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L’Iran annuncia che non rispetterà più parte degli impegni dell’accordo nucleare

L’Iran ha annunciato che non rispetterà più parte degli impegni dell’accordo nucleare siglato nel 2015 in risposta all’abbandono del patto da parte degli Stati Uniti appena un anno fa.

Il paese quindi non limiterà le scorte di acqua pesante e uranio arricchito come promesso. 

“Teheran ha inviato lettere mercoledì a cinque membri del Piano comprensivo di Azione, notificando loro che l’Iran ha deciso di sospendere parzialmente i suoi impegni”, ha detto il presidente Rohani. “Cinque lettere sono state inviate a nome mio ai capi dei Paesi che sono ancora membri dell’accordo nucleare iraniano”. L’accordo sul programma nucleare iraniano era stato raggiunto ”nell’interesse del mondo e della regione”, ma i nemici dell’Iran hanno fatto pressioni affinché Teheran si ritirasse dal Piano comprensivo di Azione, ha proseguito Rohani in un discorso al Parlamento trasmesso in diretta dalla televisione di Stato in occasione del primo anniversario della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo, l’8 maggio 2018.

L’accordo sul nucleare dell’Iran siglato nel 2015 deve essere confermato e pienamente attuato. E’ la posizione della Cina espressa dal portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, secondo cui “tutte le parti coinvolte hanno la responsabilità perché questo accada”.

Unicef: “nei primi tre mesi del 2019 arrivati in Europa via mare 3.800 bambini”

Sono circa 16mila i migranti e rifugiati che nei primi tre mesi del 2019 sono arrivati in Europa attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo. Anche se si registra una leggera flessione rispetto allo scorso anno, il numero dei bambini è aumentato. Nel 2018 un migrante su cinque era minorenne, mentre quest’anno il rapporto è di uno su quattro.

A denunciarlo è l’Unicef, che fa presente che il numero totale di bambini giunti sulle coste europee in questi mesi è di 3.800. Questi si aggiungono ai circa 41mila bambini già presenti nelle strutture di accoglienza in Grecia, Italia e Balcani all’inizio del 2019. Dall’Unicef arriva anche un aggiornamento sulla drammatica conta delle vittime: in soli tre mesi del 2019, 365 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo, oltre il 60% del numero totale di vittime registrate in tutto il 2018.

Fra gennaio e marzo 2019 l’Unicef ha raggiunto circa 4.480 bambini con gli interventi di protezione dell’infanzia e circa 1.950 minorenni non accompagnati a ricevere cure e protezione in Italia, in Grecia e nei Balcani. Altri 15.850 bambini hanno frequentato regolarmente le attività d’istruzione formale e informale supportate dall’Unicef, mentre circa 1.100 persone hanno avuto accesso a servizi per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere.

“Molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l’Europa hanno vissuto violenze e abusi, con conseguenze sul loro benessere psicologico e fisico – si legge in un comunicato dell’Unicef –. In particolare in Italia, quasi tutte le donne e le ragazze arrivate hanno riportato di essere sopravvissute a forme di violenza sessuale o di genere. Una ricerca recente ha rilevato che anche gli uomini e i ragazzi sono spesso vittime di violenza sessuale in mano a gruppi armati, mentre sono rapiti o imprigionati, soprattutto in Libia”.

In bici per la città eterna

Per gli amanti della bici e della città eterna, residenti o turisti, sono due gli appuntamenti a pedali organizzati da Legambiente a maggio a Roma. Entrambi all’insegna della mobilità sostenibile e di una dimensione partecipata e condivisa dello spazio pubblico, della storia, delle tradizione, dell’enogastronomia di qualità e del divertimento all’aria aperta.

Due appuntamenti da non perdere che celebrano la città lungo due percorsi assolutamente diversi.

12 maggio, Appia Day:  la grande festa della consolare, nata tre anni fa per chiedere la pedonalizzazione del tratto romano della regina viarum e per individuarne, poi giù fino a Brindisi, una nuova modalità di fruizione intermodale. La passeggiata in bicicletta si svolge lungo l’Archeograb: ciclopasseggiata alla scoperta di una parte del tragitto del futuro GRAB – il Grande Raccordo Anulare delle Bici di Roma – immersi nella millenaria magia della capitale.  

Per informazioni www.appiaday.it

18 maggio, Magnalonga: con una quota di partecipazione di 15 euro, si mangia, si beve e si assiste a performance musicali e artistiche lungo un percorso circolare di circa 20 chilometri, che cambia di anno in anno, da percorrere rigorosamente in bici. A questo giro, le tappe di degustazione e di animazione culturale sono cinque: si parte da piazza Sempione alle 14 per poi fare sosta agli stand sistemati presso il parco Nemorense, la sede dell’Università Luiss Guido Carli, la sede dell’Università la Sapienza e di nuovo a piazza Sempione per un’ultima degustazione intorno alle 20.00.

Per informazioni www.magnalonga.net

 

Dalla terra alla Luna: una nuova era nella storia umana

A cinquant’anni esatti dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, Palazzo Madama presenta dal 19 luglio all’11 novembre la mostra Dalla terra alla Luna, a cura di Luca Beatrice e Marco Bazzini, realizzata in collaborazione tra Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, con il contributo della Regione Piemonte.

In mostra oltre 60 opere: dipinti, sculture, fotografie, disegni e oggetti di design, che raccontano l’influenza dell’astro d’argento sull’arte e sugli artisti dall’Ottocento al 1969.

In mostra si troverà un corposo nucleo di una delle più importanti collezioni internazionali di questi materiali, appartenente a Piero Gondolo della Riva, piemontese, in un ambiente da lui curato come fosse una “stanza delle meraviglie lunari”.

Dopo questo esordio, la mostra prosegue proponendo opere delle avanguardie storiche: le atmosfere fiabesche di Marc Chagall, la metafisica rigorosa di Felice Casorati, la calligrafia minuziosa di Paul Klee, il surrealismo di Max Ernst e Alexander Calder.

Nella seconda parte del Novecento è invece lo spazio a rappresentare una vera e propria ossessione nell’arte: guardare oltre, toccare altre superfici, immaginare qualcosa di più lontano da noi. Non a caso si intitolano Concetto spaziale i lavori più famosi di Lucio Fontana. Giulio Turcato, invece, definisce Superfici lunari i suoi monocromi prodotti con materiali anomali, mentre Robert Rauschenberg realizza la serie di multipli Stoned Moon nel 1968 in prossimità dell’allunaggio e Mario Schifano ne riporta la visione, in chiave pop, attraverso la televisione, con Paesaggi TV.

In mostra, oltre ad altri autori più importanti come Yves Klein, il pittore simbolista Karl Wilhelm Diefenbach , Emilio Isgrò, Arturo Nathan e il concettuale olandese Van Hoeydonck la cui opera fu letteralmente portata sulla Luna e lì lasciata dalla missione Apollo 12. Presenti anche alcune immagini della Nasa e oggetti di design degli anni ’60 di autori come Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Piero Fornasetti.

Giunti al 1969 la mostra arresta il proprio viaggio con una scultura di Fausto Melotti perché, arrivato sulla luna, l’uomo è atteso da altri spazi, da nuove avventure.

L’asma uno spasmo complicato

L’asma è una sindrome caratterizzata da aumento delle resistenze presenti nelle vie aeree, a seguito di spasmi della muscolatura bronchiale, spesso associato ad edema della mucosa e aumento delle secrezioni. La causa scatenante è solitamente una reazione allergica a seguito di sensibilizzazione della mucosa da allergeni. Si presenta in forma accessuale, con periodi asintomatici alternati a periodi di crisi. Talvolta decorre in forma cronica.

Di conseguenza l’asma bronchiale provoca:

mancanza o difficoltà di respiro
tosse
respiro fischiante o sibilante
senso di oppressione al torace.

Colpisce in media circa il 5% degli Italiani e quasi il 10% degli infanti.

Non esistono cure capaci di guarire definitivamente l’asma, ma è possibile gestire i sintomi garantendo a chi ne soffre una vita del tutto normale. Per ottenere ciò è necessario studiare delle soluzioni personalizzate per monitorare e trattare la condizione, come ridurre l’esposizione agli allergeni, eseguire test per valutare la gravità dei sintomi e ricorrere all’uso di farmaci. Il piano di trattamento deve essere elaborato e rivisto in base ai cambiamenti nei sintomi.

Il trattamento più efficace per l’asma può essere determinato dopo aver identificato i fattori scatenanti, come il fumo di sigaretta, la presenza di animali domestici o l’assunzione di particolari sostanze, ed eliminando quindi l’esposizione ad essi. Se ciò non fosse sufficiente, si consiglia l’uso di farmaci selezionati in base alla gravità della malattia e alla frequenza dei sintomi. Farmaci specifici per l’asma sono classificati in categorie ad azione rapida e prolungata.

I broncodilatatori sono consigliati per fornire un sollievo a breve termine dai sintomi. In coloro che sperimentano attacchi occasionali, non è necessario alcun altro farmaco. Se una forma lieve della condizione è, tuttavia, persistente (più di due attacchi a settimana), può essere necessario assumere corticosteroidi a basso dosaggio per via inalatoria o, in alternativa, si consiglia un antagonista dei leucotrieni orale o uno stabilizzatore dei mastociti.

Per coloro che hanno attacchi quotidiani, solitamente si prescrive una dose maggiore di corticosteroidi per via inalatoria. In caso di una esacerbazione da moderata o grave, i corticosteroidi orali sono aggiunti a questi trattamenti. Nei casi di asma allergico e non controllato dalla terapia farmacologica di fondo combinata con steroidi e broncodilatatori, la cura si basa su farmaci biologici come omalizumab oppure a monte degli anticorpi IgE come inibitori delle citochine proinfiammatorie.

 

Il pane spezzato e la forza del simbolo

Tratto dall’edizione odierna dell’Osservatore Romano a firma del direttore Andrea Monda 

Appena sceso dall’aereo a Skopje Papa Francesco ha ricevuto in dono un cesto pieno di pani e prendendone uno lo ha spezzato offrendolo al presidente della Macedonia del Nord Gjorge Ivanov dicendo: «È così che si fa l’amicizia, vero?». Un gesto simbolico che ha colpito il presidente, cristiano ortodosso, che nel saluto ufficiale si è dilungato su questo tema sottolineando come «Per l’uomo moderno, il simbolo è vuoto di sostanza» e ha elogiato il Santo Padre per il suo tenace lavoro di restituire quella consistenza perduta al linguaggio simbolico. Il Papa come “vivificatore” dei simboli ormai logorati, è una bella immagine che si attaglia bene al pontificato di Papa Francesco, grazie al quale, ha aggiunto Ivanov, «noi riconosciamo l’essenza dei simboli. Con Lei, le parole si identificano con i fatti e i fatti sono quelli che riguardano le reali necessità dell’umanità».

Quello che manca oggi è dunque il riconoscimento dei simboli, come se le parole avessero perso significato, peso. Siamo diventati cinici secondo l’espressione di Oscar Wilde per cui conosciamo di ogni cosa il prezzo ma non il valore. L’uomo moderno non sembra più essere un animale simbolico, da sim-bàllo che in greco vuol dire “gettare, mettere insieme”, ma è diventato “dia-bolico”, “colui che divide”. C’è un modo per uscire dalla spirale diabolica ed è seguire il cammino dell’incarnazione, cioè delle reali necessità dell’umanità, delle diverse forme di fame che assillano l’uomo: «fame di pane, di fraternità, di Dio» ha detto il Papa nell’omelia di martedì commentando il brano del Vangelo di Giovanni del discorso sul pane dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sono quelle tre necessità, ha detto il Papa, che hanno spinto Madre Teresa, piccola suora di Skopje, ad agire, a com-muoversi, avendo come fondamento due pilastri: Gesù incarnato nell’Eucaristia e Gesù incarnato nei poveri.

L’amore per Dio e l’amore per il prossimo come legge fondamentale del cristiano; lo aveva ribadito lunedì pomeriggio in occasione delle Prime Comunioni (ben 245, un record nella storia dei viaggi apostolici) dei bambini raccolti nella chiesa del Sacro Cuore di Rakovskj, quando ha spiegato loro qual è «la nostra carta di identità: Dio è nostro Padre, Gesù è nostro Fratello, la Chiesa è la nostra famiglia, noi siamo fratelli, la nostra legge è l’amore». In un mondo in crisi di identità, prova paradossale ne sono i diversi sovranismi (è l’uomo insicuro che alza la voce), il Papa ha il coraggio di parlare di identità e andare al cuore, all’essenza della fede cristiana. E l’essenza è in quel simbolo, che per il cristiano è molto più di un simbolo, del pane spezzato: «In ogni Eucaristia, il Signore si spezza e si distribuisce» ha ricordato il Papa nell’omelia di martedì, «e invita anche noi a spezzarci e distribuirci insieme a Lui e a partecipare a quel miracolo moltiplicatore che vuole raggiungere e toccare ogni angolo di questa città, di questo Paese, di questa terra con un poco di tenerezza e di compassione». È allo spezzare del pane che i discepoli di Emmaus hanno riconosciuto Gesù risorto; è questa la chiamata per ogni cattolico, oggi: diventare anch’egli quel pane spezzato in modo da aprire gli occhi all’uomo contemporaneo che altrimenti finisce «per mangiare distrazione, chiusura e solitudine».

Cei: nominato Vincenzo Corrado vice-direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali

La Presidenza della Cei ha nominato Vincenzo Corrado, finora direttore dell’Agenzia Sir, vice-direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana. Contestualmente il Cda del Sir ha nominato Amerigo Vecchiarelli, finora caporedattore centrale di Tv2000, nuovo direttore dell’Agenzia.

Il disegno complessivo, con la regia della Segreteria Generale e nello specifico dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, punta a sviluppare “una sempre maggiore convergenza e interattività tra le diverse testate che fanno capo alla Chiesa italiana”. A Corrado e Vecchiarelli, si legge in una nota dell’Ufficio, “vanno gli auguri di buon lavoro da parte di tutta la Presidenza della Cei”.

Corrado, nato a Maglie (Le) nel 1976, è direttore del Sir dal 2017. Sposato e padre di tre figlie, per il Sir ha curato negli ultimi quindici anni le relazioni con i settimanali cattolici della Fisc, mantenendo rapporti quotidiani con tutto il territorio italiano. Esperto di questioni ecclesiali, ha seguito gli ultimi sviluppi della vita della Chiesa italiana e universale.
Amerigo Vecchiarelli, nato a Roma nel 1961, finora ha ricoperto il ruolo di caporedattore centrale per i servizi di informazione del Tg2000.

Sposato e padre di due figli, è stato redattore dell’Agenzia giornalistica News Press e caposervizio del Tg2000. Nel corso della sua vita professionale ha lavorato anche con Radio Vaticana e la Rai.

Il Grande Torino, campioni diventati leggenda

Fonte (http://www.associazionepopolari.it) a firma di Aldo Novelli

Cosa accadde all’aereo che stava portando il Torino a casa dopo la trasferta di Lisbona? Un guasto all’altimetro che fece credere al pilota di viaggiare ad una quota più elevata? O furono invece le nubi basse ad impedire la visibilità salvo poi, forse, diradarsi d’improvviso facendo intravedere al pilota la sagoma della Basilica di Superga, ormai troppo vicina per essere evitata? Sono questi gli ultimi interrogativi di quel tragico volo, destinati ovviamente a rimanere senza una risposta precisa.

Allo stesso modo non sapremo mai come si svolse il viaggio, prima del suo assurdo  epilogo. Possiamo solo immaginare che i giocatori, i dirigenti, i giornalisti presenti sull’aereo abbiano scherzato tra loro, bevuto magari qualcosa, letto qualche rivista o giornale. Che abbiano guardato fuori dai finestrini il paesaggio sottostante, provando a individuare, dopo il lungo tratto sul mare, gli incerti e sempre più nitidi contorni della costa ligure, poi le colline piemontesi, già pregustando l’imminente ritorno a casa, agli affetti familiari, alla vita di tutti i giorni, dopo quattro straordinari giorni a Lisbona. Un soggiorno che li vide ospiti di lusso della squadra del Benfica e della capitale portoghese, tra momenti trascorsi tra le sue strade e suoi monumenti, ricevimenti ufficiali e cena di gala, la sera prima della partenza.

E così può anche capitare a chi si trovi in vacanza a Lisbona – specie se è tifoso granata, ma non solo – di ripensare al Grande Torino, cercando di immaginare cosa possano aver visto i giocatori, dove possano essere andati, cosa fecero in quelle giornate portoghesi. Ultimi frammenti di spensieratezza, in attesa di un ritorno che non ci sarebbe mai stato.

In Portogallo – come ben sappiamo – il Torino andò per giocare contro il Benfica e salutare Josè Ferreira, colonna del calcio lusitano, che abbandonava il calcio. I granata avevano già in tasca il quinto campionato consecutivo, dopo un risicato pareggio con l’Inter a San Siro e con lo scudetto virtualmente cucito sulle maglie, il presidente della società, Ferruccio Novo, aveva dato il via libera al viaggio. Quasi una sorta di premio dopo un’altra stagione esaltante.

Due settimane prima, il 17 aprile vi era stata – certo nessuno poteva saperlo – l’ultima esibizione dei granata al Filadelfia: 3-1 al Modena, che lottava per non retrocedere ed  era persino passato in vantaggio. Alla rete dei canarini con Cavazzuti, seguì il pareggio di Mazzola e quindi, ma solo a sei minuti dal termine, il vantaggio con Menti e la rete della sicurezza con Ballarin. Poi ci sarebbero state due trasferte a Bari (1-1 con gol di Mazzola, l’ultimo della sua carriera) e a Milano, quindi l’8 maggio il ritorno tra le mura amiche contro la Fiorentina, magari per festeggiare ufficialmente l’ennesimo scudetto. E chissà quanti altri ne sarebbero seguiti ancora.

Invece, alle 17,03 del 4 maggio 1949, tutto svanì. Forse a bordo dell’aereo si sentì un boato, che in un istante cancellò ogni cosa. I passeggeri, tutti quanti, passarono dalla vita alla morte in un baleno, senza neanche avere il tempo di rendersene conto, con quello spaventoso schianto che travolse tutto. Un attimo dopo, ai piedi del muraglione della Basilica c’era solo il gelo della morte e quella magnifica squadra non esisteva più.

Mette sempre i brividi ricordarne i nomi, imparati a memoria sin da bambini: Bacigalupo, Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Ma vanno anche ricordati, Ballarin II, Martelli, Operto, Fadini, Grava, Schubert e Bongiorni. E poi i tecnici; Erbstein, Lievesley e Cortina; i dirigenti, Agnisetta e Civalleri; l’organizzatore del viaggio Bonaiuti; i tre giornalisti al seguito: Casalbore, Cavallero e Tosatti; e infine l’equipaggio: Meroni, Bianciardi, Pangrazzi e D’Incà.

A questi ultimi, spesso dimenticati, è dedicata una mostra fotografica al museo del Grande Torino di Grugliasco. E Torino rende omaggio ai caduti anche con un nuovo monumento al campo volo dell’Aeritalia, proprio nel luogo dove avrebbero dovuto tornare se non si fossero schiantati a Superga.

Settanta anni ci separano ormai da quel tragico 4 maggio, ma del Grande Torino resta perenne ed indelebile il ricordo: quello di una formidabile squadra, diventata leggenda e vinta – è proprio il caso di dirlo – soltanto dal fato.

Donald Trump: 375 ex giudici federali lo vorrebbero incriminare

L’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, sarebbe stato incriminato per ostruzione alla giustizia dal procuratore speciale Robert Mueller, se non fosse stato presidente degli Stati Uniti. A sostenerlo sono circa 375 ex giudici federali che hanno firmato una dichiarazione pubblicata il 6 maggio.

Tra i firmatari di alto profilo ci sono Bill Weld, ex funzionario degli Stati Uniti e funzionario del dipartimento di Giustizia nell’amministrazione Reagan che corre contro Trump come repubblicano; Donald Ayer, un ex vice procuratore generale dell’amministrazione di George HW Bush; John S. Martin, ex procuratore americano e giudice federale nominato nei suoi incarichi da due presidenti repubblicani; Paul Rosenzweig, che ha prestato servizio come consulente legale del consulente indipendente Kenneth Starr; e Jeffrey Harris, che ha lavorato come assistente principale di Rudolph Giuliani quando era al dipartimento di Giustizia nell’amministrazione Reagan.

Il rapporto conclusivo di Mueller sull’inchiesta “Russiagate” relativa alle ingerenze russe nelle elezioni del 2016, scagiona Donald Trump dalle accuse di collusione con la Russia durante la campagna elettorale, ma ha lasciato in parte “aperta” l’ipotesi di ostruzione alla giustizia, pur non riscontrando prove che possano portare ad una incriminazione.

Libera critica il decreto sblocca cantieri

“Andrebbe battezzato col suo vero nome, il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile scorso, quello che forse meglio rispecchia i suoi prevedibili effetti: non decreto sblocca cantieri, ma sblocca tangenti. Una liberalizzazione dell’appalto pubblico che rischia di trasformarsi in un “liberi tutti” per corrotti e corruttori. Uno scenario plausibile che si delinea dalla futura applicazione dal decreto sblocca tangenti, somiglia all’Eden , della corruzione futura e delle infiltrazioni di imprese mafiose, fatto di poteri arbitrari dei decisori pubblici, liberi da qualsiasi reale supervisione e convertiti in tangenti variamente dissimulate; impoverimento di competenze progettuali e poteri di controllo dell’amministrazione pubblica; ferrei accordi collusivi tra imprenditori, per cancellare qualsiasi parvenza di concorrenza; invisibili infiltrazioni mafiose nei subappalti. Così in una nota Alberto Vannucci, ufficio di presidenza di Libera e professore Scienze Politica Università di Pisa  critica il decreto sblocca cantieri.

Proprio quando il codice degli appalti stava entrando a regime, tanto che le gare bandite sono aumentate di circa il 30% nel 2018, ecco entrare in vigore la contro-riforma che rivoluziona ben 32 su 220 articoli, una nuova stratificazione di disposizioni tutte da capire, leggere, interpretare, coordinare con quelle preesistenti.

Nel provvedimento  si intravvedono però alcune linee ispiratrici, otto punti che ne svelano la natura potenzialmente criminogena:

  • innalzamento a 200mila euro della soglia finora prevista per procedure negoziate e affidamenti diretti di lavori senza gara, previa “consultazione di tre operatori”;
  • ritorno in pompa magna del prezzo più basso per lavori fino alla soglia europea di 5,5 milioni di euro, meccanismo integrato da un astruso calcolo delle soglie di esclusione, da sempre pane quotidiano dei cartelli di imprenditori che truccano le gare;
  • percentuale più elevata, fino al 50%, di lavori liberamente subappaltati dalla ditta vincitrice – quota del tutto liberalizzata per i consorzi di imprese;
  • abolizione delle linee guida dell’Autorità anticorruzione, sostituite da un regolamento governativo;
  • reintroduzione (per pudore limitata intanto ai prossimi due anni) dell’appalto integrato, ossia quelle gare in cui sono i costruttori a farla da padroni proponendo progetti definitivi ed esecutivi – premessa per il moltiplicarsi di varianti in corso d’opera, contenziosi, paralisi dei lavori;
  • eliminazione dell’albo dei direttori e dei lavori negli appalti affidati da contraenti generali – azzerando ogni qualifica per i professionisti incaricati;
  • cancellazione del divieto di affidare lavori in subappalto a imprese partecipanti alla gara, di norma contropartita negli accordi preliminare per concordare le offerte;
  • per finire, ciliegina su una torta maleodorante, moltiplicazione a discrezione dell’esecutivo di figure commissariali straordinarie con poteri in deroga alla legislazione ordinaria e allo stesso codice degli appalti: si tratta, per chi si fosse distratto, del modello criminale della “cricca della protezione civile” innalzato all’ennesima potenza.