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domenica, 8 Giugno, 2025
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Israele ha chiuso il valico di Rafah (e ha informato la missione Ue)

Roma, 18 mar. (askanews) – Israele ha informato questa mattina la missione dell’Unione europea della chiusura del valico di Rafah per le operazioni militari in corso contro Hamas. Lo ha detto un diplomatico europeo al Times of Israel.

Il valico tra la Striscia di Gaza e l’Egitto era stato riaperto a inizio febbraio, dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Il personale dell’Ue, tra cui carabinieri italiani, opera al valico per coordinare e facilitare il transito di feriti e malati.

Le famiglie degli ostaggi condannano il raid a Gaza: tornare al cessate il fuoco

Roma, 18 mar. (askanews) – Il Forum dei familiari degli ostaggi israeliani ha condannato la ripresa degli attacchi nella Striscia di Gaza, accusando il governo di “aver scelto di rinunciare agli ostaggi” e chiedendo di riprendere i negoziati sull’accordo di cessate il fuoco.

“La più grande paura delle famiglie, degli ostaggi e dei cittadini israeliani si è concretizzata: il governo israeliano ha scelto di rinunciare agli ostaggi – si legge nella dichiarazione riportata da Haaretz – siamo scioccati, arrabbiati e terrorizzati dallo smantellamento deliberato del processo per liberare i nostri cari dalla terribile prigionia di Hamas”. Sono 59 gli ostaggi ancora in mano Hamas nella Striscia di Gaza, di cui si stima solo 24 siano ancora vivi. “L’affermazione secondo cui è stata ripresa la guerra per ottenere il rilascio degli ostaggi è un totale inganno: la pressione militare mette in pericolo gli ostaggi e i soldati – continua la nota – dobbiamo tornare al cessate il fuoco”.

Rivolgendosi al governo israeliano, il Forum ha quindi aggiunto: “Perché non state combattendo nella sala delle trattative? Perché vi siete ritirati dall’accordo che avrebbe potuto riportare tutti a casa?”. Quindi le famiglie hanno lanciato un appello al presidente americano Donald Trump perchè ottenga “il rilascio di tutti gli ostaggi”.

Gli Houthi rivendicano un nuovo attacco a una portaerei Usa nel Mar Rosso

Roma, 18 mar. (askanews) – Il gruppo yemenita Houthi ha dichirato di aver lanciato un nuovo attacco contro la portaerei americana Harry Truman nel Mar Rosso.

“Nelle ultime ore, le forze armate yemenite hanno preso di mira con successo la portaerei statunitense USS Harry Truman nel nord del Mar Rosso con due missili da crociera e due droni, e hanno preso di mira un cacciatorpediniere statunitense con un missile da crociera e quattro droni”, ha dichiarato il portavoce delle forze armate Houthi, Yahya Saree, sottolineando in un comunicato che si tratta del “terzo attacco contro la portaerei nelle ultime 48 ore”.

Prima di sferrare l’attacco su Gaza Israele ha consultato l’amministrazione Trump

Roma, 18 mar. (askanews) – Israele ha consultato l’amministrazione Trump prima di lanciare gli attacchi aerei nella Striscia di Gaza. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, all’emittente Fox.

“L’amministrazione Trump e la Casa Bianca sono state consultate dagli israeliani sui loro attacchi a Gaza e, come ha chiarito il presidente Trump, Hamas, gli Houthi, tutti quelli che cercano di terrorizzare non solo Israele ma anche gli Stati Uniti d’America, vedranno il prezzo da pagare. Si scatenerà l’inferno”, ha detto Leavitt.

“Tutti i terroristi in Medio Oriente, i terroristi per procura sostenuti dall’Iran e lo stesso Iran dovrebbero prendere sul serio il presidente Trump quando dice di non avere paura di schierarsi dalla parte delle persone che rispettano la legge”, ha aggiunto.

M.O, Hamas: i raid israeliani a Gaza sono una "condanna a morte" per gli ostaggi

Roma, 18 mar. (askanews) – Gli attacchi aerei lanciati da Israele nella Striscia di Gaza sono una “condanna a morte” per gli ostaggi israeliani detenuti nell’enclave. Lo ha dichiarato un membro dell’ufficio politico di Hamas, Ezzat al-Rishq, citato dalla Cnn.

“La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è una decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e la loro condanna a morte”, ha detto al-Rishq, aggiungendo: “Il nemico non otterrà con la guerra e la distruzione quello che non è riuscito a ottenere attraverso i negoziati”.

M.O., attacchi israeliani nella Striscia di Gaza: oltre 300 morti

Roma, 18 mar. (askanews) – Almeno 308 persone sono rimaste uccise negli attacchi aerei lanciati la scorsa notte dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti sanitarie ad Al Jazeera, precisando che almeno 154 sono morte nel nord dell’enclave palestinese.

L’esercito israealiano ha fatto sapere di aver messo a segno “attacchi su vasta scala contro obiettivi terroristici di Hamas nella Striscia di Gaza”, dopo aver ricevuto ordini dal premier Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Israel Katz di “agire con forza” contro Hamas.

“Questo segue il ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi e il suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall’inviato del Presidente degli Stati Uniti, Steve Witkoff, e dai mediatori”, ha fatto sapere l’ufficio del premier israeliano, affermando in una nota di voler “raggiungere gli obiettivi di guerra come stabilito dalla leadership politica, incluso il rilascio di tutti i nostri ostaggi, sia i vivi che i morti”.

Fermezza e gradualità: ipocrita parlare di esercito europeo subito

Il Centro Sinistra italiano ed in particolare il Partito Democratico avevano un argomento forte sul quale mettere in difficoltà la Presidente Meloni (ed aiutare il Paese) in questa drammatica fase internazionale: essere nel gruppo di testa del progetto di rafforzamento politico e militare dell’Europa, dopo le involuzioni del disordine mondiale aggravato dall’imperialismo di Putin e dalla elezione di Trump. 

Bastava aderire alle posizioni assunte dalle principali forze europeiste in queste settimane, cogliendo il senso – al di là delle sfumature e delle eventuali ragionevoli osservazioni tecniche – dello stesso posizionamento dei Verdi Tedeschi, oltre che dei Popolari, dei Socialisti Europei e delle formazioni di ispirazione liberal democratica che si rifanno al Presidente Macron.

La Presidente Meloni andava sfidata su questo terreno. Invece non è accaduto. É paradossalmente lei che sfida il Pd, visto lo psicodramma della sinistra italiana dopo la proposta della Presidente Von del Leyen. 

Ciò ha offerto purtroppo alla Presidente Meloni una triplice insperata opportunità: apparire più europeista del Pd nel voto all’Europarlamento; mettere in secondo piano le pesanti contraddizioni della sua coalizione; preparare, nel contempo, un nuovo viaggio a Washington per cercare di rafforzare il suo (improbabile, peraltro) ruolo di “pontiere” tra Europa e Stati Uniti.

Nel frattempo c’è stata la Piazza di Roma di sabato. É stata bella e importante come espressione di una “domanda” popolare di Europa. Bene. Anzi, benissimo. 

Ma non è stata la “risposta”. Quella spetta infatti alla Politica. Che a Roma sabato non ha offerto indicazioni unitarie, credibili e convincenti, al di là di un europeismo astratto e generico. 

Come ha scritto Lucio D’Ubaldo, non si è manco citato Alcide Degasperi. E la questione dell’Ucraina è rimasta molto, troppo, sullo sfondo. Citare Degasperi significava richiamare una classe dirigente che – dopo la seconda guerra mondiale – non aveva solo filosofato sull’idea di Europa, ma ne aveva costruito la forma allora possibile, con coraggio, realismo e lungimiranza. 

Citare l’Ucraina significava dichiarare che non esiste oggi europeismo credibile glissando sul tema della sicurezza e della libertà di quel Paese – del resto candidato ufficialmente all’ingresso nella UE – e su quello di una Pace che non faccia a pugni con il valore della Giustizia e del Diritto Internazionale.  Serve meno ipocrisia. Del tipo: sì al rafforzamento dei dispositivi militari solo se e quando ci sarà un “Esercito Europeo”. 

Doppia ipocrisia, peraltro. La prima, se ne viene fatto un problema di tipo etico: le armi sono tali a prescindere da chi le acquista e le gestisce. 

La seconda, se stiamo sul piano politico-istituzionale: tutti sanno che un Esercito Europeo richiede la modifica dei Trattati e la costruzione di un impianto istituzionale europeo coerente con questo strumento. Era l’idea – fondamentale e profetica – di Alcide Degasperi della CED ancora nei primi anni cinquanta. Realizzarla comporta oggi un percorso non facile e non breve, benché essenziale. Ma le esigenze di sicurezza e di un ruolo più forte dell’Europa sono impellenti e richiedono soluzioni transitorie e possibili, qui ed ora, che vanno affrontate con coraggio e realismo. 

In conclusione, anche su questi temi sempre più centrali dell’Europa e del suo futuro, l’Italia appare distonica e confusa. Anche su questo terreno si sconta un deficit di consapevolezza e di rappresentanza politica che trova un suo punto focale nella mancanza di una forza autorevole e rinnovata della cultura politica del Popolarismo.

Europa, figlia di un grande sogno

Tanta gente in piazza per l’Europa. Con idee anche diverse, ma con una passione che accomuna: oltre i nazionalismi che generano conflitti sanguinosi, per una visione generosa del mondo. Come ha detto Michele Serra “In un mondo che sembra in frantumi, una piazza che unisce persone e idee diverse è uno scandalo. Questo scandalo ha un nome. Si chiama democrazia.”

Si è fatto molto riferimento al “Manifesto di Ventotene”, un documento per la promozione dell’unità politica europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi con aggiunte di Eugenio Colorni nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene. Giusto richiamare questo documento anticipatore, e tuttavia andrebbe letto e discusso nel merito, contenendo principi condivisibili, giudizi rivelatisi del tutto sbagliati, ricette inapplicabili, come è comprensibile che fosse per un documento scritto in condizioni di isolamento, nel 1941, tempo in cui sembrava invincibile il nazifascismo.

C’è tuttavia una singolare censura quando si celebra il processo di costruzione dell’edificio europeo. Il manifesto di Ventotene non avrebbe avuto alcun seguito se politici, statisti lungimiranti e coraggiosi, costruttori di una nuova opinione pubblica, non avessero avuto la forza politica, la fede nel sogno europeo nel compiere i primi passi di una reale unità europea. Il Consiglio d’Europa nel 1949, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio del 1952, poi il Trattato di Roma del 1957 che dette origine alla Comunità economica europea (CEE) e alla Comunità europea dell’energia atomica, sono dovuti a tre grandi politici cattolici, Alcide De Gasperi in Italia, Robert Schuman in Francia e Konrad Adenauer in Germania.

È comprensibile che nei momenti celebrativi si parli del Manifesto di Ventotene e si sia troppo evasivi sul seguito, perché si dovrebbe dire che la sinistra e il Pci in particolare, a causa del contesto geopolitico, furono contrari a questi passi sovranazionali e solo con Berlinguer ci fu una chiara e definitiva scelta europeista.

Ma non si potrebbe parlare dell’Europa politica se in quegli anni del difficile dopoguerra tre statisti, fortemente ispirati dal pensiero cattolico non avessero deciso di guardare avanti, con un’opera di coraggioso convincimento delle opinioni pubbliche. Ciò che è importante rilevare, anche di fronte alle scelte difficili del presente sulla missione dell’Europa, è che la scelta di questi tre grandi statisti non fu né facile, né scontata. La Francia aveva patito l’occupazione nazista, due guerre sanguinose nate anche per il controllo delle risorse minerarie, i nazisti erano stati nemici feroci, così per l’Italia con i paesi martoriati dai nazisti in ritirata, le difficili condizioni di pace, con De Gasperi chiamato a pagare il conto della guerra fascista e alleati vincitori esosi nel pretendere riparazioni di guerra. La Germania aveva subito non solo una gravissima sconfitta, ma si trovava divisa in due, con una pesante occupazione straniera. Non è che fosse così semplice convincere l’opinione pubblica della necessità di mettersi insieme.

Ognuno poteva avere i propri motivi per guardare solo in casa propria. Eppure ebbero coraggio e fede, convinti che solo per quella strada si sarebbe scongiurato il ripetersi di conflitti sanguinosi nel cuore dell’Europa. Certo non si fecero condizionare dalle opposizioni del Pci italiano e di quello francese, legati alla Russa sovietica, che usavano argomenti non dissimili da quelli che sentiamo echeggiare oggi a proposito della sicurezza europea cui è chiamata l’Europa di fronte ai risorgenti imperialismi e nazionalismi.

C’era una visione consapevole e ambiziosa. La figlia Maria Romana vide piangere suo padre Alcide quando nel 1954, ormai senza alcun ruolo politico attivo, comprese che non sarebbe nata la Comunità Europea di Difesa, complemento necessario di una Europa dei popoli. Questa era la fede politica che animava questi leader pensosi del futuro.

Come ebbe a dire il cancelliere tedesco Konrad Adenauer “l’Europa unita era un sogno di pochi, è stata una speranza per molti, oggi è una necessità per tutti”. Lo è ancora di più oggi.

P.s. A proposito delle necessarie qualità dei politici Adenauer dette in una intervista un singolare giudizio del suo successore Ludwig Erhard, economista di vaglia e abile oratore: “Era troppo stupido per la carica di cancelliere”; all’obiezione dell’intervistatore che forse il termine appropriato sarebbe stato “troppo apolitico” Adenauer replicò: “Per un leader politico, questo aggettivo è la definizione stessa di stupidità”.

Le perplessità di Alice sulla Piazza di Michele Serra. C’è ancora domani?

Quell’idea leggera e gentile che si intendeva tradurre nella manifestazione indetta da Michele Serra e dal quotidiano La Repubblica, aveva reso la mia amica Alice entusiasta. “Finalmente possiamo far contare le nostre coscienze e confrontarci nell’idea di un’Europa dei cittadini, che torni ad essere, nel concerto geopolitico, promotrice di pace”. Così non seppe attendere il giorno dopo per parteciparmi, come siamo soliti fare, quasi tutti i giorni, le sue impressioni e soprattutto le tante perplessità ricavate da quell’evento.

In fondo l’idea di una piazza sotto l’unica bandiera dell’Europa l’aveva galvanizzata. Mi chiamò mentre ancora i Tg della sera si snodavano tra i più disparati commenti. Non la sentii entusiasta. Era attraversata da tante perplessità soprattutto per certa conduzione dove ha campeggiato un certo velleitarismo della sinistra, come se si fosse deciso di non superare mai una certa impronta identitaria.

“..Eppure, mi ripeteva Alice, c’era tanto da ricordare nel cammino di un’Europa dei popoli che, nella prima metà del secolo breve, si era posta come baluardo di democrazia e antidoto ad ogni forma di fascismo, nazionalismo e revanscismo che  avevano messo in ginocchio la fragile convivenza degli Stati europei dopo la pace di Versailles, con cui di decretò un nuovo assetto del continente europeo dopo la grande guerra”.

E ancora proseguiva nel groviglio di tanta amarezza: “Una piazza gremita, un copione sedicente multiculturale che si è snodato nei tanti interventi, che pur nel crogiolo di tante posizioni ha volutamente non dato voce a quell’area culturale cattolico democratica che pure non aveva fatto mancare, nel segno dell’Europeismo di De Gasperi la propria adesione”.

E non potevo non convenire a tanta delusione. Del resto il giorno prima, di fronte ad un andirivieni di adesioni, talune dal palese segno opposto rispetto ad altre, non mi era stato difficile avanzare dubbi e interrogativi su quale Europa si avesse in mente da parte di questi promotori. Alice aveva ragione: “Non posso che condividere le tue perplessità. Del resto mi aveva convinto poco quel contesto in cui si incrociavano posizioni così antitetiche”.

Le diversità sono una ricchezza ma non quando si deve adottare un idea comune. Quale Europa proponiamo se accanto a chi si fa bandiera di un’idea contro ogni politica di riarmo, che tradotto in termini di peso politico non vuole dire altro che l’Europa rimanga serva e inerme (tra cui la linea di Riccardi della Comunità di Sant’Egidio e della Schelin del Pd), si avesse, sotto la stessa bandiera dell’Europa, chi invece, intende privilegiare, anche a costo di una consistente riduzione delle politiche di welfare, un adeguato riarmo, ma anche qui con l’ulteriore distinguo di chi nell’idea di una comune difesa europea e chi preferendo che ciò passasse attraverso gli Stati nazionali?

A tal proposito non è da escludere che non si siano incuneate adesioni nell’idea di un’Europa nutrice di revanscismi e nazionalismi incontrollati, tanto cara a certe destre.

E poi, cara Alice, troppi sermoni orientati, non certamente nel segno delle pluralità di pensiero, come, almeno si prefiggeva di essere questo raduno all’insegna di un’unica bandiera, quella dell’Europa, non hanno contribuito a dare un segnale chiaro ai nostri governanti, ai tanti cittadini che non hanno partecipato, e soprattutto alle cancellerie degli altri paesi, non solo europei. L’impressione che se n‘è ricavata non ci ha mostrato una piazza dal pensiero articolato nel segno del più ampio pluralismo di valori.

Certe amnesie non sono accettabili. Nessuno degli intervenuti ha portato il ricordo del grande sforzo di idee e di elaborazione che questa comunità europea deve a Schumann, De Gasperi, Adenauer e Monnet. Quella grande intuizione di costruire una comune Europa dei popoli come luogo di convivenza pacifica nel pieno rispetto dello stato di diritto, nella coesione e nel progresso comune, fece da leva e da collante univoco, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale.

Se da una parte bene ha fatto chi ha paragonato quella piazza ad una nuova Ventotene, quasi avvertendo della similitudine che in questi frangenti le improvvise deformazioni e gli inaspettati capovolgimenti dei più elementari canoni della democrazia, che sono alla base dei paesi che di essa ne sono stati gli artefici più credibili nella storia dell’umanità contemporanea, ci suggeriscono, non altrettanto esaltante ci appare la circostanza che, tra i tanti illustri interventi, nessuno ha citato o ricordato il pregevole pensiero di quegli emeriti padri dell’integrazione europea, a cominciare da De Gasperi, mai resa compiuta dai successivi governanti, o abbia reso onore a quella nobile e funzionale idea di Europa in una comune governance sovranazionale, che prevedeva tra le immediate attuazioni la comune difesa del territorio europeo.

Non si è capito poi quanto sia stato sullo sfondo una condivisa difesa dell’Occidente.

Assai emblematico mi sembra, a tal proposito, quanto ha scritto, ieri, su questo illustre giornale – che anche tu, cara Alice, leggi spesso – l’esimio opinionista Giorgio Merlo: “…Ecco perché, al di là delle chiacchiere e della propaganda dei soliti cantori del progressismo alto borghese nostrano, la strutturale rimozione del pensiero e della cultura democratico cristiana quando si parla di Europa continua ad essere un vulnus per chi si erge, per l’ennesima volta e del tutto arbitrariamente, a paladino e custode della nuova Europa contro gli oscurantisti, gli anti europeisti e i soliti ignoranti che non sarebbero moralmente titolati a costruire le “magnifiche sorti e progressive” del futuro. Insomma, “quando si parla di Europa e delle sue radici politiche e culturali, c’è ben altro rispetto a Serra, Littizzetto, Scurati, Augias, Vecchioni, Formigli, e la solita giostra. Una notizia nota, forse, alla stragrande maggioranza degli italiani che non erano, però, presenti al comizio di Piazza del Popolo…”.

Persino il candore ingenuo della mia amica Alice non ha fatto da argine alle incertezze plumbee di un orizzonte geopolitico, dove ancora le tante nebbie che non accennano a diradarsi non aiutano a sostenere quello slancio di speranza di un futuro europeo, e mondiale, di ritrovata convivenza pacifica, che, soprattutto tanti giovani non smettono di immaginare.

Colta da forte tormento, la nostra conversazione si è chiusa anzitempo. Mentre mi risuona ancora l’eco della sua angoscia: “Quale futuro sarà per i nostri figli?”.

L’Europa di De Gasperi, attuale orizzonte ideale dei cattolici democratici

Non c’è molto da meravigliarsi se la grande piazza del Popolo colma di gente non si sia esplicitamente riconosciuta nella grandiosa opera politica di Alcide De Gasperi. Michele Serra per primo, pur bravo giornalista, difficilmente avrebbe saputo introdurre questo argomento oltre il titolo.

Dunque perché questo oblio e chi sono i principali responsabili di questa situazione?

De Gasperi, come altri grandissimi uomini, morì troppo presto, nell’estate del 1954, senza aver pienamente portato a compimento il suo disegno politico. Il suo oblio politico fu rapido. Il suo cattolicesimo democratico, profondamente laico e liberale, la sua indomita autonomia di pensiero – prima, durante e dopo il fascismo – aveva già creato un muro, più o meno visibile, tra la sua impegnativa eredità politica e larga parte dell’ambiente democratico cristiano imprigionato nella comoda gabbia ideologica della guerra fredda e per l’altrettanto gradita ingerenza vaticana desiderosa di maggiore controllo e soggezione. Le scorie del fallito tentativo clerico-fascista per la conquista del Campidoglio – uno dei momenti meno lucidi della vita politica di Sturzo, che De Gasperi aveva fermamente contrastato – contribuivano ancora a rafforzare le fila di quanti, amici e avversari, avevano profonda avversità per il leader trentino.

Pochi mesi prima della morte De Gasperi aveva pronunciato a Parigi, al Consiglio d’Europa, il suo testamento europeista dal titolo inequivocabile “La nostra Patria Europa”. In quel discorso aveva anche indicato il cammino politico della pace: “Certo, le alleanze difensive e soprattutto gli armamenti che ne sono la conseguenza, costituiscono una dura necessità preliminare…Ma, appena saranno state prese le precauzioni necessarie al mantenimento della pace, bisogna riconoscere che la vera e solida garanzia della nostra unione consiste in una idea… che sappia dominare dalla base alla cima, armonizzando le tendenze in una prospettiva di comunanza di vita pacifica ed evolutiva”. E poi concludeva anche sottolineando come nessuna delle tre grandi famiglie ideali – il liberalismo, il socialismo e il cristianesimo – poteva “pretendere di trasformarsi da sola in idea dominante ed unica dell’architettura e della vitalità della nuova Europa, ma queste tre tendenze opposte debbono insieme contribuire a creare questa idea e ad alimentare il libero e progressivo sviluppo”. 

Questo lucido discorso, insieme a quelli di Mazzini e di Spinelli, poteva davvero ben figurare dal palco di piazza del Popolo. Purtroppo il mondo cattolico democratico ha perso la voce, non ha più intellettuali, né politici in grado di imporsi con autorevolezza, non per lottizzare la scaletta degli interventi ma perché naturalmente riconosciuti come espressione politica della nostra storia migliore.

Il rapimento e la scomparsa di Aldo Moro – unico vero erede politico di De Gasperi, unico leader capace di dare una rotta decisa e salda alla corazzata democratico-cristiana – hanno messo come una pietra tombale sulla vicenda e la voce dei cattolici democratici, malgrado i generosi sforzi del vasto gruppo di intellettuali e giovani raccolti intorno a Pietro Scoppola alla fine degli anni Settanta, che chiedevano un genuino rinnovamento della Democrazia cristiana, con l’aperura a giovani vivaci, con uno sforzo di formazione politica costante, con una attenzione alla elaborazione di cultura politica e di politiche culturali per affrontare i fenomeni e i processi di modernizzazione.

Purtroppo anche in quegli anni prevalse un supino atlantismo privo di europeismo politico, una postura di galleggiamento nel moderatismo che fu la vera camera a gas finale dell’esperienza politica della Dc. L’entrata in scena di Berlusconi, con il sostegno decisivo delle ex milizie fasciste e missine, con l’autoproclamazione di sé stesso come erede di De Gasperi, ha rappresentato il momento più basso di questa storia. Sulla provvidenziale zattera lanciata dai Popolari con Gerardo Bianco e Franco Marini sono saliti in tanti, cattolici popolari e democratici, ma anche liberali e socialisti.

La scomparsa anche di questi leader capaci di segnare ancora una continuità politica credibile ha aperto un vero deserto da attraversare, non sappiamo quanto grande. Il Partito democratico, certo assai indebolito nei numeri e nella proposta, rappresenta tuttavia oggi l’argine indispensabile, insieme e intorno al quale raccogliere le forze e suscitarne di nuove per ribaltare la prospettiva politica. L’Europa ne ha bisogno. Ci vogliono nuove e chiare idee ricostruttive. Che insieme alle fondamenta di questa storia offrano anche le soluzioni e gli aggiustamenti necessari per superare le paure e le difficoltà di oggi, non più gravi di quelle di ieri. 

Le vicende americane, con il periodico rinchiudersi dello zio Sam su sé stesso, possono paradossalmente aiutare. L’Europa è chiamata a fare passi avanti da sola, a darsi una politica estera e di difesa comune (con comuni e integrati programmi di riarmo), a promuovere una politica della sicurezza nella vita civile e produttiva, capace anche di integrare i milioni di immigrati che servono nei prossimi anni per la nostra stessa vita economica e per la nostra organizzazione sociale.

De Gasperi è più vivo e attuale che mai. Bisogna dargli voce e nuova incarnazione. A piazza del Popolo c’erano tanti cattolici democratici che laicamente hanno applaudito tanti interventi di culture diverse ma integrabili nella comune visione sociale e democratica europea. Ci vuole più coraggio nel contrastare i veri avversari che non erano certo in quella piazza. Ci vuole una nuova convinzione circa il fatto che sono l’America e l’Asia ad aver bisogno del nostro dialogo e della nostra cooperazione. Difendersi, armarsi contro ogni possibile violenza nazionalista, ma mai chiudersi, mai rinunciare a proporre la nostra idea di giustizia sociale, di libertà e di democrazia che tutti i popoli, anche quando piegati da dittature e neocolonialismi, guardano con ammirazione e speranza.

Ue, nel Pd mediazione difficile su risoluzione, il nodo ‘Rearm Eu’

Roma, 17 mar. (askanews) – E’ difficile la mediazione nel Pd sul testo di risoluzione da presentare per il dibattito sul Consiglio Ue, la riunione iniziata alle 15.30 non ha ancora portato ad un’intesa ed è stata aggiornata a stasera. Il nodo resta sempre lo stesso: il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen, che Elly Schlein ha criticato seccamente e al quale invece ha detto sì metà delegazione Pd al Parlamento europeo. La leader democratica, racconta un parlamentare, vuole un testo che riprenda sostanzialmente le linee da lei esposte nella direzione del 27 febbraio scorso. Una relazione che, però, non è stata votata da buona parte della minoranza. L’ala riformista, dal canto suo, chiede che la risoluzione non contenga un secco ‘no’ al piano della Commissione Ue.

La bozza di documento su cui si lavora, racconta chi è al corrente della trattativa, è stata elaborata dai due capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, insieme a Peppe Provenzano e poi portata alla riunione di oggi alla quale partcipano anche Alessandro Alfieri, Piero De Luca, Stefano Graziano, Enzo Amendola.

Nel testo non ci sarebbe appunto un ‘no’ esplicito al piano von der Leyen, né un dispositivo tipo “la risoluzione impegna il governo a votare no a ‘Rearm Eu'”. D’altro canto, secondo quanto racconta chi ha seguito il dossier, verrebbe appunto ribadito tutto l’elenco di critiche e distinguo rispetto al piano, con una formula che per i ‘riformisti’ non sarebbe accettabile. Ai Tg il capogruppo al Senato Francesco Boccia, uno dei più duri nello scontro scoppiato la scorsa settimana con la minoranza, ha spiegato: “Il Pd vuole un’Europa federale e un sistema di difesa comune, ma dice no al piano di riarmo degli Stati nazionali”.

La minoranza, viene spiegato, avrebbe chiesto di limare il testo della mozione. Il no al riarmo degli Stati nazionali è condiviso anche dall’ala moderata, ma “bisogna anche capire che vuol dire”, spiega un parlamentare. “Soprattutto in una prima fase è inevitabile che si cominci a livello nazionale…”. Insomma, il discorso va bene se è un ragionamento di prospettiva, ma non si può che iniziare dalla dimensione nazionale, se si vuole avviare un processo. E, in questo senso, per la minoranza non è possibile dire no al piano von der Leyen.

Idee diverse sul fronte della maggioranza. “Molti – spiega un parlamentare della sinistra – sono determinati ad andare fino in fondo nel chiarimento. La direzione ha votato una linea, se ora la minoranza dice di non avere partecipato al voto quella linea la rimettiamo nella risoluzione”.

I pontieri, da un lato e dall’altro, sono al lavoro per evitare una nuova conta. Una nuova spaccatura, dopo quella della scorsa settimana, rafforzerebbe molto l’ipotesi di un congresso anticipato caldeggiata da diversi dirigenti vicini alla segretaria.

Gran parte della minoranza non intende andare a nuove assise ora, anche considerando i rapporti di forza. Ma pure in maggioranza, raccontano, l’ipotesi di congresso anticipato è stata sconsigliata durante la riunione di venerdì scorso con Schlein sia dall’area che fa capo a Dario Franceschini sia da quella di Andrea Orlando e Provenzano, che spingono invece per un chiarimento “tematico”, magari anche coinvolgendo la base del partito sulla politica estera.

Schlein, spiegano più parlamentari di maggioranza, si è riservata di decidere sul congresso, ribadendo però che ci deve essere chiarezza sulla linea di politica estera. Stasera si proverà di nuovo a trovare un punto di equilibrio e, se necessario, si continuerà domattina prima della riunione congiunta di senatori e deputati Pd fissata per le 11.30.

Da definire, peraltro, anche la linea da tenere sulle altre risoluzioni che verranno presentate. Quasi scontato il no al documento del centrodestra, mentre si pensa all’astensione sui testi delle altre opposizioni. Ma anche su questo c’è da ragionare a fondo, perché è probabile che molti riformisti finiranno per dire ‘no’ alla risoluzione M5s e forse anche a quella Avs, e diversi esponenti della sinistra Pd potrebbero fare lo stesso sui documenti di Azione, Iv e Più Europa.

Servizi, Renzi: il governo dica se ha autorizzato le intercettazioni

Milano, 17 mar. (askanews) – “Dai verbali che si leggono in queste ore sulla vicenda Equalize, emerge un quadro sconcertante, un quadro di relazioni tra questa azienda privata e i Servizi segreti, cio l’intelligence di questo Paese, ed emerge un quadro di intercettazioni o comunque interrogazioni abusive di banche dati che in un paese civile non si possono fare”.

Lo ha affermato l’ex premier Matteo Renzi, a margine di un evento a Milano per presentare il suo libro ‘L’influencer’, sottolineando che “la colpa della politica che il governo Meloni ha messo alla guida dell’autorit nazionale per la cyber security un bravissimo prefetto che in vita sua si occupato di tutto tranne che di queste robe, cio ha messo una persona che non la persona giusta. Io nel libro propongo Nicola Gratteri, perch almeno uno che di queste cose sa di cosa si parla, invece Meloni ha messo l’amichetto di Mantovano perch questo un governo che mette gli amichetti e non mette le persone competenti”.

Secondo lei serve una commissione d’inchiesta parlamentare? “Questa era un’ipotesi che noi avevamo fatto, ma la vera domanda su Equalize. Che cosa sta succedendo in questo Paese?”, si chiede Renzi citando anche il caso Paragon e le intercettazioni ai danni del direttore di Fanpage: “C’ una dichiarazione criptica di Giorgia Meloni nel giugno 2024, perch c’ Fanpage che fa un’inchiesta giornalistica sui giovani di Fratelli d’Italia e scopre delle cose. Giorgia Meloni, arrabbiata da Bruxelles dice ‘Se adesso questo uno strumento di lotta politica allora cambia tutto’.

A distanza di sei mesi il direttore di Fanpage, improvvisamente viene avvisato da WhatsApp che il suo telefonino stato intercettato con un Trojan ed una cosa enorme, gravissima. Io non dico che stato il governo, io metto in fila le cose e dico: la presidente del Consiglio a giugno 2024 dice questo, domando, stato il governo ad autorizzare l’intercettazione preventiva? S o no? Perch soltanto due persone possono firmare questa intercettazione, o Giorgia Meloni o Alfredo Mantovano. Abbiamo chiesto di sapere se questo accaduto o no, ma possibile che ne parli solo io? Ma di queste robe possibile che in questo Paese ne parli soltanto io?”.

Ucraina, Trump valuta il riconoscimento della Crimea come territorio russo

Roma, 17 mar. (askanews) – L’amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo nell’ambito di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev. E’ quanto riporta il sito Usa Semafor citando due persone a conoscenza della questione. Secondo le due fonti, l’amministrazione ha anche discusso la possibilità che gli Stati Uniti sollecitino le Nazioni Unite a fare lo stesso. Tale richiesta allineerebbe l’amministrazione Trump alla posizione del presidente russo Vladimir Putin, che da tempo considera la Crimea suo territorio.

L’amministrazione Trump ha parlato apertamente della necessità che l’Ucraina faccia delle concessioni territoriali alla Russia per porre fine alla guerra che dura da tre anni, e lo stesso presidente in passato ha dichiarato di essere disposto a considerare la Crimea parte della Russia. Ma da quando Trump è in carica, i suoi consiglieri non si sono pronunciati pubblicamente su cosa avrebbero potuto offrire a Putin.Trump ha lanciato per la prima volta la prospettiva di riconoscere la Crimea come territorio russo anni prima che la Russia lanciasse l’invasione dell’Ucraina. Mentre si candidava alla presidenza nel 2016, e successivamente durante il suo primo mandato, il presidente ha ripetutamente affermato che avrebbe “valutato” se gli Stati Uniti si sarebbero mossi per riconoscerla.

Ue-Ucraina, Tajani: non fidarsi di Putin? Io sono pragmatico

Bruxelles, 17 mar. (askanews) – “Io sono molto pragmatico. Fidarsi o non fidarsi, non è questo il tema; il tema è si fa un accordo oppure no: se si fa un accordo, quell’accordo poi deve essere rispettato, non è una questione di simpatia o antipatia, fiducia o non fiducia; bisogna fare degli accordi, dobbiamo arrivare alla pace, una pace che deve essere giusta, e l’Italia sta lavorando per questo”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, oggi a Bruxelles, dopo la riunione del Consiglio Esteri dell’Ue, che ha avuto al centro la questione ucraina. Il ministro rispondeva a un giornalista che aveva ricordato il giudizio dell’Alta Rappresentante per la Politica estera Ue, Kaja Kallas, secondo cui “di Putin non ci si può fidare”, per negoziare un pace giusta per l’Ucraina.

Come Italia, ha continuato Tajani, “sosteniamo, l’abbiamo detto e scritto anche nel documento del G7, le iniziative che devono portare alla pace. L’Europa dovrà sedersi al tavolo delle trattative, noi lavoriamo per l’unità dell’Occidente. Quando sarà finita la guerra – ha aggiunto -, io mi auguro che si possa costruire un rapporto positivo con tutti”.

“Noi – ha ricordato il ministro – non siamo mai stati in guerra con la Russia. L’Italia non ha mai autorizzato l’uso di armi italiane fuori dai confini ucraini, proprio perché un conto è difendere il diritto all’indipendenza ucraina, un conto è essere in guerra con la Russia: sono due cose completamente differenti. Noi – ha insistito – non siamo mai stati e non siamo in guerra con la Federazione russa”.

“Detto questo – ha continuato Tajani -, sappiamo bene che la Federazione russa ha aggredito l’Ucraina, e che l’Ucraina è stata aggredita dalla Federazione russa. Questo non cambia. Per quello noi abbiamo sempre difeso l’Ucraina, continuiamo a difenderla, l’abbiamo ribadito tutti quanti insieme al G7, continuiamo a dirlo: noi stiamo dalla parte dell’Ucraina”.

“Ma una volta finita la guerra, io mi auguro che anche nel mondo possano esserci rapporti differenti. La pace – ha sottolineato il ministro – significa pace. Non è che continua la guerra quando finisce la guerra. Lavoriamo per quello. Quindi avremo, mi auguro, rapporti positivi con tutti, una volta finita la guerra”. (Quanto al nuovo piano di sostegno militare all’Ucraina da 20-40 miliardi di euro per il 2025, proposto dell’Alta Rappresentante, durante il Consiglio Esteri “é emerso che c’è chi è contrario, e noi vogliamo avere approfondimenti. E soprattutto – ha avvertito Tajani – non bisogna prendere decisioni prima che si sappia cosa accadrà. 50 miliardi non sono pochi, noi siamo già chiamati a investire per la Nato, dove dobbiamo raggiungere il livello del 2% del Pil”.

“Poi – ha proseguito il ministro – c’è il piano per la sicurezza della Commissione europea, altri 50 miliardi: sono una cifra consistente, dobbiamo valutare attentamente come spendere questi fondi. Per quello ho detto che serve un approfondimento, una valutazione e serve aspettare che ci sia una novità per quanto riguarda le trattative. C’è questo colloquio tra Trump e Putin, bisogna capire cosa accadrà; perché se si arriva al cessate il fuoco e poi ad una tregua, le cose cambiano”.

“Quindi aspettiamo, abbiamo ascoltato, abbiamo valutato, però, ripeto le spese sono tante: abbiamo già inviato diversi strumenti militari all’Ucraina, abbiamo aiutato in tutti i modi, anche da un punto di vista finanziario, abbiamo fatto interventi importanti. Di questi 50 miliardi l’Italia dovrebbe spendere 5 miliardi, che non sono pochi. Io sono sempre molto prudente. Occorre vedere cosa bisogna fare. Per questo è bene sempre approfondire. Prima di dare una risposta bisogna vedere cosa accadrà e studiare attentamente come vengono spesi i soldi europei”.

Alla domanda se si tratterà allora di 40 miliardi di euro, come ha annunciato Kallas, o di 50 miliardi, Tajani ha replicato: “Non è ben chiaro, ma 40 o 50, cambia poco: sono sempre 4 o 5 miliardi che l’Italia deve mettere. Quindi occorre capire bene per fare cosa, per utilizzarli come. Siamo chiamati a fare tante cose per la sicurezza, sia dell’Ucraina che dell’Europa”.

E poi “l’Ucraina è un paese candidato a diventare parte dell’Unione europea, quindi saranno anche investimenti che faremo per garantire la sicurezza complessiva, ivi compresa dell’Ucraina stessa. Quindi, vediamo, bisogna coordinare le iniziative. C’è quella della presidente della Commissione europea che noi abbiamo approvato, adesso c’è questa proposta dell’Alta Rappresentante, la valutiamo, la valuteremo. Ma prima di dire sì, ripeto, bisogna approfondire molto”, ha concluso il ministro.

Verso l’intesa nella maggioranza sulla risoluzione Ue, eviterà temi divisivi

Roma, 17 mar. (askanews) – Una risoluzione di maggioranza ‘minimal’, strettamente aderente all’ordine del giorno del Consiglio europeo (che non prevede, per esempio, di parlare della coalizione dei “volenterosi”), stando alla larga da tutti i temi divisivi. E’ questa, secondo quanto si apprende da varie fonti, la via scelta in vista delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni domani al Senato e mercoledì alla Camera, prima del summit Ue che vedrà i leader riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi.

Nei giorni scorsi le posizioni della Lega hanno mostrato chiaramente le divisioni nella maggioranza sui temi della politica estera: Matteo Salvini ha schierato il partito totalmente sulla linea di Donald Trump sull’Ucraina e criticato duramente il piano ‘ReArm Europe’, con pesanti giudizi nei confronti di Ursula von der Leyen. Un atteggiamento che aveva portato Meloni a un “chiarimento” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’ultimo Cdm, ma anche con lo stesso vice premier. Il doppio passaggio parlamentare, con una risoluzione di maggioranza da votare, aveva dunque creato apprensione e aperto un complesso lavoro diplomatico per arrivare a una sintesi. Al momento sembra accantonata l’ipotesi di limitarsi a una formulazione stringatissima (una cosa tipo “sentita la comunicazione del presidente del Consiglio, si approva…”) in favore di quello che è un po’ un escamotage, ovvero attenersi strettamente all’ordine del giorno del Consiglio europeo, già deciso da tempo, che vede al centro la competitività e il bilancio pluriennale, con un confronto anche sull’Ucraina e un “follow up” sul piano von der Leyen. Ribadendo il principio sempre sottolineato da Meloni della necessità di non dividere l’Occidente, mantenendo un rapporto con gli Usa, senza tuttavia citare direttamente Trump.

“Domani – ha assicurato in tv il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri – avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”. Fiducioso anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, convinto che “come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un’unica risoluzione sulla politica estera del Governo”, mentre fonti leghiste escludono ‘incidenti di percorso’ come anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.

Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora individuata.

Verso intesa maggioranza su risoluzione Ue, eviterà temi divisivi

Roma, 17 mar. (askanews) – Una risoluzione di maggioranza ‘minimal’, strettamente aderente all’ordine del giorno del Consiglio europeo (che non prevede, per esempio, di parlare della coalizione dei “volenterosi”), stando alla larga da tutti i temi divisivi. E’ questa, secondo quanto si apprende da varie fonti, la via scelta in vista delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni martedì al Senato e mercoledì alla Camera, prima del summit Ue che vedrà i leader riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì prossimi.

Nei giorni scorsi le posizioni della Lega hanno mostrato chiaramente le divisioni nella maggioranza sui temi della politica estera: Matteo Salvini ha schierato il partito totalmente sulla linea di Donald Trump sull’Ucraina e criticato duramente il piano ‘ReArm Europe’, con pesanti giudizi nei confronti di Ursula von der Leyen. Un atteggiamento che aveva portato Meloni a un “chiarimento” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a margine dell’ultimo Cdm, ma anche con lo stesso vice premier. Il doppio passaggio parlamentare, con una risoluzione di maggioranza da votare, aveva dunque creato apprensione e aperto un complesso lavoro diplomatico per arrivare a una sintesi. Al momento sembra accantonata l’ipotesi di limitarsi a una formulazione stringatissima (una cosa tipo “sentita la comunicazione del presidente del Consiglio, si approva…”) in favore di quello che è un po’ un escamotage, ovvero attenersi strettamente all’ordine del giorno del Consiglio europeo, già deciso da tempo, che vede al centro la competitività e il bilancio pluriennale, con un confronto anche sull’Ucraina e un “follow up” sul piano von der Leyen. Ribadendo il principio sempre sottolineato da Meloni della necessità di non dividere l’Occidente, mantenendo un rapporto con gli Usa, senza tuttavia citare direttamente Trump.

Ha assicurato in tv il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”. Fiducioso anche Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, convinto che “come è sempre stato in questi due anni e mezzo, il centrodestra si dimostrerà compatto, trovando la sintesi migliore e votando un’unica risoluzione sulla politica estera del Governo”, mentre fonti leghiste escludono ‘incidenti di percorso’ come anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.

Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora individuata.

Ue, risoluzione M5S: no a ReArm Eu, stop armi all’Ucraina

Roma, 17 mar. (askanews) – Sono già stati elaborati, a grandi linee, gli impegni che la risoluzione del Movimento 5 stelle proporrà domani in Parlamento sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.

Il testo è ancora in corso di elaborazione, si tratta di una bozza non definitiva, dicono le fonti parlamentari stellate, ma conferma gli orientamenti ribaditi più volte dal leader M5S Giuseppe Conte di forte critica alla linea assunta dalla Commissione europea e dall’Europarlamento e di rifiuto del piano ReArm Eu annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen. In sintesi: sull’Ucraina c’è la richiesta di una svolta diplomatica (che i 5 stelle reiterano fin dai tempi del governo Draghi, in realtà) e sull’opportunità di coinvolgere, nelle iniziative per la tregua, le Nazioni Unite e l’Unione europea con l’obiettivo “di una soluzione negoziale del conflitto”, ragionamento che dovrebbe portare con sé anche la sospensione deolla componente militare degli aiuti a Kiev e il rigetto dell’ipotesi di allargare all’Ucraina, Paese non Nato, la copertura dell’articolo 5 del trattato atlantico sulla difesa comune in caso di attacchi esterni.

I 5 stelle ribadiranno il loro no secco al piano ReArm Europe rilanciando la richiesta di una difesa delle filiere industriali maggiormente in difficoltà, a partire dall’automotive, e di investimenti sociali e ambientali. In ogni caso, il M5S si propone di vincolare il Governo a subordinare l’eventuale adesione italiana a un confronto con il Parlamento.

Tra gli altri temi in agenda, nel documento che i 5 stelle proporranno alle aule parlamentari, il presente drammatico e il futuro dei palestinesi di Gaza, da sottrarre ai piani di evacuazione forzata ventilati dal presidente degli Stati Uniti Trump, con una ripresa degli aiuti umanitari e nella prospettiva di una futura conferenza di pace.

Jobs act, Cisl: referendum non è scelta giusta, soluzione dannosa

Roma, 17 mar. (askanews) – La Cisl deciderà in una delle prossime riunioni di segreteria o dell’esecutivo nazionale se e come votare ai referendum su lavoro e cittadinanza. La posizione sui quattro quesiti proposti dalla Cgil su Jobs act e appalti è, però, già chiara ed è stata esplicitata con un volantino pubblicato sul sito della confederazione, che sarà distribuito in tutte le strutture del territorio.

Secondo il sindacato guidato da Daniela Fumarola “il lavoro non si difende guardando al passato” e “i referendum non sono la scelta giusta”, perché “propongono soluzioni parziali, rischiose o addirittura dannose”. La Cisl punta al dialogo e alla contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro. In particolare, è “falso” un ritorno all’articolo 18 nel caso in cui venisse abrogato il Jobs act.

“Il referendum propone di eliminare il contratto a tutele crescenti, ma non riporterebbe i lavoratori all’articolo 18 – si legge nel volantino – bensì alla versione ridotta della legge Fornero del 2012”. Il Jobs act prevede un’indennità fino a 36 mensilità, mentre la legge Fornero ne prevede solo 24, osserva la Cisl. “Si rischia di ridurre le tutele. Un referendum mal posto, che potrebbe persino danneggiare i lavoratori”.

La confederazione di via Po sostiene poi che la precarietà non si elimini con i referendum e che sia più efficace la strada di rafforzare la contrattazione con contratti più tutelati e regolati. Anche sull’indennizzo per licenziamenti nelle piccole imprese la soluzione proposta dal questito della Cgil è “incompleta: chiede di eliminare il limite massimo di 6 mensilità nelle piccole imprese. Ma non garantisce che i giudici concedano importi superiori. Servirebbe una riforma che aumenti sia il limite minimo che massimo, non solo l’eliminazione del tetto. Giusto migliorare l’indennizzo, ma il referendum abrogativo non raggiunge l’obiettivo”. In tema di sicurezza sul lavoro negli appalti, invece, per la Cisl “non serve un referendum, ma più partecipazione, prevenzione e controlli”.

Papa, Sala stampa: ancora lievi miglioramenti respiratori e motorii

Città del Vaticano, 17 mar. (askanews) – Anche nella giornata di oggi sono da registrarsi “lievi miglioramenti, sia respiratori che motorii” da parte di Papa Francesco dal 14 febbraio scorso ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma per l’insorgere di una polmonite bilaterale. Lo rende noto la Sala stampa vaticana, che ha poi chiarito che un nuovo bollettino medico sarà diffuso da parte dei medici “non prima di mercoledì”.

Da quanto riferito queta sera emerge che, “pur nella sostanziale stabilità del quadro clinico complessivo” segni positivi sono riscontrabili nell’ossigenazione del Papa che per alcuni momenti può anche, se pur per breve tempo, fare a meno della ossigenoterapia con il quale viene aiutato e che è passata a tre tipi di interventi. Si è puntualizzato, infatti, che si tratta di “quella meccanica soprattutto per la notte, quella ad alti flussi, che è stata comunque ridotta, e che viene alternata all’ossigenazione ordinaria, sempre con l’uso di cannule”.

Si aggiunge poi che “anche nel corso della giornata il Papa può rimanere, in determinate situazioni come gli spostamenti nella cappellina per la celebrazione della messa o la preghiera, senza l’uso dell’ossigeno”.

Ucraina, la Casa Bianca: mai stati più vicini ad un accordo di pace

Roma, 17 mar. (askanews) – “Non siamo mai stati più vicini a un accordo di pace di quanto lo siamo in questo momento”. Lo ha ribadito oggi il portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, nel briefing con la stampa, confermando che il presidente americano Donald Trump avrà domani un colloquio telefonico con l’omologo russo, Vladimir Putin, sui negoziati in corso per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina.

Levitt ha rimarcato che il presidente “è determinato a ottenere” l’accordo e non esiterà a imporre ulteriori sanzioni alla Russia in caso contrario.

Calcio, Dybala infortunato, fuori almeno un mese

Roma, 17 mar. (askanews) – Tegola per la Roma di Claudio Ranieri che, se da un lato continua nella sua marcia vincente verso l’Europa, perde Paulo Dybala uscito in lacrime (sostituito da Pisilli) per aver accusato un fastidio muscolare dopo un colpo di tacco, con appena 11 minuti messi a referto. Per la Joya gli esami hanno evidenziato la lesione del tendine semitendinoso della coscia sinistra. Da valutare i tempi di recupero, ma dovrebbe stare almeno un mese fuori e saltare così il derby. Non sarà a disposizione nei prossimi giorni anche Devyne Rensch che, contro i sardi, aveva stretto i denti per non lasciare la squadra in 10 – Ranieri aveva finito i cambi – e giocando da infortunato gli ultimi minuti. Il terzino ha riportato la lesione dell’adduttore lungo sinistro.

Tennis, Tabellone di Miami, esordio per il 17enne Federico Cinà

Roma, 17 mar. (askanews) – Archiviato il Masters 1000 di Indian Wells vinto da Draper, il circuito è pronto a spostarsi a Miami per il secondo appuntamento del Sunshine Double. L’Italia schiera otto azzurri nel main draw, tanta curiosità per il debutto assoluto nel circuito Atp del 17enne palermitano Federico Cinà. A Miami sarà caccia al trono di Jannik Sinner e sfida aperta tra tutti i big, a partire da Carlos Alcaraz. Reduce dalla semifinale a Indian Wells, lo spagnolo ha trionfato qui nel 2022. Nel tabellone Musetti e Berrettini partiranno dal secondo turno, rispettivamente contro Seyboth Wild o Halys e contro Nishikori o Nishioka. Per Arnaldi il cinese Yibing Wu, Sonego se la vedrà con Mariano Navone, Cobolli contro Nicolas Jarry, Darderi contro Pedro Martinez. Ancora da determinare tramite qualificazioni gli sfidanti di Cinà e Bellucci. Nei possibili quarti di finale: [1] Zverev (Ger) vs [6] Draper (Gbr) [3] Fritz (Usa) vs [8] Rublev [7] Medvedev vs [4] Djokovic (Ser) [5] Ruud (Nor) vs [2] Alcaraz (Spa)

Tennis, Sinner cambia manager, sarà gestito da AVIMA

Roma, 17 mar. (askanews) – Il numero 1 italiano al mondo Jannik Sinner sarà gestito in esclusiva da AVIMA Sports & Business Management dopo 5 anni di collaborazione con StarWing Sports Jannik Sinner ha annunciato che il suo agente, Lawrence Frankopan, CEO di StarWing Sports, si dimetterà dal suo ruolo di supervisione degli sforzi commerciali di Sinner con effetto immediato. Alex Vittur, fondatore dell’agenzia di gestione AVIMA, assumerà la piena guida dell’attività di Sinner in futuro. Nel corso degli anni trascorsi insieme, Lawrence Frankopan e Jannik Sinner hanno vissuto molti momenti positivi e queste esperienze e successi rimarranno con entrambi. “Dati i miei impegni a lungo termine con StarWing Sports, non sono stato in grado di accettare la loro offerta di lavorare in esclusiva per AVIMA, ma sono grato di aver avuto l’opportunità di lavorare per un talento come Jannik e orgoglioso di ciò che abbiamo realizzato insieme. Auguro a Jannik tutto il meglio e molto successo nei suoi sforzi futuri”, ha affermato Frankopan. “Lawrence Frankopan e il suo team mi hanno supportato così tanto e questo rimarrà per sempre con me. Vorrei ringraziarli per la loro dedizione nel corso degli anni”, ha affermato Jannik Sinner StarWing Sports è stata determinante nella gestione della carriera commerciale di Sinner da quando aveva 18 anni, creando partnership formidabili con alcuni dei marchi più prestigiosi a livello mondiale.

Calcio, Nazionale, Ruggeri e Casadei: "Un privilegio essere qui"

Roma, 17 mar. (askanews) – Prima seduta di allenamento nel pomeriggio ad Appiano Gentile per la Nazionale, che si è radunata ieri sera nel quartier generale dell’Inter per iniziare a preparare la doppia sfida con la Germania valida per i quarti di finale di UEFA Nations League (45.000 biglietti venduti per il match d’andata di giovedì a Milano). I due volti nuovi tra gli Azzurri sono quelli di Matteo Ruggeri e Cesare Casadei, entrambi alla prima convocazione in Nazionale maggiore dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili azzurre.

“Sono molto contento – esordisce in conferenza stampa il difensore dell’Atalanta – l’aspettavo da tempo. Cerco sempre di lavorare duro e di migliorarmi in ogni allenamento, in ogni partita. Ringrazio il Ct Spalletti per aver realizzato un mio sogno. Sono veramente felice”. “Sta arrivando tutto molto in fretta – le parole del centrocampista del Torino – cerco solo di restare concentrato sul presente, di fare quello che posso. Penso a lavorare giorno per giorno, è sempre un piacere ricevere complimenti dal Ct ed essere convocato è motivo di orgoglio, una soddisfazione enorme”.

Classe 2002, Ruggeri vanta già una discreta esperienza a livello internazionale, avendo avuto un ruolo da protagonista nell’entusiasmante cavalcata che la scorsa estate ha portato l’Atalanta a vincere l’Europa League. E in questa stagione con il club bergamasco sta lottando per lo Scudetto, un sogno da ieri sera un po’ più lontano a causa della sconfitta nella sfida al vertice con l’Inter: “Abbiamo affrontato la squadra più forte del campionato, per larghi tratti abbiamo giocato alla pari, ma loro si sono dimostrati più forti. C’è ancora un po’ di rammarico, ma ora sono qui e sono concentrato solo sulla Nazionale”. A chi gli chiede le analogie tra Gasperini e Spalletti risponde: “Mister Gasperini ti spinge a non accontentarti mai. Penso che Spalletti sia simile come pensiero di gioco, anche se non lo conosco ancora bene”.

Grazie al Torino, che lo ha acquistato a titolo definitivo lo scorso gennaio, l’Italia ha potuto riabbracciare uno dei suoi giovani più talentuosi. Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, nell’estate 2022 Casadei aveva infatti lasciato la squadra nerazzurra per approdare al Chelsea, disposto a investire una ventina di milioni per portarlo a Londra. Una trasferta in terra inglese iniziata con l’Under 21 dei Blues e proseguita con i prestiti al Reading e al Leicester, prima di essere richiamato al Chelsea ed esordire in Premier League. In mezzo anche un secondo posto con la Nazionale al Mondiale Under 20 in Argentina, premiato come miglior giocatore del torneo e capocannoniere con 7 gol.

“L’esperienza all’estero mi ha dato tanto. Questi due anni in Inghilterra mi hanno reso una persona e un calciatore diverso, sono orgoglioso del percorso che ho fatto. Il calcio inglese è molto intenso, ma anche la Serie A è un campionato intenso e competitivo”. A Torino si è ambientato velocemente, trovando subito un posto da titolare e il primo gol nel nostro campionato: “Sono molto contento del mio primo mese a Torino. Il mio inserimento nel gruppo è dato della fiducia che mi ha dato la società, cercavo una squadra in cui poter giocare più partite e trovare la continuità che mi mancava”. A farlo ambientare il più in fretta possibile ha contribuito Samuele Ricci, da oggi suo compagno anche in Nazionale: “Samu al Toro è un punto di riferimento, è il capitano e un esempio. Cerco di seguirlo in quello che fa, mi sta aiutando tanto in queste prime settimane”.

Anima: al via Opa Banco Bpm a 7 euro per azione, si chiude il 4 Aprile

Milano, 17 mar. (askanews) – Ha preso il via oggi, per chiudersi il 4 aprile, l’Opa di Banco Bpm su Anima da 1,78 miliardi, primo tassello delle Opa bancarie di Piazza Affari. Il gruppo, guidato da Giuseppe Castagna, che con l’operazione intende dare vita a un campione nazionale del risparmio gestito, pagherà a ciascun azionista della Sgr che aderirà un corrispettivo pari a 7 euro per azione (prezzo rivisto dai 6,2 euro dell’offerta originaria). Oggi il titolo Anima ha chiuso poco mosso a 6,97 euro (-0,15%).

Banco Bpm ha già potenzialmente in tasca il 44,8% di Anima, considerato che nelle scorse settimane Fsi (9,6%), Poste (11,7%) e il top management dell Sgr (1,5%) hanno annunciato l’adesione all’Opa. “Una quota che ci fa dire che il successo dell’operazione è abbastanza scontato”, aveva dichiarato Castagna a fine febbraio dopo che Banco Bpm aveva fatto sapere che i programmi sulla Sgr potevano essere attuati anche con una partecipazione complessiva, tenuto conto della quota già detenuta dalla banca (22%), pari ad almeno il 45% più un’azione del capitale. C’è attesa per le scelte di Francesco Gaetano Caltagirone che detiene il 5,2% di Anima.

Intanto, dagli aggiornamenti della Consob, è emerso che dall’11 marzo Syquant Capital, asset manager indipendente francese, possiede una partecipazione complessiva del 5% circa nel capitale di Anima, di cui una quota diretta in azioni pari al 4,069%, oltre a derivati per il restante 0,934%.

Evento per 50 anniversario Fondazione Corpo Consolare di Napoli

Napoli, 17 mar. (askanews) – “Napoli Capitale del Mediterraneo: sviluppi e prospettive”. E’ questo il tema scelto per l’evento celebrativo del 50esimo Anniversario della Fondazione del Corpo Consolare di Napoli che si svolto nel prestigioso teatro San Carlo di Napoli. All’incontro, che ha visto le conclusioni del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, si aperto con i saluti istituzionali di Mariano Bruno, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli.

“Festeggiare un anniversario cos importante, cio quello del Corpo Consolare Napoletano significa puntare sulla diplomazia sempre di pi in un momento in cui c’ bisogno di pace, in un momento in cui bisogna far cessare il fuoco delle armi in tutto il mondo, in Ucraina ma anche in Medio Oriente che parte integrante del Mediterraneo. – ha evidenziato il vicepremier – Il mare dove si affaccia la citt di Napoli, che definirei capitale mediterranea. Quindi il lavoro che la diplomazia a Napoli pu fare per tessere i rapporti, per rinforzare legami, diventa veramente fondamentale”. Il dibattito del panel si incentrato sull’importanza di attrarre gli investimenti stranieri in Campania per creare un ecosistema in cui le aziende locali possano crescere e competere nei mercati globali.

Un recente studio di Deloitte sottolinea il contributo che la Regione Campania sta apportando alla crescita del Mezzogiorno. A spiegarlo Valeria Brambilla, Amministratore Delegato di Deloitte & Touche: “Vi sono delle tendenze positive e alcune aree di miglioramento anche. Tendenze positive si registrano su una crescita del Pil Pro Capite che superiore alla media nazionale, probabilmente dovuto anche a un punto di partenza differente a cui si va anche registrando una crescita dei settori tradizionali della citt di Napoli e della regione Campania, quali il settore dell’export, quindi il settore portuale. E anche si registrano positivi andamenti sull’agroalimentare, quindi sulla produzione e vendita di prodotti DOP e IGP derivanti che arrivano dalla regione Campania”.

Napoli grazie alla sua posizione strategica e al dinamismo del suo tessuto imprenditoriale, pu diventare un polo d’eccellenza per lo sviluppo economico nel Mediterraneo: “La criticit primaria resta quella di mantenere i talenti giovanili qui in questa regione, occorre pensare sempre pi a delle iniziative che stimolano il rapporto e la collaborazione tra l’istituzione, l’universit e il mondo privato. – spiega ancora la Brambilla – Come Deloitte stiamo investendo in modo importante su questo territorio, siamo presenti da 40 anni su questo territorio e continuavamo a investire anche con iniziative innovative come competenze digitali, quindi non solo con i servizi tradizionali della consulenza e della revisione contabile”. Il Corpo Consolare di Napoli, istituzione che racchiude la maggioranza dei Paesi rappresentati a Napoli, ha voluto celebrare il proprio importante anniversario con un evento che mette Napoli al centro dell’attenzione con il suo ruolo strategico all’interno dell’area del Mediterraneo. Mariano Bruno, Segretario Generale del Corpo Consolare di Napoli: “Abbiamo voluto centrare l’argomento del Mediterraneo perch un argomento molto importante per lo sviluppo della citt e della regione. Riteniamo con questo evento, diciamo, dove c’ un po’ tutta l’intellighnzia della citt di Napoli, ma insomma anche a livello nazionale, portare all’attenzione del pubblico e dell’economia locale l’importanza di Napoli e della Campania”. L’incontro, quindi ha ribadito l’importanza di Napoli che da sempre rappresenta un ponte strategico tra l’Europa e il Mediterraneo.

Ucraina, secondo il Cremlino l’Europa creerà cause di conflitto con l’invio di truppe

Roma, 17 mar. (askanews) – L’Europa “creerà ulteriori cause di conflitto” discutendo del dispiegamento di truppe in Ucraina. Lo ha detto oggi alla stampa il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

“Di cosa stanno parlando gli europei? Dell’impiego di truppe Nato sul territorio dell’Ucraina. Quello che noi diciamo è che una soluzione fattibile è possibile solo tenendo conto e risolvendo le cause profonde dei problemi legati all’Ucraina”, ha detto Peskov, aggiungendo che “l’Europa creerà ulteriori cause profonde di conflitto discutendo dell’impiego di un contingente Nato in Ucraina”.

Riguardo alle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui l’Unione Europea “non ha bisogno” del consenso della Russia per inviare militari in Ucraina, Peskov ha dichiarato: “Questo non è assolutamente vero. Perché sia le forze di peacekeeping che un contingente con uno scopo diverso vengono impiegati solo con l’accordo delle parti”.

Il rapper Mecna protagonista del Jameson Distilled Sounds a Milano

Milano, 17 mar. (askanews) – Dopo il successo dell’evento di dicembre a Roma che ha visto la presenza di oltre mille partecipanti, Jameson Distilled Sounds fa tappa a Milano il 17 marzo 2025 presso Tenoha dalle ore 19.

In occasione di San Patrizio, Jameson Distilled Sounds pronto ad ospitare una serata all’insegna della migliore musica pop-urban con protagonista Mecna, uno dei principali esponenti della scena rap-underground. Mecna, che ha all’attivo oltre 6 album, 9 dischi d’oro e oltre 100 date live in Italia, ci proporr un esclusivo show che vedr sul palco la sua band per una scaletta composta dai suoi brani pi mainstream a quelli pi underground. Mecna torna a Milano dopo un anno dalla Mecna 360 – Love music & art exhibition. Di nuovo sul palco ci saranno ad esibirsi Claudym, Bassi Maestro, Goedi e Filo, che lo scorso dicembre incantarono con la loro energia il palco della Hacienda di Roma.

“Sono molto contento di questa collaborazione con Jameson perch un progetto molto interessante e finalmente si parla di musica. Abbiamo gi fatto un talk al Ghepensimi qualche giorno fa con me, Lunar e Gigi Barocco parlando di tutti gli studi della produzione musicale, quindi della scrittura alla produzione, al mix e mastering e il giorno dopo ci siamo trovati in studio per vedere come si mixa effettivamente un pezzo. Quindi siamo entrati proprio dentro la creazione di una canzone. E finalmente, luned 17 marzo, suoneremo al Tenoa a Milano, con Jameson di Still Head Sound ci saremo appunto io, Claudym, Bassi Maestro che far un DJ set. Io sto preparando un set molto particolare e sar live con la band… ci vediamo l”.

Il Cremlino: al momento non sono previsti incontri tra Putin e Trump

Roma, 17 mar. (askanews) – Al momento non sono previsti incontri tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo americano, Donald Trump. Lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, interpellato dal giornalista russo Pavel Zarubin sul colloquio telefonico in programma domani tra i due leader.

Un colloquio incentrato “principalmente, come è ovvio, sulla questione della soluzione ucraina”, ha detto Peskov, rimarcando che questa “nuova conversazione tra Putin e Trump è un passo importante per la ripresa delle relazioni” tra i due Paesi.

M.O., Trump: ogni colpo sparato dagli Houthi "sarà considerato sparato dall’Iran"

Roma, 17 mar. (askanews) – “Ogni colpo sparato dagli Houthi sarà considerato, da questo momento in poi, come un colpo sparato dalle armi e dalla leadership dell’IRAN, e l’IRAN sarà ritenuto responsabile e ne subirà le conseguenze, e quelle conseguenze saranno terribili!”: lo ha scritto oggi sul proprio profilo Truth il presidente americano Donald Trump.

“Nessuno si faccia ingannare!”, ha ammonito il presidente americano, secondo cui “le centinaia di attacchi compiuti dagli Houthi, i minacciosi gangster e criminali con base nello Yemen, odiati dal popolo yemenita, provengono tutti e sono creati dall’IRAN”.

“Ogni ulteriore attacco o rappresaglia da parte degli ‘Houthi’ verrà affrontato con grande forza e non c’è garanzia che quella forza si fermerà lì – ha aggiunto Trump – l’Iran ha giocato la parte della ‘vittima innocente’ di terroristi canaglia di cui ha perso il controllo, ma non ha perso il controllo. Stanno dettando ogni mossa, stanno dando loro le armi, stanno fornendo denaro ed equipaggiamento militare altamente sofisticato e persino la cosiddetta ‘Intelligence'”.

M.O., Meloni-Abdullah II: a Gaza ancora urgenti bisogni umanitari

Roma, 17 mar. (askanews) – Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi Re Abdullah II di Giordania. Il colloquio – fa sapere una nota di Palazzo Chigi -ha focalizzato innanzitutto l’attenzione sulla situazione a Gaza, dove rimangono urgenti i bisogni umanitari. A questo proposito, i due Leader hanno espresso apprezzamento per la solida cooperazione tra le due Nazioni nell’assistenza umanitaria, sia nel quadro dell’iniziativa italiana Food for Gaza, sia con l’iniziativa giordana per un ponte aereo, cui l’Italia ha contribuito con elicotteri resi disponibili dal Ministero della Difesa.

Il Presidente Meloni – si legge ancora nella nota – ha ribadito il pieno sostegno all’importante ruolo svolto dalla Giordania nella regione mediorientale, come forza di pace e di dialogo.

1 maggio, i leader dei sindacati in tre piazze: Roma, Palermo e Prato

Roma, 17 mar. (askanews) – I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri) hanno incontrato questo pomeriggio i vertici della Rai per l’organizzazione del primo maggio. Quest’anno i sindacati hanno scelto il tema della salute e sicurezza sul lavoro. Saranno tre le manifestazioni unitarie che si svolgeranno la mattina, in contemporanea, in tre luoghi simbolici del Paese: a Roma (Fori Imperiali) con Landini; a Casteldaccia (Palermo) con Fumarola; e a Prato Bombardieri. Come di consueto i tre comizi saranno trasmessi in diretta su Rai3 a cura del Tg3. Nel pomeriggio si svolgerà a Roma il Concertone, sempre sullo stesso tema, che, quest’anno, tornerà nella sede tradizionale di Piazza San Giovanni e verrà trasmesso in diretta da Rai 3 a cura della direzione Prime Time.

"Pop corn festival del Corto", c’è anche il premio Raffealla Carrà

Roma, 17 mar. (askanews) – Scadono il 2 giugno 2025 le iscrizioni per partecipare all’ottava edizione del Pop Corn Festival del Corto, evento di cortometraggi, che si terrà in Piazzale dei Rioni a Porto Santo Stefano Monte Argentario (GR) il 25, 26 e 27 luglio 2025.

Numerosi i premi del festival scelti dalla Giuria. Il Miglior corto nella categoria “Corti Italiani” riceverà un premio di 1.000 euro e il trofeo Pop Corn Festival. Anche al Miglior corto nella categoria “Corti Internazionali” andranno 1.000 euro e il trofeo Pop Corn Festival, così come al Miglior corto nella categoria “Corti d’Animazione”, cui andrà il premio di 1.000 euro e il trofeo Pop Corn Festival. Al corto con l’idea più originale andrà il Premio Raffaella Carrà di 4.000 euro e sarà proiettato al Sudestival, il Festival del Cinema della città di Monopoli con il quale il Pop Corn Festival è gemellato. Quindi, il Premio Panalight, che consiste in buoni per il noleggio di attrezzatura cine-televisiva del valore complessivo di 8.000 euro. Ancora, il Premio Mujeres del Cinema al corto realizzato da un’autrice o a una storia incentrata su una tematica legata all’universo femminile.

Alla sua seconda edizione, il Premio Crew United, che consiste in un Premio membership con formula video+ (upload di clip/showreel). Dalla scorsa edizione partner del festival, Crew United è il più ampio network di professionisti dell’industria dell’audiovisivo in Europa, fondato alla fine degli anni Novanta e ora disponibile anche Italia, risorsa essenziale per chi lavora in produzione.

Quindi il Premio Inlusion Creative Hub per il Miglior Corto Italiano e per il Miglior Corto Internazionale che consiste 3 giorni di color grading con colorist del valore commerciale di circa 3.600 euro a premio e al Miglior Corto d’Animazione 3 giorni di sala mix con fonico del valore commerciale circa 3.000 euro. Infine, il Premio del Pubblico, il Trofeo Pop Corn Festival al miglior corto, scelto da una Giuria Popolare. Al festival saranno anche consegnate le Menzioni Speciali dal Moscerine Film Festival e dal Vision 2030, festival di Cinema Sostenibile della città di Noto.

Il Pop Corn Festival del Corto, diretto da Francesca Castriconi, e organizzato dall’Associazione Argentario Art Day APS, è realizzato con il patrocinio del Comune di Monte Argentario e della Regione Toscana. Il bando prevede tre categorie: Corti Italiani, Corti Internazionali e Corti d’Animazione. Ogni lavoro dovrà avere una durata non superiore ai 20 minuti, titoli di testa e coda inclusi. Tema: tutti i cortometraggi devono attenersi al tema “Impronte, tracce di vita”, proposto dal festival. Impronte indelebili a volte invisibili testimonianze di incontri: “Ogni passo che compiamo nel mondo lascia una traccia, una sorta di testimonianza che racconta chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”.

Si accettano tutti i tipi di formato, con estensione MOV, AVI, MP4, BLU-RAY compresi i cortometraggi realizzati con cellulari, smart-phone, go-pro e sono ammessi anche cortometraggi già vincitori o partecipanti ad altri festival. Ogni candidato potrà iscrivere una o più opere. La scadenza per la presentazione dei lavori è fissata al 2 giugno 2025. L’iscrizione ha un costo di 10 euro. Le opere selezionate che parteciperanno al Pop Corn Festival del Corto saranno sottoposte alla valutazione di una Giuria Artistica composta da professionisti del settore, la cui composizione sarà resa nota sul sito www.popcornfestivaldelcorto.it.

Bach: "Il Pugilato nel programma olimpico di Los Angeles 2028″

Roma, 17 mar. (askanews) – “Abbiamo preso solo una vera decisione, ovvero quella di inserire la boxe nel programma delle Olimpiade di Los Angeles”. La notizia l’ha data il presidente del Cio Thomas Bach parlando in conferenza stampa a margine della riunione di oggi del Consiglio esecutivo del comitato olimpico internazionale. Allo stato attuale l’Olimpiade del 2024 a Parigi è stata l’ultima nel cui programma era previsto il pugilato. La decisione in vista dei Giochi del 2028 deve ancora essere votata in occasione della sessione del Cio dei prossimi giorni in Grecia, da mercoledì a venerdì, dedicata all’elezione del nuovo presidente che prenderà il posto di Bach, ma lo stesso presidente uscente si è detto “molto fiducioso”: “Così i pugili di tutto il mondo – ha aggiunto – avranno la certezza di poter partecipare alle Olimpiadi del 2028 a Los Angeles”.

Tv, finite riprese della serie "L’Appartamento" con Giorgio Pasotti

Roma, 17 mar. (askanews) – Sono appena terminate a Roma le riprese della serie “L’Appartamento”, una storia di integrazione e di cambiamento – coprodotta da Rai Fiction/Aporos Group, prodotta da Settimio Colangelo, scritta da Francesco Apolloni, Gianni Cardillo e Valentina Capecci e diretta da Giulio Manfredonia e dallo stesso Apolloni – che sarà prossimamente disponibile sulla piattaforma di RaiPlay.

Al centro della fiction, il confronto fra culture diverse e il tema della casa; questioni sempre più urgenti e attuali. Tre coppie, diverse per età, cultura, religione e razza, a causa di una truffa sono costrette ad abitare insieme in una casa di edilizia popolare a Centocelle, periferia di Roma.

Questa convivenza forzata cambierà tutti in maniera profonda, mettendoli di fronte ai propri pregiudizi e ai propri limiti, ma anche liberando delle capacità e delle risorse che i protagonisti non sapevano di avere. Nel cast, accanto al protagonista, Giorgio Pasotti, ci sono Liliana Fiorelli; Mohamed Zouaoui (Globo d’oro per miglior attore rivelazione de “I fiori di Kirkuk”); Nina Sciarappa; Beatrice Sandri; Brayan Palliyagoda; Mimi Karbal e Francesco Apolloni.

Eurovision 2025: Italia in primo piano con Lucio Corsi e Gabry Ponte

Milano, 17 mar. (askanews) – L’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest parla italiano. Oltre al cantautore maremmano Lucio Corsi, in rappresentanza dell’Italia, alla St. Jakobshalle di Basilea ci saranno il DJ e producer torinese Gabry Ponte per la Repubblica di San Marino e l’estone Tommy Cash con il brano “Espresso macchiato”, ritratto satirico e già diventato virale delle tradizioni italiane, tra cui il caffè. A condurre la finale del 17 maggio, infine, ci sarà la svizzera, ma ormai naturalizzata italiana Michelle Hunziker, volto storico della musica e dello spettacolo nazionale e internazionale. Portabandiera tricolore a Basilea sarà Lucio Corsi, che porterà all’Eurovision “Volevo essere un duro”, in cerca dell’ottavo piazzamento consecutivo in top 10. La canzone, seconda classificata alla 75ª edizione del Festival di Sanremo, vincitrice del Premio della Critica Mia Martini e recentemente certificata Disco d’Oro, riprende la tradizione più pura del cantautorato italiano. Corsi si esibirà fuori concorso durante la prima semifinale del 13 maggio, in onda su Rai 2, per poi competere nella finalissima del 17 maggio alla St. Jakobshalle di Basilea, trasmessa in prima serata su Rai 1. Estonia e San Marino: italianità oltre i confini La Repubblica di San Marino punta su Gabry Ponte, icona dance anni 2000, con Tutta l’Italia, l’inno energetico che ha vinto il “San Marino Song Contest”, prima edizione con il nuovo format della selezione nazionale sammarinese. L’Estonia presenterà Tommy Cash con la sua “Espresso Macchiato”, un mix di elettronica e testi giocosi che celebrano la cultura italiana. La lista degli italiani in concorso si completa con Kole Laca – l’ex tastierista del Teatro degli Orrori – e Beatriçe Gjergji, nati a Scutari e ormai da trent’anni in Italia: sono gli Shkodra Elektronike e concorrono in rappresentanza del loro paese d’origine, l’Albania. È napoletano, infine, anche il padre di Mariana Conte, la portabandiera di Malta. Novità e conferme alla conduzione: Big Mama con Gabriele Corsi Per l’edizione italiana, Rai conferma Gabriele Corsi alla telecronaca per il quinto anno consecutivo, affiancato dalla new entry Big Mama, artista poliedrica nota per il suo stile irriverente, già presidente della giuria italiana all’ Eurovision 2024. Una coppia che promette scintille e momenti di puro intrattenimento, miscelando ironia e passione per la musica. I partecipanti: un mosaico di lingue e culture Sabato 15 marzo, con la presentazione della canzone francese “Maman”, nel corso dell’intervallo dell’incontro di rugby Francia-Scozia valido per il torneo Sei Nazioni, si è completato il cartellone delle 37 canzoni in concorso a Basilea. Il norvegese Kyle Alessandro, nato il 10 marzo 2006 (19 anni), sarà il più giovane cantante in concorso, mentre il decano della classe eurovisiva 2025 è Kole Laca degli Shkodra Elektronike (Albania), nato il 7 maggio 1972 (53 anni). Justyna Steczkowska (Polonia) stabilisce un nuovo record tornando in gara dopo 30 anni, mentre Nina Žižic (Montenegro) ripete l’esperienza eurovisiva dodici anni dopo il debutto nel 2013. Anche le lingue delle canzoni riflettono un equilibrio tra identità e universalità: sono solo 14 su 37 i testi completamente in inglese, e non mancano omaggi alle radici di ogni paese o scelte originali. Il francese è stato scelto dalla Svizzera, dal Lussemburgo e dalla Francia, ma anche dai Paesi Bassi e da Israele, dove Yuval Raphael fonde inglese, francese ed ebraico nella struggente “New Day Will Rise”. La Svezia è rappresentata dal trio finlandese dei KAJ, espressione della minoranza svedese del paese, che hanno dominato a sorpresa con “Bada Bara Bastu” dedicata alla tradizione della sauna, e tornano a cantare in svedese dopo 19 partecipazioni in lingua inglese. Anche la Germania torna a cantare in tedesco: l’ultimo a farlo era stato il jazzista Roger Cicero nel 2007. Italia, San Marino e – in parte – Estonia canteranno in italiano, eguagliando il primato del 2008, quando – assente l’Italia – a cantare in italiano furono i Miodio per San Marino, la Svizzera di Paolo Meneguzzi e – in parte – il duo portabandiera della Romania. Le semifinali dell’Eurovision Song Contest 2025 saranno trasmesse in diretta martedì 13 e giovedì 15 maggio in prima serata su Rai 2, mentre la Finalissima di sabato 17 maggio andrà in onda – per il decimo anno consecutivo – su Rai 1. Su Rai Radio 2 e sul Canale 202 del Digitale terrestre il commento in simulcast delle tre serate con Diletta Parlangeli e Matteo Osso. Eurovision Song Contest 2025 sarà anche trasmesso su RaiPlay.

Tre nuove date per il tour estivo di Antonello Venditti

Milano, 17 mar. (askanews) – A grande richiesta si aggiungono 3 nuove date al tour “Notte prima degli esami 40th anniversary – 2025 edition” di Antonello Venditti, al via il 17 giugno (la notte prima degli esami di maturità) dalla sua Roma con 3 imperdibili concerti alle Terme di Caracalla (17, 19 e 21 giugno).

Il tour si arricchisce di 3 nuove date: il 3 luglio al Palazzo Farnese di Piacenza, il 22 agosto al Teatro greco di Tindari a Patti (Messina) e il 26 agosto alla Live Arena di Agrigento.

Antonello Venditti ancora una volta incanterà il pubblico con un viaggio emozionante attraverso le pagine più belle del suo repertorio, con al centro l’inno generazionale “Notte prima degli esami” e tutti gli altri brani di “Cuore”, album che ha segnato la storia della musica italiana, pubblicato originariamente nel 1984 e ripubblicato nel 2024 in occasione del suo quarantennale in una special edition rimasterizzata e contenente anche l’inedito “Di’ Una Parola”.

Questo il calendario del tour “Notte prima degli esami 40th anniversary – 2025 edition”, prodotto e organizzato da Friends&Partners: 17 giugno – Roma – Terme di Caracalla 19 giugno – Roma – Terme di Caracalla 21 giugno – Roma – Terme di Caracalla 28 giugno – Lucca – Lucca Summer Festival – Piazza Napoleone 01 luglio – Genova – Arena del Mare – Area Porto Antico 03 luglio – Piacenza – Palazzo Farnese – Nuova data 08 luglio – Bassano del Grappa (Vicenza) – Bassano Music Park – Parco Ragazzi del ’99 12 luglio – Pompei (Napoli) – Beats of Pompeii – Anfiteatro degli Scavi 14 luglio – Bari – Fiera del Levante 17 luglio – Lanciano (Chieti) – Parco Villa delle Rose 20 luglio – CERVIA (Ravenna) – Piazza Garibaldi 22 luglio – Palmanova (Udine) – Piazza Grande 24 luglio – Este (Padova) – Este Music Festival – Castello Carrarese 26 luglio – Gardone Riviera (Brescia) – Anfiteatro del Vittoriale 29 luglio – Gardone Riviera (Brescia) – Anfiteatro del Vittoriale 22 agosto – Patti (Messina) – Teatro greco di Tindari – Nuova data 26 agosto – Agrigento – Live Arena – Nuova data 02 settembre – Taormina (Messina) – Teatro Antico 06 settembre – Palermo – Teatro di Verdura 13 settembre – San Pancrazio Salentino (Brindisi) – Forum Eventi 18 settembre – Arena di Verona 25 novembre – Milano – Unipol Forum 12 dicembre – Torino – Inalpi Arena 18 dicembre – FIRENZE – Nelson Mandela Forum

I biglietti per le nuove date saranno disponibili dalle ore 18.00 di oggi, lunedì 17 marzo, su Ticketone.it e nelle prevendite abituali.

Per info: www.friendsandpartners.it.

Il Governo lavora alla risoluzione Ue per disinnescare le tensioni nella maggioranza

Roma, 17 mar. (askanews) – Governo e maggioranza al lavoro per cercare un’intesa sulla risoluzione che sarà presentata domani in Senato, sulle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del 20 e del 21 marzo.

Un passaggio non banale, date le divisioni che si sono evidenziate nel centrodestra, con le posizioni della Lega e di Matteo Salvini schierate ‘senza se e senza ma’ con Donald Trump sull’Ucraina e nettamente contrarie al piano “ReArm Europe”, anche con attacchi diretti alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

La quadra dovrebbe essere trovata tra i leader della maggioranza, con un confronto al vertice di persona o – più probabilmente – al telefono (il ministro degli Esteri Antonio Tajani è a Bruxelles). Ma nessuno mette in conto l’ipotesi di una rottura.

Un’ipotesi è impostare una risoluzione strettamente connessa all’ordine del giorno ufficiale del summit europeo (stabilito ormai da tempo), che vede al centro la competitività e le migrazioni, con un ‘follow up’ sul piano di difesa europeo. Lo ha confermato il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “Domani – ha assicurato Gasparri su La7 – avremo certamente una risoluzione unitaria, il documento riguarderà l’ordine del giorno del Consiglio Europeo di giovedì, che non include il piano dell’Inghilterra”.

Dunque – e su questo varie fonti parlamentari sono d’accordo – un documento che non entri nel dettaglio di programmi e iniziative come quella dei “volenterosi”, che sono divisive per il centrodestra. L’extrema ratio, sottolineano altre fonti, è quella di una risoluzione minimalista: “Sentite le comunicazioni, si approva…”.

In ogni caso, fonti parlamentari della Lega escludono incidenti di percorso ed escludono anche l’ipotesi, circolata su alcuni organi di stampa, che i parlamentari del partito di Salvini possano essere tentati dalla risoluzione pacifista di M5s: “Voteremo solo le risoluzioni che avranno il parere favorevole del governo”, assicura un senatore.

Intanto proseguono (pur tra le smentite di rito) i contatti tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca, con protagonista l’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia, per fissare in tempi stretti un incontro tra Trump e Meloni. Al momento, però, una data non è stata ancora fissata.

L’Istat: il passaggio da Rdc ad Adi peggiora il reddito per 850mila famiglie

Roma, 17 mar. (askanews) – Il passaggio dal reddito di cittadinanza, già depotenziato nel corso del 2023, all’assegno di inclusione ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti). La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie che appartengono al gruppo delle famiglie più povere. In tre quarti dei casi si tratta di nuclei che perdono il diritto al beneficio e nel restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo. Lo ha reso noto l’Istat.

Per circa 400mila famiglie il passaggio tra Rdc e Adi non comporta una variazione del reddito disponibile perché continuano a ricevere lo stesso importo. Infine, un gruppo esiguo di famiglie (circa 100mila) trae un beneficio dal passaggio all’Adi di circa 1.200 euro. Il vantaggio deriva dal diverso trattamento dei componenti con disabilità insito nel metodo di calcolo della scala di equivalenza Adi rispetto a quella Rdc.

Africa Unite e The Bluebeaters insieme diventano The Originals

Milano, 17 mar. (askanews) – Il progetto The Originals mette insieme due pilastri della musica reggae e ska/rocksteady in Italia come Africa Unite e The Bluebeaters. The Originals è un gruppo, ma sono due. S’intersecano sul palco tra ospitate e brani a 20 mani. Tanti sono i musicisti che vi partecipano. 5 da una parte, 5 dall’altra. Ci sono delle radici in comune che partono dalla cultura giamaicana: Africa Unite per quanto concerne il Reggae e The Bluebeaters per lo Ska, per poi essere sviluppate secondo i diversi gusti e propensioni. L’intento è quello di fare un concerto mettendoci dentro entrambe le esperienze.

The Originals rappresenta l’esatto punto di connessione tra questi mondi. Il progetto non è una semplice collaborazione, è una dichiarazione di appartenenza ad una scena musicale che ha attraversato le generazioni, senza mai perdere di vista la propria identità.

Nel concerto di The Originals si suonerà quasi sempre insieme: in un flusso continuo, brani dell’uno e dell’altro gruppo. Non saranno due cose separate, sarà un’unione straordinaria, sotto un unico cielo.

Il progetto sarà presentato in anteprima con tre concerti che precedono il tour estivo.

29 marzo 2025, Padova – Pedro 4 aprile 2025, Trezzo sull’Adda (MI) – Live Club 25 aprile 2025, Fornacette (PI) – Festa della Liberazione

“Quando penso al progetto “The Originals”, una serie di sensazioni mi attraversano. Da un lato, c’è la bellezza di vedere un incontro tra due mondi che ho personalmente vissuto in modo profondo: quello degli Africa Unite e quello di The Bluebeaters. Per dodici anni ho suonato il basso nei Bluebeaters, vivendo la magia del suono ska e del rocksteady e ciò mi ha permesso di conoscere un mondo musicale che, fino ad allora, non avevo mai approfondito. È stato un viaggio musicale straordinario.” dice Bunna degli Africa Unite.

L’oro continua a salire

Roma, 17 mar. (askanews) – L’oro torna ad aumentare e nel pomeriggio l’oncia si riporta sopra la soglia psicologica dei 3.000 dollari, che era già stata infranta la scorsa settimana. Nel corso delle contrattazioni in Europa loro è salito fino a quota 3.009 dollari l’oncia.

In precedenza, le quotazioni dell’oro erano state in leggero ripiegamento nelle contrattazioni mattutine. L’oncia si era attestata a 2.998,70 dollari, in calo di circa lo 0,1% rispetto a venerdì scorso. Sul finale della scorsa settimana il metallo prezioso aveva superato per la prima volta quota 3.000 dollari l’oncia, sulla scia delle tensioni per una possibile guerra commerciale a seguito di dazi e rappresaglie.

Ermotti (Ubs) banchiere più pagato d’Europa: 15,4 milioni nel 2024

Milano, 17 mar. (askanews) – L’amministratore delegato di Ubs Sergio Ermotti si conferma il banchiere più pagato d’Europa. Secondo quanto emerge dalla relazione sul bilancio 2024 del gruppo bancario elvetico, che nel 2023 ha acquisito la rivale Credit Suisse, Ermotti ha ricevuto lo scorso anno un compenso complessivo di 14,9 milioni di franchi svizzeri (15,4 milioni di euro), di cui 2,8 milioni di franchi svizzeri di retribuzione fissa, più varie componenti variabili per 12,1 milioni.

La remunerazione è superiore ai 14,4 milioni di franchi svizzeri incassati nel 2023, quando Ermotti era tornato alla guida di Ubs a partire però dal mese di aprile.

La sua remunerazione 2024 batte così i 13,77 milioni di euro assegnati alla presidente esecutiva del Santander Ana Botín e i 13,2 milioni del Ceo di UniCredit Andrea Orcel.

"Comuni mortali" è il titolo del settimo album di Achille Lauro

Milano, 17 mar. (askanews) – “Comuni mortali” è il titolo del settimo, attesissimo album di Achille Lauro, in uscita venerdì 18 aprile per Warner Music Italy e da oggi disponibile in preorder.

Dopo il grande successo di Incoscienti giovani all’ultimo Festival di Sanremo e di Amore disperato, entrambi in vetta alle classifiche streaming e radiofoniche degli ultimi mesi e certificati rispettivamente Oro e Platino, Achille Lauro annuncia un nuovo capitolo, frutto della sua continua evoluzione artistica.

“Comuni mortali” è disponibile da oggi al seguenti link https://wmi.lnk.to/comunimortali nei formati Softpack CD, Softpack CD Ed. Autografata, Vinile Standard Nero, Vinile Picture Disc Ed. Limitata, Autografato e Numerata, Vinile Deluxe Ed. Limitata e Numerata con Foto Autografata.

Con il suo stile inconfondibile, Achille Lauro è una delle figure più influenti della musica italiana. Artista trasversale e camaleontico, ha attraversato i generi e le epoche, lasciando un segno indelebile con la sua discografia che vanta milioni di stream e visualizzazioni, consolidando il suo status di protagonista assoluto della scena musicale.

I nuovi brani di “Comuni mortali” insieme ai grandi successi della sua carriera saranno live nelle due date al Circo Massimo il 29 giugno (già sold out) e il 1° luglio, prima di iniziare l’avventura nei palazzetti dal 4 marzo 2026, al via da Eboli per proseguire poi a Bari, Padova, Torino, doppia tappa a Milano, Bologna e Firenze.

Il tour è prodotto da Friends&Partners, i biglietti sono in vendita sul sito di Ticketone e nei punti vendita autorizzati.

Gli eventi al Circo Massimo di Roma sono organizzati da Friends & Partners e The Base, in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

RTL 102.5 è media partner ufficiale dei live di Achille Lauro al Circo Massimo e dei Palazzetti 2026.

IDM Film Commission Suedtirol finanzia Woodwalkers 3 e film di Vicari

Roma, 17 mar. (askanews) – Tra i nuovi 10 progetti – 4 dall’Italia,5 dalla Germania e uno dall’Austria – finanziati nella 1a call 2025 di IDM Film Commission Südtirol, spiccano il nuovo film di Daniele Vicari ‘Bianco’, dedicato al grande alpinista Walter Bonatti, un thriller con Helen Mirren nei panni della scrittrice di gialli Patricia Highsmith, ma anche ‘Woodwalkers 3’, nuovo capitolo del family fantasy scritto da Gerrit Hermans.

La realizzazione di questi nuovi 10 progetti coinvolgerà professionisti e aziende di servizi altoatesini sia durante la fase di lavorazione sui set che in post-produzione, fa sapere la Idm Film Commission Suedtirol. Sono previsti circa 53 giorni di riprese sul territorio, che interesseranno location e ambientazioni diverse offerte dall’Alto Adige, sottolineano.

‘Bianco’ (titolo provvisorio) – il nuovo film di Daniele Vicari sulla figura di uno dei più grandi alpinisti di sempre, Walter Bonatti – racconta una sfida unica: la scalata epica e tragica del ’61 del Pilastro Centrale del Frêney, sul Monte Bianco, dove Bonatti fu protagonista insieme ad alcuni dei migliori alpinisti di quella generazione. Il film è una co-produzione internazionale Be Water Film, Tarantula insieme a Rai Cinema.

E poi c’è ‘Elisa – Io la volevo uccidere’ (titolo provvisorio), il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, un dramma psicologico scritto dallo stesso regista insieme a Bruno Oliviero e Valia Santella. La produzione vede coinvolte insieme tempesta, Amka Film Productions e Rai Cinema. Nel cast l’attore franco-marocchino Roschdy Zem, Barbara Ronchi e Diego Ribon per raccontare la storia di Elisa, una ragazza di buona famiglia che è in carcere da 10 anni per avere ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti in famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione.

E ancora ‘Woodwalkers 3’ (titolo provvisorio), nuovo capitolo del family fantasy scritto da Gerrit Hermans e diretto da Jan Fehse, con protagonista Carag, il mutaforma metà umano e metà leone di montagna, cresciuto nelle terre selvagge delle Montagne Rocciose con la sua famiglia adottiva umana, alla quale ha sempre nascosto la sua vera identità. Prodotto dalle tedesche blue eyes Fiction e Studiocanal Film Production, insieme all’austriaca Dor Film, l’altoatesina Filmvergnuegen e l’italiana Adler Entertainment, questo terzo capitolo vede al centro del racconto la sfida tra Craig e Andrew Milling, fino all’epica battaglia finale tra i due mutaforma. La produzione ha scelto la Val Senales per ambientare le riprese.

E ‘Switzerland’ (titolo provvisorio), il thriller di Anton Corbijn con Helen Mirren nei panni della scrittrice di gialli Patricia Highsmith. Il film è basato sull’omonima opera teatrale di Joanna Murray-Smith, che firma anche la sceneggiatura, nella quale racconta gli anni in cui Patricia Highsmith aveva abbandonato la scena letteraria di New York per ritirarsi a una vita di solitudine, lontana dai suoi editori, dai critici e da chiunque osasse disturbare la sua pace. L’arrivo di un giovane e inesperto assistente editoriale, inviato dalla sua casa editrice per convincerla a scrivere un ultimo capitolo della sua celebre saga di Ripliad, però sconvolgerà la sua tranquillità. Il film è una coproduzione Italia – UK e vede coinvolta Lucky Red insieme alla produttrice inglese Gabrielle; le riprese sono state realizzare a febbraio scorso e hanno interessato alcune location tra Bolzano e le località circostanti.

Tra gli altri progetti ‘Spaziergang nach Syrakus’ (titolo provvisorio), dramma commedia del regista tedesco Lars Jessen, scritto da Heide Schwochow e Rainer Schwochow e prodotto dalle tedesche Pandora Film con Florida Film. Il film narra il personaggio di Paul Gompitz di Rostock che, nell’estate del 1982, decide di recarsi a Siracusa sulle orme del poeta del XIX secolo Johann Gottlieb Seume e del suo famoso libro di viaggio Passeggiata a Siracusa, ma il suo piano sarà impossibile da raggiungere con mezzi legali. Il film sarà girato in Alto Adige tra le città di Bolzano e Merano.

Dedicato all’auto più contestata del momento, invece ‘Tesla Files’ (titolo provvisorio), nuovo documentario diretto dall’altoatesino Andreas Pichler, che firma il trattamento insieme ad Anne v. Petersdorff, sul funzionamento interno di Tesla e della sua pericolosa scommessa con la nostra sicurezza e i nostri valori pubblici. Il film rivela come le strategie di Elon Musk – plasmare le narrazioni e mobilitare i seguaci – si estendano ben oltre Tesla, intrecciandosi con le sue crescenti ambizioni politiche. Un film che solleva inevitabilmente domande sul potere, la responsabilità e i confini del progresso. A produrlo la società Beetz Brothers film production di Berlino.

E ancora ‘Die Familie Schuen – Ladinien, Kleine Heimat, große Welt’ (titolo provvisorio), documentario di Wolfgang Moser, che firma anche il trattamento. La storia racconta di una famiglia di musicisti, originari della regione della Ladinia, che si è fatta conoscere a livello internazionale. I ladini costituiscono una minoranza della popolazione altoatesina e abitano solo cinque valli delle Dolomiti. Per secoliqueste valli sono state in gran parte inaccessibili e i ladini sono stati in grado di mantenere le loro tradizioni e la loro lingua madre. Pur riguardando apparentemente una particolare minoranza, il documentario esplora questioni di identità, lingua e cultura centrali per il nostro mondo moderno. La pre tv Gesellschaft für Film- und Videoproduktion di Vienna – che sostiene il progetto – ambienterà le riprese tra la Val Badia, la Val Gardena, Bressanone, Brunico e Chiusa.

‘Master Forger’ (titolo provvisorio), invece è un documentario crime scritto e diretto da Stefano Strocchi e prodotta dalla tedesca Unknown Media. Racconta la storia vera e incredibile di una delle più grandi frodi artistiche mai commesse in Germania. Nel 2009 la poliziatedesca ha trovato più di 1000 statue di bronzo dell’artista svizzero Alberto Giacometti in un magazzino di Magonza, scoprendo così che, per più di un decennio, uno sconosciuto gallerista d’arte, uno stravagante conte tedesco e un misterioso falsario olandesehanno venduto i loro falsi a case d’asta, musei e istituzioni di tutta Europa.

Tra i progetti finanziati in fase di pre-produzione ci sono invece: ‘Baumi – Ein Portraet über das was bleibt’ (titolo provvisorio), scritto e diretto da Martina Valentina Baumgartner. Un ritratto del padre della regista, il produttore cinematografico altoatesino Karl „Baumi” Baumgartner, scomparso nel 2014, per riflettere su ciò che rimane quando muore una persona a noi cara. Il docu film affronta il tema della perdita e della ricostruzione di una famiglia e offre uno sguardo intimo sulla storia personale del famoso produttore cinematografico, racconta il suo amore per il cinema, per la vita e le persone che ha incontrato lungo la sua strada. Il progetto è prodotto dalla società tedesca 70 Minutes Film.

‘Limbs of one Body’ (titolo provvisorio), il documentario di Kaspar Panizza prodotto dalle tedesche Tamtam Film e Postofilm. Al centro della narrazione, le sorelle Fariba e Yulduz, fuggite in Europa grazie ad un’audace evacuazione orchestrata dall’Unione ciclistica internazionale (UCI), quando i talebani hanno riconquistato l’Afganistan nel 2021. Sotto la guida dell’icona del ciclismo Alessandra Cappellotto, le due sorelle da rifugiate vulnerabili sono diventate atlete di alto profilo e nel 2024 hanno rappresentatol’Afghanistan alle Olimpiadi di Parigi, diventando simboli di resilienza e speranza. Purtroppo, però, la loro famiglia nel frattempo è stata costretta a dividersi. Il padre, un tempo pediatra rispettato, deve affrontare un lungo processo di asilo in Germania e la madre ei fratelli, ancora in Afghanistan, vivono sotto costante minaccia.

IDM Film Commission Südtirol è il referente per il sostegno alle produzioni audiovisive in Provincia di Bolzano. I finanziamenti sono destinati alla produzione e allo sviluppo e pre-produzione di lungometraggi, documentari, serie televisive, cortometraggi e short form series.

Le prossime call per presentare domanda per accedere al Fondo sono nel 2025 sono previste il 6-05-2025 (Call 2) e il 16-09-2025 (Call 3).

Prima di presentare la domanda le case di produzione sono invitate a contattare IDM Film Commission Suedtirol per un appuntamento di consulenza dopo il quale saranno abilitate alla registrazione nell’applicazione online.

Per maggiori informazioni: https://www.film.idm-suedtirol.com/it/funding/termini-di-presentazione-della-domanda

Crosetto: von der Leyen sbaglia, parliamo di difesa non di riarmo

Roma, 17 mar. (askanews) – Il riarmo europeo? Von der Leyen “ha sbagliato. Noi parliamo di difesa, non parliamo di riarmo”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine del convegno sul tema “Strade Sicure, infrastrutture, tecnologie, educazione per una mobilità sostenibile” alla Camera dei Deputati.

“Penso che le spese militari rispondono alle esigenze di difesa che un Paese ha. Il tema è molto semplice – ha aggiunto Crosetto -. Riteniamo che ci sia bisogno che un Paese abbia una difesa? Finora tutte le democrazie del mondo hanno ritenuto che la difesa fosse uno dei cardini proprio a difesa delle democrazie. Parlare di riarmo e non di difesa è un modo per cercare di trasformare il concetto in qualcosa di profondamente diverso”.

Ma Von der Leyen ne ha parlato? “Sì, e ha sbagliato. Cosa che io ho detto esplicitamente con gli altri ministri della difesa europea. Noi – ha risposto Crosetto – parliamo di difesa, non parliamo di riamo. L’Europa non può parlare di difesa perché non rientra nei trattati la difesa, e parla di industria di difesa. Noi invece non parliamo di industria di difesa, parliamo di costruzione della difesa, vuol dire un piano strategico nazionale di difesa sia militare che civile, vuol dire prepararsi a qualunque evenienza. Io devo purtroppo preparare il Paese anche all’evenienza peggiore. Dobbiamo farlo costruendo una difesa che sia in grado di dissuadere attori ostili”.

“Faccio un esempio – conclude il ministro – lei vorrebbe che la sua casa possa essere difesa se subissimo un attacco come quello che ha subito Israele per tre ore? Vorrebbe che quei missili cadessero sugli obiettivi o che fossero fermati in aria? Io vorrei, quando me ne andrò via, che questo paese avesse la possibilità di difendersi da tre ore di attacco. A oggi non ce l’ho”.

Stop di Trump alla grazia data da Biden alla commissione su Capitol Hill

New York, 17 mar. (askanews) – Donald Trump ha dichiarato nulle la grazia concessa dall’ex presidente Joe Biden ai membri della commissione d’inchiesta sugli attacchi al Campidoglio del 6 gennaio 2021, sostenendo che non siano state firmate con una vera penna.

“Le grazia che Sleepy Joe Biden ha dato alla commissione faziosa e a molti altri sono dichiarate nulle, vacanti e prive di ogni effetto perché fatte con autopen”, ha scritto Trump su Truth Social.

Ha poi sostenuto che Biden non fosse a conoscenza delle decisioni e non le avesse approvate, aggiungendo che i membri della commissione sarebbero ora “soggetti a indagine ai massimi livelli”.

L’autopen, un dispositivo usato per replicare firme autografe, è stato impiegato anche da altri presidenti. La sua validità legale è stata spesso oggetto di dibattito.

Biden aveva concesso le grazia a gennaio, poco prima di lasciare l’incarico, spiegando di voler evitare azioni ritorsive contro chi aveva indagato su Trump.

Maltempo, Giani: da Regione Toscana 3 mila euro a famiglia

Firenze, 17 mar. (askanews) – “Stiamo individuando i primi interventi che in somma urgenza possano aiutarci a prevenire questi danni: gli argini che sono crollati, il percorso dell’acqua, l’analisi degli interventi di ricostruzione, il lavoro che stiamo continuamente portando avanti per la mobilitazione nazionale, quindi tutta la documentazione che da Roma ci chiedono per poter arrivare dalla mobilitazione nazionale allo stato di emergenza nazionale”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a margine di un evento GiovaniS, parlando dei danni provocati in Toscana dall’ultima ondata di maltempo.

“Insomma -ha aggiunto Giani- il lavoro che ci consente di accertare i danni, individuare le cause, le microcause nel reticolato idrico minore, approntare gli interventi. Oggi avrei dovuto portare in Giunta la prima variazione di bilancio, che comporta tutta una serie di capitoli, come l’emergenza moda, opere idrauliche che derivano dai precedenti eventi calamitosi, ma la fermiamo un attimo. Questa settimana voglio fare una ricognizione di quegli interventi che richiedono un sostegno economico che magari chiss quando arriver dallo Stato, per vedere di farcene carico anche noi, e poi arrivare a quantificare l’intervento di primo soccorso come Regione da 3 mila euro, su cui fare il bando per sollecitare la famiglie che hanno subito danni a fare domanda”.

Prima del Duemila, libro di Massimo Sciacca sulla Bologna Avanguardista

Roma, 17 mar. (askanews) – È con uno sguardo intimo e diretto che il fotografo e fotoreporter Massimo Sciacca racconta la Bologna pre-2000, la città che tra gli anni Ottanta e Novanta è stata epicentro di una vera e propria rivoluzione culturale e sociale, un laboratorio di idee che ha anticipato tendenze culturali che si sarebbero poi diffuse a livello mondiale. Il suo libro “Prima del Duemila”, edito da LullaBit, casa editrice specializzata in libri fotografici (www.lullabit.com), non è solo una raccolta di immagini, ma un documento visivo che racchiude lo spirito di un’epoca irripetibile, caratterizzata da un fermento creativo che ha segnato la storia dell’arte, della musica, della tecnologia e della vita sociale in Italia.

Massimo Sciacca, fotografo e fotoreporter di fama internazionale, ha sempre avuto la capacità di raccontare la realtà con uno stile unico, coinvolgente e profondo. Già vincitore del World Press Photo e del Premio Linea d’ombra per i suoi reportage. La sua carriera è stata contrassegnata da una continua ricerca di autenticità e da un impegno costante nel raccontare la vita con sguardo critico e sensibile.

Il libro “Prima del Duemila” è il risultato di un lungo periodo di documentazione sul campo, con un focus sui centri sociali bolognesi come Isola nel Kantiere, Pellerossa, Livello 57, Link, TPO. Questi luoghi sono stati il cuore pulsante di una stagione irripetibile, dove l’antagonismo sociale si è trasformato in avanguardia culturale e creativa, dando vita a nuove pratiche artistiche, tecnologiche e musicali che ancora oggi continuano a influenzare le nuove generazioni. Negli anni Novanta, Bologna è stata teatro di eventi che hanno avuto un’ampia risonanza nazionale e internazionale, tra le manifestazioni che hanno segnato l’inizio di una nuova era nell’arte, nella musica e nella cultura la Street Rave Parade Antiproibizionista.

Sciacca ha avuto l’opportunità di fotografare questi eventi dall’interno, mettendo in luce non solo le istantanee della protesta e dell’antagonismo, ma anche la bellezza e la forza della creatività che si è sviluppata in questi spazi.

“Prima del Duemila” non è solo un racconto del passato, ma un atto di testimonianza che celebra il passaggio di una generazione di artisti e creativi che, partendo dai margini, hanno saputo trasformare il proprio impegno sociale e politico in linguaggi innovativi. Molti degli individui ritratti nel libro, protagonisti di questa scena alternativa, sono oggi figure di spicco in vari settori, tra cui la comunicazione, l’arte e lo spettacolo. Le fotografie di Sciacca, raccolte in questo libro, raccontano una realtà vibrante, una città in fermento, un’Italia che, alla vigilia dell’anno 2000, stava già iniziando a sognare il futuro con una consapevolezza diversa. La sua macchina fotografica ha immortalato non solo i volti e gli eventi, ma anche le storie di una generazione che, pur partendo dal basso, ha saputo cambiare il corso della storia culturale del paese.

L’Ocse taglia le previsioni di crescita, Pil Italia 2025 +0,7%

Roma, 17 mar. (askanews) – L’Ocse ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica dell’Italia e globali, mettendo in guardia dai danni su fiducia e investimenti per la guerra commerciale che minaccia di innescarsi con i nuovi dazi dell’amministrazione Trump negli Usa, che porteranno anche più inflazione. Finora in Italia le ricadute di questa partita sono state limitate, ma essendo la sua una economia che esporta molto ne risentirà, se alla fine verranno adottati nuovi dazi anche contro l’Europa.

E in un aggiornamento di interim del suo Economic Outlook, l’organizzazione parigina ha anche esaminato le ricadute del piano di riarmo lanciato dalla Commissione europea (Rearm EU): in una situazione di debiti pubblici già elevati finirà per costringere i Paesi a compiere “dure scelte” sulla spesa pubblica.

Guardando alle cifre, ora per quest’anno in Italia l’Ocse pronostica un più 0,7% del Pil, cui dovrebbe seguire un più 0,9% nel 2026, rispettivamente di 0,2 e 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni dello scorso dicembre. Anche le previsioni sull’inflazione nella Penisola sono state riviste al ribasso, all’1,7% sulla media di quest’anno e all’1,9% sul 2026.

Per l’economia globale è atteso un più 3,1% del Pil quest’anno, cui dovrebbe seguire un più 3% nel 2026, di 0,2 e 0,3 punti percentuali più bassi rispetto alle stime dello scorso dicembre. Riviste al ribasso le previsioni di crescita dell’eurozona, al più 1% quest’anno e al più 1,2% il prossimo (in entrambi i casi -0,3 punti percentuali). Per la Germania ora stima più 0,4% quest’anno e più 1,1% il prossimo, per la Francia più 0,8% nel 2025 e più 1% del 2026, sulla Spagna più 2,6% nel 2025 e più 2,1% nel 2026.

Per gli Stati Uniti, l’ente parigino pronostica più 2,2% del Pil quest’anno e più 1,6% il prossimo, dati rispettivamente ridotti di 0,2 e 0,5 punti percentuali. Per il Giappone, l’Ocse stima più 1,1% del Pil del quest’anno e più 0,2% il prossimo, in entrambi i casi 0,4 punti percentuali in meno. Per la Cina più 4,8% quest’anno e più 4,4% il prossimo (0,1 punti in meno sul 2025), per l’India più 6,4% quest’anno e più 6,6% il prossimo.

L’Ocse precisa che queste previsioni si basano sull’assunto che i dazi commerciali tra Stati Uniti, Canada e Messico vengano aumentati di 25 punti percentuali addizionali su quasi tutti i beni importati a partire da aprile. Se invece alla fine risultassero più bassi, l’attività economica risulterebbe più elevata. In generale, persistono rischi elevati sulle previsioni, tra cui per una ulteriore frammentazione dell’economia, maggiori aumenti alle barriere sul commercio e maggiore inflazione, che implicherebbe politiche monetarie più restrittive da parte delle Banche centrali.

Lo studio contiene una simulazione secondo cui dazi commerciali supplementari per 10 punti percentuali su base permanente provocherebbero sui prossimi tre anni una diminuzione della crescita economica, sottrarreendo 0,3 punti percentuali al Pil sul terzo anno, e facendo contestualmente aumentare l’inflazione su scala globale per 0,4 punti percentuali l’anno in media. Secondo l’Ocse le ricadute sarebbero più accentuate per gli Stati Uniti, con una perdita di crescita economica pari a 0,7 punti percentuali di Pil nel terzo anno e un aumento inflazionistico in media di 0,7 punti percentuali l’anno.

In generale i nuovi dazi commerciali e le conseguenti incertezze opereranno come “un freno” sull’economia, in particolare per commercio internazionale e investimenti delle imprese. Inoltre queste misure finiranno per trasferirsi gradualmente ai prezzi finali dei beni, creando pressioni addizionali sull’inflazione in molti paesi e eventualmente richiedendo alle banche centrali di mantenere politiche monetarie restrittive più a lungo di quanto precedentemente previsto.

Nel suo Economic Outlook di interim, l’ente parigino afferma che l’elevato quadro di incertezza geopolitica e sulle misure in questione crea un rischio consistente sulle previsioni economiche. In questa situazione è difficile formulare pronostici ma una eventuale “proliferazione delle barriere al commercio internazionale e frammentazione dell’economia globale potrebbe creare impatti negativi avversi supplementari considerevoli”.

“L’Italia è un paese che esporta molto, quindi se c’è più protezionismo commerciale sarà coinvolta”, ha affermato il capo economista dell’Ocse, Alvaro Santos Pereira, rispondendo ad una domanda durante la conferenza stampa di presentazione. “Finora questi dazi non hanno avuto un grande impattato sull’Italia, all’Ocse non scontiamo al momento dazi supplementari anche se sappiamo che ci sono discussioni su questo e che potrebbero arrivare”. Nello studio, ha spiegato, si tiene conto solo delle misure effettivamente adottate e “finora non è successo nulla”. Ma “è molto probabile che questo avvenga, anche se continuiamo a sperare che non sia così”.

Nello studio l’Ocse rileva che l’Italia, assieme alla Spagna, la Turchia e il Brasile, è tra i Paesi in cui gli attuali tassi di disoccupazione risultano particolarmente bassi, rispetto ai livelli del 2018-2019. Ma al tempo stesso a fine 2024 i livelli dei redditi reali nella Penisola non risultavano ancora pienamente tornati ai valori precedenti al Covid, così come per Francia, Giappone e Sudafrica. Inoltre, nonostante le recenti debolezze delle Borse, i livelli dei mercati azionari dell’Italia, così come per Germania e Spagna, restano più elevati rispetto al novembre del 2024.

Un’altra analisi contenuta nel rapporto riguarda le ricadute del piano di riarmo a cui sta lavorando la Commissione europea. “La necessità di aumentare la spesa in difesa in molte economie europee sta già spingendo i Paesi a compiere dure scelte su tempi e la composizione dei piani di aggiustamento dei conti pubblici e sulla spesa”, dice l’Ocse.

Secondo l’ente parigino, in generale la disciplina sui conti pubblici è necessaria per assicurare la sostenibilità dei debiti, mantenere la capacità di reagire a eventuali crisi future e gestire le pressioni sulla spesa pubblica, attuali e future. L’Ocse raccomanda “azioni risolute” per garantire la sostenibilità dei debiti pubblici, tenendo conto delle ricadute dovute all’invecchiamento delle popolazioni, alle misure per mitigare i cambiamenti climatici e ai piani per rafforzare le spese in difesa, un altro chiaro riferimento, quest’ultimo, ai piani emanati dalla Ue.

Nel frattempo le spese per interessi sui debiti pubblici stanno aumentando in molte economie, mentre giungono a scadenza titoli di Stato che erano stati emessi a tassi più bassi e ora vengono rimpiazzati con obbligazioni con rendimenti più elevati. Gli Stati potrebbero fronteggiare anche richieste di misure addizionali per contrastare l’impatto dei dazi commerciali. I debiti pubblici già elevati potrebbero aumentare ulteriormente. L’Ocse raccomanda quindi sforzi per contenere la spesa e riallocarla in maniera studiata specificatamente per ogni Paese.(fonte immagine: OECD).

Scamarcio da spettatore della vita a protagonista in “Muori di lei”

Roma, 17 mar. (askanews) – Riccardo Scamarcio interpreta un uomo che la vita la vive in secondo piano, la osserva in maniera passiva nel film “Muori di lei”, diretto da Stefano Sardo, nei cinema dal 20 marzo. Sar la pandemia e l’atmosfera sospesa del lockdown a offrirgli quella scintilla che lo far di nuovo osare e rischiare, come ha spiegato il regista: “Era un momento di grande bilancio esistenziale ed era un’occasione per mettere i personaggi a nudo di fronte a loro stessi”, mentre Scamarcio ha spiegato: “E’ costretto a guardarsi dentro, a guardare la sua attitudine di uomo indolente, passivo. Poi chiaramente il suo sguardo si posa su questa giovane donna dirimpettaia, sola, e poi naturalmente da questo incontro si scateneranno una serie di conseguenze e di colpi di scena”.

Il film diventa dunque un thriller, in questo tempo sospeso, dove le uniche che non perdono la direzione sono proprio le donne: la dirimpettaia interpretata da Mariela Garriga e la moglie interpretata da Maria Chiara Giannetta, che ha detto: “Sono donne che sicuramente hanno un’intenzione giusta, poi non che finisca proprio come vogliano loro, per in qualche modo s. Quindi partendo gi con un’intenzione e essendo un momento in cui in generale ci vogliamo andare a prendere le cose, quello c'”.