto di carburante per essere rimesse in funzione;

” l’85% dei piccoli impianti di desalinizzazione dell’acqua in funzione prima del conflitto (85 su 103) sono stati parzialmente danneggiati o completamente distrutti; ” Il 67% dei 368 pozzi comunali è stato distrutto. La maggior parte dei pozzi privati non può essere rimessa in funzione, a causa della mancanza di carburante o di generatori. Il rischio sempre più alto di epidemie in tutta Gaza La mancanza di acqua pulita sommata alle acque reflue non trattate che traboccano per le strade sta aumentando il rischio di una catastrofe sanitaria in tutta Gaza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme per il rischio di una nuova epidemia di poliomelite, dopo averne rivenuto tracce nell’88% dei campioni ambientali esaminati in tutta Gaza. Aumenta anche l’incidenza di altre malattie infettive, come la diarrea acuta e le infezioni respiratorie. In questo momento sono infatti la principale causa di morte, con 46.000 casi segnalati ogni settimana, soprattutto tra i bambini. Anche la varicella e le malattie della pelle, come la scabbia e l’impetigine, si stanno diffondendo rapidamente, in particolare tra le centinaia di migliaia di sfollati che a Gaza Nord sono rimasti senz’acqua. Una situazione sanitaria aggravata anche dalla presenza di enormi quantità di rifiuti per le strade, dato che da 15 mesi la raccolta e il trasporto è impossibile: oltre 2.000 tonnellate di spazzatura si stanno accumulando ogni giorno per le vie di Gaza. Il blocco dei materiali necessari alla ricostruzione “Siamo di fronte a un mix letale che sta creando tutti i presupposti per lo scoppio di nuove epidemie. – continua Pezzati – Anche se c’è stato un aumento degli aiuti dopo il cessate il fuoco, Israele continua a impedire l’ingresso dei materiali necessari ad avviare la ricostruzione, a partire dalle tubature e dai generatori che consentirebbero di garantire l’accesso all’acqua pulita alla popolazione. Ad esempio, ci è stato impedito per 6 mesi di far entrare a Gaza 85 tonnellate di tubature e serbatoi per l’acqua – per un valore di oltre 480.000 dollari – perché la fornitura era ritenuta “sovradimensionata” e gli articoli catalogati come a ‘doppio uso’, ossia potenzialmente utilizzabili anche per scopi militari. Le autorità israeliane hanno finalmente approvato la spedizione solo questa settimana, anche se deve ancora arrivare a destinazione”. “Centinaia di migliaia di sfollati in tutta Gaza hanno dovuto ricorrere allo scavo di pozzi neri di fortuna accanto alle proprie tende. – conclude Pezzati – Questo ha provocato lo scarico quotidiano nel terreno di circa 130.000 metri cubi di acque reflue – l’equivalente di 52 piscine olimpiche – che sta contaminando il Mar Mediterraneo e l’unica falda acquifera di tutta la Striscia. Di fronte a tutto questo, lanciamo quindi un appello urgente affinché il cessate il fuoco sia mantenuto in vigore e sia resa possibile al più presto la ricostruzione delle infrastrutture essenziali, consentendo l’ingresso degli aiuti necessari ad accompagnare la popolazione di Gaza verso un po’ di normalità. Verso una pace duratura e giusta sia per i palestinesi che per gli israeliani”.

Ucraina, Salvini: nessuno si metta in mezzo se Trump trova intesa

Genova, 18 feb. (askanews) – “Spero che la guerra finisca il prima possibile sia in Israele e Medio Oriente che fra Russia e Ucraina e negli altri teatri di guerra, perché penso che sia un vantaggio per tutti: per i russi, per gli ucraini e per gli europei. Spero che non ci sia nessuno, men che meno nella nostra Europa, che non voglia far finire la guerra e spero che nessuno si metta di mezzo se Putin e Zelenski, grazie a Trump e insieme a Trump, troveranno un accordo”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a margine di una visita a Genova.

Ucraina, Mattarella: auspico che la Russia torni a rispettare la sovranità degli Stati

Cetinje, 18 feb. (askanews) – “La Russia torni a svolgere il proprio ruolo di grande rilievo nella comunità internazionale nel rispetto dei principi di sovranità di ogni Stato”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del colloquio con il presidente della Repubblica del Montenegro, Jakov Milatovic. Il capo dello Stato ha ribadito che fin dall’inizio della guerra in Ucraina da parte dell’Italia è stato espresso “l’auspicio di tornare al rispetto del diritto internazionale, della carta dell’Onu, della sovranità di ogni Stato e di rispetto degli impegni bilaterali”. “L’auspicio è per una pace giusta e non fittizia, fragile o superabile in poco tempo”, ha detto il presidente della Repubblica, rispondendo a una domanda sul vertice di Parigi dedicato al conflitto in Ucraina. “Da da tre anni a questa parte – ha sottolineato il capo dello Stato –  la posizione dell’Italia e quello che ho sempre espresso ai numerosi interlocutori internazionali è nitida, limpida chiarissima: quella dell’invito a ristabilire il rispetto del diritto internazionale e la sovranità ogni Stato, la sua indipendenza e dignità, di qualunque dimensione sia, piccolo o grande. Questa ferma e vigorosa affermazione sui principi della Carta Onu è stata la base del sostegno dell’Italia, che insieme a Ue e Usa, ha assicurato all’Ucraina per resistere alla violenza delle armi,
accompagnata dall’auspicio che la Russia torni a svolgere il proprio ruolo di grande rilievo nella comunità internazionale, nel rispetto dei principi di sovranità di ogni Stato”. “E’ utile ricordare che quando l’Ucraina, con il consenso della Russia, divenne indipendente, all’inizio degli anni ’90, disponeva di una grande quantità di armi nucleare, circa un terzo di tutti quelli dell’Unione sovietica. Su sollecitazione di Usa e Russia, l’Ucraina ha consegnato quelle migliaia di testate nucleari, che l’avrebbero messa al sicuro da ogni invasione. A fronte di questo con un trattato l’Ucraina registrava l’impegno dei paesi a rispettare e garantire la sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, questo è il mondo che vorremmo: quello in cui si rispettano gli
impegni assunti e il diritto internazionale”, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del colloquio con il presidente della Repubblica del Montenegro,
Jakov Milatovic, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Ucraina, Mattarella: auspico Russia torni a rispettare sovranità Stati

Cetinje, 18 feb. (askanews) – “La Russia torni a svolgere il proprio ruolo di grande rilievo nella comunità internazionale nel rispetto dei principi di sovranità di ogni Stato”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine del colloquio con il presidente della Repubblica del Montenegro, Jakov Milatovic.

Il capo dello Stato ha ribadito che fin dall’inizio della guerra in Ucraina da parte dell’Italia è stato espresso “l’auspicio di tornare al rispetto del diritto internazionale, della carta dell’Onu, della sovranità di ogni Stato e di rispetto degli impegni bilaterali”.

Papa, Bruni: ha trascorso una notte tranquilla

Città del Vaticano, 18 feb. (askanews) – Papa Francesco, ha trascorso “una notte tranquilla” e dopo essersi svegliato ha fatto colazione “ed ha riposato dedicandosi alla lettura dei quotidiani”. Così il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni parlando con i giornalisti sulla prosecuzione della degenza del pontefice al Policlinico Gemelli di Roma dove è ricoverato da venerdì scorso.

Nel tardo pomeriggio dovrebbe essere reso noto un bollettino medico aggiornato.

Teatro, Massimiliano Gallo in Amanti alla Sala Umberto di Roma

Roma, 18 feb. (askanews) – La Sala Umberto di Roma presenta, dal 20 febbraio al 2 marzo, “Amanti” una commedia sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio, sulle relazioni e in definitiva sulla ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle previste. In scena Massimiliano Gallo, con Fabrizia Sacchi e Orsetta De Rossi, Eleonora Russo e Diego D’Elia.

È settembre. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano la stessa analista, la dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia.

Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Ma può essere davvero così quando due persone si incontrano ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore?

Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo. Fino a quando qualcosa stravolge tutti gli equilibri.

Una commedia brillante e divertente, con situazioni e dialoghi che strappano risate, ma anche un’esplorazione dei sentimenti di una coppia che nella clandestinità trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche affanno, preoccupazione, e forse pericolo.

Italgrob: sfide e innovazione per l’Ho.Re.Ca. da 185 miliardi

Rimini, 18 feb. (askanews) – Tensioni USA-Cina, calo demografico con l’Europa che perder 40 milioni di abitanti entro il 2050, temperature record anche in Italia: sono queste le sfide globali al centro del convegno “Fuori Casa: l’ora del cambiamento!”, organizzato da Italgrob al Beer&Food Attraction di Rimini. Ma ci sono anche segnali positivi: occupazione record a 24 milioni di lavoratori e una previsione di crescita dell’11,5% del Pil entro il 2035 grazie agli incentivi del Pnrr.

“La spirale inflativa che si creata – spiega il presidente di Italgrob, Antonio Portaccio – ha di fatto depauperato il potere d’acquisto delle famiglie. Non avendo a disposizione parte del reddito da destinare a esigenze di carattere meno impellenti rispetto ad altre priorit, il mondo del ‘fuori casa’ e dei consumi ne sta risentendo fortemente”.

Il nuovo codice della strada sta influenzando i consumi: a gennaio si sono registrati cali del 16% per il vino e del 12% per gli spirits. Ma il settore Ho.Re.Ca. guarda avanti, puntando su innovazione e Made in Italy: “Bisogna sedersi attorno a un tavolo e ragionare a pi mani perch la soluzione non semplice – ricorda Portaccio -. Siamo convinti che la soluzione si possa trovare, se ognuno fa il suo possiamo dare un contributo fondamentale per cercare di far decollare nuovamente i consumi”.

I consumi fuori casa hanno toccato il 5,7% del budget familiare nel 2023, record dell’ultimo decennio. Un settore in trasformazione che punta su digitalizzazione e sostenibilit.

“Come Parlamento c’ una sempre pi forte attenzione a tutta la filiera che distribuisce i nostri prodotti – dice il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Mirco Carloni -. In passato questa cosa stata molto trascurata. Anche grazie al lavoro di Italgrob, che in questi anni riuscita a far emergere l’importanza strategica per i produttori, anche per i produttori agricoli di cui noi ci occupiamo in Commissione agricoltura, della distribuzione. Perch tanto pi si rafforza questa distribuzione, tanto pi i nostri produttori sono competitivi”.

Intelligenza artificiale per ottimizzare servizi e logistica, attenzione alla salute e alla nutrizione: sono queste le direttrici emerse dal convegno di Rimini per una ripresa solida del settore.

Mattarella accolto in Montenegro con gli onori militari

Cetinje, 18 feb. (askanews) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella arrivato al palazzo presidenziale Plavi Dvorac di Cetinje accolto dal presidente della Repubblica del Montenegro, Jakov Milatovic, con gli onori militari. A seguire il colloquio fra i due capi di Stato, al termine del quale in programma una conferenza stampa.

Mattarella parteciper inoltre all’inaugurazione della mostra dal titolo “Montenegro e Italia: incontro di due popoli”, allestita nella sede del ministero della Cultura e dei Media.

Il Cremlino: nulla da ridire su Kiev nell’Ue, ma per la Nato è diverso

Roma, 18 feb. (askanews) – L’Ucraina ha il diritto sovrano di decidere se aderire all’Unione Europea e Mosca non ha alcuna intenzione di dettare la linea a Kiev si questo dossier: per quanto riguarda l’appartenenza del Paese alla Nato, invece, la posizione è diversa, ha detto oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalle agenzie russe.

Rispondendo a una domanda sull’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, il portavoce di Vladimir Putin ha risposto che “si tratta di un diritto sovrano di qualsiasi Paese”. “Stiamo parlando di integrazione, di processi di integrazione economica. E qui, ovviamente, nessuno può dettare legge a nessun paese, e noi non lo faremo”, ha sottolineato. Peskov ha tuttavia aggiunto che la posizione della Russia sulla questione dell’adesione dell’Ucraina ad alleanze militari – come la Nato – è invece diversa. “Naturalmente, sulle questioni di sicurezza legate alla difesa o alle alleanze militari, la posizione è completamente diversa”, ha precisato Peskov.

La Russia vuole una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, a differenza dell’Europa e dell’amministrazione precedente degli Stati Uniti, ha affermato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadendo che il presidente russo Vladimir Putin è disposto a negoziare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“L’orientamento della Russia verso la pace, è esistito fin dall’inizio. Fin dall’inizio, il presidente Putin ha ribadito la disponibilità a intraprendere discussioni per la pace. A differenza di molti altri paesi, soprattutto l’Ucraina, che si è autoesclusa da negoziati per la pace. A differenza degli europei, che hanno sempre parlato di guerra, della necessità di continuare la guerra a qualunque costo. E riguardo all’amministrazione precedente a Washington, che era anch’essa sostenitrice della guerra fino alla fine. Quindi, quest’orientamento c’è stato fin dall’inizio. La cosa principale per noi è raggiungere i nostri obiettivi. Certo, preferiamo utilizzare mezzi pacifici per conseguire questi obiettivi” ha detto Peskov ai giornalisti, secondo quanto riportano le agenzie russe, nel giorno in cui delegazioni di alto livello russa e Usa s’incontrano a Riad.

“Putin stesso – ha aggiunto – ha più volte dichiarato che, se necessario, sarà pronto a negoziare con Zelensky. Nello stesso tempo, la registrazione legale degli accordi sarà soggetta a serie discussioni, tenendo conto del fatto che potrebbe essere in discussione la legittimità stessa di Zelensky. Le affermazioni di Putin su questo punto sono state fatte più volte”.

Draghi: le sfide ora sono aumentate, l’Ue risponda unita

Bruxelles, 18 feb. (askanews) – Negli ultimi mesi sono aumentate ulteriormente le sfide per l’Ue ed è ancora maggiore l’urgenza di trovare una risposta adeguata e unitaria a queste sfide, in particolare l’innovazione tecnologica in cui l’Europa è rimasta indietro, i prezzi del gas due o tre volte maggiori che nelle altre grandi economie, e la nuova situazione in Usa con i dazi minacciati dall’Amministrazione Trump, che si aggiunge al già difficile confronto geopolitico con la Cina.

Lo ha detto Mario Draghi durante il suo discorso oggi al Parlamento europeo a Bruxelles, per la Settimana parlamentare europea 2025. Da quando è stato pubblicato il suo rapporto sul futuro della competitività europea, ha osservato, “i cambiamenti che hanno avuto luogo sono ampiamente in linea con le tendenze che vi erano state delineate. Ma il senso di urgenza per intraprendere il cambiamento radicale che il rapporto sosteneva è diventato ancora più forte”.

“Innanzitutto – ha ricordato Draghi -, il ritmo dei progressi nell’intelligenza artificiale ha accelerato rapidamente. Abbiamo visto modelli di frontiera raggiungere quasi il 90% di accuratezza nei test di riferimento per il ragionamento scientifico, superando i punteggi degli esperti umani. Abbiamo anche visto modelli diventare molto più efficienti, con costi di formazione in calo di un fattore dieci e costi di inferenza (la capacità dell’IA di “apprendere” di fronte a situazioni nuove, ndr) di un fattore di oltre venti. Per ora, la maggior parte dei progressi sta ancora avvenendo al di fuori dell’Europa. Otto degli attuali primi dieci grandi modelli linguistici sono stati sviluppati negli Stati Uniti, mentre gli altri due provengono dalla Cina. Ogni giorno che ritardiamo, la frontiera tecnologica si allontana da noi, ma il calo dei costi è anche un’opportunità per noi di recuperare più velocemente”.

“In secondo luogo – ha continuato l’ex presidente della Bce -, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, in aumento di circa il 40% da settembre, e i margini sulle importazioni di Gnl dagli Stati Uniti sono aumentati in modo significativo dall’anno scorso. Anche i prezzi dell’energia sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora 2-3 volte più alti di quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agiamo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica”.

“Terzo, quando è stato scritto il rapporto, il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora – ha rilevato l’ex premier italiano -, l’Ue dovrà affrontare i dazi della nuova Amministrazione statunitense nei prossimi mesi, ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione. Inoltre, i dazi statunitensi più elevati sulla Cina reindirizzeranno la sovracapacità cinese in Europa, colpendo ulteriormente le aziende europee. In effetti – ha avvertito -, le grandi aziende dell’Ue sono più preoccupate per questo effetto che per la perdita di accesso al mercato statunitense. Potremmo dover anche affrontare politiche ideate per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione”.

“Per far fronte a queste sfide – ha sottolineato Draghi – , è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”. Inoltre, “questa risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un’ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali”.

“Dobbiamo creare le condizioni affinché le aziende innovative crescano in Europa anziché rimanere piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Ciò significa – ha sottolineato Draghi – abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sul capitale azionario”.

L’ex presidente della Bce ha poi insistito sulla necessità di abbassare i prezzi dell’energia, ciò che “è diventato imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. Si stima che il consumo di energia dei data center in Europa sarà più che triplicato entro la fine del decennio. Ma è anche sempre più chiaro – ha aggiunto – che la decarbonizzazione stessa può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati”.

Il suo rapporto sulla competitività, ha ricordato Draghi, “identifica una serie di ragioni per gli alti prezzi dell’energia in Europa, oltre al fatto che l’Ue non è un importante produttore di gas naturale: il coordinamento limitato dell’approvvigionamento di gas naturale, il funzionamento del mercato energetico, i ritardi nell’installazione di capacità rinnovabili, reti sottosviluppate, elevata tassazione e alti margini finanziari. Questi e altri fattori – ha rilevato ancora – sono tutti di nostra creazione e pertanto possono essere cambiati se abbiamo la volontà di farlo. Il rapporto propone diverse misure a questo proposito: riforma del mercato energetico, maggiore trasparenza nel commercio di energia, uso più esteso di contratti energetici a lungo termine e acquisti a lungo termine di gas naturale e massicci investimenti in reti e interconnessioni. Richiede inoltre non solo un’installazione più rapida delle energie rinnovabili, ma anche investimenti nella generazione di base pulita e soluzioni flessibili a cui possiamo ricorrere quando le energie rinnovabili non generano energia”.

Infine, il rapporto Draghi, afferma il suo autore, “affronta diverse vulnerabilità dell’Europa, una delle quali è il nostro sistema di difesa, dove la frammentazione della capacità industriale lungo linee nazionali impedisce la scala necessaria. Anche se siamo collettivamente al terzo posto al mondo per la spesa per la difesa, non saremmo in grado di aumentarla attraverso la nostra capacità produttiva. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo – ha concluso l’ex presidente della Bce – è uno dei tanti esempi in cui l’Ue è inferiore alla somma delle parti”.

Strumento militare aerospaziale, siglato accordo tra Aeronautica e CeSI

Roma, 18 feb. (askanews) – L’Aeronautica Militare e il Centro Studi Internazionali (CeSI) hanno firmato un Accordo Quadro per consolidare una collaborazione multidisciplinare a carattere strategico-militare volta a diffondere la cultura geopolitica tra il personale dirigente dell’Aeronautica Militare e a fornire consulenza e formazione specialistica.

La firma dell’accordo si è tenuta presso le Sale Storiche di Palazzo Aeronautica tra il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Gen. S.A. Luca Goretti, e il Presidente del CeSI, Dott. Andrea Margelletti, e mira a supportare l’evoluzione dello Strumento Militare Aerospaziale attraverso analisi prospettiche e progetti comuni, contribuendo alla crescita professionale delle due organizzazioni in un’ottica di sistema Paese.

Entrambe le parti si impegnano pertanto nella promozione e partecipazione ad iniziative di alta formazione sulle dinamiche strategiche di carattere operativo e tecnologico afferenti al dominio aereo e all’evoluzione degli strumenti militari al servizio del Paese. In particolare, il CeSI metterà a disposizione la propria expertise e supporterà la formazione del personale della Forza Armata su tematiche di comune interesse, mentre l’Aeronautica Militare fornirà infrastrutture e personale per sviluppare progetti congiunti nell’ambito delle proprie attività e competenze istituzionali.

“Questo accordo con il Centro Studi Internazionali è il coronamento e la continuazione di un rapporto di collaborazione che nei fatti è in atto da molto tempo”, ha dichiarato il Generale Goretti. “La firma di oggi è un atto importante perché sugella e rafforza questa sinergia, una partnership basata sulla condivisione di professionalità e competenze uniche che sono convinto aiuterà la Forza Armata nel continuo processo di crescita e a proiettarsi con successo verso le sfide che il futuro riserverà”.

A seguire, il Dott. Margelletti, nel prendere la parola, ha detto: “Stipulare un accordo quadro con l’Aeronautica Militare significa investire nel futuro, non solo in termini di sviluppo tecnologico, ma anche e soprattutto in termini di visione e prospettiva, poiché chi vola riesce a guardare il campo di battaglia dall’alto ed averne una fotografia complessiva e uniforme da condividere. Per il CeSI, questo rappresenta un’opportunità unica per abbracciare l’innovazione e affrontare le sfide del domani con ambizione e lungimiranza”.

In virtù di questo accordo, in qualità di interlocutore privilegiato per la Forza Armata, il CeSI – attraverso lo studio di fattori geopolitici, tecnologici e ambientali – contribuirà ad individuare le tendenze che influenzeranno il futuro della Difesa e della componente aerea in particolare. Questa collaborazione e scambio di esperienze tra l’Aeronautica Militare e CeSI faciliterà un processo nell’ambito delle relazioni internazionali e della sicurezza, basate sulla ricerca continua e sulla conoscenza diretta delle aree strategiche.

Il CeSI si dedica all’analisi della politica estera e di sicurezza, con l’obiettivo di offrire strumenti di comprensione chiari e tempestivi per supportare il processo decisionale. L’istituto studia le relazioni internazionali con particolare attenzione ai Paesi d’interesse per l’Italia, dal Medio Oriente all’Africa, all’Asia e ai Balcani, valutando anche le nuove minacce e le sfide operative in un contesto sempre più multi-dominio.

Draghi: sull’innovazione l’Ue spesso è il peggior nemico di sé stessa

Roma, 18 feb. (askanews) – Sull’innovazione nell’Unione europea “spesso siamo il nostro peggiore nemico”. Lo ha affermato l’ex presidente del Consiglio e della Bce, Mario Draghi nel suo intervento oggi al Parlamento europeo.

“Dobbiamo creare condizioni affinché le imprese innovative crescano in Europa, piuttosto che restare piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Questo – ha detto Draghi – significa ridurre le barriere interne, standardizzare, armonizzare, semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato che sia più basato sul capitale azionario”.

Ed è su questo che secondo l’ex premier l’Europa spesso è il peggior nemico di sè stessa. “Abbiamo un mercato interno di dimensioni simili a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenziale per fare leva sulle economie di scala. Ma il Fondo monetario internazionale stima che le nostre barriere interne siano equivalenti a dazi del 45% circa sul manufatturiero del 110% sui servizi”.

Inoltre nella Ue “abbiamo scelto un approccio regolamentare che ha dato priorità alla cautela a discapito dell’innovazione, specialmente nel settore digitale. Ad esempio sul Gdpr (il regolamento Ue sulla tutela dei dati personali) si stima che abbia aumentato i costi dei dati del 20% per le imprese europee”.

Inoltre in Europa “abbiamo anche a disposizione risparmi che potrebbero essere utilizzati per finanziare l’innovazione. Ma con alcune eccezioni di rilievo l’innovazione fa ricorso al finanziamento bancario, che generalmente non è adatto per questi compiti. E si finisce che oltre 300 miliardi di risparmi vadano ogni anno all’estero – ha affermato – perché qui mancano opportunità”.

La trasformazione organizzativa di Aspi diventa un caso di studio

Roma, 18 feb. (askanews) – La trasformazione organizzativa di Autostrade per l’Italia diventa un caso di studio. L’universit Luiss ha presentato “Evolution Road”, uno studio che esplora la trasformazione organizzativa in Autostrade per l’Italia, in cui si evidenzia come, negli ultimi anni, nell’ambito di questo percorso di trasformazione, Aspi abbia messo sempre pi al centro della propria azione i principi Esg, come spiega il rettore dell’ateneo, Paolo Boccardelli: “Quello che ci ha insegnato questo caso che le aziende sono comunit di persone, che se si riesce a coinvolgere attorno a un grande progetto di trasformazione, questo pu avvenire in maniera significativa, mettendo al centro il capitale umano, la formazione e lo sviluppo di una nuova cultura organizzativa. Teniamo presente che l’azienda si trovata ad affrontare un cambiamento epocale dal punto di vista del business, con la mobilit nuova, quella sostenibile, quella che si avvale della tecnologia digitale in un momento di grande cambiamento sia al proprio interno sia all’interno della compagine azionaria”.

La profonda trasformazione di Autostrade per l’Italia, ha detto l’amministratore delegato del gruppo, Roberto Tomasi, stato un passo indispensabile per la realizzazione del grande piano di investimenti per la rigenerazione delle infrastrutture. Il cambio di paradigma. ha aggiunto, ha interessato le modalit d’intervento e di monitoraggio delle infrastrutture, ma ha riguardato anche il modello organizzativo e l’impegno sul piano delle competenze, due elementi imprescindibili per affrontare con efficacia le sfide di una mobilit del futuro.

Un processo di trasformazione che ha messo al centro le persone come ha spiegato il responsabile Rectruiting, training and people development di Aspi, Angelo Perica: “Negli ultimi anni abbiamo affrontato una trasformazione che ha creato interesse in Luiss, un partner consolidato e da qui nato ‘Evolution Road’ che il risultato di un lavoro di ricerca che hanno condotto presso di noi attraverso interviste, dati e documenti, che racconto ex post quella che stata la nostra trasformazione, basata su tre pilastri: le persone, i dati e le infrastrutture”.

A partire dal 2019, Aspi ha avviato infatti un rinnovamento delle risorse con un piano di recruiting che ha portato anche all’abbassamento dell’et media del Gruppo. I numeri, che vengono richiamati nel volume, illustrano i risultati raggiunti: oltre 2.900 nuove assunzioni dal 2020, su un totale di addetti di circa 10mila unit, e un incremento della percentuale di profili STEM in azienda.

A Roma si gira "Permafrost", debutto alla regia di Lucia Calamaro

Roma, 18 feb. (askanews) – Sono in corso a Roma le riprese di “Permafrost”, opera prima di Lucia Calamaro, una delle più apprezzate e autorevoli voci del teatro e della prosa italiana, vincitrice di importanti riconoscimenti per la drammaturgia, come tre Premi UBU, il Premio Enriquez e il Premio Hystrio.

Permafrost, come scrive la regista, autrice anche del soggetto e della sceneggiatura insieme a Marco Pettenello, si svolge in un’ipotetica base antartica italiana, Sidera, in cui si intrecciano e scontrano aspirazioni e nevrosi di un gruppo di scienziati.

E sarà proprio il gran carnevale della conoscenza a scuotere con tutta la sua forza sovvertitrice i 10 abitanti della base Sidera e la vita dei due protagonisti del film: Fulvio e Maria.

“Abbiamo pensato che Permafrost fosse il progetto giusto per trasferire in un linguaggio cinematografico l’universo creativo di una voce unica come quella di Lucia Calamaro – aggiunge la produzione – capace di raccontare la realtà contemporanea toccando temi universali con un tratto ironico e al tempo stesso molto umano”.

Nel cast Silvio Orlando, Barbara Ronchi, Valentina Bellè, Simone Liberati, Lorenzo Balducci, Enrico Borello.

Permafrost è prodotto da Sonia Rovai con Ludovica Damiani per Wildside, società del gruppo Fremantle, da Francesca Cima, Nicola Giuliano e Carlotta Calori per Indigo Film, da Vision Distribution, ed è finanziato con il supporto dell’Unione Europea.

Il film uscirà nelle sale italiane distribuito da Vision Distribution.

Ecofin, presidenza Ue polonia spinge per aumentare spese in difesa

Roma, 18 feb. (askanews) – La presidenza di turno dell’Unione europea, occupata dalla Polonia, spinge a tutta forza sull’aumento delle spese per la difesa. “Dobbiamo spendere di più in difesa, è chiaro a tutti. Come presidenza di turno della Ue spingiamo per aumentare le spese in difesa. Dobbiamo spendere il più possibile in difesa”. Così il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski, si è presentato alla riunione dell’Ecofin che presiede.

Ha anche fatto un brevissimo accenno sulla competitività europea, affermando che appoggia il piano per una “bussola” Ue annunciato dalla Commissione. Ma subito è tornato su tematiche legate alla guerra in Ucraina affermando che bisogna lavorare “al 16º pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia”. E al fatto che “dobbiamo contrastare l’aggiramento delle sanzioni e agire rapidamente in questo ambito”.

La necessità di aumentare le spese per la difesa “è assolutamente chiara a tutti. Sempre più leader europei appoggiano la nostra linea che bisogna aumentare le spese in difesa”, ha proseguito.

E rispetto al dialogo che si è aperto tra Stati Uniti e Russia, con l’obiettivo di mettere fine alla guerra in Ucraina “dobbiamo focalizzarci su una soluzione europea. Riteniamo che la sicurezza sia un bene comune e per questo cerchiamo di convincere i nostri partner europei a spendere di più in difesa – ha detto il ministro polacco – e anche della necessità di creare una industria europea della difesa forte”.

“Il nostro lavoro come ministri delle Finanze è quello di assicurare i finanziamenti alle spese militari”, ha insistito. Il tutto preservando “la credibilità delle regole di bilancio europee: è cruciale. Dobbiamo agire in un modo che questa credibilità non ne risulti minata”.

Dombrovskis: lavoriamo rapidamente a più flessibilità su spese difesa

Roma, 18 feb. (askanews) – La Commissione europea intende muoversi rapidamente nel formulare una proposta per sbloccare maggiori capacità di spesa in deficit ai paesi della Ue relativamente alla difesa. Lo ha ribadito il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che giungendo all’Ecofin. Inoltre, senza affermarlo in maniera esplicita, non ha escluso che nel caso di un accordo tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina l’Ue possa mantenere le sanzioni contro Mosca.

Quello delle spese sulla difesa, ha riferito, è il tema principale sul tavolo dei ministri delle finanze dell’Unione oggi, dopo l’incontro di alcuni leader europei ieri a Parigi. “Come commissione europea lavoriamo per assicurare più flessibilità sulle spese in difesa”.

“È chiaro che ci dobbiamo muovere molto rapidamente, quindi sulle modalità (con cui sbloccare) questa flessibilità addizionale ci attendiamo di lavorare nelle prossime settimane”, ha detto.

Gli è stato poi chiesto se l’Ue manterrà le sanzioni contro la Russia, indipendentemente dal fatto se Usa e Mosca dovessero trovare un accordo, sulla fine della guerra in Ucraina, anche relativamente a questi aspetti. Sanzioni che peraltro hanno avuto pesanti ricadute anche sulle grandi economie Ue più industrializzate. “Penso che sia molto chiaro che, con le mosse attuali dell’amministrazione Trump, l’Ue dovrà farsi più carico in maniera diretta delle questioni relative alla sua sicurezza. E anche sulle sanzioni – ha detto il lettone – il lavoro continua per preparare il 16º pacchetto di sanzioni”. (fonte immagine: European Union 2025).

Iniziati a Riad i colloqui Usa-Russia per la pace in Ucraina

Roma, 18 feb. (askanews) – Sono iniziati stamani i colloqui Usa-Russia per la pace in Ucraina. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse. Sono presenti il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il segretario di Stato Usa Marco Rubio.

I membri delle due delegazioni si sono seduti attorno a un grande tavolo rettangolare, presso il palazzo Diriyah della famiglia reale saudita, con il lato russo posizionato a destra e quello statunitense a sinistra.  La Russia, oltre a Lavrov, è rappresentata dal consigliere presidenziale Yuri Ushakov. La delegazione statunitense, oltre a Rubio, comprende anche il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e l’inviato speciale per il Medio Oriente Stephen Witkoff. L’incontro è iniziato senza osservazioni preliminari, in presenza dei giornalisti.

Ucraina, Cina: tutti gli attori siano coinvolti nei colloqui di pace

Roma, 18 feb. (askanews) – La Cina accoglie con favore l’avvio dei colloqui di pace per porre fine alla guerra in Ucraina, da parte degli Stati Uniti, ma osserva che “tutti gli attori” devono esservi coinvolti. L’ha affermato l’ambasciatore cinese presso le Nazioni unite Fu Cong, secondo il South China Morning Post.

Le dichiarazioni di Fu arrivano mentre alti funzionari americani e russi sono in Arabia saudita per un incontro finalizzato a negoziare un accordo, senza la partecipazione né dell’Ucraina né dell’Europa.

Fu Cong ha dichiarato durante il briefing al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite sull’Ucraina che la questione sta per raggiungere un momento critico. “La Cina accoglie con favore ogni sforzo dedicato alla pace, incluso il recente accordo raggiunto dagli Stati uniti e dalla Russia per avviare i colloqui di pace. Allo stesso tempo, la Cina spera che tutte le parti e gli attori rilevanti coinvolti nella crisi ucraina partecipino al processo di negoziazione, e raggiungano un accordo di pace equo, duraturo e vincolante, accettabile per tutte le parti” ha affermato il diplomatico.

L’ambasciatore fa eco alle affermazioni del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, il quale ha detto venerdì, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, che tutti gli attori della guerra dovrebbero partecipare a qualsiasi colloquio di pace, inclusa l’Unione Europea.

Il diplomatico ha aggiunto che l’Ue dovrebbe essere coinvolta nei negoziati, per lavorare a favore della conclusione del conflitto. “Speriamo che le parti affrontino congiuntamente le cause della crisi attraverso il negoziato e trovino un quadro di sicurezza equilibrato, efficace e sostenibile per una stabilità duratura nella regione” ha dichiarato l’ambasciatore, il quale ha anche ricordato che la Cina “fin dal giorno successivo allo scoppio della crisi, ha invocato una soluzione politica attraverso il dialogo e il confronto”. Ha descritto la proposta di pace in quattro punti della Cina come “obiettiva, equa, razionale e pragmatica, rispecchiando il consenso della comunità internazionale.”

Musk presenta Grok 3, "l’intelligenza artificiale più intelligente sulla Terra"

Roma, 18 feb. (askanews) – Elon Musk ha presentato nella notte italiana l’ultima versione di Grok 3, il robot conversazionale sviluppato dalla sua società di intelligenza artificiale xAI, rivale di ChatGPT. Una presentazione, accompagnata da una dimostrazione, trasmessa in diretta sul social network X e seguita da 2,7 milioni di internauti.

Quando domenica ha annunciato il lancio di Grok 3, Elon Musk ha spiegato che avrebbe presentato “l’intelligenza artificiale più intelligente sulla Terra”. Insieme agli ingegneri che hanno partecipato allo sviluppo di Grok 3, il boss di Tesla e SpaceX ha assicurato che il suo assistente conversazionale è molto più efficiente della sua versione precedente, Grok 2. Ha specificato in particolare che Grok 3 ha “più di dieci volte più formazione” di Grok 2. Per alimentarlo, xAI ha raddoppiato la capacità del suo supercomputer dedicato all’IA, Colossus, in 92 giorni, ha assicurato l’azienda. Durante la presentazione, durata circa un’ora, Elon Musk e i membri del team di sviluppo hanno dimostrato l’entità delle capacità di Grok 3. In particolare in termini di ragionamento, ad esempio, per risolvere problemi di fisica. Inoltre, hanno chiesto all’intelligenza artificiale di generare un layout 3D animato per un lancio spaziale dalla Terra a Marte.

Grok 3 punta anche a essere creativo: è stato mostrato mentre creava un gioco che mescolava Tetris e Bejeweled.

Ucraina, Macron: con i leader Ue, Trump e Zelensky lavoreremo ad una pace forte

Roma, 18 feb. (askanews) – “Dopo aver riunito diversi leader europei, ho appena parlato con il presidente Usa Donald Trump e poi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Cerchiamo una pace forte e duratura in Ucraina. Per raggiungere questo obiettivo, la Russia deve porre fine alla sua aggressione e questo deve essere accompagnato da forti e credibili garanzie di sicurezza per gli ucraini. Altrimenti, c’è il rischio che questo cessate il fuoco finisca come gli accordi di Minsk. Ci lavoreremo insieme a tutti gli europei, americani e ucraini. Questa è la chiave”, lo ha scritto su X il presidente francese Emmanuel Macron dopo aver chiuso l’incontro di Parigi del leader europei e i suoi colloqui telefonici con il presidente americano e quello ucraino.

“Siamo convinti che gli europei debbano investire meglio, di più e insieme nella loro sicurezza e difesa, sia per oggi che per il futuro” ha aggiunto il capo dell’Eliseo. “A tal fine, gli europei vogliono accelerare l’attuazione della loro agenda per la sovranità, la sicurezza e la competitività. Il lavoro continuerà sulla base delle proposte della Commissione europea, sia nel sostenere l’Ucraina che nello sviluppare e investire nella nostra difesa. Questa agenda, definita nel 2022 al vertice di Versailles, deve essere semplicemente realizzata”.

“Decisioni, azioni, coerenza. Rapidamente. Continuerò – ha concluso Macron – queste discussioni nei prossimi giorni”.

L’Egitto prepara un piano di ricostruzione di Gaza senza trasferire i palestinesi come vuole Trump

Roma, 18 feb. (askanews) – L’Egitto sta studiando un piano per ricostruire Gaza senza costringere i circa 2 milioni di palestinesi che vivono lì a lasciare la Striscia, in contrasto con la proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire i residenti in Paesi terzi in modo che gli Stati Uniti possano prendere il controllo dell’enclave e ricostruirla come una “Riviera del Medio Oriente”.

Il quotidiano egiziano Al-Ahram ha affermato che la proposta prevede la creazione di “aree sicure” all’interno di Gaza dove i palestinesi possano inizialmente vivere, mentre le aziende edili egiziane e internazionali ricostruiscono le infrastrutture della Striscia.

Un funzionario egiziano ha discusso il piano con diplomatici europei, così come con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, secondo due funzionari egiziani e diplomatici arabi e occidentali. Sono in corso anche discussioni su come finanziare la ricostruzione, tra cui una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza, hanno affermato un funzionario egiziano e un diplomatico arabo.

La proposta, secondo quanto precisato, è ancora in fase di negoziazione. Secondo il quotidiano egiziano Al-Ahram, è destinata a “confutare la logica del presidente americano Trump” mentre contrasta “qualsiasi altra visione o piano che miri a cambiare la struttura geografica e demografica della Striscia di Gaza”.

I palestinesi hanno ampiamente affermato che non lasceranno la loro patria, mentre Egitto e Giordania, sostenuti dall’Arabia Saudita, hanno rifiutato le richieste di Trump di accogliere la popolazione di Gaza.

Germania, il candidato della Cdu prevale nel confronto Tv.

Kay Nietfeld

In vista delle cruciali elezioni di domenica 23 febbraio, i candidati dei quattro principali partiti tedeschi si sono confrontati in un acceso dibattito televisivo sul canale privato RTL. Friedrich Merz per l’Unione Cdu-Csu, il cancelliere uscente Olaf Scholz per la Spd, il Verde Robert Habeck e la leader dell’AfD Alice Weidel si sono sfidati su temi caldi come la guerra in Ucraina, l’economia e i forti cambiamenti internazionali annunciati dalla nuova amministrazione Trump. A spiccare per incisività e presenza scenica, secondo un sondaggio Bild/Blitz, è stato il leader conservatore Merz.

Stando ai dati pubblicati dal popolare quotidiano tedesco, il 32% degli spettatori si è detto “convinto” dagli interventi di Merz, 69 anni, volto storico dell’ala conservatrice della Cdu. Non è solo l’età matura a distinguerlo, ma anche la sua lunga esperienza di partito, benché di minoranza per tutto il tempo della leadership di Angela Merkel. Con toni decisi, Merz ha promesso un cambio di rotta in politica interna, facendo leva sul malcontento diffuso riguardo alla gestione dei flussi migratori e della sicurezza. Pesa comunque su di lui il discredito per l’apertura all’AfD, poi spiegata come occasionale e dunque non propeduetica a una futura collaborazione di governo.

Al secondo posto si è piazzato Olaf Scholz, con il 25% delle preferenze. L’attuale cancelliere, 66 anni, ha cercato di difendere il bilancio del governo (Coalizione Semaforo), sottolineando come il numero dei richiedenti asilo sia già notevolmente diminuito rispetto ai picchi degli anni precedenti. Tuttavia, il suo approccio pacato e pragmatico ha convinto meno rispetto alla verve combattiva di Merz.

A sorpresa, Robert Habeck, ministro dell’economia uscente e volto di spicco dei Verdi, ha ottenuto solo il 18%, lo stesso risultato di Alice Weidel, leader dell’ultradestra AfD. Un risultato di parità che rivela un’elettorato polarizzato, diviso tra le proposte ecologiste di Habeck, 55 anni, e le posizioni nazionaliste e anti-migratorie di Weidel, 46 anni. Quest’ultima ha dichiarato che l’AfD fermerà la “migrazione illegale” anche con la chiusura delle frontiere, senza però spiegare come intenda farlo.

Il confronto si è fatto particolarmente acceso sul tema dei migranti e della sicurezza, un argomento scottante in Germania dopo due gravi episodi di cronaca: pochi giorni fa, un richiedente asilo afgano ha investito la folla a Monaco e, un mese prima, un altro richiedente asilo afgano ha accoltellato dei passanti in un parco ad Aschaffenburg, sempre in Baviera. Merz ha attaccato duramente il governo uscente, accusandolo di aver continuato ad accogliere rifugiati dall’Afghanistan nonostante i recenti episodi di violenza. Weidel ha cavalcato la stessa onda emotiva, rilanciando con toni ancor più duri.

In un clima di tensione e incertezza, il sondaggio Bild suggerisce che Merz abbia sfruttato le paure e le preoccupazioni di un elettorato inquieto, prospettando un’alternativa seppur vaga. La partita, tuttavia, resta aperta e l’esito delle urne potrebbe riservare sorprese.

Terre rare e sovranità: il no di Zelenskyj alle avance di Trump.

Il rifiuto di Zelenskyj di firmare obtorto collo l’accordo gettatogli sul tavolo dal segretario al Tesoro americano Scott Bessent è stato accolto in Ucraina come una vittoria al fronte.

Più precisamente come la riconquista di Pishchane, avvenuta in quelle stesse ore segnando una svolta decisiva a favore di Kyiv sul fronte orientale di Pokrovsk.

Un consigliere presidenziale ucraino che ha accettato di parlare coi colleghi di “The Washington Post” ha paragonato quell’offerta alla spartizione delle colonie africane nel XVIII secolo, mentre un altro ha scherzato dicendo che l’Ucraina farebbe di tutto pur di contare sul sostegno degli USA, incluso fornirgli le uova di gallina in surplus per far fronte al rincaro di quel prodotto in America.

Di fatto, nero su bianco gli Stati Uniti non volevano solo il controllo del 50% delle Terre Rare ucraine (17 elementi chiave per il green deal) ma anche d’altri metalli rari e materiali critici come litio, uranio e grafite (di cui l’Ucraina dispone in gran quantità) insistendo affinché Zelenskyj firmasse immediatamente ‘un’offerta che non si può rifiutare’ che però non comprendeva alcuna specifica garanzia di sicurezza per Kyiv.

In pratica, quello proposto al presidente dell’Ucraina non era nient’altro che un altro memorandum d’intesa – peraltro regolato dalla legge di New York – come quelli siglati in passato da quei suoi predecessori che svenderono l’enorme deterrente nucleare (il terzo al mondo) e altri beni di cui disponeva il loro Paese in cambio di generiche e aleatorie promesse.

In piena continuità con la politica intrapresa fin dal suo insediamento, Zelenskyj s’è cortesemente rifiutato di firmarlo rimarcando un concetto espresso appena pochi giorni prima con un provvedimento a lungo atteso e acclamato a furor di popolo, che prevede il sanzionamento di quegli individui che hanno svenduto l’Ucraina nell’interesse della Federazione Russa.

«Quel denaro andrà restituito all’Ucraina per essere trasferito all’esercito» ha detto Zelenskyj, spiegando i motivi per cui il suo stesso predecessore Petro Poroshenko figura in quella lista.

[…] Non stupisce affatto, dunque, la replica di Volodymyr Zelenskyj alle spudorate avance americane, così come era intuibile che Washington non avesse il minimo interesse ad avallare l’ingresso di Kyiv nell’Alleanza Atlantica: qualora infatti fosse quest’ultima a costituire la maggior garanzia di sicurezza per l’Ucraina, gli americani non avrebbero più nulla da mettere sul piatto della bilancia in cambio dell’accesso prioritario alle Terre Rare ucraine.

Con buona pace di chi per anni ha venduto la strenua resistenza ucraina come una guerra per procura degli americani contro i russi per espandere la NATO sempre più a Est, ecco appianato ogni ipotetico dubbio.

Negli ultimi tre anni l’Ucraina ha ricevuto dall’Occidente circa 267 miliardi di euro: senza discontinuità, a oggi le istituzioni e i Paesi membri dell’Ue ne hanno dati 132,26, mentre gli Stati Uniti 114,15 e con molti tentennamenti (per sei mesi la frangia repubblicana del Congresso ha bloccato il sostegno a Kyiv, compromettendo il corso della guerra). In termini d’assistenza finanziaria e umanitaria, con 70 miliardi l’Europa ha superato gli USA (che ne hanno elargiti 50), mentre circa gli aiuti militari c’è sostanziale parità (62 miliardi da Bruxelles, contro 64 da Washington).

Di fronte a tali evidenze e all’atteggiamento americano, ecco perché Zelenskyj ha intanto proposto all’Ue d’estrarre congiuntamente uranio, litio e titanio (l’Ucraina ha le maggiori riserve europee dei primi due elementi, mentre è fra i leader mondiali del terzo), ribadendo che «Kyiv non accetterà alcun esito dei negoziati USA-Russia».

 

Fonte: La Ragione – 18 febbraio 2025

Titolo originale: Si può rifiutare. (Occhiello) L’Ucraina non è una miniera da spartire.

[Articolo pubblicato per gentile concessione dell’autore d’intesa con il direttore del quotidiano che ospita il testo originale]

Merkel, Mattarella, Draghi e Macron: l’elettroshock per l’Europa.

Di fronte alle sfide attuali, non basta richiamarsi a episodi del passato per sentirsi a posto con la coscienza. Serve un’assunzione di responsabilità verso il presente, accompagnata da esempi che ispirino per il loro valore morale e politico. Angela Merkel, Sergio Mattarella, Mario Draghi e Emmanuel Macron si sono assunti questo compito, agendo come figure di riferimento nei rispettivi ruoli: Merkel come statista di lungo corso, Mattarella e Macron come leader in carica, Draghi come riserva strategica per incarichi internazionali di massimo livello.

Questi protagonisti non hanno esitato a scendere in campo proprio quando l’Occidente, come dimensione ideale e politica, rischia di indebolirsi per il disimpegno degli Stati Uniti, già baluardo contro le tre grandi minacce del secolo scorso: nazismo, fascismo e comunismo. I loro interventi stanno agendo come un elettroshock sull’Unione Europea, chiamata ora a nuove e crescenti responsabilità.

 

Angela Merkel, il ritorno della Cancelliera.

Angela Merkel, una delle leader più prestigiose a cavallo tra due secoli, ha rotto il silenzio del meritato ritiro per lanciare un messaggio chiaro alla Germania: non si può legittimare come forza di governo chi si richiama, anche indirettamente, alla peggiore tradizione nazista. La sua presa di posizione ha innescato una grande manifestazione popolare a Berlino, culminata in un accordo tra tutte le principali forze politiche per escludere alleanze pericolose con l’estrema destra nelle imminenti elezioni. Un intervento che ha riaffermato l’importanza di una memoria storica vigile e responsabile.

 

Sergio Mattarella, la difesa dei confini democratici.

Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha lanciato un forte monito contro il rischio di cedimenti agli appetiti imperiali della Russia, in un momento critico segnato dal riavvicinamento tra gli Stati Uniti di Donald Trump e Vladimir Putin. Mattarella ha messo in guardia contro scenari geopolitici che potrebbero favorire alleanze pericolose, come quella tra Russia e Cina, minando l’equilibrio europeo. La reazione del Cremlino è stata dura, suscitando un ampio consenso politico in Italia, con l’eccezione di alcune forze ambigue e tiepide, ancora influenzate dall’eredità del trumpismo.

 

Mario Draghi, l’accelerazione dell’Unione Europea.

Mario Draghi, con la sua autorevolezza riconosciuta a livello internazionale, ha richiamato l’UE a un’accelerazione del processo di integrazione, soprattutto sul piano economico e istituzionale. Ha puntato il dito contro il diritto di veto, strumento paralizzante che permette a minoranze sovraniste di bloccare decisioni cruciali. Un appello particolarmente rilevante in un momento in cui i “Patrioti” dell’Europa orientale trovano sponde anche all’interno del governo italiano, con Salvini che guarda a loro come modelli. Draghi ha rilanciato l’idea di un’Europa più coesa e capace di rispondere unita alle sfide globali.

 

Emmanuel Macron, il leader proattivo.

Emmanuel Macron si è confermato uno dei leader europei più attivi sul fronte della politica estera, promuovendo a Parigi un incontro preparatorio al vertice dei 27 Stati membri dell’UE. In un contesto internazionale segnato dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, Macron ha dimostrato una volontà incisiva di mediazione e intervento. La sua iniziativa ha rilanciato il ruolo della Francia come potenza diplomatica in Europa, rafforzando il fronte occidentale in un momento di incertezze geopolitiche.

 

Un vero elettroshock per il Vecchio Continente

L’azione congiunta di Merkel, Mattarella, Draghi e Macron rappresenta una scossa necessaria per un’Europa chiamata a nuove responsabilità storiche. La posta in gioco è alta: garantire stabilità e democrazia in un contesto globale sempre più complesso. Resta da vedere se questo elettroshock darà i suoi frutti o si tradurrà in un cambiamento solo apparente.

Dibattito | Cattolici, anche la Rete di Trieste deve fare chiarezza.

La cosiddetta “Rete” dei cattolici rappresenta indubbiamente una boccata d’ossigeno nel clima stantio della politica italiana. E anche e soprattutto nell’area cattolica, almeno in quei segmenti che sono più sensibili ed interessati alla necessità di un rinnovato impegno politico dei credenti. Purché si esca dalla ipocrisia e dalle furbizie. Mi spiego meglio. Se si dice, com’è giusto che sia e, soprattutto, com’è emerso concretamente dalla due giorni alla Domus Mariae, che per poter contare nelle istituzioni locali e nazionali è decisivo organizzarsi, il capitolo del “partito” come strumento politico per eccellenza non può non essere affrontato. Ma, lo ripeto, senza furbizie.

Se si dichiara che la “Rete” non va confusa con nuovi partiti, con nuove correnti dei partiti o con delle componenti nelle rispettive coalizioni, uno si pone una semplice ma essenziale domanda: e cioè, ma allora come ci si organizza in vista delle prossime consultazioni locali e nazionali? Ed è perfettamente inutile fingere di aggirare l’ostacolo attraverso la solita e collaudatissima riproposizione del “noi ci occupiamo dei valori”, oppure lo slogan antico “noi diamo risposte concrete alle persone”. Anche perché, come tutti sanno, ci sono molti amministratori locali della “Rete” che, del tutto legittimamente, appartengono al Pd come iscritti, militanti, dirigenti ed eletti nelle varie istituzioni. Come per tutti gli altri, la vera sfida vale anche per i cattolici ed è quella di saper legare in una sintesi feconda e costruttiva “il pensiero e l’azione”. Ovvero, l’elaborazione culturale con la dimensione politica ed organizzativa.

Per queste ragioni, semplici ma essenziali, la “Rete” nata dopo la Settimana sociale dei cattolici del luglio scorso a Trieste si trova di fronte a tre strade a cui, prima o poi e senza ipocrisia, andrà pur data una risposta. E cioè, o ci si limita alla riproposizione del pre politico e di tutto ciò che lo caratterizza, avviene, puntualmente, da quasi 30 anni; oppure si decide di dar vita – con coraggio, forza, coerenza e determinazione – ad un partito laico, riformista, di governo e democratico ma dove l’apporto dei cattolici democratici, popolari e sociali sarà decisivo se non addirittura determinante; o, in ultima analisi, si decide di portare il proprio contributo e anche la propria specificità culturale all’interno dei partiti attualmente in campo. Con il rischio di disperdere, così facendo, un patrimonio che certamente esiste e che è disseminato in tutta la periferia italiana.

Insomma, una strada concreta andrà intrapresa. Appunto, senza furbizie. D’altronde, l’unico elemento che non si potrebbe tollerare è quello di dar vita ad una importante e qualificata “Rete” culturale, politica, organizzativa e civica a livello nazionale e poi sacrificarla sull’altare dell’ambizione di qualcuno che si candida in qualche partito a nome e per conto di quella esperienza. Sarebbe la negazione radicale di quello che si è detto per mesi e, forse, per anni. Per questi motivi è arrivato il momento di essere chiari, trasparenti, coraggiosi e anche coerenti. Non solo per il futuro dei cattolici ma anche, e soprattutto, per il rafforzamento della qualità della nostra democrazia.

Ucraina, Macron: con leader Ue, Trump e Zelensky lavoreremo a pace forte

Roma, 18 feb. (askanews) – “Dopo aver riunito diversi leader europei, ho appena parlato con il presidente @realDonaldTrump e poi con il presidente @ZelenskyyUa. Cerchiamo una pace forte e duratura in Ucraina. Per raggiungere questo obiettivo, la Russia deve porre fine alla sua aggressione e questo deve essere accompagnato da forti e credibili garanzie di sicurezza per gli ucraini. Altrimenti, c’è il rischio che questo cessate il fuoco finisca come gli accordi di Minsk. Ci lavoreremo insieme a tutti gli europei, americani e ucraini. Questa è la chiave.”. Lo scrive su X il presidente francese Emmanuel Macron dopo l’incontro di oggi a Parigi del leader europei e i suoi colloqui con il presidente americano e quello ucraino.

“Siamo convinti che gli europei debbano investire meglio, di più e insieme nella loro sicurezza e difesa, sia per oggi che per il futuro” aggiunge il capo dell’Eliseo. “A tal fine, gli europei vogliono accelerare l’attuazione della loro agenda per la sovranità, la sicurezza e la competitività. Il lavoro continuerà sulla base delle proposte della Commissione europea, sia nel sostenere l’Ucraina che nello sviluppare e investire nella nostra difesa. Questa agenda, definita nel 2022 al vertice di Versailles, deve essere semplicemente realizzata”.

“Decisioni, azioni, coerenza. Rapidamente. Continuerò queste discussioni nei prossimi giorni” conclude Macron.

Risultati e classifica serie A, Genoa scatto salvezza

Roma, 17 feb. (askanews) – Questi i risultati e a classifica di serie A dopo Genoa-Venezia 2-0

25^ GIORNATA Bologna-Torino 3-2, Atalanta-Cagliari 0-0, Lazio-Napoli 2-2, Milan-Verona 1-0, Fiorentina-Como 0-2, Monza-Lecce 0-0, Udinese-Empoli 3-0, Parma-Roma 0-1, Juventus-Inter 1-0, Genoa-Venezia 2-0

Classifica: Napoli 56, Inter 54, Atalanta 51, Lazio, Juventus 46, Fiorentina 42, Bologna*, Milan* 41, Roma 37, Udinese 33, Genoa 30, Torino 28, Cagliari, Como, Lecce 25, Verona 23, Empoli 21, Parma 20, Venezia 16, Monza 14. * una partita in meno (Bologna-Milan 26 o 27 febbraio)

26^ GIORNATA venerdì 21 febbraio ore 20.45 Lecce-Udinese, sabato 22 febbraio ore 15 Parma-Bologna, Venezia-Lazio, ore 18 Torino-Milan, ore 20,45 Inter-Genoa, domenica 23 febbraio ore 12.30 Como-Napoli, ore 15 Verona-Fiorentina, ore 18 Empoli-Atalanta, ore 20.45 Cagliari-Juventus, lunedì 24 febbraio ore 20.45 Roma-Monza

Ucraina, le "perplessità" di Meloni a Parigi: ‘coinvolgere gli Usa’

Roma, 17 feb. (askanews) – Giorgia Meloni è stata a lungo in dubbio sull’opportunità di partecipare o meno al vertice di Parigi sull’Ucraina. Alla fine, obtorto collo, è andata (arrivando in ritardo e senza rilasciare dichiarazioni) per portare il punto di vista dell’Italia, mettendo in chiaro tutte le sue “perplessità” per un formato – ha detto, secondo quanto si apprende – che “esclude” molte nazioni, a partire da quelle “più esposte” al rischio di estensione del conflitto.

Al tavolo, riuniti per tre ore, oltre a Macron e Meloni c’erano il cancelliere tedesco Olaf Scholz; il primo ministro polacco Donald Tusk; quello spagnolo Pedro Sanchez; quello dei Paesi Bassi Dick Schoof; la premier danese Mette Frederiksen; il primo ministro britannico Keir Starmer; il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Mark Rutte.

La presidente del Consiglio avrebbe preferito un Consiglio europeo straordinario, perchè ritiene necessario “includere”, a maggior ragione in questa fase storica. Anche perché – ha ricordato – la guerra in Ucraina “l’abbiamo pagata tutti”. Il Consiglio non è stato però convocato – almeno per il momento – perchè tra i 27 ci sono Paesi (vedi l’Ungheria di Viktor Orban) che sull’Ucraina hanno una posizione diversa dagli altri partner, più vicina alle istanze di Mosca, e che potrebbero quindi sfavorire un’intesa, come del resto già avvenuto in passato.

Venendo al merito – l’avvio dei negoziati già domani a Riyad in Arabia Saudita tra Usa e Russia – per Meloni il punto centrale sono le “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato “rischia di fallire”.

La premier ha quindi ribadito i suoi dubbi sull’ipotesi di un dispiegamento di soldati europei in Ucraina per garantire un eventuale cessate il fuoco. Sarebbe la soluzione, per lei, “più complessa” e forse “la meno efficace”. Al contrario, per la premier, “vanno esplorate altre strade” che prevedano il “coinvolgimento” anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto Nato che “si fonda la sicurezza europea e americana”.

E se è vero, è stato il suo ragionamento, che l’amministrazione americana ha lanciato una “sferzata” sul ruolo dell’Europa, già prima “analoghe considerazioni” erano già state fatte da “importanti personalità” europee. Adesso, per Meloni, la “sfida” è essere “più concreti” e “concentrarsi sulle cose davvero importanti”, come la necessità di “difendere la nostra sicurezza a 360 gradi”, compresi i confini, i cittadini, il sistema produttivo. E questo, ha sottolineato, l’Europa deve farlo “non perché lo chiedono gli americani, ma perché sono i nostri cittadini a farlo” e dunque, per parafrasare JFK, “non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi”. In quest’ottica – ha precisato – quello di Parigi non è un “formato anti-Trump”, anzi, perchè gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e gli europei devono fare “la propria parte”.

Meloni, nel suo intervento, ha anche detto di condividere il senso delle parole del vice presidente Usa J.D. Vance, che ha accusato l’Europa, tra le altre cose, di “allontanarsi” da “alcuni dei suoi valori fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”. “Ho espresso concetti simili da molto tempo”, ha concluso la premier, convinta che “ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo”.

Dopo il nuovo attacco dalla Russia, Mattarella sceglie il silenzio. Ecco perché

Podgorica, 17 feb. (askanews) – Nessun commento. Sceglie il silenzio Sergio Mattarella dopo il nuovo attacco della portavoce del ministero degli Esteri secondo la quale “il paragone della Russia con il Terzo Reich, nell’anno dell’80esimo anniversario della Vittoria sovietica sui nazisti, la Guerra Patriottica, non può essere lasciato senza conseguenze e non lo sarà mai”. La situazione evidentemente tesa suggerisce prudenza e attesa. Su questo e sui prossimi passi eventuali da fare il Colle e la Farnesina, fanno sapere, si muovono insieme. Del resto, fanno notare fonti di governo, non è ancora chiaro il ruolo svolto da Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo. Secondo alcune voci fatte trapelare da Mosca, infatti, potrebbe trattarsi di un regolamento di conti interno all’establishment russo e alla volontà di mostrarsi come “falco” in vista di qualche riequilibrio.

La situazione quindi richiede per ora di non esacerbare ancora di più gli animi, l’Italia, viene ricordato, ha sempre svolto un ruolo di mediatore e di interlocutore con tutti gli attori in campo, e questo deve continuare a fare. Di qui la scelta di non aggiungere altro a quello fatto trapelare nei giorni scorsi dal Quirinale, ossia che il presidente è “assolutamente sereno”, e “richiama al discorso fatto a Marsiglia” quando ha svolto un’analisi sull’attuale situazione internazionale associando la “guerra di conquista” della federazione russa in Ucraina al progetto del Terzo Reich.

Intanto oggi sono continuate le attestazioni di stima e la difesa da parte di esponenti politici e parlamentari, seppur con qualche distinguo come quello dei Cinque stelle, mentre dal punto di vista istituzionale si è tenuto un basso profilo. Il momento è reso ancora più delicato dalla presenza di due vertici in contemporanea, quello tra Usa e Russia in Arabia Saudita e quello di Parigi con i leader dei paesi europei che cercano di far valere le loro ragioni nella difficile ricerca di pace per l’Ucraina.

Il capo dello Stato è volato oggi a Podgorica, per una visita ufficiale in Montenegro dove ribadirà la volontà di collaborazione con il paese vicino, “siamo uniti dall’Adriatico” ha detto oggi incontrando i connazionali che lavorano in Montenegro. La posizione italiana è di sostegno all’ingresso del paese balcanico nell’Unione europea per ragioni di amicizia e vicinanza. Con le tensioni che si registrano nell’area, (in Serbia da mesi ci sono manifestazioni di protesta in piazza contro il governo e il presidente Aleksandar Vucic accusati tra l’altro di corruzione e controllo sui media) l’Italia cerca di sostenere il governo europeista del Montenegro.

Lavrov e Ushakov a Riad per colloqui con Usa. Funzionario russo: Ucraina non è al primo posto dell’agenda

Roma, 17 feb. (askanews) – Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e l’assistente del Cremlino Yury Ushakov sono arrivati oggi a Riad in Arabia saudita per partecipare ai colloqui tra Russia e Stati Uniti. Lo riferiscono i media russi.

Il consigliere presidenziale russo Yury Ushakov ha affermato oggi che l’obiettivo principale del processo negoziale che si avvierà domani a Riyad sarà avviare una normalizzazione dei rapporti tra Mosca e Washington.

“Vediamo, la cosa fondamentale è avviare una vera normalizzazione dei rapporti tra noi e Washington” ha dichiarato Ushakov a Rossiya 24, quando gli è stato chiesto quale sarebbe stato il risultato ideale dell’incontro tra le delegazioni russe e statunitensi a Riyadh.

Ushakov è arrivato stasera nella capitale saudita assieme al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Ma l’Ucraina “non sarà al primo posto” nei colloqui di domani tra Russia e Stati Uniti: l’ha affermato oggi Rodion Miroshnik, ambasciatore speciale del ministero degli Esteri russo alla Tv bielorussa.

“La questione ucraina chiaramente non sarà al primo posto. Sarà, ovviamente, una delle questioni importanti da discutere, ma ci sono un’intera serie di problemi che si sono accumulati nell’ultimo anno, perché la mancanza di comunicazione non porta a nulla di buono, porta solo all’accumulo di problemi”, ha detto Miroshnik.

Il diplomatico, commentando le affermazioni di Europa e Kiev sulla partecipazione ai colloqui tra Russia e Stati Uniti, ha osservato che, se si tratta di negoziati per la pace, è inappropriata la presenza di parti che non sono favorevoli a tale processo.

Vertice di Parigi sull’Ucraina, Tusk: nessuna decisione sull’Ucraina senza Kiev

Roma, 17 feb. (askanews) – “Nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina”: lo ha ribadito il premier polacco Donald Tusk al termine del mini vertice svoltosi a Parigi, ribadendo inoltre che qualsiasi pace in Ucraina dovrebbe essere giusta e duratura.

Tusk ha inoltre sottolineato come i leader europei abbiano concordato sull’importanza di una stretta cooperazione tra Ue e Stati Uniti sui prossimi passi e ribadito l’importanza di allentare le regole europee in modo che le spese per la Difesa superiori al 2% del PIL siano esentate dalla procedura per deficit eccessivo. Tusk ha tenuto a precisare che tutti i partecipanti avevano “opinioni simili” sulle questioni chiave: pur non avendo dato luogo ad alcuna decisione vincolante, era importante allineare le opinioni di tutti gli alleati, compresa la Gran Bretagna epr poter parlare con una sola voce anche a livello della Nati.

Quanto alle relazioni europee con gli Stati Uniti, con Donald Trump stanno entrando in una “nuova fase”, ha concluso Tusk: i leader europei si rendono conto che è giunto il momento per loro di diventare più autosufficienti e aumentare radicalmente la spesa per la difesa europea.